venerdì 26 ottobre 2018

c'era una volta il cielo azzurro

Firenze (piazza San Giovanni), 22 gennaio 2018 - foto Chie Shirotori
di Gianni Lannes

Siamo diventati ciechi e codardi. Ancora 30 anni fa il cielo non aveva l'aspetto asfissiante che ha adesso e le scie degli aerei non erano così dense, quando c'erano, perché era anche relativamente raro vedere velivoli che rilasciavano scarichi di condensa. Oggi, nonostante lo sviluppo tecnologico, nelle giornate di cielo "sereno" una cappa grigiastra cela il vero colore del pianeta azzurro. La parola d'ordine è nascondere l'evidenza.




 Firenze (piazza San Giovanni), 22 gennaio 2018 - foto Chie Shirotori

L’Italia come gran parte dell’Europa è ormai avvolta in una bolla di gas serra, in palese violazione della Convenzione Enmod dell'ONU, ratificata dall'Italia nel 1980 con la legge 962, a firma del presidente della Repubblica Sandro Pertini. I padroni del vapore hanno fatto impazzire il clima a furia di esperimenti più o meno segreti nell'atmosfera. Basta leggere attentamente la sfilza di brevetti registrati negli Stati Uniti d'America per rendersi conto dell'abominio in atto. Ecco perchè le temperature schizzano in alto e scendono in picchiata un giorno si e l’altro pure, con alluvioni ricorrenti. Secondo l'Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) sono in corso attualmente ben 56 progetti di geoingegneria ambientale, a partire dal memorandum Groves, dal progetto Cloverleaf e dal piano Teller. Il sole, filtra attraverso una placenta bianchiccia. Siamo in una bolla bellica, eppure la moltitudine inebetita dalla frenesia del consumismo, crede ancora alle sembianze di una normale giornata di sole.


Lo spargimento aereo d’acqua di colonia marcata a stelle e strisce genera una nebbia artificiale che gli ignari esseri umani ingurgitano e respirano costantemente. Si tratta di una foschia di nanoparticelle che prescinde da alti valori di umidità: infatti le irrorazioni clandestine per via aerea determinano un repentino e sensibile decremento dei valori igrometrici, anche nelle località costiere un tempo piuttosto umide. Ne risulta una disidratazione dell'atmosfera ed una notevole diminuzione dell'escursione termica tra giorno e notte, poiché le nuvole artificiali imprigionano, durante le ore notturne, il calore negli strati bassi dell'atmosfera, impedendo alla radiazione termica di dissiparsi nello spazio. Quali sono le conseguenze sull'ambiente e le ripercussioni sulla salute degli esseri viventi? Per questo crimine contro l'umanità c'è almeno un giudice a Berlino?

Riferimenti:

 https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=enmod

https://www.wmo.int/pages/index_en.html 

https://patentimages.storage.googleapis.com/4e/48/c7/1749609eefd47b/US5003186.pdf 

https://www.bibliotecapleyades.net/ciencia/ciencia_chemtrails28.htm 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=groves 

fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/

domenica 21 ottobre 2018

ma non fuggono dalla fame, gli africani che sbarcano da noi

Gli immigrati che arrivano in Europa dall’Africa sono per lo più (oltre l’80%) giovani maschi, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, che viaggiano da soli. Le coppie e le famiglie sono una minoranza. Provengono da una serie di paesi dell’Africa subsahariana, anche se quest’anno c’è stato un picco di emigranti tunisini, con una prevalenza dall’Africa centrale e occidentale, da paesi come Nigeria, Senegal, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana. La loro condizione sociale? Non è facile dirlo, perché ci sono situazioni anche molto diverse tra loro. Va detto, comunque, che esiste sul tema dell’immigrazione un falso mito: la maggioranza non fugge da situazioni di estrema povertà. In genere sono persone provenienti da centri urbani, ed è lì che maturano l’idea di lasciare il paese. Dunque mi sembra corretto sostenere che il grosso dei migranti appartenga al ceto medio: persone non ricche, ma nemmeno povere, in grado di pagare profumatamente chi organizza i viaggi. Un paio d’anni fa, in un’intervista, il ministro dei Senegalesi all’Estero ha detto: «Qui non parte gente che non ha nulla, parte gente che vuole di più». L’idea diffusa in Africa è che basta arrivare in Europa per godere del benessere, senza considerare però che dietro la ricchezza prodotta ci sono dei sacrifici.
Ad alimentare questa illusione sono vari fattori. Uno su tutti: i trafficanti, che come è noto gestiscono la gran parte dei viaggi verso l’Europa. Sono loro che rafforzano questa idea, lo fanno ovviamente per procurarsi clienti. È utile sottolineare che il 13 Anna Bono, africanista dell'universitò di Torinogiugno è stato pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) un rapporto dal quale emerge che nel 2016 queste organizzazioni criminali hanno trasportato almeno 2,5 milioni di persone, delle quali quasi 400.000 verso l’Italia, ricavandone in tutto da 5,5 a 7 miliardi di dollari. Il rapporto spiega dettagliatamente come funziona l’avvicinamento ai clienti, l’opera di convincimento, nonché quali sono le varie tariffe. Chi arriva in Europa, per lo più, non fa altro che alimentare verso i propri parenti e amici in Africa l’idea che sia giunto ad un traguardo per cui vale la pena spendere e rischiare. La tendenza è quella di descrivere situazioni positive, anche quando non lo sono, per giustificare la propria scelta. Ma va detto che spesso, in effetti, chi arriva non ha nulla di cui lamentarsi: siccome quasi tutti chiedono e ottengono asilo, almeno nei primi anni godono di un sistema di protezione e di assistenza da far invidia a chi non è ancora partito.
Le traversate nel deserto, i campi di detenzione libici, le tragedie nel Mediterraneo: non dovrebbero rappresentare un deterrente nei confronti di chi vuole partire? Il punto è che queste situazioni le conosciamo più noi che loro. L’accesso ai mezzi d’informazione degli africani, anche di coloro che vivono nelle città, è molto limitato. Detto ciò, molti conoscono i rischi e sono disposti ad accettarli, così come non si può escludere che molti altri, magari in un primo momento intenzionati a partire, desistano proprio alla luce di queste tragedie. A tal proposito vorrei sottolineare l’importanza del lavoro di controinformazione che stanno svolgendo alcuni soggetti in Africa. Alcuni governi, così come molte conferenze episcopali africane, si stanno spendendo per spiegare ai giovani quanto costa, quanto si rischia e quanto poco si ottiene, nel lungo periodo, ad emigrare in paesi dove non c’è occupazione né possibilità concreta di integrazione economica e sociale. Stanno svolgendo questo lavoro i governi del Senegal e del Niger – dal 2014 anche quello del Mali, il quale sta facendo una forte propaganda per dimostrare che un paese dal quale emigrano i suoi cittadini più giovani e forti non crescerà mai. E ancora: quello della Sierra Leone, a partire Giovani migranti africani soccorsi in maredall’anno scorso e in collaborazione con le autorità religiose, sia cristiane che islamiche. Sono piccoli passi in avanti che incoraggiano i giovani non a fuggire ma a restare, per migliorare il proprio paese.
L’ultimo rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) parla di oltre 60 milioni di profughi in generale. Se poi parliamo di rifugiati, ovvero di persone che fuggono all’estero da guerre e persecuzioni, la cifra è di circa 20 milioni. Di questi, soltanto una minoranza esigua arriva in Italia, chiede asilo e lo ottiene: per quantificare, nel 2015 sono stati 3.555, nel 2016 4.940 e nel 2017 6.578. Perché sono così pochi? Perché la maggior parte di chi fugge da una guerra trova asilo appena varca il confine; del resto, la Convenzione di Ginevra prevede che il profugo chieda tempestivamente asilo nel primo paese che ha firmato la Convenzione in cui mette piede. C’è poi un secondo motivo: chi fugge sotto la minaccia di persecuzione e di guerra cerca di rimanere il più vicino a casa perché l’idea è quella di tornarci il prima possibile.
Quanto incide sull’emigrazione anche lo sfruttamento delle risorse? C’è il land grabbing, ossia l’accaparramento delle terre da parte di paesi stranieri o industrie. Sicuramente sono fattori che hanno una loro incidenza. Le responsabilità vanno trovate anzitutto nei governi africani, i quali – per restare al tema del land grabbing – preferiscono vendere le terre ad industrie o a paesi che hanno fame di terre coltivabili (Cina, India, Arabia Saudita) incassando subito del denaro piuttosto che incentivare l’agricoltura locale anche tramite investimenti. L’Africa è ricca di risorse minerarie, penso al cobalto ma soprattutto al petrolio, il quale viene acquistato e pagato dalle compagnie, ma il problema è capire dove vanno a finire i soldi. Nel 2014, su 77 miliardi di dollari che avrebbe dovuto incassare l’ente nazionale del petrolio nigeriano, 14 non sono mai stati depositati. Sono finiti in Salvini e il collega tedesco Seehoferqualche conto corrente, mentre sarebbero dovuti servire per lo sviluppo sociale del paese. La Nigeria, pur essendo il primo produttore di petrolio del continente, importa il greggio già raffinato dall’estero.
L’Africa da oltre 20 anni registra una crescita economica notevole, e in prima fila ci sono i paesi da cui proviene la maggior parte dei migranti, solo che queste risorse vengono dilapidate o se ne giovano poche élite. Al recente Consiglio Europeo, gli Stati si sono impegnati a contribuire ulteriormente al Fondo Ue per l’Africa inviando altri 500 milioni. È un modo per “aiutarli a casa loro” o per alimentare la corruzione? Questi 500 milioni sono un ulteriore quantitativo, che si aggiunge ai miliardi che ogni anno vengono destinati all’Africa dalla cooperazione allo sviluppo di Stati Uniti ed Europa. Infatti quando sento invocare un “Piano Marshall per l’Africa” resto basita, perché di risorse ne vengono già inviate in modo ingente, ma i destinatari, cioè i governi, sono poco affidabili. Un esempio: in Somalia, che è uno dei paesi maggiormente assistiti, la Banca Mondiale qualche anno fa ha dimostrato che ogni 10 dollari che vengono elargiti al governo, 7 spariscono nel nulla.
E’ possibile che, dove è forte la presenza del radicalismo islamico, quei soldi che spariscono nel nulla finiscano ad arricchire i gruppi jihadisti? Chi lo sa. Certo è che questi gruppi hanno fonti di reddito molto robuste e sponsor molto potenti. Inoltre sono spesso invischiati in traffici illegali: spaccio di droga, di armi, bracconaggio. Anni fa si è scoperto che gli Al Shabaad della Somalia ottengono circa il 40% dei proventi dalla vendita di zanne di elefante. Considerate che in Kenya c’è un detto: “Oggi è stato ucciso un elefante, domani sarà ucciso un uomo”, proprio per sottolineare la correlazione tra bracconaggio e terrorismo. Una ricerca delle Nazioni Unite rivela che nel 2050 ci sarà un’ulteriore crescita demografica dell’Africa e un declino dell’Occidente. L’immigrazione di massa come fenomeno sempre più ineluttabile? Anzitutto si tratta di proiezioni, non di dati Migranti sbarcati dalla nave Diciotti della Guardia Costieracerti. Non è affatto detto che tra trent’anni la situazione rimarrà la stessa di oggi, in termini demografici.
Delle buone politiche familiari e un cambio culturale potrebbero invertire la tendenza demografica in Occidente, così come è possibile in primo luogo che la popolazione africana non aumenterà come l’Onu prevede (già si registra una piccola variazione verso il basso rispetto ai pronostici di pochi anni fa) e poi che l’Africa diventi finalmente un continente in grado di svilupparsi e di convincere i propri giovani a non fuggire alimentando i traffici clandestini di migranti. A mio avviso il modus operandi di molte Ong è molto discutibile, perché entrano in contatto diretto con i trafficanti e prevedono il trasbordo quasi in acque territoriali libiche per poi dirigersi verso l’Italia, anche se battono bandiera di un altro Stato e se il porto più vicino sarebbe altrove. Già il precedente governo, con il ministro Minniti, aveva sollevato il problema e aveva pensato di prendere provvedimenti. Il nuovo governo si sta dimostrando solo più determinato, ma l’intento è rimasto quello di far Ragazza africanarispettare la sovranità nazionale e le leggi internazionali.
Chiudere i porti significa smettere di “restare umani”? L’Europa in generale, ma nello specifico l’Italia, sono molto lontane dalla fase più prospera della loro storia: gli ultimi dati ci parlano di 5 milioni di italiani in povertà assoluta e centinaia di migliaia di italiani emigrano all’estero; l’Italia è 20esima tra i paesi di emigrazione. In questa situazione, è solo giusto impedire a delle persone di raggiungere un paese che può assisterli nel breve periodo, ma che non è in grado di garantire loro un futuro dignitoso. Chi arriva dall’Africa in Italia ha remotissime possibilità di costruirsi una vita: il più delle volte è destinato a vivere di espedienti, a lavorare in nero e in condizioni disumane magari in qualche campo di pomodori oppure ad ingrossare le fila della criminalità organizzata. Chiudere i porti può essere un modo per scoraggiare i viaggi clandestini. È importante che si alimenti il passaparola tra migranti stessi. Esistono tantissime testimonianze di giovani che hanno iniziato il viaggio verso l’Europa ma che non sono riusciti ad arrivare a destinazione, i quali affermano che se lo avessero saputo non avrebbero speso soldi e sprecato anni della propria vita per un’impresa così aleatoria. L’unico modo per scoraggiare questi progetti senza futuro è proprio quello di dimostrare che il viaggio della speranza è un’illusione, che a destinazione non si arriva: e chiudere i porti è il messaggio più netto che possa giungere.
(Anna Bono, dichiarazioni rilasciate a Federico Cenci per l’intervista “Bisogna scoraggiare gli africani a emigrare, ecco perché”, pubblicata da “In Terris” l’11 luglio 2018. Africanista dell’università di Torino, la professoressa Bono ha pubblicato importanti studi sul fenomeno dell’immigrazione di origine africana).

fonte: http://www.libreidee.org/

giovedì 18 ottobre 2018

tributo di sangue a Gerusalemme


-Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà.
La legge sullo stato-nazione (che definisce Israele come la patria storica del popolo ebraico, incoraggia la creazione di comunità riservate agli ebrei, declassa l’arabo da lingua ufficiale a lingua a statuto speciale) mette fine al generico nazionalismo di Israele e presenta il sionismo per quello che è. La legge mette fine anche alla farsa di uno stato israeliano “ebraico e democratico”, una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l’intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l’inganno.
Se lo stato è ebraico non può essere democratico, perché non esiste uguaglianza. 
Se è democratico, non può essere ebraico, poiché una democrazia non garantisce privilegi sulla base dell’origine etnica. Quindi la Knesset ha deciso: Israele è ebraica. Israele dichiara di essere lo stato nazione del popolo ebraico, non uno stato formato dai suoi cittadini, non uno stato di due popoli che convivono al suo interno, e ha quindi smesso di essere una democrazia egualitaria, non soltanto in pratica ma anche in teoria. È per questo che questa legge è così importante. 
È una legge sincera...

-Una sessantina di manifestanti palestinesi, secondo il ministero della Sanità, sono rimasti uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano lungo la barriera difensiva ed oltre 2800 feriti. 
Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato ad impedirlo ad ogni costo. 
Un aereo da combattimento israeliano ha colpito un obiettivo nel Nord della Striscia. In precedenza Israele aveva colpito una postazione di Hamas presso il campo profughi di Jabalya.
"Un grande giorno per Israele!". Così ha scritto su Twitter il presidente americano, Donald Trump, riferendosi all'imminente cerimonia di apertura dell'ambasciata americana, trasferita da Tel Aviv dopo il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele da parte degli Stati Uniti.
Il presidente americano, nel video messaggio inviato per la cerimonia di apertura dell'ambasciata Usa ha affermato: "La capitale di Israele è Gerusalemme. Israele, come ogni stato sovrano, ha il diritto di determinare la sua capitale".


ISRAELE è attualmente governata da un elite xenofoba di estrema destra che occupa con la violenza e la segregazione razziale il territorio palestinese, e lo fa strumentalmente in nome di una religione importante come quella ebraica, ghettizzando gli unici semiti presenti in loco, facendo un danno enorme a tutti gli ebrei onesti e democratici che sono la maggioranza, alimentando nei loro confronti un razzismo ed un pregiudizio mai sopito, in pratica un 4° Reich non dichiarato, ma agito.
Non contento, nella migliore tradizione imperialista occidentale reazionaria, si permette di fare raid nei paesi limitrofi, ieri le stragi in Libano, oggi gli attacchi in Siria dopo le bugie delle armi chimiche messe in piedi dal Mossad per la nota propaganda.
Non poteva mancare il tributo di sangue per la cerimonia della nuova ambasciata USA a Gerusalemme, un tributo di sangue necessario allo schema del potere  per poter celebrare una nuova nascita ed un nuovo tempio che sorgerà sul sacrificio di 70 anni di conflitti arabo-palestinesi.
Un compleanno di sangue, 70 anni di stragi e guerre. Il riconoscimento da parte dell'amministrazione TRUMP, che non si è potuto sottrarre allo scempio, è la ciliegina sulla torta che ha dato vita agli scontri degli ultimi giorni. La Turchia, dal canto suo, ha risposto con l'espulsione dell'ambasciatore USA e tutti i vicini arabi sono in fibrillazione.
Venti di guerra all'orizzonte, l'Iran forse prossimo bersaglio e, nonostante ISRAELE faccia di tutto per veicolarsi nel giusto al mondo intero, attraverso la propaganda mediatica, come nel terrificante e politicizzato EUROVISION, ribattezzato ironicamente da alcuni EURO vs SION, cresce la rabbia e lo sdegno per questo ennesimo massacro che, purtroppo, non potrà che far aumentare l'odio verso ISRAELE.
L'odio verso ISRAELE si trasformerà nell'odio verso gli ebrei, facendo tornare indietro le lancette dell'orologio, questo non giova a nessuno e, certamente, non è augurabile un ritorno dell' l'antisemitismo.
Diciamo che NETANYAHU ha fato di tutto per attirarsi le ire dei palestinesi che vivono in un lager a cielo aperto e risulterà sempre più difficile pretendere moderazione da coloro che in 70 anni hanno visto svanire i loro territori e finire in una riserva indiana cinta da militari e coloni.
Quello che noi osservatori possiamo fare, oltre a denunciare fatti del genere, è quello di non mettere MAI sullo stesso piano ebraismo e sionismo, cittadini israeliani e governance israeliana, in modo da aver chiari quali sono i bersagli della critica in atto, onde evitare facili strumentalizzazioni da parte di coloro che difendono a prescindere la politica coloniale e reazionaria israeliana, e sia da parte di coloro che aizzano i lettori verso pregiudizi di stampo xenofobo.
Due facce della stessa medaglia che vanno criticate, tenendo sempre bene a mente quali sono le problematiche di quell'universo infernale chiamato medioriente, stando attenti a muoversi sulla linea di confine.

OVADIA pone una questione politica che nulla c'entra con l'ebraismo o etnie varie.
"Non è che se sono italiano non possa criticare pesantemente la governance della mia nazione..." Quindi ben vengano gli ebrei, sempre più numerosi, che distinguono tra sionismo nazionalista e l'essere ed ebraismo, cose lontane anni luce anche se storicamente, ma forzatamente, legate tra loro. Questa voluta e perpetuata confusione tra etnie, sionismo, semitismo, antisemitismo, ebraismo et similia, fa il gioco della schema del potere.
Separiamo ebraismo da sionismo, separiamo anche sionismo delle origini, contrapposto a quello odierno, dal sionismo reazionario. Ridiamo il giusto valore alle parole.
Devono esistere 2 STATI che convivono pacificamente, uno già esiste e va difeso, manca il riconoscimento di quello palestinese e la restituzione di alcune terre rubate come successe per gli indiani d'america.
Solo dopo potranno convivere due stati così diversi ma storicamente vicini, magari entrando tutti e due nell'Unione Europea.
Il lager a cielo aperto della Palestina è abbastanza vergognoso, ma oggi il RE E' NUDO.
Qui una lunga lista di celebrità che, nel secolo scorso, si sono espresse addirittura contro lo STATO di ISRAELE.
Sigmund Freud:
“Ammetto con dolore che il fanatismo senza fondamento del nostro popolo è in parte da biasimare per il risveglio della diffidenza araba. Non posso accettare un’idea che trasforma un pezzo di muro erodiano in una reliquia nazionale, offendendo così i sentimenti del popolo indigeno”

Albert Einstein:
“L’idea di Stato di (Israele) non è sentito dal mio cuore. Non riesco a capire il motivo per cui è necessario, essendo collegato a molte difficoltà ed è sintomo di una ristrettezza di vedute. Credo che sia una cattiva idea 

Erich Fromm:
“L’affermazione degli ebrei in Terra di Israele non può essere una pretesa politica realistica. Se tutte le nazioni rivendicassero improvvisamente i territori in cui i loro antenati hanno vissuto duemila anni fa, questo mondo sarebbe un manicomio. ”
Primo Levi, scrittore e sopravvissuto ad Auschwitz:”Ognuno ha i propri ebrei. Per gli israeliani essi sono i palestinesi.”

Marmarek Edelman, ultimo leader superstite del 1943 nella rivolta di Varsavia, ha scritto una lettera a sostegno della Resistenza Palestinese, paragonandola ai ZOB, (combattenti ebrei a Varsavia). Ha aperto il discorso dicendo: “le operazioni delle forze armate in Palestina, sono operazioni paramilitari e partigiane , tutti i soldati delle organizzazioni che lottano Palestina fanno resistenza.”

Isaac Asimov:
“Mi trovo nella strana posizione di non essere un sionista … penso che sia sbagliato per chiunque sentire che c’è qualcosa di speciale in qualsiasi eredità di qualsiasi tipo. E ‘delizioso appartenere alla razza umana ed esistere in mille varietà, perché questo suscita un maggiore interesse, ma non appena un varietà pensa per essere più importante di un’altra, vengono poste le basi per la loro distruzione. ”

Hannah Arendt, politologo:

“Il guaio è che il sionismo ha spesso pensato e detto che il male dell’antisemitismo era necessario per il bene del popolo ebraico. Nelle parole di un noto sionista in una lettera inviatami ecco l’argomentazione sionista originale: ‘Gli antisemiti vogliono sbarazzarsi degli ebrei, lo Stato ebraico li vuole riunire , una partita perfetta.’ ”

Feinstein Stone, giornalista statunitense:

“Israele sta creando una sorta di schizofrenia morale dell’ebraismo mondiale. Nel mondo esterno il benessere della comunità ebraica dipende dal mantenimento di secolari, non razziali, società pluraliste. In Israele, l’ebraismo si ritrova a difendere una società in cui i matrimoni misti non possono essere legalizzati, in cui l’ideale è razziale ed esclusionista. ”

Noam Chomsky:

“Nei Territori Occupati, ciò che Israele sta facendo è molto peggio dell’apartheid. Se per apartheid si intende quella come in Sudafrica. Ciò che sta accadendo nei territori occupati è molto peggio! ”

Gabriel Kolko, uno dei maggiori storici sulla guerra moderna:

“La grande maggioranza degli israeliani non sono affatto ebraici in senso culturale, sono scarsamente socialisti in ogni senso, e la vita quotidiana e il modo di vivere non è diverso in Israele di quanto non sia a Chicago o Amsterdam. Semplicemente non c’è alcuna ragione razionale che giustifica la creazione dello stato. ”

Miriam Margolyes, attrice:
“I neri sudafricani hanno chiesto il nostro sostegno e ora sono i palestinesi che chiedono il nostro sostegno. Odio quello che Israele sta facendo ai palestinesi. Penso che il boicottaggio è un modo molto attivo e non violento di protestare. ”

Uri Avnery, ex ufficiale dell’esercito israeliano:
Avnery ha scritto che dopo una vittoria militare israeliana, “Che sarà scottato nella coscienza del mondo, sarà l’immagine di Israele come un mostro di sangue, pronti in qualsiasi momento a commettere crimini di guerra e non è disposta a rispettare tutti i vincoli morali . ”

Henry Siegman, rabbino e direttore del Progetto USA / Medio Oriente:
“Israele ha varcato la soglia come ‘l’unica democrazia del Medio Oriente’ e come l’unico regime di apartheid nel mondo occidentale”.

Richard Cohen, giornalista Stati Uniti:
“Il più grande errore che Israele potrebbe fare in questo momento è quello di dimenticare che Israele è di per sé un errore … l’idea di creare una nazione di ebrei europei in una zona di arabi musulmani (e alcuni cristiani) ha prodotto un secolo di guerre e terrorismo come stiamo vedendo. Israele combatte Hezbollah nel nord e Hamas nel sud, ma il suo nemico più temibile è la storia stessa. ”

Roseanne Barr, Stati Uniti comica, scrittrice, regista, candidata alla presidenza:
“Sono stufa di Israele e sono stufa di sionisti. Essi sono appoggiati dai cristiani evangelici che non aspettano altro che gli arabi vengano uccisi in modo che il loro dio della guerra genocida che essi chiamano Gesù può tornare “.

Michael Lerner, rabbino e direttore di Tikkun Magazine:
“Se un Ebreo oggi va in ogni sinagoga negli Stati Uniti o in tutto il mondo e dice: ‘Io non credo in Dio e non seguo i comandamenti’ la maggior parte saranno ancora benvenuti, ma dicendo : “non condivido lo Stato di Israele”, si rischia di essere etichettato come un anti-Ebreo che odia la propria razza o come antisemita, disprezzato e respinto”

Richard Falk, ex relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, ha definito la politica israeliana nei territori occupati “un crimine contro l’umanità”. Falk ha inoltre paragonato il trattamento riservato da Israele ai palestinesi uguale al trattamento nazista contro gli ebrei. Falk ha detto: “Penso che i palestinesi siano le persone più vittime nel mondo.”

Moni Ovadia, l’attore e scrittore . Essendo ebreo anch’io, per dovere di onestà intellettuale è giusto che dichiari la mia posizione perché essa è tutt’altro che neutrale. Sostengo con piena adesione i diritti del popolo Palestinese, non contro Israele, ma perché il loro riconoscimento è, a mio parere, precondizione per ogni trattativa che porti alla pace.

fonte: http://maestrodidietrologia.blogspot.com/


giovedì 11 ottobre 2018

l'uomo si nutriva di sola frutta


Lo dimostra uno studio paleontologico

Studi preliminari sui denti fossili hanno condotto il Dott. Alan Walker, antropologo dell’Università John Hopkins a suggerire una ipotesi sensazionale: gli antenati umani, in origine, non erano prevalentemente mangiatori di carne e neppure di semi, germogli, foglie o erbe. Né erano onnivori. I loro denti invece sembrano mostrare le tipiche caratteristiche di chi si nutriva di una dieta a base di frutta.

Almeno fino all’arrivo dell’Homo erectus, la specie immediatamente precedente all’Homo sapiens, non c’è evidenza della dieta onnivora, che oggi è tipica degli esseri umani.

Se confermati, i risultati rovescerebbero parecchi presupposti comunemente ritenuti validi circa la dieta degli ominidi delle origini, ovvero le creature della specie umana. Si è ritenuto generalmente, per esempio, che i grandi molari, piatti in superficie, delle specie robuste di Australopiteco [uomo preistorico] e quelli appartenenti all’essere propriamente umano, chiamato Homo habilis, avessero in sé le caratteristiche degli onnivori, mangiatori di carne mescolata a radici, frutta secca a guscio, uova, germogli e frutta ...


(Immagine a scopo puramente illustrativo, non attinente direttamente all'articolo riportato. 
Si tratta di resti (risalenti, pare, a "soli" 300.000 anni fa) di una mascella 
trovata a Jebel Irhoud (Marocco). )

“Non voglio sbilanciarmi troppo ancora” – ha detto il Dott. Alan Walker, “Ma è senz’altro una sorpresa”.
Il campione dei denti studiato finora è piccolo – poco più di due dozzine dei principali quattro tipi rappresentativi degli ominidi – ed ulteriori analisi potrebbero confutare le ipotesi iniziali. Ma, sebbene il campione sia piccolo, nessuna eccezione è stata trovata.
Ogni dente esaminato appartenente agli ominidi del periodo da 12 milioni di anni fa fino all’Homo erectus (un milione di anni fa quando migrò dall’Africa), è sembrato appartenere ai mangiatori di frutta. Il dente di ogni Homo erectus era quello di un onnivoro. L’Homo erectus è stata la prima forma umana nota per essere emigrata al di fuori dell’Africa. I reperti [campioni] sono stati trovati in molte parti dell’Africa e dell’Asia

I risultati sono basati sull’analisi estremamente dettagliata dei microscopici tipi di usura riscontrati sulle superfici dei denti a causa della masticazione. Il metodo, inventato dal Dott. Walker, utilizza un microscopio elettronico a scansione che evidenzia i graffi e i buchi che sono invisibili ad occhio nudo.

Il Dott. Walker ha trovato che generi differenti di alimento contengono minerali che guastano la superficie dello smalto dei denti con diverse modalità. È possibile anche distinguere fra un mangiatore di erba e un mangiatore di foglia perché ogni alimento contiene tipi e quantità diverse dei caratteristici cristalli della silice, che si formano naturalmente all’interno delle cellule vegetali. Questi cristalli, chiamati phytoliths, sono più duri dello smalto dentario e lo graffiano leggermente mentre l’animale mastica questo alimento.
Le erbe contengono una proporzione elevata di phytoliths tipica delle foglie dei cespugli e degli alberi. La frutta non ne contiene nessuno. Di conseguenza, i denti dei mangiatori di frutta sono molto lucidi, senza cioè quei tipici segni di usura caratteristici [provocati] da altre fonti di alimento. La carne non contiene phytoliths ma i denti dei carnivori mostrano le graffiature causate sgranocchiando ossa.

Utilizzando i denti di vari mammiferi viventi di cui si conosce l’alimentazione, il Dott. Walker ha stabilito che il tipo di micro-usura dei denti doveva essere abbastanza regolare da una specie all’altra. Ciò è in gran parte dovuto al fatto che lo smalto dei denti è della stessa sostanza in tutto il regno animale.
Per provare il suo metodo, il Dott. Walker ha confrontato i tipi di micro-usura [dentale] su determinate specie di animali di cui si conoscono differenti abitudini di alimentazione. Per esempio, di due tipi di hyracoidea (un tipico esemplare di coniglio della famiglia dei mammiferi roditori), uno si alimenta principalmente di erba mentre l’altro è un esploratore, che si nutre delle foglie dei cespugli e degli alberi. I loro denti possono essere identificati facilmente utilizzando un microscopio elettronico a scansione.

Il Dr. Walker ha riscontrato modelli simili in vari tipi di maiale selvatico, come il facocero e una tipologia di scimmie. È mettendo a confronto questi modelli che i denti degli ominidi vengono esaminati.
Per esaminare i denti al microscopio il Dott Walker deve montare le corone dei denti su tronconi di metallo all’interno della camera a vuoto del microscopio, successivamente la corona verrà ricoperta con una lega d’oro palladio che riflette il fascio elettronico. È il fascio di elettroni riflesso che il microscopio individua elettronicamente e manipola per ingrandire l’immagine che viene poi proiettata su uno schermo televisivo. I denti degli ominidi non hanno prezzo. I reperti non vengono distribuiti a nessuno, neanche ad Alan Walker, che è un collega vicino a molti dei principali cercatori dei fossili di ominidi. Di conseguenza, il Dott. Walker ha messo a punto un metodo che riproduce i denti fondendoli con l’epossido. Il metodo non altera il fossile e capta al microscopio tutti i dettagli necessari all’analisi.

Se è vero che gli ominidi dei primordi erano principalmente tutti mangiatori di frutta, questo fatto suggerirebbe uno stile di vita simile a quello degli scimpanzé che vivono nelle foreste, come la maggior parte degli antropologi aveva intuito.

Tuttavia il Dott. Walker osserva che una dieta a base di frutta non deve identificarsi con quello che gli Americani intendono in senso stretto – arance, prugne, mele, banane ed altri prodotti estremamente dolci e molli.
Centinaia di piante producono frutti più duri e più sostanziosi. Il baccello dell’albero dell’acacia è solo un esempio e oggi è abbastanza comune in Africa. Si sviluppa nelle regioni leggermente boscose vicino ai pascoli considerati solitamente come la casa degli ominidi delle origini.

L’uomo è predisposto a nutrirsi di sola frutta

Vero è però che il genere umano ad un certo punto della storia, acquisì abitudini onnivore.

Ma un milione di anni di carne (che non era un alimento quotidiano) contro milioni di anni di frutta non ha cambiato la struttura anatomica e fisiologica del corpo. 


Egiziani e persiani vivevano esclusivamente di frutta e vegetali. Gli spartani erano mangiatori di frutta. Gli antichi greci basavano la loro alimentazione su frutta e verdura. Nonostante questo l’uomo moderno pensa alla frutta come un alimento privo di valore e di contenuto. Lo si considera come dessert, come una decorazione, fino ad averne paura. 

Le ciliege? Causano mal di pancia. L’anguria? Fermenta e ti riempie d’acqua. A parte gli occhi che guardano avanti e non ai lati, le mani prensili e delicate, non aggressive, il pollice della mano opponibile e concepito per raccogliere e trattenere nocciole e pomi, a parte la dentatura adatta a masticare vegetali, semi e frutta, a parte la conformazione intestinale oblunga (12 volte la lunghezza del tronco), e tantissime altre indicazioni a conferma del suo vegetarianismo, tre caratteristiche ancor più fondamentali e significative sono:

A) quella del sangue e della saliva umana, che sono alcaline e non acide (come nei carnivori-onnivori),

B) quella della totale assenza nell’uomo dell’enzima uricasi, che serve a disintegrare e disattivare il micidiale acido urico delle carni, mentre detto enzima è abbondante negli animali carnivori-onnivori,

C) quella della scarsa presenza di acido cloridrico nello stomaco umano, e quindi difficoltà di disgregare le proteine animali, mentre tale presenza acida nei carnivori-onnivori è 10 volte più intensa.


Alan Walker Evan Pugh [il più alto titolo onorifico dell’Università della Pennsylvania, dal nome del primo rettore] è professore di Antropologia e Biologia all’Università dello Stato della Pennsylvania.
È un paleontologo che ha fatto avanzare la ricerca nel settore portando avanti il lavoro di laboratorio sui primati fossili e viventi, al fine di studiarne il comportamento. Ha studiato la deambulazione dei lemuri viventi, al fine di riconsiderare la locomozione dei lemuri giganti del Madagascar recentemente estinti, l’usura microscopica sui denti per comprendere le abitudini alimentari dei primati e ominidi estinti e, recentemente, ha collaborato con i colleghi per capire il rapporto tra le dimensioni dei canali semicircolari [sono i tre canali semicircolari all’ interno dell’orecchio] e il movimento, al fine di scoprire gli adattamenti locomotori delle specie estinte senza ricorrere alle informazioni sullo scheletro degli arti. È membro della Società Reale, dell’Accademia Americana delle Arti e delle Scienze, Socio Straniero della United States National Academy of Sciences e membro della MacArthur Academy. Il suo libro La saggezza delle ossa (con Pat Shipman) ha vinto il Premio Rhône-Poulenc nel 1997.

Fonte: www.dionidream.com

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.com/

lunedì 1 ottobre 2018

Italia: schedatura elettronica della popolazione!



di Gianni Lannes


Grazie alla solita disattenzione generale, l'ultima disposizione del ministero dell'Interno - in palese violazione della Costituzione repubblicana - impone alla popolazione italiana qualcosa di inquietante: 

«La rilevazione delle impronte digitali è prevista per ciascun cittadino di età maggiore o uguale a 12 anni. Le impronte digitali (due) verranno scritte in sicurezza all’interno della propria CIE e non depositate in nessun altro luogo».


La privacy è l'ultimo bastione della libertà umana. Se si inizia con una schedatura non si sa mai dove si va a finire. Peggio di un regime totalitario. Avanza il processo di annichilimento della libertà individuale e collettiva. Tutti silenziosamente sotto controllo: schedati e potenziali donatori di organi. Impronte digitali e pezzi di ricambio umani disponibili. Ecco l’anagrafe nazionale elettronica della popolazione residente che subentra alle anagrafi comunali ormai esautorate: la carta d’identità non è più rilasciata dai Comuni. Tutti potenziali donatori di organi umani. Anche il centro nazionale trapianti gestirà le informazioni riservate della popolazione italiana. Non a caso l'Italia svetta tra i grandi esportatori di ricambi umani. La circolare numero 8 del 2017 (targata Viminale) e il decreto ministeriale del 23 dicembre 2015 sono un fatto inequivocabile. Il 20 maggio scorso - dopo la denuncia del presidente dell'Anci Decaro - è scoppiato lo scandalo per 350 mila carte d'identità fallate, ossia con il chip difettoso, emesse dal Poligrafico dello Stato. Dulcis in fundo: la cessione all’Ibm da parte del governo italiano dei dati sensibili della popolazione italiana nonché l'attività occulta di Eurogendfor. Semplicemente aberrante: non è un attoistituzionale rispettoso della persona quello di imporre al cittadino qualcosa che non può subire in uno Stato di diritto, e che per di più riguarda e coinvolge la sfera più intima, più riservata, più sacra della propria individualità.

fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/


Riferimenti: