oscilla tra l'angoscia e la calma piatta,
pesto la neve.
La calpesto fino ad averne nausea,
fino a quando la città, bianca,
si separa dai rumori
e tutto diventa incantesimo.
E' una sensazione glaciale,
quasi magica.
Una sbandata chiede una sigaretta,
poi un fiammifero, infine,
un biglietto per il viaggio sbagliato.
Il ritorno si presenta deprimente,
rincorro invano un taxi,
mi aggrappo ad una cabina telefonica,
ma non c'è nulla che io possa fare.
Non mi resta che intraprendere
la via della salvezza.
Continua imperterrito a nevicare,
odio questa notte
e i miei piedi che non rispondono,
le ultime forze mi portano a casa,
varco la soglia, finalmente.
Tutto è passato ormai,
respiro profondamente
pensando al mattino che a breve sorgerà
avevo 23 anni. Mi feci una bella scarpinata dal centro storico meneghino fino alla zona San Siro dove abitavo. Mezzi pubblici completamente bloccati, rotaie del tram ghiacciate. Rincasai alle due
RispondiEliminaAi tuoi 23 anni abitavo a Baggio, (eravamo vicini) qualcosa dei tuoi ricordi l'ho vissuto anch'io.
RispondiEliminaA tratti, ho nostalgia dei binari del "18" che sono oramai senza vita.
E se penso al Vecchio San Siro, c'ho il magone... ne sei responsabile!
dopo la nevicata straordinaria che avvenne nel '56 a Roma che ispirò Califano a scrivere la bellissima canzone cantata da Mia Martini, ecco la nevicata del '85 a Milano che nessuno menzionò musicalmente tranne i telegiornali dell'epoca
RispondiElimina@ Monteamaro
RispondiEliminaMi trasferii a Milano nel '68. A quei tempi era una città davvero speciale, il lavoro lo si trovava ad occhi chiusi ed era molto meno trafficata di adesso. Poi le cose cominciarono a cambiare ed io a invecchiare. Me ne sono andata nel 2004, ma non rinnego nulla. Milano, è una città che nel bene e nel male mi ha dato tanto. Se tornassi indietro di una ventina d'anni, come seconda opzione, sarei andata a stare a Roma, la città esterna, ma credo che sia tardi ormai