martedì 28 agosto 2018

Cesare deve morire



Cesare deve morire è un film del 2012 diretto da Paolo e Vittorio Taviani. La pellicola, girata in uno stile docu-drama, narra la messa in scena del Giulio Cesare di William Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli.

Il film ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino 2012, riconoscimento che mancava al cinema italiano dal 1991, quando il premio era stata assegnato a La casa del sorriso di Marco Ferreri. Ha ricevuto inoltre otto candidature ai David di Donatello 2012, tra le quali quelle per miglior film e miglior regista e ne ha vinti 5, compresi i due citati.

Trama

All'interno del teatro del carcere di Rebibbia, si conclude la rappresentazione del "Giulio Cesare" di Shakespeare, affidata ad alcuni detenuti della sezione Alta Sicurezza. I detenuti, qui in veste di attori, tornano nelle celle. Sei mesi prima, infatti, il direttore del carcere aveva annunciato il progetto della rappresentazione teatrale; ne seguono quindi i provini. Il "Giulio Cesare", dunque, prende corpo progressivamente ed è l'occasione per gli attori di comprendere come le passioni, i legami e i tradimenti che punteggiano, guidano o traviano la vita dell'uomo (e le loro storie criminali) non sono mai cambiate nei secoli e che le vicende della storia riproducono, solo in scala diversa, quelle delle vite di tutti.

Produzione

I due fratelli registi hanno dichiarato che uno dei motivi per cui hanno girato questo film è l'aver sentito la traduzione di Shakespeare in napoletano, in siciliano e in pugliese.

Distribuzione

Il film è stato presentato l'11 febbraio 2012 alla Berlinale. Nelle sale cinematografiche è stato distribuito il 2 marzo a cura della Sacher Film. In Italia il film ha incassato in totale 738.061 €.

Critica

Il film ha ottenuto un buon successo di critica, sia a livello nazionale che internazionale.

Sul Corriere della sera, Paolo Mereghetti afferma che il film "è un magnifico affresco di infelicità umane che risalgono da Shakespeare alla camorra, che l'arte potrebbe curare quando gli uomini d'onore lo sono davvero".

Massimo Bertarelli su il Giornale scrive: "Incredibile. Se un film vince il micidiale Festival di Berlino, per di più è in bianco e nero, ed è diretto da due mattonatori come i fratelli Taviani, è meglio restare a casa. Invece, il dramma ambientato in carcere, con i detenuti che mettono in scena il Giulio Cesare di Shakespeare, è grande cinema. E che attori: formidabili".

La giornalista Natalia Aspesi su la Repubblica scrive: "Il film ha vinto il massimo premio al festival di Berlino, e noi italiani molto contenti, tanto più che è da un bel po' che il nostro cinema viene ignorato, e non per spudorata cattiveria. Brontolii invece dai giornali tedeschi e si temeva che potessero avere ragione: per fortuna no, ed è con gran sollievo che si può dichiarare che Cesare deve morire ci restituisce i grandi Taviani, vuoi con berretto o senza e comunque indistinguibili, Paolo e Vittorio, ottantenni tuttora coraggiosi e geniali".

La rivista statunitense di cinema indipendente, Indiewire, inoltre, ha posizionato la pellicola al quarto posto dei cinque migliori film indie da vedere nel mese di febbraio.

fonte: Wikipedia

DISCORSO DI BRUTO

sabato 25 agosto 2018

forni a microonde e salute: effetti da considerare


Dispositivi innocui o sinistri aggeggi in grado di fare danni sia al livello biologico che nutrizionale? Una percentuale crescente di persone ha iniziato a prestare attenzione ai consigli degli esperti in salute olistica e sta adoperandosi per smaltire il proprio forno a microonde per via dei rischi causati dagli alimenti cotti con tale modalità.

Noi umani siamo i soli esseri del pianeta che distruggono il valore nutritivo del loro cibo prima di ingerirlo, e tutto ciò avviene anche mediante l'uso delle microonde.

Le microonde sono una fonte di energia elettromagnetica (una forma di radiazione non ionizzante) generata elettronicamente.

Le microonde scatenano una rotazione delle molecole d'acqua all'interno degli alimenti in cui penetrano. Tale rotazione causa un violento attrito tra le molecole ed il risultato è un rapido incremento della temperatura ...


I forni a microonde adoperano particelle super-veloci per irradiare letteralmente l'acqua contenuta all'interno degli alimenti e portarla ad ebollizione. Il loro uso, oltre ad essere stato individuato come causa di infertilità maschile, denatura molte proteine ​​essenziali contenute nei cibi, rendendole praticamente indigeribili.

La maggior parte degli animali consuma solo cibo naturale e non trasformato; invece gli esseri umani sono riusciti a trovare il modo di rendere il cibo inutile dal punto di vista nutritivo, prima di ingerirlo. Pensate a tutti gli alimenti preconfezionati e trasformati che acquistiamo e consumiamo ogni anno. Non c'è da meravigliarsi se lo stato della nostra salute sia piuttosto precario.

Le microonde agiscono a livello fisico, biochimico e fisiologico; i loro ioni producono radicali liberi che distruggono i virus ed i batteri ma non le tossine e le micro-tossine. Gli esperti hanno concluso che il cibo cotto al microonde perda tra il 60% e il 90% della sua energia vitale e sia molto più veloce nel disintegrarsi strutturalmente. I nutrienti risultano alterati e possono causare malattie digestive. Inoltre le microonde possono incrementare il numero di cellule cancerose nel sangue, nello stomaco e nell'intestino.

La dispersione di radiazioni provocata dalle microonde è un problema serio. Talmente serio che la FDA ha impostato delle severe restrizioni legali in merito alla quantità di dispersione nei dispositivi prodotti dalla industria. Tuttavia, l'unico modo per eliminare del tutto i pericoli connessi alle radiazioni da microonde, è non usarle. E' stato appurato che le radiazioni da microonde siano collegate a cataratta, malformazioni fetali, tumori ed altre gravi patologie.

Proprio per via di tali cause i forni a microonde sono stati banditi in Unione Sovietica nel 1976. Scienziati sovietici hanno scoperto che l'esposizione alle microonde riduca l'assimilazione di alcune vitamine, acceleri sensibilmente la disintegrazione strutturale degli alimenti e susciti lo stress metabolico di alcaloidi, glicosidi e galattosi.

Nel 1991 il medico svizzero Hans Ulrich Hertel realizzò uno studio con cui dimostrò che la cottura o il riscaldamento di alimenti al microonde presenti rischi molto maggiori per la salute rispetto agli alimenti cotti in maniera tradizionale. Riscontrò sensibili cali di emoglobina e linfociti.nei soggetti che mangiavano cibi cotti al microonde.

Nel 2003 uno studio elaborato dal governo spagnolo in Murcia dimostrò che le verdure e la frutta cotte con microonde perdono ben il 97% delle sostanze che contribuiscono a ridurre l'incidenza delle malattie coronariche.

Nel libro Effetti sulla Salute delle Radiazioni a Microonde - Forni a Microonde la dott. Lita Lee asserisce che le radiazioni elettromagnetiche prodotte dai forni a microonde danneggino i cibi e convertano i relativi elementi in pericolosi prodotti organo-tossici e cancerogeni.

In studio uno comparativo tra le pietanze preparate tradizionalmente e quelle cotte nel forno a microonde, edito dalle edizioni Raum & Zelt nel 1992, si afferma:

"Le microonde prodotte artificialmente, incluse quelle dei forni, causano in un solo secondo oltre un miliardo di forzate inversioni di polarità di ogni molecola contenuta degli alimenti colpiti. Tutto ciò rende inevitabile la produzione di molecole innaturali. Negli aminoacidi si riscontrano mutazioni degli isomeri ed una trasformazione in forme tossiche."


Non esistono atomi, molecole o cellule di ogni sistema organico in grado di sopportare una simile potenza distruttiva, anche nella gamma a bassa energia dei milliwatt.

Le microonde distruggono rapidamente le delicate molecole di vitamine e fito-nutrienti naturalmente presenti negli alimenti. Uno studio ha dimostrato che il forno a microonde distrugga fino al 97% del contenuto nutritivo delle verdure (vitamine e altri nutrienti a base vegetale utili nella prevenzione delle malattie e nella stimolazione delle funzioni immunitarie).

Il dottor Hertel è stato il primo scienziato a concepire e realizzare uno studio clinico di qualità sugli effetti che i nutrienti scaldati con le microonde producono sul sangue e nella fisiologia del corpo umano.

Il suo piccolo ma ben controllato studio ha dimostrato la forza degenerativa prodotta nei forni a microonde con la conseguente trasformazione degli alimenti.

La conclusione scientifica ha dimostrato che la cottura con le microonde modifichi i nutrienti nel cibo, e che ciò comporti una serie di mutamenti nel sangue dei soggetti esaminati, situazione potenzialmente in grado di causare deterioramenti nell'organismo umano.

Lo studio di Hertel è stato realizzato in collaborazione con il dott. Bernard H. Blanc dell'Istituto Federale Svizzero di Tecnologia e l'Istituto Universitario di Biochimica.

12 Effetti causati dalle microonde

1 - Frattura del "campo di energia vitale" in coloro che sono esposti ai forni a microonde in funzione, con effetti collaterali di durata crescente sul campo energetico umano;

2 - Degenerazione dei paralleli di tensione cellulare durante l'utilizzo dell'apparecchio, specialmente nelle aree sanguigni e linfatici;

3 - Degenerazione e destabilizzazione delle potenzialità energetiche alimentari nei processi del metabolismo umano;

4 - Potenziale degenerazione e destabilizzazione delle membrane cellulari durante il trasferimento catabolico dal processo digestivo al siero sanguigno;

5 - Degenerazione degli impulsi nervosi elettrici nella parte anteriore del cervello in cui risiedono le maggiori funzioni del pensiero;

6 - Degenerazione dei circuiti elettrici nervosi e perdita di campo dell'energia simmetrica nei neuroplessi [centri nervosi] sia nella parte anteriore che in quella posteriore del sistema nervoso centrale;

7 - Perdita di equilibrio delle forze bioelettriche all'interno del sistema di attivazione reticolare ascendente [il sistema che controlla la funzione della coscienza];

8 - Crescente perdita a lungo termine delle energie vitali all'interno di esseri umani, animali e piante che si trovavano all'interno di un raggio di 500 metri delle attrezzature operative;

9 - Effetti residui di lunga durata di "depositi" magnetici sono stati localizzati nel sistema nervoso ed in quello linfatico;

10 - Destabilizzazione e interruzione nella produzione di ormoni e nel mantenimento dell'equilibrio ormonale in maschi e femmine;

11 - Livelli nettamente più elevati di disturbo delle onde cerebrali in alpha, theta, delta;

12 - Come conseguenza del suddetto disturbo sono stati notati effetti psichici negativi, tra cui riduzione della memoria e della capacità di concentrazione, soppressione della soglia emotiva, decelerazione di processi intellettivi, e interruzioni del sonno, in una percentuale maggiore rispetto ad individui non sottoposti continuativamente agli effetti di campo emissivo di apparecchi a microonde, che siano per fini di cottura o di trasmissione dati (v. correlati).

Quanto più si usa il forno a microonde, tanto peggiore diventa lo stato nutrizionale, e più elevate diventano le possibilità di contrarre patologie che indurranno ad assumere farmaci, i quali - naturalmente - creeranno altri squilibri, avviando così una pericolosa spirale discendente.

Di tutte le sostanze naturali - che sono polari - l'ossigeno delle molecole d'acqua è quella che reagisce più sensibilmente. E' in questo modo che viene generato il calore per la cottura a microonde. Le radiazioni colpiscono con violenza le molecole d'acqua producendo un attrito. La struttura ne risulta lacerata, e le molecole vengono deformate attraverso la forza, denominata isomeria strutturale, risultando così compromesse in termini di qualità.

Il procedimento è opposto al riscaldamento dei cibi convenzionale in cui il trasferimento del calore avviene dall'esterno all'interno di una pietanza. La cottura con microonde inizia all'interno delle cellule e molecole in cui è presente acqua e dove l'energia viene trasformata in calore mediante attrito.

Quanto segue è la sintesi dei riscontri ottenuti da una serie di ricerche russe pubblicate dalla Atlantis Raising Educational Center di Portland, Oregon:

Le carni cotte a microonde sviluppano d-Nitrosodienthanolamines, noto cancerogeno.

Nel latte e cereali cotti a microonde avviene la conversione di alcuni aminoacidi in sostanze cancerogene.

La frutta scongelata al microonde converte le su frazioni glucoside e galattoside in sostanze cancerogene.

L'esposizione di verdure crude, cotte o surgelate alle microonde provoca la conversione di alcaloidi vegetali in sostanze cancerogene, tra cui radicali liberi, in particolare in ortaggi a radici.
I ricercatori russi hanno poi riscontrato una netta accelerazione del degrado strutturale dei cibi che porta ad un valore nutrizionale abbattuto dal 60 al 90% in tutti gli alimenti testati.

Tra i cambiamenti osservati si registrano lo scadimento della bio-disponibilità delle vitamine del complesso B, C, E, minerali essenziali e fattori lipotropi in tutti gli alimenti testati, e vari tipi elementi danneggiati in molte sostanze vegetali, ad esempio alcaloidi, glucosidi, galattosidi e nitrilosidi.

Secondo il Dr. Lee si riscontrano cambiamenti ematochimici tra i consumatori di alimenti scaldati al microonde. Tali sintomi possono essere facilmente causati dalle cause riportate di seguito.

- Disturbi linfatici, con conseguente diminuzione della capacità di prevenire alcuni tipi di tumori.
- Incremento del tasso di formazione di cellula cancerosa nel sangue.
- Maggiori probabilità di tumori allo stomaco ed intestino.
- Tassi più elevati di disturbi digestivi e degenerazione dell'apparato d'evacuazione.
- Decremento delle qualità nutritive dei cibi, tra cui: diminuzione della biodisponibilità [capacità del corpo di utilizzare il nutrimento] di vitamine del complesso B, C, E, minerali essenziali e lipotropi in tutti gli alimenti; perdita del 60-90% del contenuto del campo energetico vitale di tutti gli alimenti testati; riduzione del comportamento metabolico e della efficienza nel processo di integrazione degli alcaloidi [elementi a base di azoto organico], glucosidi, galattosidi e nitrilosidi; distruzione del valore nutritivo delle nucleoproteine ​​nella carne; marcata accelerazione della disintegrazione strutturale di tutti gli alimenti.

Come riscaldare il cibo in modo sano

In realtà di tratta di un'espressione impropria, dal momento che - escludendo forse la disidratazione - non esiste alcun modo di riscaldare il cibo e mantenere intatto il suo valore strutturale e nutrizionale. Tuttavia un blando riscaldamento in una padella di ferro su un fornello è una alternativa decisamente più sana rispetto al bombardamento delle sue molecole mediante microonde. Insomma il vecchio sistema che usavano i nostri nonni.

Sforzarsi di inserire nella dieta almeno un 50% di cibi crudi sarebbe un enorme passo nella giusta direzione. Mia madre diceva che se il cibo proviene da un pacchetto o deve essere riscaldato per essere mangiato, c'è un'ottima possibilità che sia a basso contenuto nutritivo. In linea di massima aveva ragione, ed è un consiglio da tenere a mente quando ci si avventura nei corridoi di un supermercato.

eutimes.net 
http://hungerforhealth.com/?p=206
Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Prevent Disease
Link diretto:
http://preventdisease.com/news/14/072314_12-Facts-About-Microwaves-Should-Terminate-Their-Use.shtml

Fonte: www.anticorpi.info

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.com/

domenica 19 agosto 2018

avete idea di cos’era l’Italia, quando aveva la Montedison?

Probabilmente ci sarebbero un milione di posti lavoro in più in Italia, se non fosse stata “suicidata” la Montedison di Raul Gardini. Era il primo gruppo industriale privato italiano, ricorda Mitt Dolcino: la Fiat, all’epoca, era ben lontana dalle vette dei grandi gruppi di Stato come Eni, Stet (Telecom), Enel e forse la stessa Sme (agroindustriale). «Oggi che si è insediato il primo governo eletto non a seguito di influenze esterne – inclusa l’ingerenza della magistratura (ossia Tangentopoli) – dobbiamo ragionare freddamente su cosa successe veramente con Raul Gardini», scrive Dolcino su “Scenari Economici”. «La situazione oggi è talmente grave che qui ci giochiamo l’italianità». Infatti non è un caso – aggiunge l’analista – che Montedison alla fine fu conquistata e spolpata proprio dai francesi, guardacaso gli stessi che, secondo il giudice Rosario Priore, attentarono alla sovranità italiana durante “l’incidente” di Ustica, e che oggi «sembrano distribuire la Legion d’Onore ad ogni notabile italiano che va contro gli interessi del Belpaese». Caduto il Muro di Berlino, di fatto, l’Italia perse la protezione degli Usa. «E l’Europa, la stessa che oggi ci bastona, organizzò il banchetto dato dalle privatizzazioni italiane a saldo (con Draghi, che casualmente fece una fulgida carriera, ad organizzare il piano sul Britannia)».
Oggi come allora, per impossessarsi dei beni pregiati del paese, secondo Dolcino vengono utilizzati «pochi cooptati locali, foraggiati con carriere e soldi affinché tradiscano gli interessi nazionali». Impressionante l’elenco delle privatizzazioni – Raul Gardinirecord mondiale – realizzate dall’Italia negli anni ‘90, quando tra Bankitalia e Palazzo Chigi si alternarono Draghi, Ciampi, Prodi, Amato e D’Alema. Motta e Alemagna finite a Nestlè, Gs a Carrefour, Telecom alla famiglia Agnelli (poi a Pirelli e Benetton, quindi a Telefonica). Benetton acquisì anche Autogrill e Autostrade per l’Italia, mentre finirono privatizzate al 70% sia Eni che Enel. Quindi la finanza: il Credito Italiano al gruppo Unicredit, Bnl a Bnp Paribas, la Banca Commerciale Italiana a Intesa Sanpaolo, senza contare il Banco di Roma (Unicredit) e l’Imi (Intesa). Idem l’industria: l’Alfa Romeo alla Fiat e Finsider all’Ilva, mentre lo Stato (gruppo Iri) ha ceduto ad aziende private il 70% di Finmeccanica. Sempre per un obietto che Dolcino considera di fatto neo-coloniale, l’Italia è diventata il laboratorio anticipatore di importanti, sinistri trend futuri: «Dalla strategia della tensione (pensate che oggi gli attentati “islamici” e affini nel mondo occidentale vengono riferiti della stampa specializzata utilizzando un nome che in Italia conosciamo bene, Gladio II) all’uso distorto della magistratura per fini politici, che oggi vediamo negli Usa contro Trump».
Di mezzo c’è stato anche il berlusconismo, «con un businessman non-politico diventato capo del governo», nonché la trattativa Stato-mafia, «con la mafia (italoamericana) che avrebbe voluto sostituirsi con George Bush al potere alla rappresentanza ufficiale Usa in un’Italia in via di smantellamento post-caduta del Muro». Ma anche i cosiddetti populismi di oggi sono ormai “made in Italy”, dato che il nostro è il primo paese europeo «dove guardacaso è arrivato al potere un governo in gran parte slegato dagli interessi tradizionali, oltre che davvero vicino alle esigenze di una cittadinanza giunta ormai allo stremo». Per Dolcino, in ogni caso, il discrimine emblematico tra l’Italia prospera e relativamente sovrana della Prima Repubblica e la post-Italia “euroschiava” della Seconda resta la morte di Raul Gardini, frettolosamente archiviata come suicidio. Fu invece omicidio, secondo il magistrato Mario Almerighi, autore del saggio “Suicidi”, edito dall’università La Mario AlmerighiSapienza. Se il patron della Montedison non fosse stato assassinato, scrive Dolcino, evocando un’altra morte in apparenza accidentale, quella di Enrico Mattei, oggi l’Italia sarebbe un paese molto più forte.
Da capogiro la ricognizione che Dolcino compie sull’allora pianeta Montedison, vera e propria galassia industriale di prima grandezza a livello mondiale. Probabilmente, scrive l’analista, oggi Montedison sarebbe ancora il leader agroindustriale europeo, con Eridania Beghin Say accanto al gruppo Ferruzzi, leader mondiale nella soia. Montedison sarebbe anche un attore primario nel settore cemento grazie a Calcestruzzi, un leader petrolifero verde con il biodiesel Enimont e un protagonista nell’industria della plastica e della chimica: ad esempio con Ausimont, produttrice di fluoro, e con Himont, attuale leader mondiale del polipropilene, “erede” del Premio Nobel Giulio Natta. E non è tutto: la stessa Montedison sarebbe un rilevante produttore di medicinali (Carlo Erba, Farmitalia, Antibioticos), un leader europeo nei fertilizzanti (Agrimont) e un leader mondiale nella bio-plastica (Novamont). Ancora: il gruppo che fu di Gardini sarebbe un primario attore della cantieristica (grazie all’expertise del Moro di Venezia), un grande operatore telefonico (EdisonTel), un protagomnista del settore elettrico e del gas (Edison), un primario operatore assicurativo (La Fondiaria) e dei servizi finanziari (Agos) e infine un leader europeo nelle fibre sintetiche (Montefibre).
«Un colosso in grado di occupare circa un milione di persone con l’indotto». Invece fu svenduto, a partire dalla morte del “Contadino” e al coma pluriannuale che ne seguì: «Uccisero la “testa” e lasciarono un bellissimo aereo senza pilota, affinché si schiantasse e fosse venduto a prezzo di saldo – grazie ad una tangente percepita da un magistrato di Milano – a quelli che facilmente organizzarono la morte di Gardini». Chi ha perso, in tutto questo scempio immane, «sono i lavoratori italiani, oltre allo Stato in termini di tasse», scrive Dolcino. «Le aziende vendute dai “pontieri” italiani cooptati che organizzarono l’acquisto di Montedison», ossia il gruppo Fiat, «furono di norma sfasciate, ad eccezione di Edison che venne conquistata e riempita di manager di Stato francesi, visto che Edf di fatto rappresenta il ministero della difesa d’oltralpe». In sostanza: «Vennero bruciati occupazione e utili in Italia, a favore di valore portato all’estero». Vale anche per Edison, il cui cuore – ossia il trading Gardini con Gianni Agnelli– è stato spostato tra Parigi e Londra. Che fare? «La verità è che prima di tutto bisogna mettere in sicurezza il sistema da altri attacchi esterni», sottolinea Dolcino, pensando alla decapitazione di Montedison, pilotata a colpi di tangenti.
Lo stesso Dolcino ricorda che l’azienda «fallì in modo non dovuto – e dunque venne acquisita dai francesi – grazie ad una tangente pagata ad un giudice e a sua moglie, che mai risposero civilmente per i danni civili arrecati». Il giudice era Diego Curtò, marito di Antonia Di Pietro. Una volta in carcere, ammise di aver interferito nella crisi Enimont grazie a montagne di soldi che gli furono versati su conti svizzeri e panamensi. Una tangente «la cui genesi mai è stata ben spiegata», osserva Dolcino: «Forse bisognava solo guardare al lato di coloro che poi hanno acquisito il gruppo». Al momento della “resa” alla Francia, scrive Dolcino, il famoso pm di Mani Pulite e il capo dei legali di Edf «avevano lo stesso cognome ed erano cugini: un caso del destino che fa pensare». Per questo, sempre Dolcino ritiene «impellente» la riforma della magistratura italiana, «non tanto per difendere Berlusconi o i politici in genere, quanto per preservare il paese nella sua interezza». Operazione forse finalmente possibile oggi, visto che «abbiamo l’occasione di poter discutere con il dominus Usa una riallocazione delle sfere di influenza – Davigoin forza della sfida mossa a Washington dall’Ue franco-tedesca per sostituirsi al dominus americano nel Vecchio Continente». Uno scontro tellurico tra Usa ed Europa «come non succedeva dai tempi della guerra fredda».
Stop, dice Dolcino, alla magistratura che fa politica, lasciando che si usino le indagini «come macchina del fango per rovinare chi non si riesce a incriminare». Dolcino cita gli auspici di Govanni Falcone e Giuseppe Pignatone, nel dare il benvenuto al giudice Davigo in funzioni di governo: «Sono certo che capirà l’urgenza dei correttivi». Messo in sicurezza il sistema, sarà urgente fare occupazione, con utili e tasse riportate in Italia. «In particolare bisognerà creare un ambiente consono alla crescita delle imprese, abbassando le tasse». Servono anche decise spallate, «ad esempio facendo rientrare le aziende che hanno (forzatamente) delocalizzato in paesi Ue». Pragmatismo: «Meglio prendere solo il 7% di tasse dalle aziende che rientrano dal Lussemburgo, creando indotto locale, che non prendere nulla». Avvertenza: «La speranza del rientro dei cervelli senza il rientro delle aziende è un’utopia che solo la sinistra più becera e corrotta può alimentare». Serve un’alta scuola statale di amministrazione, come quella francese. E serve una diga per proteggere le aziende rimaste dal rischio-acquisizioni. Occorre un fondo statale per le piccole e medie imprese, e un sistema universitario per la promozione dei brevetti, in tandem con le aziende. «A voler fare cose serie – conclude Dolcino – l’Italia non ha paura di nessuno, basta volerlo. Siamo ancora capaci di esprimere grandi competenze», anche se i veri leader dell’italianità – come Gardini – sono stati uccisi. Rinascere è possibile, «ma dobbiamo crederci: oggi forse è l’ultima occasione».

fonte: http://www.libreidee.org/

martedì 14 agosto 2018

la strage delle Fonderie Riunite di Modena


L'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena fu una strage che avvenne il 9 gennaio del 1950. Quel giorno, per impedire l'occupazione della fabbrica da parte dei manifestanti, gli agenti delle forze dell'ordine spararono sulla folla uccidendo 6 persone e ferendone oltre 200. Non è possibile comprendere questo evento senza calarci nell'atmosfera che si viveva, a Modena come in altre città, nei mesi successivi la fine del secondo conflitto mondiale.
Tra il 1947 e la fine del 1949 a Modena furono arrestati quasi 500 persone per vicende legate alla lotta di liberazione. Nello stesso periodo oltre 3000 braccianti furono denunciati per l'occupazione delle terre. L'atmosfera si riscaldò ulteriormente quando gli industriali decisero di aumentare la produzione, al fine di esportare i beni, riducendo il salario degli operai. Le manifestazioni di protesta ebbero come epilogo il licenziamento dei lavoratori legati ai sindacati e ai partiti della sinistra italiana. Gli industriali, per indebolire il potere dei sindacati, introdussero una elevata disparità salariale, legando le retribuzioni all'effettiva produzione. Nel gennaio del 1949 si svolse, sempre a Modena, una manifestazione contro le serrate delle imprese. Quando il segretario nazionale della Cgil finì il discorso si scatenò un violentissimo scontro tra manifestanti e forze dell'ordine. L'ultimo tassello che dobbiamo inserire è rappresentato dalla massiccia presenza della Polizia di Stato ai cancelli delle fabbriche. Gli industriali, per evitare picchetti, chiesero la collaborazione delle forze dell'ordine, che dovettero intervenire oltre 180 volte in due anni.


In questo ambiente, decisamente surriscaldato, avvenne la strage delle Fonderie Riunite di Modena.
Alla fine del 1949 il proprietario dell'azienda, Adolfo Orsi, decise di licenziare tutti i suoi dipendenti, oltre 500, per poter riassumere solo le persone che non erano iscritte ai sindacati, o ai partiti di sinistra. Orsi decise inoltre di effettuare una serrata di un mese, di abolire ogni bacheca sindacale o partitica all'interno dell'azienda, di discriminare le donne chiudendo le stanze dove le operaie potevano allattare i figli ed addebitare il costo della mensa in busta paga. I sindacati non poterono restare inermi e decisero uno sciopero generale per il 9 gennaio del 1950. La Questura di Modena decise di negare l'utilizzo di qualsiasi piazza ai manifestanti.


Ora iniziano i problemi di ricostruzione della vicenda, poiché le fonti sono discordanti su alcuni punti. Sicuramente la delegazione parlamentare, insieme a quella sindacale, ricevuta dal Questore della città, non ottenne l'utilizzo della piazza per la manifestazione. Nei giorni precedenti quel terribile 9 gennaio oltre 1500 rappresentanti delle forze dell'ordine confluirono in città per presidiare le Fonderie Riunite. Alcuni di essi si appostarono sul tetto della fabbrica per gestire la meglio l'ordine pubblico. Malgrado il divieto di utilizzare la piazza, gli operai decisero di effettuare comunque lo sciopero.
Lottavano per un lavoro, per sé stessi, per le proprie famiglie. Lottavano per dare un futuro diverso ai propri figli. La mattina del 9 gennaio 1950 spuntarono le mitragliatrici dal tetto della fabbrica. I dimostranti non occuparono la linea ferroviaria che tagliava in due la città, separando la fabbrica dal centro della città. La ferrovia divenne il limite invalicabile, quello da non oltrepassare per non scatenare la reazione delle forze dell'ordine. Verso le 10 del mattino un esiguo numero di operai decise di avvicinarsi ai cancelli della fabbrica.


All'improvviso un carabiniere sparò un colpo di pistola all'indirizzo di un operaio, Angelo Appiani, che morì sul colpo. Seguendo l'esempio del rappresentante delle forze dell'ordine, i colleghi appostati sul tetto aprirono il fuoco con le mitragliatrici in direzione dei lavoratori che si trovavano nelle vicinanze del passaggio a livello chiuso, poiché si attendeva il transito di un treno. Due persone morirono sul colpo, Arturo Malagoli e Arturo Chiappelli. Molti operai riportarono ferite. Secondo alcune ricostruzioni si assistette a comportamenti criminali da parte dei rappresentati dello stato. In via Santa Caterina un operaio fu circondato dai carabinieri. Roberto Rovatti, questo era il suo nome, fu ucciso con i calci dei fucili. In via Ciro Menotti si presentò un blindato che aprì il fuoco sulla folla. Cadde un lavoratore, Ennio Garagnani il suo nome. Verso mezzogiorno un altro lavoratore, Renzo Bersani, fu ucciso dai carabinieri mentre attraversava a piedi l'incrocio posto alla fine di via Ciro Menotti. Alla fine della giornata si contarono 6 morti e moltissimi feriti: secondo le cifre ufficiali furono 15, secondo i manifestanti oltre 200.
Come si spiega questa incredibile discordanza nei numeri?
Facile presumere che molti operai feriti non si presentarono negli ospedali per paura di essere arrestati e successivamente discriminati nelle rispettive fabbriche.


Le reazioni da parte degli organi di stampa furono durissime. L'Avanti! Titolò “Affoga nel sangue il governo del 18 aprile”, scrivendo che l'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena era il più brutale massacro dalla fine della guerra.
L'Unità titolò “Tutta l'Italia si leva contro il nuovo eccidio”.
La piazza rispose come doveva. A Roma accorsero oltre 100.000 manifestanti per confortare i colleghi di Modena. In tutte le grandi città italiane furono organizzate proteste e scioperi. Anche la politica non si risparmiò. La deputata modenese Gina Borellini lanciò le fotografie degli operai morti in faccia al presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Il gesto della Borellini fu compiuto con grande fatica poiché era amputata ad una gamba. Possiamo immaginare la forza con la quale discese dal suo banco per affacciarsi a quelli riservati ai rappresentanti del Governo in carica.
Una voce fuori dal coro, come spesso accadeva, fu quella del padre di Peppone e Don Camillo: Giovannino Guareschi. Sul giornale Il Candido del 22 gennaio del 1950 sostenne la tesi del complotto comunista con le seguenti parole: “Il concentramento rapido di grandi masse reclutate nelle campagne da parte dei trinariciuti ai quali faceva comodo qualche morto per alimentare il già innato odio del proletariato contro le Forze dell'Ordine e quindi contro il Governo”.


Guareschi si spinse oltre scrivendo che “pur essendo la Polizia perfettamente al corrente che i rossi preparavano un'azione in grande stile, quindicimila o ventimila trinariciuti hanno potuto tranquillamente radunarsi e compiere la loro azione di forza”Rincarò ulteriormente la dose: “L’impeto col quale la massa si è lanciata contro l'esiguo presidio di polizia è stato selvaggio e se i tutori dell’ordine avessero perso la testa (come qualche giornalista indipendente purtroppo ha scritto) ne sarebbe uscito uno spaventoso macello. Gli uomini della Polizia, dopo aver tentato invano di fermare la marcia della mandria scatenata, aggrediti e percossi, per non essere sopraffatti e maciullati hanno dovuto sparare. La colpa è di chi ha organizzato la Marcia su Modena e di chi non ha avuto il buonsenso di stroncarla prima che le colonne provenienti dai paesi arrivassero a riunirsi in città”.
Il termine trinariciuto era un epiteto spregiativo coniato da Guareschi per gli iscritti al partito comunista a causa della loro credulità e sudditanza nei confronti delle direttive del partito. Essendo diversi, quasi di un altro mondo, li raffigurò con tre narici.
Le comunicazioni ufficiali del Ministero parlarono di un “assalto ai reparti di Polizia” e di “reiterata disobbedienza all'ordine legittimamente impartito di disperdersi”.
Il giorno 11 gennaio si svolsero i solenni funerali delle vittime dell'eccidio alla presenza di oltre 300.000 persone.


Nel processo tutti e 34 i lavoratori arrestati furono assolti con formula piena per non aver commesso il fatto. I funzionari di Polizia furono condannati per l'uso troppo frettoloso delle armi. Lo Stato risarcì le famiglie delle vittime di Modena.
Pochi giorni dopo l'eccidio delle Fonderie Riunite, in prefettura, fu trovato l'accordo per la riapertura della fabbrica. Nessun operaio fu licenziato. Unica condizione posta dall'azienda fu quella della gradualità nella riammissione al lavoro di tutti i dipendenti.
Il popolo chiedeva lavoro.
Lo stato rispose con il piombo.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia 

La Gazzetta di Modena, Modena: l’eccidio alle Fonderie: un colpo di pistola poi la mitragliatrice sulla folla, 8 gennaio 2018 

La Gazzetta di Modena, Un film racconta Gina Borellini donna coraggiosa, 19 febbraio 2018 

Gianmarco Calore, Modena 9 gennaio 1950: l'eccidio delle Fonderie Riunite, su Polizia nella storia, 31 maggio del 2015 

Lorenzo Bertucelli, All'alba della repubblica. Modena 9 gennaio 1950. L'eccidio delle Fonderie Riunite, Edizioni Unicopli, 2012 

Lorenzo Bertucelli, Sindacato e conflitto operaio. Le Fonderie Riunite di Modena e il 9 gennaio 1950, in Rassegna di storia contemporanea, nº2, 1996 

Eliseo Ferrari, Le Fonderie Riunite di Modena, Roma, Editrice Sindacale Italiana, 1974 

Eliseo Ferrari, Un filo rosso per il lavoro: da quel 9 gennaio 1950, 2ª ed., Modena, il Fiorino, 1997 

Francesco Tinelli, Era il vento, non era la folla: Eccidio di Modena, 9 gennaio 1950, Bébert Edizioni, 2015

Consiglio l'ascolto della canzone "La strage delle fonderie" del gruppo musicale Modena City Ramblers, cui va il mio personale ringraziamento per aver ricordato questo triste evento.

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

domenica 12 agosto 2018

la teoria Gender e l'essere umano ideale

Paolo Franceschetti

Sommario. 

1. Premessa. La teoria Gender. 2. L'origine della teoria. 3. Le ricadute pratiche. 4. L'applicazione della teoria e la realtà dei fatti. 5. A cosa serve l'introduzione della teoria Gender. 6. Conclusioni e possibili ipotesi di soluzione

1. Premessa. La teoria Gender.

Di recente, su impulso della comunità europea, che impone (giustamente) di abolire gradatamente le differenze di genere tra uomo e donna, in Italia la riforma della scuola ha obbligato gli istituti a conformarsi alle direttive educative imposte dalla cosiddetta “teoria Gender”. Il termine nasce nel mondo anglosassone, dove per “Gender theory” si allude a tutti quegli studi, corposi, che analizzano la differenza tra maschi e femmine. In Italia il termine è utilizzato per indicare una sorta di nuovo orientamento politico sociale, che vorrebbe introdurre nelle scuole l’educazione alla diversità e al rispetto del diverso.

Quando sentii parlare di questa teoria e della sua diffusione nelle scuole, lì per lì pensai ad una bufala perché veniva proposta come una specie di invito esplicito alla masturbazione e all’omosessualità anche per i bambini delle elementari e dell’asilo. Mi pareva quindi una di quelle bufale che corre su internet per creare casino nel mondo complottista e poter un giorno mettere il bavaglio alla rete dicendo: “purtroppo in rete c’è molta disinformazione (come se sui media tradizionali non ce ne fosse) ed è quindi opportuno regolamentare internet”...


A un certo punto mi sono accorto che, nonostante si tratti di una questione molto seria, ad un primo approccio non ci si capisce nulla e approfondire è quasi impossibile.
Gli omosessuali talvolta portano l’ideologia Gender come una bandiera di libertà; i tradizionalisti sono contro, in alcuni casi ci sono stati veri e propri scontri fisici tra gruppi opposti pro/contro Gender. Il ministro dell’istruzione ha negato che sia stata introdotta la teoria Gender, ma genitori e spesso professori o presidi si sono rivoltati contro questa parte della riforma scolastica introdotta da Renzi.

E’ un passo in avanti, dicono i progressisti, il traguardo del rispetto delle diversità è vicino. Allora da questo punto di vista pare una cosa positiva.

E’ un passo indietro, dicono i conservatori, perché con questa teoria si vorrebbe far diventare l’omosessualità una cosa normale e si vorrebbe far masturbare i figli nelle scuole. In effetti se fosse così avrebbero allora ragione i cattolici.

Chi guarda superficialmente la cosa, quindi, potrebbe credere che tutta la questione si riduca ad un problema pro o contro l’omosessualità; oppure tra sinistra progressista e un vaticano conservatore.

Sono quindi andato a vedermi i documenti, per capire l’origine di questa teoria, e come sia potuto avvenire che addirittura il governo abbia potuto stampare dei libretti da distribuire in tutte le scuole, ispirati alla ideologia Gender creando ovviamente contrasti, lotte, diatribe, ecc.. In questi opuscoli, poi ritirati dopo una furibonda battaglia parlamentare, il governo Letta invitava gli insegnanti a educare alla diversità, introducendo esempi in ogni materia che prescindessero dai consueti stereotipi dell’uomo e della donna (uno degli esempi clou fu il quesito di matematica: Rosa e i suoi due papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?).

La necessità di approfondire la questione mi è venuta quando ho letto che il ministro dell’istruzione minacciava querele contro chi osasse sostenere che la riforma Renzi introducesse la teoria Gender.

A quel punto, ben sapendo che se un ministro arriva a dire una cosa del genere allora probabilmente la cosa è vera, ma stupito dal fatto che la questione prendesse certi toni drammatici, ho deciso di farmene un’idea personale.

2. L’origine della teoria.

La teoria Gender prende le mosse da alcuni studi, indubitabilmente corretti. Si parte dal presupposto, giusto, che maschio e femmina sia una sorta di costrizione sociale, di vestito, cucito addosso agli individui, per tutta la vita costretti a recitare i loro ruoli anche quando non se li sentono.

Tale premessa è incontestabile. Tra i poli opposti del macho e della femmina debole tutta casa e cucina c’è una sfumatura di colori che vanno dall’omosessuale, al transessuale, all’ermafrodito, e poi ci sono i maschi a cui piacciono le cose tradizionalmente da donna (come il mio amico Maurizio, che fa il supermacho superscopatore, ma in privato mi confessa che gli piacciono le gonne e i vestiti femminili e quando è solo si veste con le scarpe coi tacchi della moglie), e le donne a cui piacciono le cose tradizionalmente da uomo (come la mia amica Ambra, a cui domandi “cosa facciamo stasera?” e lei “andiamo a tirare col fucile?” e fa cento colpi e cento centri, una cosa mai vista in vita mia).
Gli studi di Margareth Mead, agli inizi del secolo, dimostrarono inequivocabilmente che una società poteva basarsi su una ripartizione dei ruoli completamente differenti, e ciò era comprovato dalle società tribali delle isole dell’Oceania che la studiosa ebbe modo di visitare, dove le donne andavano a caccia e si comportavano “rudemente” e gli uomini badavano alla casa ed avevano comportamenti frivoli, stavano molto attenti alle loro acconciature, alla bellezza, ecc.

La rigida divisione tra sessi che per secoli ha dominato la società ha portato, e porta tuttora a degli squilibri.
Una donna che senta la necessità di fare carriera nel mondo degli affari e dia poca importanza al rapporto sentimentale è vista come “poco femminile” e talvolta temuta dagli uomini. Un uomo che senta la vocazione di fare il casalingo e di farsi mantenere da una donna senza andare a lavorare è visto con sospetto, come un parassita nullafacente. L’uomo che va con molte donne è guardato con ammirazione, e viene giudicato bonariamente dagli amici come uno un po’ irruento e con una sessualità esuberante; la donna che ha molti uomini contemporaneamente è quasi sempre una troia.
Insomma, la divisione in sessi ha penalizzato da sempre non solo la donna, come si sente dire comunemente, ma anche l’uomo, ove non gradisse del tutto l’abito che la società è sempre stata pronta a confezionargli addosso.

Non parliamo poi delle problematiche che sorgono se una persona vuole cambiare sesso, o se durante il matrimonio scopre di avere tendenze omosessuali.
La teoria Gender vuole porre rimedio a questo stato di cose, introducendo una nuova mentalità, rispettosa delle differenze individuali, per educare la popolazione a una nuova concezione della sessualità e delle differenze di genere.

Fin qui la premessa è ineccepibile, lodevole, e da salutare come una ventata di novità.
Tale teoria postula un meraviglioso mondo, dove l'uomo che voglia andare in giro con i tacchi a spillo e il rossetto venga rispettato, così come venga rispettata una donna che si metta a ruttare e fare a braccio di ferro bestemmiando al bar, ove sia assolutamente normale l'accettazione della diversità in tutte le sue forme, e l'essere umano sia rispettato sino al punto da fargli cambiare sesso come e quando vuole, dove nessun trauma arrivi ad un bambino che sia allevato da due papà o due mamme, perché la salute psichica del bambino si misurerà in funzione dell'affetto e degli insegnamenti che riceve e non dal fatto che abbia necessariamente un padre maschio e una mamma femmina.


3. Le ricadute pratiche.

Per capire bene l’impatto delle teorie Gender sull’educazione scolastica bisogna leggersi il pallosissimo documento “Standard per l’educazione sessuale in Europa”, commissionato dall’OMS, al fine di capire cosa si vuole fare dal punto di vista operativo nelle scuole. Occorre verificare cioè in che modo questa teoria e questi studi debbano essere applicati nella realtà prima di poter dare un giudizio.

Il documento per decine di pagine ribadisce l’ovvio (la necessità di dare una corretta educazione sessuale ai giovani, la necessità di educarli al rispetto del diverso).
A quel punto uno si domanda: ma dove sta lo scandalo? Sarà mica che hanno ragione quelli che vogliono bollare di tradizionalismo e fascismo i detrattori della Gender?

Pagine e pagine di teorie meravigliose, di amore, rispetto, comprensione, attenzione ai bisogni del bambino. Leggendo le prime pagine viene quasi da pensare che il documento sia stato redatto da qualche maestro ispirato, o da qualche illuminato in contatto con mondi superiore, tanto è meravigliosa la società che propongono.
Basti dire che la maggior parte sono direttive condivisibili, meravigliose, amorevoli… in una parola direi “stupende”, praticamente le linee guida che tutti nel mondo attendevano al fine di crescere degli esseri umani consapevoli, rispettosi, amorevoli verso il prossimo e verso se stessi. E viene da dire: "è fatta. Dopo l'introduzione di queste linee guida, il mondo cambierà definitivamente e diventerà un oasi di pace e amore".

Il bello viene da pag. 37 in poi, dove ci sono le direttive sintetiche che gli insegnanti di educazione sessuale dovrebbero applicare sui bambini di varie fasce di età.
C’è la fascia da 0 a 4 anni, poi quella da 4 a 6, poi quella da 6 a 9, ecc.
Sono 144 direttive, quindi è impossibile elencarle tutte.
Il problema sorge per solo una ventina di direttive in tutto, sparse qua e là quasi innocentemente.
Si tratta di direttive dove si consigliano gli educatori sul da farsi, tra le quali prendo, come esempio quelle rivolte ai bambini da 9 a 12 anni.

L’educatore deve (cito testualmente):
- mettere il bambino in grado di: 
a) decidere se avere esperienze sessuali o no; 
b) effettuare una scelta del contraccettivo e utilizzarlo correttamente; 
c) esprimere amicizia e amore in modi diversi; d) distinguere tra la sessualità nella vita reale e quella rappresentata dai media;
- aiutare il bambino a sviluppare l’accettazione della sessualità (baciarsi, toccarsi, accarezzarsi);
- trasmettere informazioni su masturbazione, piacere e orgasmo.


Queste sono solo alcune delle 144 direttive e – lo ripeto - solo quelle per i bambini da 9 a 12 anni. Ma ovviamente ce ne sono altre in tutte le altre sezioni.

Il pensiero corre ai miei professori del liceo, quello di matematica che toccava sempre i seni alle ragazze, tranquillo dell'impunità del preside, tanto che quando fu denunciato da una ragazza fu la ragazza a dover cambiare istituto, non il professore; o al professore di storia e filosofia, che ogni lezione la incentrava sui ragazzi di quell'epoca, che secondo lui pensavano sempre al sesso, tanto che la maggior parte delle lezione se ne andava coi suoi racconti tesi a dimostrare che il sesso è peccato".

La memoria corre alle suore da cui andai a scuola alle elementari, che spesso ci massacravano di botte, dimostrando molto poco rispetto per la psiche di noi fanciulli (non tutte ovviamente, solo alcune di loro), ecc.
E mi domando che cosa avrebbero fatto se si fossero improvvisati educatori sessuali protetti dallo scudo delle direttive europee per l'educazione sessuale.


4. L’applicazione della teoria. La realtà dei fatti.

La realtà dei fatti è quindi diversa rispetto a come viene propinata dai media.

L’idea Gender è meravigliosa e auspicabile se fossimo in un mondo ideale, e se chi la dovesse applicare fosse un essere umano ideale.

Quali caratteristiche dovrebbe avere l’essere umano ideale, dal punto di vista sessuale e sentimentale?

Dovrebbe essere più o meno così:
1) essere equilibrato, centrato, e amorevole;
2) saper amare davvero l’altro e il prossimo e saperlo rispettare;
3) essersi confrontato con la propria parte omosessuale ed essersi interrogato – ove tale parte sussista – se e come viverla;
4) essere monogamo, ma per scelta, convinto che la fedeltà sia un dono che si fa all’altro per amore, e non una pretesa o un obbligo; deve cioè essere una persona sessualmente attiva, che desidera anche altre persone, ma che per amore dell’altro e senza sacrificio, decide di praticare la monogamia, contemporaneamente essendo disposto ad accettare la (eventuale) poligamia dell’altro;
5) essere uno che a fronte della scoperta dell’omosessualità del partner gli dica “ti amo, e per rispetto vorrei che tu vivessi a pieno questa tua esperienza, finché non deciderai in che ruolo collocare il nostro rapporto”;
6) essere uno che a fronte del presunto tradimento dell’altro dica “caro/a, ho scoperto che mi tradisci; è evidente che ho sbagliato in qualcosa, che non ti ho ascoltato, che non ho saputo vedere i segnali, in cosa posso fare autocritica e recuperare il rapporto di fiducia con te? Cosa provi davvero per questa persona? D’ora in avanti non tenermi nascosto nulla, va pure in vacanza col tuo amante e vediamo di unirci sempre di più”;
7) essere uno che, scoperta l’omosessualità del figlio, anziché preoccuparsi, veda questo come un’opportunità di crescere insieme e apprendere di più dalla vita e da se stessi;
8) essere uno che sia stato educato al rispetto di se stesso, e che a fronte del partner che gli vuole imporre qualcosa, dalla vacanza alle frequentazioni, dica un fermo ma amorevole no, anziché appiattirsi alle richieste per convenienza.

Se esistesse un essere umano che ha raggiunto un tale grado di consapevolezza, allora una linea guida come quella che abbiamo visto al paragrafo precedente sarebbe comunque utile per la formazione del bambino e potrebbe essere applicata correttamente.

Questo ritratto di essere umano quasi perfetto è però praticamente introvabile. La maggior parte delle coppie infatti ritiene ancora la gelosia una cosa normale e non tollera tradimenti, presunte omosessualità del partner o dei figli, ed è lontanissima dal vivere il concetto di amore vero, essendo più vicina al concetto di “possesso”.

Il problema è che tale direttiva non tiene conto di un banalissimo dato di fatto: dal punto di vista sessuale la maggior parte delle persone non solo non è affatto equilibrata e centrata, ma ha quelle che in psicologia sono considerate devianze o problemi: eiaculazione precoce, impotenza, anorgasmia, sadomasochismo, feticismo ecc. Ogni persona poi ha le sue “stranezze”, da quelle più piccole e banali, come l’eccitarsi solo in determinate condizioni ambientali, a quelle più assurde, come quelle di chi non riesce ad avere rapporti sessuali senza utilizzare particolari oggetti, o simulare situazioni varie.
Per non parlare della percentuale, altissima, di coloro che hanno delle vere e proprie perversioni criminali.

Il problema dell’ideologia Gender è, molto semplicemente, che non esiste un numero sufficiente di educatori che abbia l’equilibrio tale da poter insegnare ai bambini il rispetto di genere (altrui e proprio) per il semplice motivo che ancora non hanno raggiunto tale equilibrio in loro stessi.

Le demenziali 20 regole che ho esemplificato, imposte dalle direttive che si ispirano alla ideologia Gender, porteranno quindi a una conseguenza inevitabile nelle scuole: abusi, facilitazioni della pedofilia, e traumi vari ai bambini.

5. A cosa serve l'introduzione della teoria Gender.

A questo punto possiamo tirare le nostre conclusioni e capire meglio l’obiettivo della riforma Gender:

- l’obiettivo teorico della riforma è lodevole e teoricamente condivisibile: i bambini devono essere educati al rispetto di genere;

- la riforma conseguirà (volutamente, è il caso di dirlo) l’obiettivo opposto: aumenterà gli abusi sui minori nel lungo termine, e nel breve termine creerà la falsa contrapposizione tra progressisti e conservatori omofobi. Una riforma del genere, in mano a insegnanti e politici inconsapevoli e non in grado di gestire una problematica come quella del genere, sta producendo e produrrà sempre di più in futuro, scontri, tensioni, cause legali, ecc.: cattolici contro omosessuali; omosessuali contro eterosessuali; politici contro politici; genitori contro insegnanti; magistrati contro cittadini; in un clima in cui a risentirne e a restarne traumatizzati saranno soprattutto i bambini.

La riforma, cioè, si inquadra in quel contesto di riforme volute dal parlamento europeo in tutti i campi (economico, politico, finanziario, sociale, scolastico) per distruggere i fondamenti della società e ricostruirne una nuova basata sul NWO creando caos sociale ad ogni livello.

La tecnica è nota e ne abbiamo parlato in vari articoli e l’Europa la sta applicando un po’ ovunque.
Si parte da una premessa giusta (educare al rispetto delle diversità) e si fa una legge in parte giusta (educare i bambini alla sessualità) con qualche appiglio per ribaltare completamente il risultato e creare più caos di quanto già non ce ne sia (dando mano libera ai pedofili e ai pervertiti di poter agire liberamente nelle scuole).

I primi frutti dell’introduzione dell’ideologia Gender si vedono già.

Alcuni sindaci hanno ritirato alcuni libri ispirati all’ideologia Gender dalle scuole. Una maestra è stata denunciata da un rappresentante dell’Arcigay e linciata mediaticamente su tutti i giornali, per aver detto a scuola che l’omosessualità è una malattia (salvo poi essere scagionata dagli allievi che hanno detto “ma no… veramente ha detto tutt’altro…”) e la questione per giorni ha impazzato sui giornali come emblema del problema dell’omofobia in Italia (che solo la teoria Gender potrebbe sconfiggere).

Il Ministro dell’istruzione minaccia denunce contro coloro che sostengono che la riforma Renzi della “buona scuola” obblighi a educare sessualmente i giovani secondo le teorie Gender. La riforma, ha precisato la ministra, impone solo di educare al rispetto della diversità.
Ogni tanto nei giornali escono notizie di genitori preoccupati per i vibratori a scuola.
Una preside ha inviato una lettera al ministero per denunciare l’introduzione della teoria Gender nelle scuola, e il ministero ha mandato gli ispettori (sic!) ritenendo inaccettabile il comportamento della preside.

In una scuola sono state denunciate delle suore che, secondo quanto hanno detto i giornali, avevano fatto educazione alla masturbazione a bambini di 10 anni.
In alcuni comuni sono state fatte raccolte di firme.
La maggior parte delle notizie sono false e volutamente distorte, per poter essere interpretate come uno preferisce.
Come è falso che questa teoria sia “imposta” dall’UE; l’UE in realtà impone solo, con vari regolamenti, direttive, e indicazioni, di abolire le differenze di genere tra uomo e donna in tutti gli ambiti, il che è sacrosanto. In compenso però le teorie Gender nella scuola sono, di fatto, applicate in diversi paesi dell’UE.
Ma la situazione è di estremo caos.

Solo per fare un esempio personale, ho postato sulla mia pagina facebook un video dell’avvocato Amato, di tendenza dichiaratamente cattolica. Una ragazza omosessuale mi ha ritirato l’amicizia sentendosi profondamente ferita dal video (sue parole testuali). Un altro mi ha dato del fascista dicendo in aggiunta che probabilmente poi di nascosto vado a trans.
A riprova che non si può discutere serenamente di Gender senza creare conflitti.

Se sei contro questa nuova tendenza, sei omofobo e retrogrado. Se sei a favore, sei un pedofilo o un frocio.

6. Conclusioni e possibili soluzioni.

Dobbiamo quindi preoccuparci, gridare allo scandalo, arroccarci sulle vecchie posizioni, o sposare le teorie Gender?

Nulla di tutto ciò.

C’è invece la possibilità di trasformare la questione Gender in un’occasione favorevole per la crescita dei nostri figli e di noi stessi. Vediamo come.

Lo sfascio del sistema in cui viviamo è inevitabile, e questa ideologia porterà, col tempo, allo sfascio della famiglia tradizionale e dei valori tradizionali.

I bambini saranno spesso abusati e traumatizzati ma purtroppo, occorre dirlo, i bambini sono da sempre stati abusati e traumatizzati perché – in questo ha ragione l’ideologia Gender – l’imposizione rigida dei ruoli ha provocato da sempre una serie di problemi psicologici.

Il bambino è inoltre traumatizzato su vari fronti, non solo quello sessuale, e questo in tutte le epoche, perché la maggior parte dei genitori riversa inevitabilmente i propri disturbi personali sul bambino stesso, che fin da piccolo è costretto a subire limitazioni prive di senso, ad essere sgridato senza criterio, talvolta picchiato, è costretto a subire le urla dei genitori tra di loro, gli abbandoni, la violenza verbale e fisica che a volte sussiste nella coppia, ecc. Gli studi di Alice Miller in tal senso sono stupendi ed esemplificativi (“Il dramma del bambino dotato”, “Il bambino inascoltato”, “La fiducia tradita”, “La chiave abbandonata”, alcuni dei suoi testi chiave).

In tal senso nulla di nuovo sotto il sole dei bambini, che saranno “solo” costretti ad un ulteriore abuso oltre a quelli che quotidianamente subiscono dagli ignari genitori, spesso convinti di essere ottimi genitori.

Questa situazione di caos e ulteriore abuso, però, potrà avere effetti positivi qualora le famiglie si riapproprino del proprio ruolo, senza delegare alla scuola l’educazione dei bambini.

Se fino ad oggi a casa di sesso non se ne parlava, o se ne parlava male, oggi per arginare l’effetto traumatico della riforma Gender l’unica possibilità è che i genitori si sforzino sempre di più di dialogare con i figli, di accettare davvero le diversità e di spiegare loro che se l’insegnante si masturba in classe è solo un pervertito, non un educatore, e a fronte di un insegnante che vorrà “far provare nuove esperienze” al bambino di 9-12 anni, come da protocollo, gli si spieghi che forse, a quell’età, tali esperienze potrebbero provocarli un trauma e sarà meglio rimandarle magari a quando sarà adulto e in grado di decidere da solo quali esperienze diverse provare. 

E a fronte di un insegnante che esalterà l’omosessualità dicendo che è normale, invitando i bambini di 9 anni a farne esperienza, il genitore dirà: “sì tesoro, in effetti è normale, ma statisticamente l’80% delle persone è ancora eterosessuale, quindi direi che potrai fare queste prove più in là magari dopo i venti anni”.

Così magari, invece di portarli al doposcuola, forse sarà la volta buona che un genitore anaffettivo trovi una buona scusa per portare i figli con sé e passarci più tempo insieme.
In pratica, proprio perché la riforma Gender è arrivata nel momento in cui la famiglia si era deresponsabilizzata dal suo ruolo educativo, allora è proprio questo il momento buono affinché l’educazione sessuale dei figli venga riportata nel luogo principale dove dovrebbe essere effettuata: la famiglia.
FONTE: paolofranceschetti.blogspot.it


Farmaco blocca-pubertà: via libera con il sì dei cattolici

Nel 2013 l’ospedale Careggi di Firenze chiese il via libera per l’utilizzo di farmaci in grado d'inibire la pubertà, ma scoppiò una polemica. 

Ora il Comitato nazionale di bioetica dà l'ok all'utilizzo della triptorelina, grazie anche alla sua componente cattolica (meno un voto contrario), come fecero quegli "esperti" che abbracciarono l'eugenetica nazista. Ma basta guardare all'estero per comprendere i danni fatti da chi pensa di curare un disturbo mentale violentando il corpo dei bambini.

Il parere del Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) in risposta alla richiesta dell’AIFA del 10 aprile scorso di utilizzare «la triptorelina per il trattamento di adolescenti affetti da disforia di genere (DG)», reso noto il 23 luglio, porta la firma di medici, genetisti, giuristi e filosofi cristiani come Bruno Dallapiccola del Bambin Gesù di Roma, Francesco D’Agostino, presidente dei Giuristi Cattolici, Lucio Romano, ex presidente di Scienza & Vita, Lucetta Scarrafia, editorialista dell’Osservatore Romano, Mariapia Garavaglia, ex ministro della Sanità, i filosofi Laura Palazzani e Antonio Da Re e l’economista Massimo Sargiacomo. 

Con un solo parere contrario, quello di Assuntina Morresi, docente di Chimica-Fisica e le astensioni dei rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità.

Il CNB parla di «eticità dell’uso del farmaco triptorelina» quando «il trattamento sia limitato a casi ove gli altri interventi psichiatrici e psicoterapeutici siano risultati inefficaci». 

Di fatto si accetta così che la terapia ormonale tesa al futuro cambiamento di sesso, che può rovinare una persona a vita, figurarsi un bambino, possa essere una risposta (anche a partire dalla tenera età) ad un disagio interiore. 

Come se bloccare lo sviluppo sessuale del bambino servisse ad «una maturazione della sua consapevolezza» dato che «i cambiamenti fisici irreversibili della pubertà…possono essere fonte di estrema sofferenza».

Ovvio che per arrivare a sottoscrivere tanta menzogna si sarà insistito sul fatto che i bambini minacciano il suicidio (sebbene ad essere reali sono i suicidi fra chi ha cambiato sesso), presentando casi limite e strappalacrime. 

Resta il fatto che: dare il proprio consenso ad un documento del genere non ha scusanti per medici o scienziati, perché significa sposare un’ideologia devastante che nega l’evidenza della realtà e che mira a sovvertire la natura e la creazione. 

Niente di diverso dalla fila di esperti che seguirono l’ideologia eugenetica e ariana del regime nazista.

Fonte: www.osservatoriogender.it

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.com/