Questi gli altri passaggi nel testo approvato. Tutti, ovviamente, in favore di interessi privati:
“si assumano le necessarie iniziative per garantire un pieno ed efficace sviluppo delle reti 5G, incoraggiando l’integrazione tra fornitori e soggetti committenti di servizi innovativi al fine di consentire il pieno dispiegamento delle enormi possibilità di sviluppo che tale nuovo paradigma tecnologico offre al nostro Paese e assicurando un adeguato sostegno, anche finanziario, per accelerare tale processo;
si valuti l’opportunità di destinare maggiori risorse per le infrastrutture digitali, in particolare le reti mobili 5G, unitamente alla previsione di risorse ad hoc per il superamento del digital divide“
Bocciata la mozione per la moratoria 5G promossa con prima firmataria
 l’On. Sara Cunial, nessuna forza politica parlamentare s’è opposta 
all’idea di far schizzare l’irraggiamento del campo elettrico dagli 
attuali 6 V/m ai 61 V/m. Una nota di disappunto è stata diramata da 
Europa Verde: “Chiediamo un’accurata analisi scientifica indipendente 
circa l’innocuità della innovativa tecnologia, per scongiurare rischi 
ben più gravi per la salute della popolazione esposta“. Netto però il 
commento del medico Agostino Di Ciaula, guida del comitato scientifico 
dei medici ambientali di ISDE Italia e autore di una ricerca sui 
pericoli socio-sanitari delle radiofrequenze non ionizzanti del 5G.: “da
 tempo gli operatori hanno definito apertamente la normativa italiana un
 “limite” all’avanzamento del 5G. Ora, come previsto, arriva la proposta
 di “adeguamento” dei limiti italiani (6 V/m) “a quelli europei” (61 
V/m). Questo consentirebbe di rimuovere ogni ostacolo residuo, anche 
grazie all’ulteriore “semplificazione” delle già ridicole procedure 
autorizzatorie. Vengono ancora una volta ignorati i rischi sanitari 
dell’esposizione, i richiami internazionali alla prudenza, i vuoti della
 normativa che dovrebbe regolamentare il 5G e le difficoltà ad eseguire 
monitoraggi utili a verificare le reali esposizioni individuali in 
presenza del nuovo network. Ancora una volta si sta decidendo di far 
pendere pesantemente la bilancia delle necessità di tutela dalla parte 
dell’industria e non da quella dell’ambiente e della salute pubblica“. 
Sulla questione si era già espressa anche la scienziata Fiorella 
Belpoggi: “mantenere i limiti a 6 V/m“, aveva chiesto la direttrice dello studio dell’Istituto Ramazzini sulla cancerogenesi delle radiofrequenze. Ma già nel 2019 due diverse mozioni presentate in Parlamento
 spingevano per i 61 V/m, ora approvati in Commissione. Più elettrosmog 
per tutti, così politica e Governo vogliono. Ma a che prezzo sulla pelle
 dei cittadini?
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fonte: VOCI DALLA STRADA 

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