lunedì 25 febbraio 2013
sabato 23 febbraio 2013
Franco Basaglia, Trieste e Italo Svevo
mercoledì 20 febbraio 2013
Busi e la campagna elettorale
Il giudizio di Aldo Busi sulla campagna elettorale
Pubblicato il 20 febbraio 2013
Pubblichiamo un’intervista ad Aldo Busi apparsa oggi, mercoledì 20 febbraio, sul quotidiano on line “Affaritaliani.it”
A pochi giorno dal voto, lo scrittore Aldo Busi dice la sua sulla campagna elettorale: “Voterò di sicuro Ambrosoli per la Regione Lombardia…”. Parla di Berlusconi, Monti, Bersani, Grillo, Ingroia (dedica compresa) e della scarsa attenzione per la cultura da parte dei politici… Commenta anche le dimissioni del Papa e la propria candidatura al premio Strega con “El especialista de Barcelona” (Dalai)
Aldo Busi, domenica andrà a votare? Per chi?
“Certo che andrò a votare, esclusivamente come atto di rispetto e di speranza verso le nuove generazioni di italiani e innanzitutto di europei. Sarà un voto all’insegna della Realpolitik che non deve necessariamente incontrare il mio favore e appoggio personali. Se si esclude tutta la vecchia e nuova ferramenta italiota… Berlusconi, Lega, Casini, Grillo, che tanto mi ritroverò per obbligatoria alleanza governativa di qua o di là… voterò di sicuro Ambrosoli per la Regione Lombardia, mentre non dico chi voterò per le Politiche: nessuno se lo merita veramente e non mi va di fare da traino a una carretta appena appena meno traballante delle altre in circolo, vizioso. Se Grillo ha Casaleggio, un Bersani e un Monti che non abbiano Aldo Busi oggi hanno scarsissima credibilità circa i loro programmi anche solo d’intenti”.
Ha seguito la campagna elettorale?
“Non particolarmente, l’ho subita come tutti, troppe trame e poco ordito visibile, quasi sfilacciato apposta da patti segreti tra poli solo apparentemente opposti, aspetto che ricamo e ricamato facciano tutt’uno e si veda il disegno finale, a me forse meno imperscrutabile che agli stessi tessitori. L’unica cosa che mi ha colpito è una non recente intervista al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, una delle grandi e vere coscienze civili del Paese, che ha avuto di nuovo il potere di raggelarmi il sangue, cito a braccio: ‘Dagli anni Settanta in poi, le mafie hanno fatto studiare i loro eredi nelle più prestigiose università europee e americane e oggi sono chirurghi, banchieri, politici, poliziotti… Sono professionalmente al di sopra di ogni sospetto e al contempo sono dei veri e propri capi mafia’. Non ricordo se abbia aggiunto ‘giudici e preti’ ma ci sta, la lista delle arti & mestieri poteva andare avanti di un bel po’ per forza d’inerzia. Come scrittore immagino che l’unico colpo di vita di una mela marcia sarebbe staccarsi dal picciolo e fare autodafé. In un romanzo può succedere che un pentito non scaglioni nel tempo le sue verità a scoppio ritardato”.
Beppe Grillo sta riempiendo le piazze, e il Movimento 5 Stelle preoccupa i partiti tradizionali. Anche Dario Fo e Adriano Celentano appoggiano l’ex comico. La sua “avanzata” la preoccupa?
“Almeno quanto il crocefisso che uno di queste romantiche ugole d’antan esibiva proprio l’altro ieri fuori dalla maglietta a V, che poi è sempre la solita avvertenza riciclata dell’‘in hoc signo Vinces’ del chierichetto avvizzito che va sull’usato sicuro”.
Ancora una volta, la campagna elettorale ha rilanciato Silvio Berlusconi. Pensa che gli italiani rivoteranno l’ex premier?
“Certo che lo voteranno, perché non dovrebbero votarlo e perché stupirsene? Ma se nell’imminente conclave ci sarà qualcuno che vota persino il cardinale Mahony che ha coperto i preti pedofili statunitensi!”.
E come giudica la campagna elettorale di Bersani e del Partito Democratico?
“Di un tatticismo esasperato ed esasperante degno del ‘Cortigiano‘ di Baldassar Catsiglione, linguaggio sublime a parte. In soldoni: nessuno di loro… perché sono propri tanti… ha né l’umiltà del capo né la grandezza del gregario, da qui questa disgregazione suicidale. Chi non sa mettersi a servizio in un momento di nevralgica gravità… prossima a essere tragica in maniera greca… non è poi neppure in grado di mettersi a capotavola qualora pure gli riuscisse”.
Ha notato la “trasformazione” di Mario Monti, da leader del “governo dei tecnici” a politico a tutti gli effetti. La sua “evoluzione” convincerà gli italiani?
“Guardi, Monti meriterebbe il voto solo perché ha detto circa un paio di mesi fa che mentre Berlusconi prometteva di eliminare l’Imu, lui stava pensando di raddoppiarla a fine anno. Poi, da un punto di vista culturale e di processo di emancipazione globale del Paese, non mi rappresenta in niente e per niente, ha detto delle cose invero reazionarie sul concetto di famiglia e di diritti civili, cose che starebbero bene in bocca a un Putin o a uno dei suoi nerissimi mignon ortodossi. Insomma, Monti farebbe meglio a portare un po’ di Europa in Italia invece di portare dell’altro Vaticano in Europa. E poi vorrei ricordargli che un Primo Ministro degno di tale carica si commuove ricordando i nipotini solo se sono quelli degli altri che non mangiano a sufficienza o non hanno i soldi per la retta dell’asilo perché i loro genitori sono disoccupati e i loro nonni si sono visti decurtare la pensione di un terzo del suo valore d’acquisto in dieci anni”.
Lei ha dedicato il suo ultimo libro al magistrato Antonio Ingroia, ma non ha condiviso la sua scelta di candidarsi. La delusione resta?
“Nessuna delusione in alcun senso, non vedo con qual diritto potrei essere deluso, non ci siamo neppure mai parlati per telefono, non ho investito poi ‘sto granché sulla sua decisione. Non la condivido ma la rispetto. E’ notorio che sto aspettando la seconda ristampa de ‘El especialista de Barcelona‘ per togliere quella dedica. Del resto, lui magistrato non lo è più, non sono io che mi rimangio alcunché. Magari un giorno la ripristinerò senza qualifica, il che significherebbe per lui un trionfo assoluto. Glielo auguro. Certo dovrà meritarsela”.
In generale, la cultura trova pochissimo spazio in campagna elettorale: perché ai politici interessa così poco?
“Perché soffrono della sindrome della Bella Fighetta, ‘se scoprono che non sono del tutto un’oca giuliva poi gli uomini non mi vogliono più e le donne sono ancora più invidiose’. A me basterebbe che avessero una solida cultura del lavoro, ma per averla bisogna anche aver lavorato non in politica ma per mettere assieme il pranzo con la cena. Quanto al resto, adesso non esageriamo con le pretese intellettuali e cognitive e di conseguenza etiche dei politici italiani o il popolo degli elettori non vi si riconoscerebbe più”.
Mentre l’Italia va al voto, in Vaticano è andato in scena un momento epocale: Papa Ratzinger ha deciso di dimettersi. La sua scelta l’ha colpita?
“Be’, ha fatto pur sempre una gran bella carriera se si tiene conto che con lo Sbarco in Normandia sembrava che, aprendosi i cancelli dei campi di concentramento, alla Hitlerjugend si chiudessero in faccia tutte le porte. Ora anche le dimissioni! Come inviarsi da sé un mazzo di baccarat del porpora più divinamente sberluccicante. Un colpo di scena degno di Wanda Osiris”.
A luglio, al Ninfeo di Villa Giulia, potrebbe essere lei a venir votato, da candidato al premio Strega con il suo ultimo romanzo, “El especialista de Barcelona” (Dalai Editore), molto apprezzato dalla critica: cosa si aspetta dai giurati, gli Amici della Domenica?
“Del mero buon senso, e cioè che rendendo omaggio al dissoluto e cül alegher genius loci papa Giulio III colgano al volo l’occasione unica… e che mai più si ripresenterà con un capolavoro di pari levatura… e premino finalmente se stessi premiando me. Mi sto già guardando in giro perché per l’occasione non so ancora che scopa mettermi e dove. Ton-sur-ton e va bene, ma ton-sur-ton con che?”.
fonte: www.altriabusi.it
guerra civile spagnola
La Spagna e' fallita ed è in balia a una vera e propria guerra civile, ma nessuno ne parla!
(ANSAmed) - MADRID, 19 FEB - Non si ferma il dramma degli sgomberi coatti, in Spagna, per morosita' o insolvenza dei mutui ipotecari, che non esaurisce il debito con le banche. Una donna di 47 anni, disabile e madre di tre figli, si e' data fuoco ad Almassora (Castellon), disperata per non poter far fronte al suo debito bancario. Lo si apprende da fonti della polizia citate dai media. Innocencia Lucha combatte ora con la morte, ricoverata in ospedale con il 50% del corpo ustionato.
http://it.euronews.com/2013/02/19/spagna-si-da-fuoco-nella-banca-con-la-quale-e-in-debito/
http://it.euronews.com/2013/02/16/migliaia-di-persone-in-piazza-in-spagna-contro-gli-sfratti
http://www.lettera43.it/economia/macro/spagna-dramma-sfratti-tre-persone-si-suicidano_4367583670.htm
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Spagna-Reyal-Urbis-chiede-fallimento-travolta-mld-debiti/19-02-2013/1-A_005040030.shtml
http://www.ilsussidiario.net/News/Denaro-Lettera/2013/2/1/GEOFINANZA-Spagna-un-fallimento-e-alle-porte/359482/
http://terrarealtime.blogspot.it
http://it.euronews.com/2013/02/19/spagna-si-da-fuoco-nella-banca-con-la-quale-e-in-debito/
http://it.euronews.com/2013/02/16/migliaia-di-persone-in-piazza-in-spagna-contro-gli-sfratti
http://www.lettera43.it/economia/macro/spagna-dramma-sfratti-tre-persone-si-suicidano_4367583670.htm
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Spagna-Reyal-Urbis-chiede-fallimento-travolta-mld-debiti/19-02-2013/1-A_005040030.shtml
http://www.ilsussidiario.net/News/Denaro-Lettera/2013/2/1/GEOFINANZA-Spagna-un-fallimento-e-alle-porte/359482/
http://terrarealtime.blogspot.it
fonte: fintatolleranza.blogspot.it
martedì 19 febbraio 2013
domenica 17 febbraio 2013
giovedì 14 febbraio 2013
chiedi a Miranda
se hai fiutato una frode
se vuoi farti frate
chiedi a Miranda
è una leggenda
ti risolverà ogni faccenda
lei può, è un'entità, un bagliore
o semplicemente
una creazione del mio interiore.
Se decidi di cavalcare l'ultima onda
se senti di giungere sull'altra sponda
se stai per perdere la trebisonda
chiedi a Miranda
per la sua età veneranda
è preservata come il panda
lei può, è un'entità, un bagliore
o semplicemente
una roba uscita dalla mia contorta mente,
chiedi a Miranda
è l'alter ego della Gioconda
enigmatica, seducente e in più è bionda
lei può, è un'entità, un bagliore
o semplicemente un particolare:
non ho nulla da fare
altre barricate
non ascolta i consigli del saggio grillo
è convinto di essere un gran mandrillo
nonostante sul pene sia posto un sigillo,
fa uno squillo alla squillo
dallo spacco vertiginoso e i tacchi a spillo
senza toccare liquore è già brillo
lei lo rabbonisce emettendo uno strillo
lui si addormenta beato e tranquillo.
Barricate, ci vogliono altre barricate
sono stufa di mangiare patate
autunno, inverno, primavera, estate
non dico che non siano buone ma sappiate
che tante cose sono salate,
bisognerebbe abbatterle a colpi di karate.
Manager che sembra un gangster
gangster che sembra un manager
colleziona master acquistati sul computer,
rampante reporter, rampante speaker, rampante sprinter,
fiammante scooter, griffati boxer,
soddisfa partner, brother, sister e pure il mister
agitato come un flipper caga fuori dal water
e lo posta su Twitter, modi splatter... all together...
barricate, ci vogliono altre barricate
sono stufa di mangiare patate
autunno, inverno, primavera, estate
non dico che non siano buone ma sappiate
che tante cose sono salate,
bisognerebbe abbatterle a colpi di karate
mercoledì 13 febbraio 2013
barricate
predicò amore, uguaglianza e virtù,
predicò che nessuno deve ridurre gli altri in schiavitù,
"dai tutto quello che hai
ti prometto il regno dei cieli sempre più blu",
orsù, quanto è difficile stare in equilibrio quaggiù
il libero arbitrio ti offre il menù:
la vita ci riserva una breve gioventù, nulla più.
Sta a noi tra la ruggine che si sparge ed un colpo di tosse
valutare le giuste mosse
prima di varcare il cancello delle fosse.
Avaro caro quanto è amaro
il tuo gioco sporco, paesaggio disadorno
per chi non trova la via del ritorno,
te ne sbatti il corno, il tuo animo è porno.
Azione dopata reazione smodata
sarebbe inutile aprire un'inchiesta
per capire le ragioni per le quali si sia scatenata la tempesta
la protesta è per chi non abbassa la cresta
chi l'abbassa purtroppo perde la testa,
stanchezza della filastrocca, sparo in bocca
stanchezza della condanna attaccamento alla canna
raggiungimento dell'eterna nanna.
I potenti si ritroveranno come gli zar
a bere vodka e mangiare caviale al gran bazar
non curanti di chi ha perso acqua, cibo, luce e gas.
Avaro caro quanto è amaro
il tuo gioco sporco, paesaggio disadorno
per chi non trova la via del ritorno,
te ne sbatti il corno, il tuo animo è porno.
Azione dopata reazione smodata
Grecia collassata
La notizia di questi giorni è certamente quella delle dimissioni di Benedetto XIV, nessuno parla di un dramma che sta annientando un popolo: la Grecia è definitivamente crollata per i debiti contratti con la Bce.
I cittadini greci stanno letteralmente assaltando i supermercati, senza armi o passamontagna, si tratta persone esasperate e affamate. Gli imprenditori agricoli si sono rifiutati di distruggere tonnellate di arance e limoni, come richiesto dall’Unione Europea che intendeva mantenere i prezzi ai livelli concordati. Hanno caricato la frutta sui camion, sono andati nelle piazze e l’hanno regalata alla gente.
La multinazionale tedesca Muller si è impadronita per pochi spiccioli di decine di caseifici indebitati che producono il miglior yogurt del mondo. Gli ex proprietari hanno raccolto il prodotto settimanale, circa 40 mila vasetti e, invece di imbarcarli verso il mercato europeo della grande distribuzione, lo ha regalato ai cittadini greci davanti a scuole ed ospedali.
Purtroppo sono aumentate anche le rapine, il cui frutto viene il più delle volte spartito con i compagni di sventura. Chi viene arrestato, in carcere non gode di nessun diritto legale e viene massacrato di botte.
Il più importante economista tedesco, il prof. Hans Werner Sinn, (consigliere personale di Frau Angela Merkel) sorretto da altri 50 economisti, avvalendosi addirittura dell’appoggio di un rappresentante doc del sistema bancario europeo, Sir Moorald Choudry (il vice-presidente della Royal Bank of Sctoland, la quarta banca al mondo) hanno presentato un rapporto urgente sia al Consiglio d’Europa che alla presidenza della BCE che all’ufficio centrale della commissione bilancio e tesoro dell’Unione Europea, sostenendo che “la Grecia deve uscire, subito, temporaneamente dall’euro, svalutando la loro moneta del 20/ 30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu”.
Fonte: http://www.articolotre.com/2013/02/la-grecia-e-crollata-nel-silenzio-assoluto-i-cittadini-assaltano-i-supermercati/140141
fonte: www.nocensura.com
lunedì 11 febbraio 2013
deserto
smembramento dello stipendio
ipoteca sull'appartamento
i poveri sono numeri
i cadaveri sono numeri
ceto basso-medio dito medio
taglio allo studio
è finito il sussidio preludio all'assedio
terminata la legna
ci scalderà l'armadio
non c'è altro rimedio
martedì 5 febbraio 2013
la questione morale
a cura di ALESSANDRA COLLA alessandracolla.net Trent’anni dopo, l’intervista rilasciata da Berlinguer a Scalfari sulla delicatissima questione morale. Ho evidenziato (in rosso, ovviamente) qualche punto, che mi pare non soltanto saliente e degno di attenzione, bensì di desolante attualità. E se questo è “comunismo”, signore e signori, sono “comunista” anch’io. Intervista a Enrico Berlinguer di Eugenio Scalfari * * * La passione è finita? Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la DC: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora… Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana. È quello che io penso. Per quale motivo? I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle. E secondo lei non corrisponde alla situazione? Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo. La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane. Veniamo all’altra mia domanda, se permette, signor Segretario: dovreste aver vinto da un pezzo, se le cose stanno come lei descrive. In un certo senso, al contrario, può apparire persino straordinario che un partito come il nostro, che va così decisamente contro l’andazzo corrente, conservi tanti consensi e persino li accresca. Ma io credo di sapere a che cosa lei pensa: poiché noi dichiariamo di essere un partito “diverso” dagli altri, lei pensa che gli italiani abbiano timore di questa diversità. Sì, è così, penso proprio a questa vostra conclamata diversità. A volte ne parlate come se foste dei marziani, oppure dei missionari in terra d’infedeli: e la gente diffida. Vuole spiegarmi con chiarezza in che consiste la vostra diversità? C’è da averne paura? Qualcuno, sì, ha ragione di temerne, e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda, elencherò per punti molto semplici in che consiste il nostro essere diversi, così spero non ci sarà più margine all’equivoco. Dunque: primo, noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l’operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le sembra che debba incutere tanta paura agli italiani? Veniamo alla seconda diversità. Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata. Onorevole Berlinguer, queste cose le dicono tutti. Già, ma nessuno dei partiti governativi le fa. Noi comunisti abbiamo sessant’anni di storia alle spalle e abbiamo dimostrato di perseguirle e di farle sul serio. In galera con gli operai ci siamo stati noi; sui monti con i partigiani ci siamo stati noi; nelle borgate con i disoccupati ci siamo stati noi; con le donne, con il proletariato emarginato, con i giovani ci siamo stati noi; alla direzione di certi comuni, di certe regioni, amministrate con onestà, ci siamo stati noi. Non voi soltanto. È vero, ma noi soprattutto. E passiamo al terzo punto di diversità. Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell’economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l’iniziativa individuale sia insostituibile, che l’impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante. Ma siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell’attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee? Non trovo grandi differenze rispetto a quanto può pensare un convinto socialdemocratico europeo. Però a lei sembra un’offesa essere paragonato ad un socialdemocratico. Bè, una differenza sostanziale esiste. La socialdemocrazia (parlo di quella seria, s’intende) si è sempre molto preoccupata degli operai, dei lavoratori sindacalmente organizzati e poco o nulla degli emarginati, dei sottoproletari, delle donne. Infatti, ora che si sono esauriti gli antichi margini di uno sviluppo capitalistico che consentivano una politica socialdemocratica, ora che i problemi che io prima ricordavo sono scoppiati in tutto l’occidente capitalistico, vi sono segni di crisi anche nella socialdemocrazia tedesca e nel laburismo inglese, proprio perché i partiti socialdemocratici si trovano di fronte a realtà per essi finora ignote o da essi ignorate. Dunque, siete un partito socialista serio… …nel senso che vogliamo costruire sul serio il socialismo… Le dispiace, la preoccupa che il PSI lanci segnali verso strati borghesi della società? No, non mi preoccupa. Ceti medi, borghesia produttiva sono strati importanti del paese e i loro interessi politici ed economici, quando sono legittimi, devono essere adeguatamente difesi e rappresentati. Anche noi lo facciamo. Se questi gruppi sociali trasferiscono una parte dei loro voti verso i partiti laici e verso il PSI, abbandonando la tradizionale tutela democristiana, non c’è che da esserne soddisfatti: ma a una condizione. La condizione è che, con questi nuovi voti, il PSI e i partiti laici dimostrino di saper fare una politica e di attuare un programma che davvero siano di effettivo e profondo mutamento rispetto al passato e rispetto al presente. Se invece si trattasse di un semplice trasferimento di clientele per consolidare, sotto nuove etichette, i vecchi e attuali rapporti tra partiti e Stato, partiti e governo, partiti e società, con i deleteri modi di governare e di amministrare che ne conseguono, allora non vedo di che cosa dovremmo dirci soddisfatti noi e il paese. Secondo lei, quel mutamento di metodi e di politica c’è o no? Francamente, no. Lei forse lo vede? La gente se ne accorge? Vada in giro per la Sicilia, ad esempio: vedrà che in gran parte c’è stato un trasferimento di clientele. Non voglio affermare che sempre e dovunque sia così. Ma affermo che socialisti e socialdemocratici non hanno finora dato alcun segno di voler iniziare quella riforma del rapporto tra partiti e istituzioni -che poi non è altro che un corretto ripristino del dettato costituzionale- senza la quale non può cominciare alcun rinnovamento e sanza la quale la questione morale resterà del tutto insoluta. Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione italiana. Perché? La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude. Signor Segretario, in tutto il mondo occidentale si è d’accordo sul fatto che il nemico principale da battere in questo momento sia l’inflazione, e difatti le politiche economiche di tutti i paesi industrializzati puntano a realizzare quell’obiettivo. È anche lei del medesimo parere? Risponderò nello stesso modo di Mitterrand: il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L’inflazione è -se vogliamo- l’altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l’una e contro l’altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l’inflazione si debba pagare il prezzo d’una recessione massiccia e d’una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili. Il PCI, agli inizi del 1977, lanciò la linea dell’ “austerità”. Non mi pare che il suo appello sia stato accolto con favore dalla classe operaia, dai lavoratori, dagli stessi militanti del partito… Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industrializzati -di fronte all’aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all’avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza- non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la “civiltà dei consumi”, con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell’austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell’economia, ma che l’insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l’avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell’austerità e della contemporanea lotta all’inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione. Precisammo e sviluppammo queste posizioni al nostro XV Congresso del marzo 1979: non fummo ascoltati. E il costo del lavoro? Le sembra un tema da dimenticare? Il costo del lavoro va anch’esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell’aumento della produttività. Voglio dirle però con tutta franchezza che quando si chiedono sacrifici al paese e si comincia con il chiederli -come al solito- ai lavoratori, mentre si ha alle spalle una questione come la P2, è assai difficile ricevere ascolto ed essere credibili. Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire. «La Repubblica», 28 luglio 1981 A cura di Alessandra Colla Fonte: www.alessandracolla.net Link: http://www.alessandracolla.net/2011/07/29/enrico-berlinguer-e-la-questione-morale/ 29.07.2011 fonte: www.comedonchisciotte.org |
domenica 3 febbraio 2013
Francesca Leone
sabato 2 febbraio 2013
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