mercoledì 25 marzo 2020

coronavirus e menzogne di Stato tricolore!



di Gianni Lannes
Bentornati nel belpaese, dove grazie ad aridi decreti burocratici che hanno iniettato paura nel corpo sociale ormai lobotomizzato, addirittura il governo tricolore ha vietato il gioco dei bambini all'aria aperta, sotto la luce del benefico sole di primavera, mentre l'esercito accende i cingolati corazzati. E nessuno ha fiatato nel mondo della scuola, della cultura e dello spettacolo, per difendere l'infanzia e l'adolescenza dall'inaccettabile bullismo istituzionale, dalla violenza delle autorità. Non sarà più come prima, ma una cosa è certa: i cosiddetti insegnanti non saranno più un modello etico per gli alunni, poiché hanno accettato passivamente il furto della libertà, conformandosi alla follia autoritaria. Agli studenti, bambini, fanciulli, adolescenti e maggiorenni scuola e università impongono la parola d'ordine corrente: muti e a cuccia. Ai più piccoli si assegnano i compitini a distanza elettronica: un'altra genialata per consentire il controllo totale della vita umana, fin dentro le famiglie. E guai a chi non si adegua. Oggi non esiste più una società civile, in grado di reagire ai boiardi di un regime che specula anche sui morti, oscurando le vere cause dei decessi e non consente i funerali.
I morti a causa del nuovo coronavirus, attualmente accertati in Italia dall'Istituto Superiore di Sanità sono solo due (2) di numero. Nel 2020 l'Italia è la nazione dove è stata abolita la libertà, sospesa la vita civile, annichilita la socialità, arrestata la scuola, messo al bando il dissenso critico, criminalizzata tutta la popolazione da chi ha confuso l'agente patogeno (coronavirus) con la malattia (covid-19) negli atti governativi in Gazzetta Ufficiale. La prima vittima è la verità. Chi vuole impedire di raccontarla tentando di offuscarla o manipolarla? Ecco una dichiarazione illuminante del primo ministro pro tempore Giuseppe Conte, rilasciata il 25 febbraio 2020 (dal minuto 9:24):
«L'Italia è un paese sicuro, in cui si può viaggiare, si può venire a fare del turismo. Ci sono alcune aree delimitatissime del nostro territorio che in questo momento abbiamo assoggettato a delle restrizioni per quanto riguarda anche la circolazione di persone, ma sul restante territorio si può viaggiare tranquillamente. L'Italia è un paese sicuro e forse molto più sicuro di tanti altri. I nostri cittadini devono stare tranquilli. I nostri ospedali sono un'eccellenza. I nostri protocolli sono adeguati. Io non ho alcuna competenza... Questo non è il momento delle polemiche...».


Ancora nella conferenza stampa del 25 febbraio scorso, Conte ha dichiarato testualmente, riferendosi ai primi focolai in Lombardia e Veneto:
«Noi avremo, produrremo nei prossimi giorni un effetto contenutivo della diffusione del virus. Non si giustifica la chiusura e la sospensione delle attività scolastiche nella restante parte del territorio nazionale. Semmai possiamo sospendere i viaggi di istruzione... Ma sicuramente non ha ragione di esistere una sospensione delle attività produttive, scolastiche e via discorrendo per quanto riguarda i restanti componenti della comunità nazionale... ».
Lo stesso presidente del consiglio Conte da Volturara Appula, il 30 gennaio aveva detto pubblicamente:
«C'erano due casi accertati di coronavirus di turisti cinesi... Non ci siamo fatti provare impreparati. Il direttore generale dell'OMS ha preannunciato l'emergenza globale per il coronavirus. Vorrei rassicurare tutti i cittadini che ci ascoltano sul fatto che abbiamo già predisposto, come già stavamo facendo, tutte le misure precauzionali per isolare questi due casi. Quindi in questo momento ci sono delle attente verifiche per ricostruire il percorso dei due cittadini cinesi per isolare evidentemente e per isolare il loro passaggio e per evitare assolutamente qualsiasi rischio ulteriore rispetto a quello accertato».
Chi è e dov'è il paziente zero? Le autorità preposte lo hanno individuato dopo quasi tre mesi di ricerche addomesticate? Come mai non sono stati posti in quarantena i numerosi cinesi sbarcati in Italia negli ultimi due mesi, che grazie a triangolazioni aeree hanno fatto scalo in Germania, e, poi, grazie a voli diretti da Monaco di Baviera sono giunti in Italia? Come mai, la specifica, puntuale tempestiva e dettagliata segnalazione, inviata personalmente da un alto ufficiale militare italiano all'esperto ministro degli Esteri tale Di Maio dei 5 stelle, non è stata presa minimamente in considerazione? Perché il governo del Conte bis non ha risposto - dal gennaio scorso - a ben 84 atti parlamentari ormai accumulati ed inevasi (interrogazioni ed interpellanze) sul morbo in voga catapultato in Italia?
Ancora meno di un mese fa, il 22 febbraio per l'esattezza, il capo dell'esecutivo grulpiddino, con l'obiettivo ideale di contenimento del contagio, ha puntualizzato:
«Lo scopo è di tutelare il bene della salute degli italiani... l'integrità fisica e psicofisica è al primo posto in un'ideale gerarchia di valori. Noi le nostre valutazioni le assumiamo sulla base tecnico-scientifica, non lavoriamo da soli.... C'è un comitato tecnico-scientifico che ci offre le basi scientifiche di valutazione. Su quelle basi noi ci assumiamo le conseguenti responsabilità per una decisione politica contemperando gli interessi della collettività e gli interessi di tutti... Ma avendo sempre quale obiettivo, lo ripeto, la tutela della salute dei cittadini. E per questo che oggi siamo in condizione quindi, con questo decreto legge di innalzare la soglia di tutela intervenendo per circoscrivere meglio e poter tutelare le comunità direttamente interessate da questi focolai».
A dirla tutta, però, il suddetto comitato di esperti italiani (anche quelli dell'Unione europea), non era d'accordo con la chiusura delle scuole su tutto il territorio nazionale. Quanto ai danni psicologici e fisici inflitti a bambini e adolescenti dal governo italiano, mediante la segregazione forzata in casa dal 5 marzo 2020, il conto è incalcolabile, alla stregua dell'economia nazionale condannata a collassare. Domanda cruciale: in realtà come e perché sono state imposte misure coercitive di privazione della libertà nei confronti di tutta la popolazione, ma non sono state invece adottate altre misure epidemiologiche più utili come in Germania e nel Regno Unito?
Una classica finestra di Overton ormai spalancata. Le dichiarazioni di Conte del 29 febbraio 2020 sono da incorniciare in lascito eterno ai posteri:
«Allo stato non vi sono i presupposti nella nostra valutazione, lo dico con molta serenità, per chiedere e ottenere la sospensione del Trattato di Schengen della libera circolazione, in particolare delle persone. Perché è una misura draconiana che adesso suona assolutamente sovraproporzionata rispetto all'esigenza di contenimento del contagio e di protezione della salute dei cittadini italiani. Sono misure assolutamente inadeguate, assolutamente sproporzionate, perché noi dovremmo a questo punto sospendere addirittura il traffico o comunque rallentarlo accuratamente per disporre dei controlli che ovviamente richiedono del tempo... E il controllo più efficace, ormai lo avete capito, è quello del tampone che non si può certo risolvere con la semplice rilevazione tecnica, con un termometro... Quindi, in sostanza, al momento non ci sono assolutamente gli estremi per un'iniziativa di questo tipo, senza tener conto dell'impatto devastante sulla nostra economia... Ma che cosa vogliamo fare dell'Italia un lazzaretto? Non ci sono né le condizioni perché si arrivi a questo e né vogliamo arrivarci... Gli italiani non devono abbandonarsi a sentimenti di panico o a fenomeni di allarmismo del tutto inutili, controproducenti che non hanno ragione di essere. Gli italiani devono fidarsi delle autorità sanitarie innanzitutto e poi delle autorità politico-amministrative che vengono chiamate ovviamente ad assumere decisioni e lo fanno a ragion veduta sulla base di un'attenta ponderazione... Per un breve periodo, un paio di settimane della loro vita avranno qualche restrizione, che peraltro non impedirà assolutamente lo svolgimento delle attività di vita personali, ma nello stesso tempo ne otterranno giovamento, perché potranno uscire da questa emergenza... Se necessario ci saranno anche le forze armate».

In seguito, l'ineletto Conte si è presentato in conferenza stampa per annunciare un nuovo decreto con il quale si stabilisce che non esiste più una zona rossa: tutta Italia sarà “zona protetta” (si fa per dire, sic!), fino al 3 aprile.
«Vi comunico che abbiamo adottato una nuova decisione, siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare le nostre abitudini, io stesso lo sto sperimentando, capisco le famiglie, i giovani, sono abitudini che con il tempo riprenderemo, ma purtroppo non c’è più tempo. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante, dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva e dei deceduti. Le nostre abitudini, quindi, vanno cambiate, ora dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia e dei nostri cari, lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo. Per questo abbiamo deciso di adottare misure più stringenti per riuscire a contenere il più possibile l’avanzata del coronavirus e tutelare la salute dei cittadini. Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con la formula “io resto a casa”, non ci sarà più una zona rossa. Dunque, da evitare su tutto il territorio nazionale spostamenti, eccezion fatta per tre circostanze comprovate: ragioni di lavoro; casi di necessità e motivi di salute. Aggiungiamo un divieto degli assembramenti all’aperto nei locali aperti al pubblico. Sono consapevole della responsabilità e gravità ma sono costretto a intervenire per proteggere noi e le persone più fragili, il futuro dell’Italia è nella nostre mani».
Efficacia, adeguatezza, proporzionalità, oculatezza o soltanto confusione e inconsistenza politica di una massa governativa di incompetenti ed inetti? L'ultimo agente patogeno in circolazione ha mietuto in Italia soltanto due vittime (dicasi 2 in cifre) secondo gli accertamenti scientifici dell'Istituto Superiore di Sanità, in compenso ha recluso - a tempo indeterminato - più o meno 60 milioni di persone. Perché Angelo Borrelli, a capo della Protezione Civile, col beneplacito governativo continua a confondere le acque mescolando le vere cause di decesso delle vittime ufficiali?
Una nuova stretta in arrivo con misure più stringenti? Per fronteggiare e contrastare il dilagare del coronavirus in tutta Italia, secondo quanto riferito da alcune fonti all’Adnkronos, il governo del Conte bis potrebbe decidere prestissimo nuove e ulteriori restrizioni agli spostamenti della popolazione. Quali nuove restrizioni? Oltre a un possibile divieto di correre all’aperto, preannunciato dal ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, l’esecutivo capeggiato da Conte potrebbe varare un giro di vite sui trasporti pubblici e sulle aziende. Dopo il decreto del’11 marzo, il Governo starebbe valutando in queste ore: «Se nelle prossime ore si tratterà di fare una stretta ulteriore che incide sui comportamenti, la faremo», conferma anche il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia. Insomma, le restrizioni andranno ben oltre quanto prospettato nei decreti. Il monito “io resto a casa” è presto diventato un obbligo penale, anzi dittatoriale. Basta leggere con attenzione le circolari del ministro Lamorgese al Viminale. Poco ci manca allo “stato di guerra”. Si attendono, infatti, le regole d'ingaggio per schierare l'esercito in paesi e città. Il modello è quello autoritario cinese, suggerito da Walter Ricciardi ex presidente dell'ISS, poi promosso all'OMS, attuale consulente del ministro Speranza (nonostante i conflitti di interesse vaccinali), lo stesso che ha rilasciato eloquenti dichiarazioni in tal senso al settimanale l'Espresso (1 marzo 2020). Ovviamente, non poteva mancare anche il super esperto Roberto Burioni, il dottore bocciato più volte agli esami a cattedra in alcune università italiane.

Giuseppe Conte, a margine di un consiglio dei ministri in cui i membri dell’esecutivo intervenuti hanno indossato mascherina e guanti - gli altri si sono connessi in videoconferenza - ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera riguardo la durata della quarantena e il picco di contagio del coronavirus, atteso nei prossimi giorni.
«Abbiamo evitato il collasso del sistema. Le misure restrittive stanno funzionando, ed è ovvio che quando raggiungeremo un picco e il contagio comincerà a decrescere, almeno in percentuale, speriamo fra qualche giorno, non potremo tornare subito alla vita di prima».
Per Conte il blocco totale potrebbe quindi continuare oltre il 3 aprile, forse alle calende greche. Infatti ha precisato:

«Al momento non è ragionevole dire di più, ma è chiaro che i provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molte delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza. Bisogna usare il buonsenso e agire tutti con la massima consapevolezza. Le sanzioni penali per chi trasgredisce ci sono, e verranno applicate in modo severo. Al momento non sono previste altre misure restrittive di largo respiro, ma se non saranno rispettati i divieti dovremo agire. Siamo più che soddisfatti di tutti i passi compiuti sino ad ora, che si sono ispirati ad almeno quattro principi. Per decidere se riaprire o tenere chiuse le scuole, sarà determinante il parere degli scienziati, i migliori sul mercato e di cui ci stiamo avvalendo, visto che non rincorriamo i sondaggi, ma abbiamo in qualche modo, doverosamente, ceduto il passo alla comunità scientifica, che in alcuni momenti della storia può anche guidare le decisioni politiche».
Per ora, poi si vedrà quanto prolungare la prigionia del popolo. Più o meno sessanta milioni di italiani agli arresti domiciliari, sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio: è un buon risultato, complice un rammollimento celebrale ormai genetico e una disinformazione informazione capillare, una miscela che ha ottenuto risultati che avrebbero fatto impallidire Goebbels e pure Pol Pot. Ma per caso, il nuovo coronavirus è un'arma biologica molto potente testata sulle ignare popolazioni? In altri termini, un veicolo perfetto per attuare in un lampo un controllo sociale ed economico su scala mondiale, a partire dallo Stivale? Se questa in atto non è una bieca dittatura, allora di che diamine si tratta? La tecnocrazia ha soppiantato la democrazia incompiuta. Siamo evidentemente vittime di un subdolo e perfettamente orchestrato  e pianificato colpo di Stato, già annunciato con la deliberazione del consiglio dei ministri datata 31 gennaio 2020. Chi domina il mondo vuole un'Italia povera e debole, anzi tramortita. Su la testa!
Riferimenti:

venerdì 20 marzo 2020

Italia: 2 morti per coronavirus e 60 milioni di prigionieri!



di Gianni Lannes
Un terribile flagello virale ha colpito il belpaese, tanto da indurre il governo del Conte bis a segregare nelle case fino alle calende greche tutta la popolazione italiana. I morti a causa del nuovo coronavirus, attualmente accertati in Italia dall'Istituto Superiore di Sanità sono solo due (2) di numero. I positivi da questa nuova mutazione del “raffreddore”, così come definito dal ministero della Salute alla data del 18 marzo 2020, risultano ufficialmente 35.173, mentre si contano ben 4.025 guariti. La distorsione o meglio la manipolazione dei dati istituzionali è intervenuta sul numero dei deceduti: fino a ieri 2.978. Positivi al nuovo coronavirus non vuol dire, su base scientifica, morti a causa del Covid-19.
Infatti, il direttore generale del ministero della salute (dottor Claudio D'Amario), nella circolare del 25 febbraio 2020, inviata a tutte le autorità di ogni ordine, livello e grado, ha specificato in modo inequivocabile:
«un caso non può definirsi confermato senza la suddetta validazione del laboratorio ISS... Si precisa infine che la certificazione di decesso a causa di COVID-19 dovrà essere accompagnata da parere dell'Istituto Superiore di Sanità».
Infatti, l'ISS ha analizzato alla data del 17 marzo 2020, ben 2.003 casi. Senza ombra di dubbio: le persone decedute a causa del nuovo coronavirus sono appena due (2). Però, il governo, alcuni esperti e i mass media seguitano a mentire spudoratamente a reti unificate, facendo credere all'opinione pubblica che tutte le persone siano passate a miglior vita, in ragione dell'azione dell'ultimo agente virale in missione speciale. In sostanza, ripeto, indicando dati oggettivi ed istituzionali, sulla base dei riscontri dell'ISS (l'unico titolato a certificare la situazione sanitaria), i 2.978 individui trapassati non sono oggettivamente attribuibili al COVID-19. Peraltro, sempre l'ISS nel suo rapporto bisettimanale datato 17 marzo 2020 ha chiarito:
«Ad oggi sono 17 i pazienti deceduti COVID-19 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 5 di questi avevano meno di 40 anni ed erano tutte persone di sesso maschile con età compresa tra i 31 ed i 39 anni con gravi patologie pre-esistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità)».
Quando una moltitudine di persone decedute per altre cause viene inserita d'ufficio dai medici nella conta del coronavirus, non si tratta di banale incompetenza sanitaria, ma di intenzionalità criminale.  L'Italia non è un lazzaretto di appestati come gli inquilini provvisori del governo grulpiddino vogliono far credere al mondo intero, nonché alla popolazione nostrana.
Come mai nel 2017 per 20 mila morti (stimati) in più della norma non si è scomodato nessun politicante o virologo italidiota? E nel 2015 quando ci sono stati 54 mila morti in più del 2014, tutto normale? Nessun ospedale congestionato e nessuna terapia intensiva prossima alla saturazione? Tutti deceduti a casa, per strada o al mare? Allora, il periodo chiave preso in considerazione va dalla 48esima settimana del 2016 alla sesta del 2017. In 2 mesi e mezzo circa, più 20 mila morti oltre il consueto previsto. Sui dati Istat non si può barare: circa 100 mila decessi all'anno, a fronte di 73 mila nascite. Nella stagione 2016/2017, ci sono stati in 20 settimane 34.000 morti tra gli anziani (18.000 in più rispetto alle previsioni), ossia oltre 1.700
a settimana, non è stato arrestato il belpaese. In media ci sono in Italia, ogni giorno, 1.500 morti: 1000 si dividono tra cancro e malattie cardiovascolari. Gli altri 500 in gran parte per morte iatrogena, nonché infezioni ospedaliere; poi tutto il resto compresi suicidi e incidenti di vario genere.

A proposito: ai morti positivi al coronavirus, che subiscono, terapie sperimentali, posto che non esiste un farmaco per il coronavirus o per il raffreddore o l'influenza e quindi a discrezione dei medici, vengono somministrati farmaci di ogni tipo come antibiotici, antiartitici, paracetamolo, ibuprofene, cortisone e quant'altro. Sarà mai che con nel tentativo di aiutare il paziente, lo si intossichi ancora di più fino a provocarne la morte? Si chiama morte iatrogena. La iatrogenesi è la terza causa di morte nel mondo moderno. A rigor di logica e di buon senso, allora perché la medicina gestisce la salute della nazione? La medicina non è una scienza, bensì una disciplina. Come si fa ad affidare ad un arte, che necessita fede, il potere di fare leggi a loro favore? 
 
Di cosa sarebbero morti gli anziani che riempiono le pagine di onoranze funebri? Di qualunque patologia avessero, a cui si sommano le cure sperimentali che hanno subito ("terapia antibiotica, antivirale e steroidea" come ha dichiarato adesso l'ISS) visto che non sanno nulla di nulla di questo covid-19. Probabilmente, per questo virus, l'ambiente ideale per proliferare si trova nelle persone altamente intossicate da farmaci e vaccini. Tutta questa roba chimica, che l'uomo comune considera "sostanze che fanno bene", non dovrebbe essere nell'organismo. Questa miscela di sostanze, molto probabilmente, come succede in natura in un ecosistema, uccide parte della "fauna" locale e lascia lo spazio ad altri tipo di batteri e virus che invece sono più resistenti a quel tipo di ambiente. Succede in un acquario, nella savana, dappertutto. Certo, non solo gli anziani sono spesso piú intossicati dei giovani. Basti pensare ai bambini nei reparti di oncologia o i bambini con malattie autoimmuni.

Qual è il numero esatto di tutti i morti di ieri (con e senza virus) o ancora meglio, il totale dei deceduti negli ultimi 90 giorni? A saperlo con esattezza dal governo tricolore della traspranza a chiacchiere morte, forse si potrebbe comprendere se è un'autentica pandemia, oppure un'epidemia per interesse dei soliti baroni della sanità nostrana, ma soprattutto delle multinazionali del ramo, o un'operazione geopolitica, poiché la geostrategia nulla ha da spartire con la virologia. All'estero le buone idee italiane le copiano sempre, perché facciamo scuola nel mondo (anche in negativo).














domenica 1 marzo 2020

coronavirus: cecità collettiva!


di Gianni Lannes
Geopolitica totalitaria? La psicosi innescata dal sistema di dominio mondiale sembra aver trasformato l'Italia nel luogo dei senza nome, in uno Stato di polizia, nel teatro di un racconto distopico, dove addirittura la paura iniettata nel corpo sociale da autorità, istituzioni e mass media, è stata commercializzata un tanto al chilo in ragione del profitto economico. Gli scaffali vuoti dei supermercati, la gente in fila per accaparrarsi beni di prima necessità (disinfettanti come l'amuchina), lo sciacallaggio, politico, gli episodi di sopraffazione e in aggiunta la solita dose massiccia di razzismo italico. Insomma, nel belpaese - ora che il calendario generale segna la fine del febbraio 2020 - si sopravvive in uno scenario post-apocalittico, comunque in assenza dell’apocalisse. La letteratura, pur ignorata dalla masse, tratta da tempo immemorabile, almeno da Manzoni a Camus,  il tema dell’epidemia - letale, irreparabile, catastrofica. Ebbene, il romanzo che più di d'ogni altro ci racconta le eterodirette dinamiche sociali che stiamo affrontando adesso, potrebbe essere Cecità dell'inimitabile José Saramago.

Un essere umano in auto è in sosta al semaforo quando improvvisamente non vede più nulla. È questo l’attacco appunto di Cecità, romanzo pubblicato nel 1995 con il titolo originale di Ensaio sobre a cegueira (“Saggio sulla cecità”). L’uomo viene accompagnato dal medico, che non riesce però a trovare una spiegazione per quella misteriosa malattia, fin quando non si rende conto di essere stato contagiato anche lui. Il medesimo destino accomuna tutti i pazienti che sono nella sala d’attesa. Quando la cecità inizia a contaminare la massa urbana in maniera capillare, il governo decide di mettere i ciechi in quarantena. Divisi in gruppi e rinchiusi in edifici fatiscenti, i non vedenti regrediscono ad uno stadio primitivo. È su queste basi che Saramago elabora una lucida analisi della natura umana. Si tratta di un ritratto di cogente attualità.
I personaggi non hanno un nome e sono identificati attraverso le loro inclinazioni, il mestiere o il ruolo sociale. C’è il medico, il primo malato o paziente zero, la moglie del medico, la ragazza con gli occhiali, il vecchio con la benda. L’epidemia rende l’essere umano impersonale, rimuove la sua identità anagrafica. Anche noi oggi non abbiamo più un nome, bensì un codice a barre.
Saramago sorvola sulle implicazioni storiche e politiche, concentrandosi sull’umano. La sua descrizione della quarantena è un saggio antropologico sulla specie umana, spontaneamente incline alla sopraffazione. Quando il governo consegna il cibo ai ciechi nell’edificio, iniziano a spuntare le fazioni. Il cibo diventa motivo d’ossessione, e lo è anche nella nostra realtà odierna. Il principale pensiero dei cittadini in seguito ai primi casi del coronavirus è stato quello di razziare gli scaffali dei supermercati, arrivare prima degli altri per garantirsi la sopravvivenza. Nel romanzo qualsiasi oggetto diventa potenzialmente un’arma di ricatto, di minaccia o di speculazione. I gruppi che detengono il potere lucrano sul cibo e sugli altri beni vitali. La trasposizione odierna è l’amuchina venduta su Internet a prezzi esorbitanti, la mascherina equiparata ad un bene di lusso, insomma, la commercializzazione della paura.
«È di questa pasta che siamo fatti: metà di indifferenza e metà di cattiveria» scrive Saramago in un passaggio del romanzo. Inizialmente l’indifferenza è stata l'atteggiamento evidente: l’epidemia era in Cina, lontanissima e le uniche preoccupazioni erano lo sciacallaggio. I politicanti italidioti, infatti, hanno sfruttato la paura collettiva per la personale propaganda. Quando il virus è emerso nel belpaese, l’indifferenza si è spostata altrove. L’attenzione sul virus e l’allarmismo conseguente ha oscurato le catastrofiche emergenze italiane. La vera cecità è non vedere la morte di tanti bambini, i diritti umani che continuano a essere calpestati in tutto il mondo. Come ha scritto Saramago: «È una vecchia abitudine dell’umanità passare accanto ai morti e non vederli».
In sostanza Saramago ha scandagliato le dinamiche sociali che si creano all’interno di un’emergenza. Durante la quarantena un unico gruppo detiene il possesso del potere e tiene gli altri ciechi in una fame costante. È l’egoismo di pochi che prevale sulla sofferenza di molti: la ricetta dell'imperialismo globale. E a proposito di discriminazioni: l’uomo non guarda in faccia il dolore degli altri, ma lo usa per rafforzarsi e ferire il prossimo.
La cecità non è una menomazione fisica, non riguarda gli occhi ma una condizione insita nella propria natura. È quindi il buio della ragione e si palesa ancor di più quando i ciechi abbandonano la quarantena e si ritrovano in uno scenario in cui la città è un tempio del male, con gli uomini a combattere per un tozzo di pane, a occupare abusivamente le case degli altri, a ingannare il prossimo. L’inganno viene perpetrato in una condizione di instabilità, dove l’essere umano è indifeso, non può affidarsi a nulla se non al suo istinto di sopravvivenza. Questo romanzo dopo 5 lustri ha illuminato la nostra attualità.
Il seme del male è già presente nell’uomo anche prima della diffusione di un morbo. L’uomo attende una giustificazione per esternare i suoi istintivi istinti peggiori. Saramago è stato in grado di scarnificare l’individuo e mettere in evidenza tutti i suoi limiti, fino a capire che il virus più letale è quello che ci riconduce a uno stadio primitivo, al male inteso come dimora della nostra cecità, quella che non è collegata agli occhi. Ancora Saramago: «Con l’andare del tempo, più le attività di convivenza e gli scambi genetici, abbiamo finito col ficcare la coscienza nel colore del sangue e nel sale delle lacrime, e, come se non bastasse, degli occhi abbiamo fatto una sorta di specchi rivolti all’interno, con il risultato che, spesso, ci mostrano senza riserva ciò che stavamo cercando di negare con la bocca (... ) Se non siamo capaci di vivere globalmente come persone, almeno facciamo di tutto per non vivere globalmente come animali».
Il coronavirus non ci ha reso individui peggiori, ma ha solo evidenziato ciò che realmente siamo, ovvero ciechi da sfiorare il cinismo. Oggi la speranza è quella di prendere come lezione questa esperienza e aprire gli occhi. Altrimenti la cecità comune proseguirà anche quando i contagi finiranno e il delirio apocalittico cederà campo alla vita di tutti i giorni, ovvero un’infinita quarantena in cui non riusciamo a vedere oltre il nostro naso.
Parola di Saramago: «Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che non vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”.

Riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/02/italia-aria-piu-inquinata-deuropa-e.html 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=coronavirus

SU LA TESTA 

sabato 1 febbraio 2020

coronavirus: riecco l’ennesima, perfetta epidemia di panico

Volevo spendere due parole sulla dissonanza cognitiva che circonda le notizie sulla nuova “epidemia” di coronavirus, ovvero del fatto che siamo tutti terrorizzati da un’epidemia senza che nessuno dei numeri diffusi parlino dell’epidemia. Possiamo fare due ipotesi: la prima è che i numeri diffusi dal governo cinese siano veritieri. La seconda è che il governo cinese stia nascondendo i fatti e i numeri siano ancora peggiori. Partiamo dalla prima ipotesi. Se questo è vero, sappiamo che in un paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti ci sono 1360 malati, di cui 41 sono morti, quasi tutti anziani e malati. Ora, onestamente, visti i numeri in gioco questa non solo non è un’epidemia, è l’effetto di un giorno lievemente più freddo del solito, nel quale muoiono di polmonite degli anziani. Stiamo parlando di un numero di contagiati che sta nel raggio di un milionesimo della popolazione cinese, e un numero di morti che sta nell’ordine di mezzo decimilionesimo. Allora si dirà che si tratta delle caratteristiche del virus a preoccupare. Bene. Ma il problema è che le caratteristiche del virus sono note da dicembre, e a tutt’oggi è quasi ignoto il vettore che lo porta all’uomo.
Se fossero gli uccelli, come la Sars, allora esisterebbe la possibilità che arrivi in volo. Se invece sono i visoni, le probabilità di una diffusione mediante un vettore sono, come dire, “relativamente basse”. è necessario che qualcuno entri in contatto con un Paura in Cinacinese infetto. Cioè col milionesimo giusto della popolazione. In queste condizioni, direi che non si giustificano le evacuazioni fatte dai cinesi, non si giustifica la fuga dei diplomatici  dalla Cina, e non si giustificano le misure straordinarie prese dal Politburo. Nessuno mette in quarantena 56 milioni di persone per qualcosa che, a sentire i numeri ufficiali (rapportati con la popolazione cinese), è meno pericoloso dello smog. E anche se lo paragoniamo coi 56 milioni di persone in quarantena, il numero di morti sembra una statistica sull’abuso di alcool sulle strade. Quindi, prende corpo la seconda ipotesi: i numeri forniti sono stati “cucinati”. Quello che sappiamo sinora è che questo coronavirus ha gli effetti di una leggera influenza. Questi sono i numeri attuali. Ma l’emergenza in atto è adatta ad un altro tipo di epidemia.
Sappiamo che vengono costruiti ospedali per non dover muovere i malati. Il nuovo ospedale costruito a Wuhan può contenere circa 1500 malati. Se questo è vero, considerato che i numeri ufficiali parlano di 41 morti su 1360 contagiati, se diamo per buona questa proporzione (simile a quella della Sars), allora il governo cinese è al corrente di circa 50.000 contagi o li dà per scontati. Anche in questo caso, però, le proporzioni non bastano a parlare di epidemia. Se si isolano 56 milioni di persone per 50.000 contagiati, e una quantità di vittime vicina al 1500, stiamo ancora parlando di una probabilità di venire contagiati che sta attorno all’uno per mille, e una di morire che sta attorno all’uno su diecimila. Se avete queste paure, allora non usate più  l’automobile, andate in palestra e cominciate a mangiare molto meglio. Altrimenti rischiate di più. La mia impressione è che Smog in Cinaquesta sia un’epidemia di panico. Quello che vedo è che i giornali occidentali stanno diffondendo quello che sono più bravi a diffondere: la paura.
Quella che, stando ai numeri, sembra un’influenza nemmeno tanto forte che uccide principalmente anziani e malati, sta venendo descritta come  una gigantesca epidemia, una specie di peste bubbonica. Vorrei solo far presente che la “terribile” Sars ha fatto circa 8000 contagi l’anno, per un totale di circa 60 morti/anno, tutti persone anziane, sieropositive o immunodepresse. La mia personale sensazione è che si tratta del solito panico quotidiano gratuito. Il solito stato costante di ansia, paura e timore del futuro che viene usato per tenere la testa bassa a chi pensa di essere abbastanza in forma da criticare il manovratore. Sicuramente il coronavirus esiste. Ne esistono migliaia. E se prendiamo una popolazione di un paio di miliardi di persone stipate in città con densità insane, e condizioni igieniche buone solo in apparenza, è ovvio che si diffonderanno.
Cosa intendo per “buone solo in apparenza?” Intendo dire la città di Wuhan vi potrà apparire pulita quanto volete, ma se fanno i mercatini con animali vivi uccisi sul posto, è un merdaio infame degno del terzo mondo: il concetto di igiene comprende tutta una profilassi che riguarda la catena di distribuzione alimentare, la catena di smaltimento dei rifiuti, la catena di profilassi veterinaria, la qualità degli acquedotti e dei sistemi fognari, e tante altre cose di cui il passante non si accorge quando passeggia per la strada. Un regime che si fa propaganda con gli spazzini potrà anche mostrare una città linda e pulita, ma se in quella città si fanno mercati della carne con animali vivi, state passeggiando in un merdaio infetto come in Europa non se ne vedevano dal 1100 Dc. Il regime cinese sta, a mio avviso, cercando di salvare la faccia perchè tutto parli di Polliun’organizzazione perfetta e di una reazione precisa e puntuale. Ma la diffusione di questa epidemia, e il suo passaggio dal visone all’uomo, parlano di una catena di allevamento del visone che ha condizioni di lavoro da terzo mondo.
E alla fine, puoi anche costruirmi un ospedale in sei giorni (immagino la qualità strutturale di quell’edificio), ma questo virus mi parla di baracche ove gli esseri umani che allevano visoni dormono col visone stesso. Dall’altro lato, la stampa occidentale sta cercando disperatamente di sbattere in prima pagina qualcosa di allarmante. Il terrore, l’ansia, la cultura della scarsità sono l’arma che consente di passare sopra a tante cose. Un popolo impaurito, ansioso, cerca di rifugiarsi nell’autorità. I mercati americani aspettavano da anni una scusa per giustificare un bel crac, e una bella epidemia è proprio quel che ci vuole. A differenza del 2008, se le stesse cattive pratiche di allora dovessero produrre una nuova crisi sistemica, nessuno andrebbe ad accusare i capitalisti: andrebbero tutti ad accusare il coronavirus. I numeri che abbiamo sino ad ora, anche nel caso peggiore che siano cinquanta volte più grandi e il governo cinese stia nascondendo qualcosa (come fece con la Sars a suo tempo), non sono allarmanti.
Tutto parla di una sindrome influenzale poco più forte del normale, altrimenti la Cina sarebbe già un immenso lazzaretto e i morti cinesi si conterebbero a decine di milioni (numero che, ricordo, in Cina è piccolo). Sarò molto sincero. Il coronavirus mi preoccupa molto meno di un asteroide. Quello che farò sarà di continuare a tenermi in forma, mangiare più sano che posso ed evitare l’automobile più che posso. Cosa che faccio già, e che mi espone a rischi ben maggiori rispetto ai numeri che leggo in giro. Anche i peggiori. Se poi a Wall Street decideranno di aver trovato un bel capro espiatorio per tirare i remi in barca e causare un’altra crisi, ci crederò il giusto. Questa non è un’epidemia di coronavirus: 1360 contagiati non sono un’epidemia, tantomeno una “pandemia”. è meno dei morti sulle strade che fa in Cina una specifica marca di Vodka. Questa è un’epidemia di panico. E l’unico vaccino è l’esticazzi.

(”Epidemia di panico”, da “Keinpfusch.net” del 25 gennaio 2020).

fonte: LIBRE IDEE

mercoledì 2 ottobre 2019

1985 a Sigonella: ultimo atto di sovranità nazionale


Marcello Pamio

Sono passati trentaquattro anni da quella notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, quando l’Italia chiuse definitivamente il sipario sulla sovranità nazionale.
L’ultimo atto di libertà si svolse nel teatro di Sigonella, quando Bettino Craxi osò sfidare l’Impero degli Stati Uniti d’America.
Andiamo per ordine. In quei giorni molto febbrili e drammatici, avvenne il sequestro della nave Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi.



Lunedì 7 ottobre 1985, qualche minuto dopo le ore 13 la nave da crociera si dirigeva in Israele, quando fu dirottata al largo di Port Said, in Egitto.
Il commando chiede la liberazione di una cinquantina di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In caso contrario, minaccia di uccidere i passeggeri e di far esplodere la nave.
Immediatamente Yasser Arafat inviò sul posto Abu Abbas e mercoledì 9 ottobre la faccenda sembrava risolta: la nave venne liberata e i dirottatori imbarcati su un Boeing dell’EgyptAir.
Ma quello che sembrava un esito positivo fu sconvolto dalla notizia di un passeggero paralitico ebreo ucciso e scaraventato in mare dai terroristi.
La reazione statunitense non si fece attendere: il presidente Ronald Reagan dispose unilateralmente l’intercettazione dell’aereo egiziano, e l’ordine presidenziale arrivò fino alla portaerei USS Saratoga nel Mediterraneo, da dove decollarono quattro F-14 Tomcat che in pochi muniti intercettarono l’aereo, a 80 miglia a sud di Creta, costringendo il pilota del Boeing ad atterrare.
Iniziarono i problemi e le trattative, perché sia la Tunisia che Atene negarono all’aereo il permesso di atterraggio, per cui rimase una sola base a disposizione: Sigonella, in Sicilia.
Ovviamente la Casa Bianca voleva i dirottatori e mediatori palestinesi per processarli negli Stati Uniti, ma il Presidente del Consiglio Craxi era di un’altra opinione: la nave colpita batteva bandiera italiana e si trovava in acque internazionali, per cui sarebbero stati processati a Roma. Inoltre c’era la posizione di Craxi indubbiamentye proplaestinesi di Abu Abbas, che era un mediatore e non un complice, anche se il commando apparteneva alla sua fazione.
Sigonella



Quando l’aereo egiziano atterrò a Sigonella scortato da caccia americani, il Boeing 737 venne immediatamente accerchiato da 20 carabinieri e 30 avieri dei VAM, armi in pugno.
Dal C-141 americano uscirono invece una cinquantina di militari delle forze d’assalto SEAL’s che circondarono i carabinieri, puntando loro contro i fucili…
Ma l’ordine di Craxi di proteggere l’aereo con le forze militari era chiarissimo!
Quindi arrivarono altri due battaglioni di carabinieri che nel frattempo erano giunti da Catania e Siracusa, e che circondarono a loro volta i militari americani.
Tutti erano pronti a far fuoco, ma le circostanze non agevolavano certo gli americani, che erano circondati da carabinieri armati.
L’attore inquilino della Casa Bianca era in una situazione molto difficile: da una parte non poteva permettersi di far fare agli Stati Uniti una figura barbina dinnanzi al mondo, dall’altra non poteva neppure creare un incidente diplomatico con i sudditi italiani, perché il nostro Paese era - ed è - strategico per lo Zio Sam sulla scacchiera internazionale (ecco spiegato il numero di basi Usa che ospitiamo sul nostro suolo): senza l’Italia infatti gli USA avrebbero già perso il Mediterraneo da un pezzo!
Passarono pochi minuti che sembrarono ore, ma alla fine Reagan cedette ed i terroristi restarono in mani italiane per essere poi trasferiti a Ciampino.
Appena in volo dalla USS Saratoga decollarono altri due caccia F-14, per dirottare il 737 su basi più sicure, ma loro malgrado scoprirono che, a scortare il Boeing, c’erano anche quattro F-104 Starfighter dell’aeronautica militare italiana.
I piloti americani ed italiani, oltre ad insultarsi e minacciarsi via radio a vicenda, non fecero nulla, per cui dirottatori e mediatori atterrarono all’aeroporto di Ciampino alle ore 23:10 di venerdì 11 ottobre.
Gli USA volevano arrestarli ed estradarli, ma Roma si mise ancora di traverso.
Così, per far uscire al più presto Abu Abbas dall’Italia, Craxi alle 18:30 fece decollare nuovamente il Boeing con destinazione Fiumicino, dove Abbas venne sistemato su un aereo di linea yugoslavo che partì per Belgrado.
Gli americani, furiosi, minacciarono di rimpatriare l’ambasciatore, ma alla fine dovettero ingoiare l’amarissimo rospo, poiché la sudditanza italiana era funzionale; tuttavia il nome di Bettino Craxi venne marchiato a fuoco sul libro nero dell’Impero…
Anche se Craxi, probabilmente per rimediare allo sgarro fatto, concesse segretamente a Reagan la base di Sigonella per attaccare la Libia di Gheddafi. Attacco che avverrà nel marzo 1986, quando il colonnello era accusato di essere dietro gli attentati compiuti in varie parti del mondo da terroristi arabi. Ma va ricordata la posizione del presidente del Consiglio Craxi per la questione mediorientale: era un sostenitore della causa palestinese, mentre per esempio il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini era al contrario proisraele…
Comunque sia per la prima volta nella storia dell’Italia, un politico non ha piegato la testa dinanzi ai Poteri Forti, in questo caso americani, facendo valere e rispettare la sovranità e autonomia di un Paese!
Come detto, per Bettino Craxi la lunghissima notte di Sigonella fu l’inizio di un declino politico e sicuramente anche fisico: d’altronde andare contro il Sistema porta a pagarne lo scotto!
Possiamo dire tutto quello che si vuole su Bettino Craxi, ma quello che lo statista fece a Sigonella ha una valenza unica che rimarrà nella storia! Nonostante minacce e pressioni da parte della potenza più arrogante del mondo, Craxi è riuscito a far valere e rispettare la sovranità nazionale e il sacrosanto diritto dell’inviolabilità del territorio e delle leggi nazionali.
E questo lo ha pagato sulla propria pelle…
Se all’epoca ci fosse stata una mascherina come Giuseppe Conte o un traditore come Gigino Di Maio (e naturalmente anche tutti gli altri), alla telefonata del presidente americano le braghe sarebbero calate ai piedi in un secondo, mostrando il culetto rosa e ben rasato ancora prima che i caccia militari avessero acceso i motori!
L’Italia, dal luglio 1981, con il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro messo in atto dal massone Beniamino Andreatta, ha perduto la sovranità monetaria, e dal 1985 anche quella politica.
Non a caso gli ultimi decenni hanno visto al governo mezze calzette pronte a prostituirsi ai poteri consolidati…

fonte: https://disinformazione.it/