(狂った一頁 Kurutta ippēji?, è un film muto giapponese, in bianco e nero, diretto da Teinosuke Kinugasa nel 1926.
Storia del film
Creduto perduto per 45 anni fu ritrovato per caso dallo stesso regista e fu diffuso nel 1971. Il film non contiene didascalie perché le proiezioni cinematografiche giapponesi negli anni 20 prevedevano che fosse presente nella sala un narratore (detto benshi o setsumeisha), e manca di un terzo dell'originale del 1926.
Produzione
Il film è un capolavoro dell'avanguardia cinematografica giapponese della metà degli anni Venti.
Yasunari Kawabata, premio Nobel per la letteratura nel 1968, collabora alla sceneggiatura adattando, insieme a Kinugasa, Banko Sawada e Minoru Inozuka, un suo racconto breve.
Il film si può considerare espressione del movimento letterario giapponese (fondato da Kawabata insieme a Riichi Yokomitsu e a altri giovani scrittori) chiamato Scuola delle Nuove Percezioni (Shinkankaku-ha) e aperto agli influssi culturali occidentali.
Vicende produttive
Il film fu girato in un mese, con un budget ridottissimo. Kinugasa, regista e anche produttore, dipinse d'argento le pareti dello studio per compensare la scarsità delle lampade.
Accoglienza
Il film ottenne un notevole successo.
Trama
Il film è ambientato in un manicomio. Un ex marinaio è stato assunto come portinaio e inserviente. Fra i ricoverati c'è sua moglie, impazzita dopo aver tentato di annegarsi insieme al figlioletto: lei è sopravvissuta mentre il bambino è morto. L'uomo tenta inutilmente di farla evadere, ma la donna è terrorizzata e non è in grado di affrontare la fuga.
Tecnica cinematografica
Artifici espressivi
Gli stati del subconscio, gli incubi, i sogni, le ossessioni sono rappresentati con immagini sfocate o distorte, doppie esposizioni della pellicola, inquadrature oblique e rovesciate, effetti ottici ottenuti con l'uso di lenti deformanti, schermo diviso in diverse inquadrature, panoramiche velocissime, montaggio accelerato.
Elementi di contrasto
Per esprimere il dramma della follia e dell'internamento,Teinosuke Kinugasa e Yasunari Kawabata, lo sceneggiatore, hanno costruito il film attorno a una serie di elementi contrapposti: follia/normalità, dentro/fuori, chiuso/aperto, stasi/movimento, ombra/luce... L'effetto è una forte tensione narrativa e formale.
Temi iconografici
Ossessivamente nel film ricorrono immagini di sbarre, corridoi, serrature, cancelli, porte che si aprono e si chiudono.
Surrealismo
Freddy Buache, conservatore della Cinemateca Svizzera afferma:
« ...Al termine di questa straordinaria meditazione sulla follia, incompresa e regolarmente negata, il regista insinua una rivendicazione per la soppressione dell'internamento di coloro che non rientrano nel concetto di cosiddetta normalità: il messaggio antipsichiatrico prende forma in questo affresco in cui si legge in filigrana anche l'imperativo surrealista: Aprite le prigioni, sciogliete gli eserciti! »
Modelli di riferimento
I realizzatori del film avevano presenti alcuni modelli del cinema occidentale come ad esempio:
La rosa sulle rotaie (La roue) di Abel Gance, 1923
Entr'acte di René Clair, 1924
L'ultima risata (Der letzte Mann) di Friedrich Wilhelm Murnau, 1924.
fonte: Wikipedia
Una scena del film
VIDEO
Nessun commento:
Posta un commento