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venerdì 3 dicembre 2010

marmellata al veleno


Heidi la lagna non va più alla montagna
ha gli occhi spalancati stile Carfagna
clito prorompente, guance configurate a bocce
tette siliconate dure come rocce.
Sputa livore e dice parolacce,
frequenta discoteche, piazze, viali
pretende compensi, fa serate nei locali
ha un manager rampante e fa la mignotta
stappa champagne, becca diecimila a botta.
Coccodè coccodà,
oltre a darla via dove si recherà?
Andrà alla corte del signore dei cachi
quello che in piazza Duomo se li era spalmati,
sarà con altre a giocare al dottore
tutto per compiacere il nano imperatore.
In fatto di galline fa capolino
la mussa napoletana
(il nonno fu un gran figlio di puttana),
esperta di pizza fritta e di malocchio,
dalla patonza stronza e le labbra a canotto.
Parte in quarta, starnazza, sbraita, spara
manco partecipasse alla rivoluzione di Guevara,
aggrotta le sopracciglia,
si prodiga in un slancio ardito
si agita, urlacchia, punta il dito...
beh, invece delle risse,
sarebbe il caso che facesse
una bella pompa al marito
Coccodà coccodè,
fanculo la Santanchè
che rivendica con orgoglio
tutto quanto abbia la forma di un portafoglio.
Coccodà coccodè,
chi c'è c'è, chi non c'è, stia dov'è.
Formaggio nella minestrina?
Nooo, è cocaina!
Rende forti e resistenti,
un sorrisone a settantadue denti.
Ma i colori appaiono uguali...
Che importa!
E' come mettere sullo stesso piano
il ketchup con latte e cereali.
Coccodà coccodè
chi c'è c'è, chi non c'è resti com'è,
ognuno è quello che è...
Alza il dito medio... Tiè!