Il coniglio rappresenta, da sempre, un elemento di fortuna, di giovinezza e d’impeto sessuale. Tuttavia, in alcune culture l’immaginario collettivo lo raffigurava come l’esatto contrario, per questo la sua immagine era sinonimo di sfortuna o d’immane disgrazia. Nella mitologia egizia il coniglio era identificato con Osiride e rappresentava la rinascita. Per comprendere l’accostamento dovremmo analizzare il mito della morte d’Osiride.
Osiride portò la civiltà agli uomini, insegnò loro come coltivare la terra e produrre vino. Seth, fratello invidioso, decise di ucciderlo. Seth, allora, costruì una preziosa bara e la presentò durante un banchetto, nel quale annunciò che l’avrebbe regalata a chi fosse occuparla perfettamente. Diverse persone la provarono, ma nessuno di loro si adattava alle misure della bara; a questo punto Seth invitò il fratello a provarla. Nel momento in cui Osiride entrò, Seth e i cospiratori si precipitarono a sigillare il coperchio. Dopo la morte del fratello, Seth decise di fare a pezzi Osiride. Iside, moglie del dio, vagò a lungo ricercando l’amato sino a quando riuscì a trovare tutti i pezzi, con l’eccezione del pene mangiato da un pesce gatto. La moglie ricompose lo sposo e lo fece tornare alla vita. Osiride, nonostante la mancanza dell’organo sessuale, riuscirà a concepire Horus.
Spostiamoci ora nella Grecia Antica: qui il coniglio era in stretta correlazione con Hermes per la velocità e l’agilità che lo contraddistinguono. Grazie a queste caratteristiche, i greci ritenevano che i conigli fossero messaggeri di Hermes e portassero agli uomini le comunicazioni delle divinità.
Risalendo l’Europa, nello spazio e nel tempo, addentriamoci nella religiosità celtica dove il coniglio era associato ad Eostre, generalmente ritenuta una divinità germanica collegata ai vari aspetti del rinnovarsi della vita, come la primavera e la fertilità. L’accostamento con la lepre e il coniglio è legata alla rapidità con la quale si riproducono. Quest’ultima associazione è collegata alla tradizione anglosassone del coniglio di Pasqua, Easter Bunny.
Spostandoci nelle Americhe dobbiamo ricordare che la pelle del coniglio era utilizzata per decorare gli archi delle tribù native, allo scopo di dare velocità alle proprie frecce. Inoltre per i Lakota, uno dei tre gruppi in cui si articolava (e si articola tuttora) la grande alleanza Sioux, il coniglio rappresentava la fecondità presiedendo alla danza dell’amore.
Nella simbologia cristiana occidentale il coniglio rappresenta la fecondità, e con questo significato è associato alla Pasqua. Indietreggiando nel tempo dobbiamo ricordare che il coniglio era collegato alla Luna poiché ad ogni ciclo lunare il coniglio si faceva portatore di positività. Gli antichi abitanti presumevano che il cibarsi della sua carne restituisse la bellezza.
Si ricordano poche associazioni negative del coniglio nella simbologia, se non quelle di rappresentare la sfortuna per alcune popolazioni.
Alla luce di tutto questo apparirà molto strano leggere il seguito di questo articolo.
Risaliamo la linea del tempo sino al periodo in cui alcuni uomini trascorrevano la vita a trascrivere il sapere su grandi libri.
Nei manoscritti miniati medievali possiamo rinvenire immagini che, all’occhio dell’uomo moderno, possono sembrare strane e inquietanti, come gli esseri ibridi tra uomo e animale o le bestie leggendarie. La maggior parte di questi rientra nella categoria drolleries, piccole immagini decorative a margine di un manoscritto miniato molto popolari nel periodo compreso tra la metà del secolo XIII e la fine del secolo XV. Tra le tante incredibili miniature, molte raffigurano conigli che possiamo definire assassini. Il tenero animale era rappresentato nell’atto di vendicarsi dell’essere umano commettendo operazioni brutali sui contadini, sulle donne o sui bambini. In questo fantastico mondo medievale, il coniglio si trasformava da preda a predatore ai danni dell’uomo. Se nella simbologia il coniglio rappresentava la fecondità, nella vita quotidiana era sinonimo di vigliaccheria, innocenza, impotenza e sessualità passiva. Alla luce di questo appare quantomeno particolare la scelta dei monaci di utilizzare un animale la cui arma è la fuga, dopo una veloce riproduzione, per vendicarsi dell’essere umano. Provando a ragionare, seguendo questo filo logico medievale, possiamo ritenere che nei manoscritti compilati dai monaci l’immagine della vendetta del coniglio sia stata usata per mostrare la stupidità e la vigliaccheria della persona illustrata o uccisa dall’animale?
Nell’Inghilterra coeva ai manoscritti esisteva un soprannome, Stickhare, per indicare i codardi. La traduzione di stickhare dovrebbe essere lepre impalatrice.
A questo punto potremmo ammettere che la risposta potrebbe condurci sulla strada giusta, senza dimenticarci d’aggiungere la già citata vendetta poiché, nella maggior parte dei testi, si trovano illustrazioni di cacciatori che inseguono i conigli con lunghi bastoni.
Tornando alle immagini medievali, quelle che maggiormente si riscontrano attengono a conigli che partono per la guerra, armati di lance o spade, conigli che torturano uno o più essere umani, conigli che rapiscono donne o bambini e conigli in processione religiosa.
Un’altra immagine molto interessante, che unisce due animali, è quella che vede la presenza della lumaca all’interno della scena raffigurata ai margini del libro. Tra le illustrazioni rintracciabili, lumache sellate cavalcate da contadini oppure intente a combattere con i bastoni. La lumaca era rappresentazione della codardia.
Potrebbe esserci un legame tra la lumaca che attacca i contadini e le rappresentazioni di scorpioni e ratti presenti negli affreschi delle chiese italiane?
Lo scorpione e il ratto come allegoria del signore che opprime il popolo?
La lumaca medievale poteva rappresentare un antenato dell’immagine dello scorpione e dei ratti?
Lo scorpione, a differenza della lumaca, è simbolo di pericolo e paura ma al tempo stesso anche di protezione dai nemici. Per cui la rappresentazione dello stesso, all’interno degli stendardi delle casate che commissionavano gli affreschi delle chiese, potrebbe rappresentare la protezione che il signore offriva al popolo dai nemici in cambio del pagamento di un tributo?
Le differenze tra le rappresentazioni medievali dei conigli assassini e quella dello scorpione del quattrocento e cinquecento sono da ricercarsi nel fatto che la maggior parte delle raffigurazioni dei conigli, assassini o vendicatori, può rientrare nel campo delle allegorie mentre all'interno delle immagini degli scorpioni prevale il dualismo protezione – oppressione.
Fabio Casalini
fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/
Bibliografia
Rickert, Margaret, Pittura in Gran Bretagna: Il Medioevo , Penguin History of Art (ora Yale), 1954
Michelle P. Brown, Understanding Illuminated Manuscripts: A Guide to Technical Terms, 1994
Enciclopedia dei Simboli, Garzanti 1995 (Titolo originale: Knaurs Lexicon der Symbole, 1989)
Palmer Jessica, Dizionario Magico degli Animali, GMN 2002 (Titolo originale: Animal Wisdom, 2001)
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.