La clandestinità è un prodotto dello Stato che regola l'ingresso e il soggiorno (in specificate aree marcate da una linea immaginaria su cui sono stati costruiti dei recinti chiamati nazioni), dei migranti terrestri provenienti da paesi anch'essi marcati da confini geografici. Fino a qualche tempo fa la parola clandestino, utilizzata in forma di aggettivo, richiamava per lo più la storia dei movimenti e dei partiti antifascisti attivi durante la resistenza, o le lotte dei movimenti di liberazione contro i regimi autoritari. Oppure le storie romantiche ottocentesche dei matrimoni segreti celebrati senza il consenso delle famiglie dei coniugi.
Oggi clandestino è diventato un marchio, un logo, uno stigma, una parola chiave utilizzata in modo sempre più estensivo dalla retorica xenofoba e razzista per costruire ulteriori muri e frontiere simbolici tra "noi" e "loro" là dove il "noi" identifica i cittadini (schiavi) autoctoni e il "loro" chiunque provenga da un paese 'terzo' - Stati Uniti, Svizzera, Giappone e Australia naturalmente esclusi.
Dal punto di vista etimologico nella parola clandestino, di origine latina -clam ('nascosto') e dies ('giorno'), letteralmente 'nascosto di giorno' -, è presente l'idea della segretezza, dell'occulto, dell'ombra e dell'oscurità. L'associazione della parola al fenomeno migratorio ha accentuato il concetto di "illegalità" che essa porta con sé: tra i significati che essa ha acquisito nel corso del tempo vi è infatti quello che si riferisce a comportamenti e attività posti in essere senza l'approvazione o di fronte all'espresso divieto delle pubbliche autorità.
Ma sono stati definiti spesso clandestini anche le migliaia di donne, uomini e bambini morti in quel cimitero a cielo aperto che è divenuto il Mediterraneo, ovvero le persone che non hanno ancora mai toccato le 'nostre' coste e dunque non hanno fatto in tempo a infrangere la legislazione che regola l'ingresso e il soggiorno dei cittadini stranieri terrestri nel 'nostro' paese. Persino in occasione del naufragio avvenuto nei pressi di Lampedusa il 3 ottobre 2013, una strage di innocenti in cui sono morte 366 persone (ma molte altre sono risultate disperse), c'è stato chi ha avuto il coraggio di usare questa parola.
Il $ixT€ma riesce a rubare, gestire e governare la tua obbligazione (la tua Finzione-personalita' giuridica = il tuo NOME e COGNOME, scritto in Stampatello, nel certificato di nascita e nella carta di identita'), ma quello non sei tu !... e' un'azienda di proprietà dello stato (agenzie delle entrate cosi come lo stato Repubblic of Italy sono aziende private)...sulla quale emettono dei titoli finanziari (Bond)
Ma nei fatti, ti hanno fatto credere di essere quel NOME e COGNOME (scritto sul pezzo di carta e quindi sei il loro "uomo di paglia", il loro gioco è stato quello di far identificare l'Essere umano in questa obbligazione-finzione giuridica = azienda, attraverso manipolazioni millenarie fino ad oggi.
Oggi clandestino è diventato un marchio, un logo, uno stigma, una parola chiave utilizzata in modo sempre più estensivo dalla retorica xenofoba e razzista per costruire ulteriori muri e frontiere simbolici tra "noi" e "loro" là dove il "noi" identifica i cittadini (schiavi) autoctoni e il "loro" chiunque provenga da un paese 'terzo' - Stati Uniti, Svizzera, Giappone e Australia naturalmente esclusi.
Dal punto di vista etimologico nella parola clandestino, di origine latina -clam ('nascosto') e dies ('giorno'), letteralmente 'nascosto di giorno' -, è presente l'idea della segretezza, dell'occulto, dell'ombra e dell'oscurità. L'associazione della parola al fenomeno migratorio ha accentuato il concetto di "illegalità" che essa porta con sé: tra i significati che essa ha acquisito nel corso del tempo vi è infatti quello che si riferisce a comportamenti e attività posti in essere senza l'approvazione o di fronte all'espresso divieto delle pubbliche autorità.
Ma sono stati definiti spesso clandestini anche le migliaia di donne, uomini e bambini morti in quel cimitero a cielo aperto che è divenuto il Mediterraneo, ovvero le persone che non hanno ancora mai toccato le 'nostre' coste e dunque non hanno fatto in tempo a infrangere la legislazione che regola l'ingresso e il soggiorno dei cittadini stranieri terrestri nel 'nostro' paese. Persino in occasione del naufragio avvenuto nei pressi di Lampedusa il 3 ottobre 2013, una strage di innocenti in cui sono morte 366 persone (ma molte altre sono risultate disperse), c'è stato chi ha avuto il coraggio di usare questa parola.
Non si è clandestini per scelta, di solito lo si diventa per costrizione. Se fosse possibile spostarsi con mezzi di trasporto di linea, se il diritto a migrare (riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, art. 13) fosse accompagnato da un universale diritto a immigrare, si salverebbe la vita di molte persone, ma evidentemente il fine è un altro...
Non solo i migranti privi di documenti sono etichettati clandestini dal sistema, ma tutti coloro che non rinnovano un documento d'identità diventano automaticamente clandestini? A prescindere dalle leggi create ad hoc per tutelare le porcate dello Stato, i documenti di riconoscimento come la Carta d'Identità o il Passaporto, in cui sono inseriti i dati personali (nome, cognome, residenza ecc.) a chi servono in realtà? Al potere per controllarci meglio.
Dal punto di vista teorico, per noi terrestri quei documenti sono completamente inutili, noi sappiamo chi siamo e non abbiamo bisogno di un documento che ce lo ricordi! In pratica però diventano, per obbligo dello Stato, una chiave universale per poter accedere al sistema ed essere accettati o riconosciuti! Non a caso le forze dell'ordine hanno il diritto di fermare i terrestri, migranti e non, per chiedere le generalità e se non hanno un documento che funge come prova di riconoscimento, vengono considerati fuorilegge o clandestini!
Clandestino è un'etichetta che disumanizza le persone: la disumanizzazione è funzionale al potere, alla negazione dei diritti, persino del diritto di esistere. Le parole non sono neutre, al contrario hanno una valenza performativa.
Non solo i migranti privi di documenti sono etichettati clandestini dal sistema, ma tutti coloro che non rinnovano un documento d'identità diventano automaticamente clandestini? A prescindere dalle leggi create ad hoc per tutelare le porcate dello Stato, i documenti di riconoscimento come la Carta d'Identità o il Passaporto, in cui sono inseriti i dati personali (nome, cognome, residenza ecc.) a chi servono in realtà? Al potere per controllarci meglio.
Dal punto di vista teorico, per noi terrestri quei documenti sono completamente inutili, noi sappiamo chi siamo e non abbiamo bisogno di un documento che ce lo ricordi! In pratica però diventano, per obbligo dello Stato, una chiave universale per poter accedere al sistema ed essere accettati o riconosciuti! Non a caso le forze dell'ordine hanno il diritto di fermare i terrestri, migranti e non, per chiedere le generalità e se non hanno un documento che funge come prova di riconoscimento, vengono considerati fuorilegge o clandestini!
Clandestino è un'etichetta che disumanizza le persone: la disumanizzazione è funzionale al potere, alla negazione dei diritti, persino del diritto di esistere. Le parole non sono neutre, al contrario hanno una valenza performativa.
Che succede per ipotesi, se domani stracciamo tutti i nostri documenti e usiamo solo soprannomi che scegliamo noi e nessun-altro-per-noi, diventando di conseguenza clandestini per scelta? Benché siamo già marcati in un recinto immaginario, ci arrestano un'altra volta, in ogni senso e tutti quanti?!?
Ma nei fatti, ti hanno fatto credere di essere quel NOME e COGNOME (scritto sul pezzo di carta e quindi sei il loro "uomo di paglia", il loro gioco è stato quello di far identificare l'Essere umano in questa obbligazione-finzione giuridica = azienda, attraverso manipolazioni millenarie fino ad oggi.
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fonte: freeondarevolution.blogspot.it
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