io veggo laggiù lampeggiare officine diaboliche chiomate di boa fumiferi, io veggo un silurificio che ti fabbrica il siluro del futuro
l'ultima foto con Boccioni in versione dandy, elegante e in posa, è stata la giusta chiusura di un bel percorso espositivo.
sarà l'uomo in posa o quello dell'autoritratto a rappresentarlo meglio? l'uno appartiene all'immagine e all'apparenza, il secondo interpreta l'anima, dice altro oltre l'immagine.
la sigaretta in mano con le gambe accavallate, quell'aria mondana, non la ritrovo nell'autoritratto, quello sfregio bianco, quella specie di cicatrice sul volto, sono segni, solchi, turbamenti.
la sigaretta in mano con le gambe accavallate, quell'aria mondana, non la ritrovo nell'autoritratto, quello sfregio bianco, quella specie di cicatrice sul volto, sono segni, solchi, turbamenti.
è stato interessante scoprire la progressione dello studio e della passione di Boccioni per la pittura e per l'immagine grazie alla raccolta dei suoi diari e dei suoi disegni preparatori, il suo atlante, un album di raccolta di lavori, personali e non, riferimenti culturali, quadri e artisti di suo interesse.
la prima parte della sua produzione proveniva dai classici e dalla contemporaneità, impressionismo e divisionismo, simbolismo, gli piaceva Previati, anche Segantini.
l'incontro con il futurismo è stato fulminante, un cambiamento repentino del suo stile si è imposto alla sua pittura. "i pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti, Noi porremo lo spettatore al centro del quadro". abbandonata "la schifosa mangiatoia che è il passato", non più "minati dalla carie ataviche del passato", ecco il Futurismo "silurificio che ti fabbrica il siluro del futuro", "un omaggio d'onde d'Elettricità, di Cavalli di Velocità" (inno a Marinetti, Cangiullo).
Evviva!!!
negli ultimi quadri, poco prima di morire, giovane, per una caduta da cavallo, vede il ritorno a un'immagine più figurativa, all'attenzione per i dettagli, alla lezione di Cezanne, un altro mutamento lo aspettava.
Sintesi plastica di figura seduta (Silvia), 1915.
poi il nulla, poi la morte, 34 anni, 1916.
c'è la madre, sempre la madre, sua modella sopra ogni altra, quale legame, quale simbiosi, quale ossessione,ritratta in ogni fase artistica della sua vita, una costante immutabile, ma dove c'è l'arte a cura del male, possiamo solo essere grati all'uomo di essere complesso e alla ricerca di una risposta alla propria domanda. e quel che raccolgo è che la domanda di Boccioni era ancora aperta, non aveva trovato una risposta, una collocazione, un termine. il futurismo non aveva concluso il suo percorso, altro lo aspettava, altro cercava, altro indagava. altro avrebbe voluto dipingere per placare quel suo mistero interiore.
UMBERTO BOCCIONI (1882-1916): GENIO E MEMORIAPalazzo Reale, Milano
dal 23.03.2016 al 10.07.2016
fonte: https://nuovateoria.blogspot.it
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