giovedì 15 giugno 2017

lettera di un Templare


I fatti qui riportati potrebbero turbare la quiete dei lettori più sensibili, la storia si basa su fatti storici veramente accaduti, intrecciati a delle leggende tramandate da secoli.
La descrizione seguente ed il personaggio sono frutto della mia fantasia.

Varcammo le alte mura di Costantinopoli nella buia notte del 12 aprile 1204, un silenzio solenne arieggiava come uno spettro dannato per maledirci di tale affronto, noi mortali ed ignoranti non potevamo ancor comprendere che il male si vestiva di giustizia e di verità nelle nostre menti, ero solo un giovane cavaliere templare che aveva giurato con la spada di combattere per Dio e la fede, ma in questa notte solo il maligno prese il dominio, Dio era morto, o mai esistito.
L'ingegnosità veneziana fece costruire delle piattaforme sulle cime degli alberi delle navi per poi inclinarle facendole toccare in un bacio di morte alle pietre millenarie di quelle mura, appena il legno veneto tocco la pietra bizantina come schegge penetrammo con le spade affamate di sangue martoriando ogni soldato che incontravamo sulla via, morivano come bestie impaurite, cristiani come noi cadevano sotto le nostre spade cattoliche e non appena fummo all'interno della città, crociati tedeschi appiccarono un incendio devastante che costrinse l'imperatore Alessio V a fuggire.
Il caos e la ferocia regnarono sovrani in quella notte, corpi mutilati di bambini morenti a terra, ricoprivano di rosso le vie della città,  le donne vennero stuprate, i vecchi trucidati ed ogni tesoro, reliquia venne saccheggiata, ricordo ancor che io e i miei compagni inorriditi e spaventati dalla nostra prima crociata, ci rifugiammo all'interno della Cattedrale di Santa Sofia, violentata e privata di ogni suo oro, di ogni sua icona sacra e della sua eterna maestosità, vidi con gli occhi colmi di lacrime una prostituta francese canticchiare ubriaca strofe volgari seduta sul trono del patriarca, e ai suoi piedi cadaveri di bambini e madri che si rifugiarono nella notte sotto la muta protezione divina.
Il terzo giorno di saccheggio e devastazione, si udirono voci che dei soldati violentarono suore in dei conventi e che Enrico Dandolo Doge di Venezia sedeva tenebroso sul trono di Costantinopoli.



La mia compagnia in quel meriggio, trovò una strana nicchia nei sotterranei di una piccola desolata cappella, al suo interno le pareti erano affrescata da arcaiche profezie e i suoi tesori splendevano come la luce del sole nell'oro delle sue coppe, eravamo in sei templari seguiti da un vecchio abate quando con ferocia il più anziano fra noi impaurito dagli sguardi severi della volta celeste sopra la nostra testa e dagli inferi dipinti dinanzi ai nostri occhi decise di fracassare la nicchia con un colpo violento di spada e nel frastuono, in terra cadde un vecchio scrigno in ferro battuto, prima di aprir quel tesoro, giurammo tra noi di non rivelare a nessuno ciò che stava per succedere, e quando io, il più giovane fui incaricato di aprire lo scrigno, con mani tremanti, sollevai quell'antico pezzo di legno ed un volto imponente inciso su di un lino ingiallito dal tempo si gettò sul mio sguardo impaurito, sollevai il telo in lacrime, e lo stesi sull'altare dinanzi all'affresco del paradiso, ci inginocchiammo tremanti quando vidimo sui polsi e sui piedi i segni della crocifissione e sul petto la perforazione del costato da parte di una lancia, alzai il volto in estasi quando riportai i miei occhi su quell'uomo misterioso che la morte aveva dominato e vinto, e nonostante la fronte insanguinata dalla corona spinata, il suo sguardo evocava beatitudine, sino a poter respirar la sua grandezza e la mia inutile piccolezza. Cristo risorto era dinanzi ai nostri capi trattenuto sul telo funebre che lo avvolse nel gelido attimo della sua morte terrena.
Dopo aver pregato ai suoi piedi, decidemmo che essa doveva appartenere all'ordine dei templari e venerata come testimonianza della venuta di Nostro Signore, abbandonammo segretamente Costantinopoli con l'intento di giungere ad Atene, lontano dagli ingordi Veneti che riempivano il loro grasso tesoro di ogni oro e opere d'arte.
Posai l'ultimo sguardo sugli occhi di Cristo, mentre ripiegavamo il lino nella cassa e come un lampo ebbi la consapevolezza, che la sofferenza, l'umiltà e la miseria rendeva tutte quelle persone più vicino alla sua passione, alla sua misericordia, e che il suo più grande insegnamento era violato dagli uomini più che la bestemmia. “Amatevi fratelli come io ho amato voi”.
Regnava ancor in quella stanza un silenzio sacro accompagnato da invisibili mani che mi accarezzavano il volto, e l'odore di rosa penetrava fino alle ossa, nonostante qui non vi fosse neanche l'ombra di un petalo.
Ogni leggende era vera.
Ora ho un nuova missione più grande da compiere madre.
Un nuovo inizio.
Una nuova nascita nella consapevolezza.
Non tornerò in Francia,
Addio.


Simone De Bernardin

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

domenica 11 giugno 2017

i 10 luoghi più radioattivi del pianeta

Nonostante il terremoto del 2011 e le preoccupazioni per Fukushima abbiano riportato la minaccia della radioattività di nuovo nella coscienza pubblica, molte persone non si rendono ancora conto che la contaminazione è un pericolo che riguarda tutto il mondo. 

I radionuclidi figurano tra le prime sei minacce tossiche, come indicato da un rapporto del 2010 del Blacksmith Institute, una organizzazione non governativa che si occupa di inquinamento. Potreste restare sorpresi dalla posizione di alcuni dei luoghi più radioattivi al mondo – e quindi dal numero delle persone che vivono nel terrore per gli effetti che le radiazioni possono avere su di loro e sui loro figli.

10. Hanford, USA 

Il sito di Hanford, a Washington, era parte integrante del progetto di bomba atomica degli USA, avendo prodotto plutonio per la prima bomba nucleare e per la bomba “Fat Man”, usata a Nagasaki. Durante la Guerra Fredda, il sito intensificò la produzione, fornendo plutonio per la maggior parte delle 60.000 armi nucleari americane. Anche se dismesso, contiene ancora due terzi del volume delle scorie altamente radioattive del paese – circa 53 milioni di litri di scorie liquide, 25 milioni di metri cubi di rifiuti solidi e 200 chilometri quadrati di acque contaminate al di sotto dell’area, che lo rendono il sito più contaminato degli Stati Uniti. La devastazione ambientale di quest’area dimostra che la minaccia della radioattività non è semplicemente qualcosa che può arrivare con un attacco missilistico, ma può nascondersi nel cuore del proprio stesso paese...




9. Il Mediterraneo
Da anni, la ‘Ndrangheta è accusata di aver usato il mare come un luogo comodo per sversare rifiuti pericolosi – scorie radioattive comprese – tariffando il sevizio e intascando i profitti. Legambiente sospetta che circa 40 navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi siano scomparse nelle acque del Mediterraneo dal 1994. Se queste accuse fossero vere, dipingerebbero il quadro preoccupante di un quantitativo sconosciuto di scorie nucleari nel Mediterraneo il cui vero pericolo sarà davvero compreso quando le centinaia di barili si deterioreranno o se in qualche modo dovessero aprirsi. La bellezza del Mar Mediterraneo potrebbe davvero nascondere una catastrofe ambientale in corso.

8. La costa somala
L'organizzazione mafiosa italiana appena citata non ha condotto i suoi loschi affari solo nei propri confini. Vi sono anche accuse che le acque e il suolo somalo, non protetti dal governo, siano stati usati per l’affondamento o l’interramento di scorie nucleari e metalli tossici – tra i quali 600 barili di rifiuti tossici e nucleari, e rifiuti ospedalieri radioattivi. Infatti, secondo il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, i barili arrugginiti contenenti scorie trascinati sulle coste somale durante lo Tsunami del 2004 sarebbero stati scaricati in mare già negli anni ’90. La Somalia è un'anarchica terra desolata, e gli effetti di queste scorie sulla popolazione impoverita potrebbero essere addirittura peggiori di ciò che questa gente ha già sperimentato.

7. Mayak, Russia
Il complesso industriale di Mayak, nel nord-est della Russia, ha un impianto nucleare da decenni, e nel 1957 è stato teatro di uno dei peggiori incidenti nucleari del mondo. Fino a 100 tonnellate di scorie radioattive furono rilasciate in seguito ad una esplosione che contaminò un’area enorme. L’esplosione è stata tenuta segreta fino agli anni ’80. A partire dagli anni ’50, le scorie della centrale venivano scaricate nell’area circostante e nel Lago Karachay. Ciò ha portato alla contaminazione della riserva d’acqua sulla quale migliaia di persone fanno affidamento ogni giorno. Gli esperti ritengono che Karachay è forse il luogo più radioattivo del mondo, e oltre 400.000 persone sono state esposte alle radiazioni provenienti dall’impianto in seguito a diverse serie di incidenti accaduti – tra i quali incendi e micidiali tempeste di sabbia. La bellezza naturale del Lago Karachay nasconde i suoi inquinanti mortali, e i livelli di radiazione nei punti in cui le scorie radioattive scorrono nelle sue acque sono sufficienti ad uccidere un uomo nell’arco di un’ora.

6. Sellafield, UK
Situata sulla costa occidentale dell’Inghilterra, Sellafield era originariamente una struttura che produceva plutonio per le bombe nucleari, ma in seguito si è indirizzata verso l’ambito commerciale. Sin da quando è diventata operativa, centinaia di incidenti si sono verificati nell’impianto, e circa due terzi degli edifici stessi sono ora classificati come rifiuti nucleari. L’impianto rilascia giornalmente qualcosa come 8 milioni di litri di scorie contaminate nel mare, rendendo il Mare d’Irlanda il mare più radioattivo del mondo. L’Inghilterra è famosa per le sue distese verdi e per i suoi paesaggi ondulati, ma, annidata nel cuore di questa nazione industrializzata c’è una struttura tossica, soggetta ad incidenti, che vomita scorie pericolose negli oceani del mondo.

5. Complesso Chimico Siberiano, Russia
Mayak non è l’unico sito contaminato in Russia; la Siberia ospita un complesso chimico che contiene scorie nucleari accumulatesi per oltre quattro decadi. I rifiuti liquidi sono accantonati in piscine non coperte e container mal tenuti conservano oltre 125.000 tonnellate di rifiuti solidi, mentre lo stoccaggio sotterraneo è potenzialmente a rischio di perdita nelle acque sotterranee. Pioggia e vento hanno diffuso la contaminazione nella natura e nella zona circostante. Vari incidenti minori hanno portato alla perdita di plutonio e ad esplosioni che hanno diffuso radiazioni. Sebbene il paesaggio innevato abbia un aspetto puro ed immacolato, i fatti parlano chiaro sui veri livelli di inquinamento riscontrati nell’area.

4. Il Poligono, Kazakistan
Un tempo, luogo dove l’Unione Sovietica effettuava i suoi test atomici, oggi quest’area fa parte del nuovo Kazakistan. Il sito fu destinato al progetto per la bomba atomica sovietica a causa del suo status di area “disabitata” – a dispetto del fatto che vivessero nell’area 70.000 persone. In questa struttura l’URSS fece detonare la sua prima bomba atomica; il luogo detiene il record di maggior concentrazione di esplosioni nucleari al mondo: 456 test nell’arco di 40 anni dal 1949 al 1989. Mentre gli esperimenti condotti nella struttura – e il loro impatto in termini di esposizione alle radiazioni – furono tenuti segreti dai sovietici fino alla chiusura della struttura nel 1991, gli scienziati calcolano che la salute di 200.000 persone sia stata direttamente danneggiata dalle radiazioni. Il desiderio di distruggere paesi stranieri ha portato allo spettro della contaminazione nucleare che incombe sulla testa di coloro che una volta erano cittadini dell’URSS.

3. Mailuu-Suu, Kirghizistan
E’ considerato uno dei dieci siti più inquinati della Terra dal rapporto del Blacksmith Institute del 2006. Le radiazioni a Mailuu-Suu non derivano da bombe nucleari o da centrali, ma dall’estrazione dei materiali necessari ai processi che queste comportano. L’area ospitava una struttura di estrazione e lavorazione dell’uranio; oggi restano 36 discariche di scorie di uranio – oltre 1, 96 milioni di metri cubi. La regione è anche a rischio sismico, ed una qualsiasi rottura del contenimento potrebbe scoperchiare il materiale o causare la caduta delle scorie nei fiumi, contaminando l’acqua utilizzata da centinaia di migliaia di persone. Questa gente potrebbe non dover mai vivere il pericolo di un attacco nucleare, ciononostante, hanno buone ragioni di temere una pioggia radioattiva ogni volta che la terra trema.

2. Chernobyl, Ucraina
Teatro di uno dei più gravi e nefandi incidenti nucleari del mondo, Chernobyl è ancora fortemente contaminata, nonostante il fatto che ora ad un piccolo numero di persone sia consentito stare nell’area per un periodo limitato di tempo. Il famoso incidente provocò l’esposizione alle radiazioni per oltre 6 milioni di persone, mentre le stime riguardo al numero dei morti causati dal disastro di Chernobyl vanno dai 4.000 a addirittura 93.000. L’incidente rilasciò 100 volte più radiazioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. La Bielorussia ha assorbito il 70 per cento delle radiazioni, e da allora i suoi abitanti devono confrontarsi con un aumento dell’incidenza dei tumori. Ancora oggi, la parola Chernobyl evoca immagini orribili di sofferenza umana.

1. Fukushima, Giappone
Le tragedie del terremoto e dello tsunami del 2011 hanno distrutto case e vite umane, ma gli effetti della centrale nucleare di Fukushima rappresentano forse il pericolo più duraturo. Il peggior incidente nucleare dopo Chernobyl ha causato la fusione del nocciolo di tre dei sei reattori, perdita di materiale radioattivo nell’area circostante e nel mare, rilevato fino a 200 chilometri dall’impianto. Siccome l’incidente e le sue conseguenze sono ancora in corso, non si conosce ancora la reale portata dell’impatto ambientale. Il mondo sentirà ancora gli effetti di questo disastro nelle generazioni a venire.

Fonte: www.peacelink.it/

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it/

giovedì 8 giugno 2017

i fratelli Rosselli: Giustizia e Libertà

 di Gianni Lannes

Per non dimenticare mai: il dovere della memoria. Nel tardo pomeriggio del 9 giugno 1937, Carlo Rosselli e suo fratello Nello, figure eminenti dell’antifascismo italiano, fondatori del movimento Giustizia e Libertà, esuli in Francia, furono barbaramente assassinati in un’imboscata a Bagnoles-de-l’Orne, su ordine di Benito Mussolini.

L’appello di Carlo Rosselli lanciato da Radio Barcellona nel novembre del 1936 “Oggi in Spagna domani in Italia” e le denunce internazionali degli orrori italiani in Etiopia, fecero scattare una delle operazioni più violente del regime mussoliniano. Un’intensa azione di denuncia delle operazioni criminali del fascismo contro gli esuli e della responsabilità diretta nell’agguati mortale ai fratelli Rosselli di Mussolini, fu condotta da Giuseppe Di Vittorio, attraverso il giornale La voce degli italiani. Nel primo numero del luglio 1937, Di Vittorio mise in luce i primi tentativi di depistaggio in Francia e in Italia con l’articolo “L’inutile inchiesta da Matteotti a Rosselli”.

A tutt’oggi non c’è ancora una verità giudiziaria. Infatti, la corte d’assise di Perugia nel 1949 si è distinta per le assoluzioni generalizzate. Piero Calamandrei scrisse sulla tomba dei fratelli Rosselli: “Giustizia e libertà. Per questo morirono per questo vivono”.

fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/

domenica 4 giugno 2017

world press photo

Galleria Sozzani.
world press photo 2017.
non sono molte le foto che mi sono piaciute.
ritrarre l'orrore, offrirlo al pubblico, è buon giornalismo, forse, ma non sempre buona fotografia.
la foto vincitrice è una buona foto o solo una foto fortunata, per tempi e per luogo?
è una foto opportunista, io direi. 



















altri reportage sono anonimi, inutili, non mi toccano, come l'omosessualità tra i rugbisti. 
girando tra le foto mi sono detta che se devo leggere la didascalia per capire allora non è una buona foto quella che sto guardando: se una foto va spiegata, presentata, allora non ha centrato il suo obiettivo. 
letteralmente parlando.
o forse mi sbaglio, non so. 

















la mia favorita:


daily-life 
Wang Tiejun

fonte: http://nuovateoria.blogspot.it/

mercoledì 31 maggio 2017

l'inquisizione medievale: dall'abbandono cataro al condottiero Dolcino


L' inquisizione medievale fa riferimento a qual periodo compreso fra la fine del XII secolo e la metà circa del XV. Il termine inquisizione deriva dal latino inquirere, che ha il significato di indagare. Il compito del tribunale dell’inquisizione è quello di svolgere indagini per accertare l’eresia: una volta scoperta, il giudice aveva il fine di convincere l’indagato ad abiurare. 
Quando non era in grado di ottenere l’abiura, rimetteva l’indagato ad un tribunale civile. Gli inquisitori potevano sottoporre a processo solo i cristiani, ne erano esclusi i non battezzati. Questa struttura iniziale dell’inquisizione si occupò principalmente dell’eresia catara e valdese.
In Béziers e Monte Rubello possiamo trovare i luoghi in cui si consuma l’inizio e la fine dell’Inquisizione Medievale, allo stesso modo in cui si consuma l’eresia Medievale perché Inquisizione ed Eresia vivono grazie alla presenza dell’altra.
Se non fosse esistita l’Eresia Medievale non sarebbe nata l’Inquisizione. L’occasione per la nascita di questo strumento giuridico è data dal proliferare dell’eresia Catara, e in misura minore di quella Valdese.
Cataro deriva dal greco Khataros, che significa puro. La definizione di cataro o puro appartiene agli adepti poiché gli avversari li chiamavano in funzione del luogo ove la loro presenza era predominante: albigesi per la zona di Albi in Francia, albesi e concorreziani per la città di Alba e Concorezzo.
I catari manifestavano il desiderio di tornare alla purezza originaria del messaggio evangelico, distaccandosi dalla struttura e gerarchia ecclesiastica divenuta un pericolo per la conservazione di quel messaggio. L’universo cataro è molto meno romantico ed illuminato di quanto una certa tradizione mostra. I catari invitavano all'aborto ed all'endura. Analizziamo il perché ricorrevano all'aborto. Se tutto quello che appartiene alla carne è male, il male peggiore è propagare quella carne. Propongono un rifiuto totale alla propagazione della vita. Per quanto concerne l’enduradobbiamo ricordare che se il corpo è ostacolo al progresso spirituale, non esiste modo migliore di lasciarsi morire di fame per raggiungere la perfezione. Nel 1167 un Concilio cataro venne organizzato a Saint-Félix, presieduto dal pop Niceta, vescovo dai bogomili di Costantinopoli. Durante quest'assemblea furono create quattro diocesi catare: Albi, Agen, Carcassonne e Tolosa.



Un secondo movimento eretico che portò alla nascita dell’inquisizione medievale fa riferimento a Pietro Valdo. Nel 1170 Pietro ebbe un’esperienza radicale di conversione: dopo aver venduto i propri beni a beneficio dei poveri si dedicò ad una vita di predicazione itinerante, svolta nella lingua del popolo. Nel 1179 due valdesi, tra cui Pietro, si recarono a Roma per sottoporre a Papa Alessandro III una traduzione in francese di diversi libri delle scritture. Chiesero autorizzazione al Papa per la predicazione. Alessandro III autorizzò purché fossero controllati da un ‘ecclesiastico loro superiore. Nel 1184 Papa Lucio III con decreto Ad Abolendam stabilì il principio che si potesse formulare accusa di eresia e iniziare il processo a carico di qualcuno anche in assenza di testimoni attendibili. Con lo stesso decreto si dichiaravano eretici i valdesi, che da quel momento si riunirono in piccole comunità costrette a vivere in clandestinità. 
Nel 1199 Innocenzo III, strenuo avversario delle eresie che si stavano diffondendo in Europa, avviò una Crociata contro i catari: al comando della stessa Simone IV di Monfort. Tra i massacri dobbiamo ricordare quello di Beziers del 22 luglio 1209, giorno nel quale i crociati massacrarono almeno 20.000 abitanti tra uomini, donne e bambini. Le truppe al comando di Simone IV circondarono la città chiedendo che i catari venissero banditi oltre le mura cittadine: ottennero un secco rifiuto. I resoconti storici ci tramandano una cifra non superiore ai 500 catari presenti all’interno della città: sebbene la cifra di eretici fosse molto inferiore al numero degli abitanti, i crociati decisero per il massacro. Appartiene alla leggenda la risposta che Amaury avrebbe rivolto ad un soldato che gli chiedeva come poter distinguere nella battaglia gli eretici dagli altri: “uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi.” L'autenticità di tale frase, però, è messa in dubbio in quanto non risulta in nessuna delle pur numerose cronache degli eventi; si trova invece in forma leggermente diversa «Cedite eos. Novit enim Deus qui ejus sunt» e cioè "Uccideteli. Dio infatti conosce coloro che sono suoi"e introdotta da un prudenziale ”«fertur dixisse», si dice, nel Dialogus Miraculorum, il Libro dei Miracoli, scritto circa sessanta anni dopo gli avvenimenti dal monaco tedesco Cesario di Hesisterbach.


Negli anni successivi i monaci cistercensi, primi predicatori in terre occupate dall'eresia catara, furono sostituiti dai frati domenicani e francescani nel ruolo di inquisitori. Questo perché avvenne? Il Papa intuì che la strada della povertà vissuta poteva salvare la Chiesa. I cistercensi per vari motivi non riuscirono a far breccia nel cuore delle persone, i seguaci di Domenico e Francesco erano più vicini al popolo come stile di vita e linguaggio.



Nel 1231 Gregorio IX affidò il compito dell’inquisizione a giudici nominati e inviati da lui stesso che potevano deporre il Vescovo se riscontravano inefficienze nel suo operato. La chiesa fu notevolmente aiutata dall’Imperatore Federico II che nello stesso anno istituiva la pena di morte e il rogo per gli eretici, con la seguente formula: “siano bruciati alla presenza del popolo.”
Nel 1252 Papa Innocenzo IV introdusse la possibilità di tortura negli interrogatori con la Bolla Ad Extirpanda.
Il tempo corre.
Gli eretici scappano.
Nascono e muoiano le idee.
Si giunge agli inizi del 1300. Un uomo, all’improvviso appare sulla scena: il suo nome è Dolcino.
Personaggio travolgente e stravolgente: modifica l’eresia trasformando i seguaci da adepti a guerriglieri.
Mazze contro spade.
Uomini semplici, e male armati, contro importanti eserciti.
Dolcino lottò con tutte le sue forze per salvare il proprio popolo.
Dopo diversi anni di fughe e resistenza fu catturato e arso sul rogo il 1 giugno 1307 a Vercelli.
Altri movimenti succederanno al frate venuto dalle valli alpine, ma la sua morte identifica la fine dell’inquisizione medievale: se non esiste un nemico forte anche l’istituzione religiosa perde di significato.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
Pietro Tamburini, Storia generale dell'Inquisizione.
Ximenes Cisnero, Guida dell'inquisitore.
Grado Giovanni Merlo, Eretici ed eresie medievali.
John Edwards, Storia dell'inquisizione.
George Ridley Scott, Storia della tortura.

Fotografie
- L'inquisizione medievale
- Pietro Valdo
- San Domenico che assiste ad un autodafè
- Gregorio IX

sabato 27 maggio 2017

mea culpa

lui paga tutti.
paga e mercifica i corpi.
mi tieni su un palo di cemento che ricorda la croce di Cristo?
ti pago.


ti faccio un tatuaggio lungo a schiena, a te e alle tue amiche e amici tossidipendenti?
ti pago.
ti compro.


acquisto acqua del mar morto ormai quasi morto e prosciugato?
la pago.
la ottengo.
mi presti i tuoi denti marci in modo da mostrare la decadenza orrifica del corpo?
te li pago.


così fa 'sto genio di Santiago Serra.
Mea Culpa, al PAC di Milano, è una mostra molto interessante.
l'opera di questo artista ha molto da dire.
io sono uscita molto pensierosa.
e ho girato tra le sue installazioni molto intrigata.
in una sala, in alto, sulle scale, lontana dagli sguardi immediati, decine di casse aperte contengono merda d'uomo, essicata e ormai trasformata, trattata, agglutinata, inodore, inerte.
ma merda umana è.
l'impatto è fortissimo, il disgusto violento, il pensiero di chi l'ha raccolta (si tratta di Manual Scavengers, la casta indiana di coloro che puliscono le latrine) è sconcertante.


l'impulso è stato di girare i tacchi e andarmene, ma mi sono detta che era il caso di stare.
mi girava la testa e ho provato un'umiliazione scorticante.
una devastazione interna.
mi sono sentita una merda come la merda che guardavo.
certo, poi passa.
mi dimentico della merda e cerco di nuovo la bellezza.
cosa ci posso fare?
mea culpa.
almeno ne scrivo e me ne ricordo, ora.
e lo scrivo a chi legge.
bisogna andare e camminare tra la merda, un'idea, suppure transitoria e di lusso tutto sommato, della merda del mondo.










gli aspetti sono molteplici, gli sguardi diversificati. 
quello dominante o che più mi ha coinvolto è quello sulla compravendita dei corpi, sulla mercificazione, sulla decomposizione, sulla violazione che ha un costo, sempre trattabile.
uomini su una riva si fanno seppellire sotto la sabbia.
scompaiono.
veterani di guerra sono faccia al muro.
punizione o vergogna?
la scritta Kapitalism viene sottoposta a lenta distruzione.
maiali  divorano la S, le leggi della globalizzazione sono spietate.
SUMISION, sottomissione, campeggia enorme nella zona desertica di Anapra, a confine tra USA e Messico.
lo sappiamo, i muri segregano.

miserie umane.
nessuna retorica, nessun rimpianto, nessuna rivendicazione.
solo molta miseria umana.


Il PAC Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano presenta MEA CULPA, la prima grande antologica in Italia dedicata all'artista concettuale Santiago Sierra. Nato nel 1966 a Madrid, da quasi trent'anni il suo lavoro si muove sul terreno impervio della critica alle condizioni sociopolitiche della contemporaneità. Messaggero della cupa verità del nostro tempo, Sierra è spesso stigmatizzato per le sue performance intense ed ambigue. Eppure il loro linguaggio visivo, il simbolismo complesso ed energico, il loro essere calate nella realtà delle persone conferisce loro un raro impatto emozionale. Sierra ha esposto in prestigiosi musei ed istituzioni nel mondo e nel 2003 ha rappresentato la Spagna alla 50a Biennale di Venezia. La mostra al PAC riunisce per la prima volta le opere politiche più iconiche e rappresentative dell'artista, dagli anni Novanta a oggi, e la documentazione di sue numerose performance realizzate in tutto il mondo, insieme a nuove produzioni e riattivazioni di installazioni e azioni passate.

fonte: http://nuovateoria.blogspot.it/

“Abusato a 15 anni, Macron è un pericoloso psicopatico”

«Macron è pericoloso perché, come tutti gli psicopatici, ha una grandissima idea di sé. Non ama la Francia, e non lotta per il popolo francese. Macron ama se stesso, enormemente, e combatte per mantenere la sua fragile identità». Lo afferma il professor Adriano Segatori, psichiatra e psicoterapeuta, specializzato in perizie psichiatriche. «Se un giudice dovesse chiedermi cosa ne penso della pericolosità di queste persone, direi che non ci sono dubbi: come tutti gli psicopatici, Emmanuel Macron è altamente pericoloso. I serial killer rovinano le famiglie, mentre gli psicopatici ai vertici dell’economia e della politica rovinano intere società». Un messaggio sconcertante, quello del professor Segatori, affidato a YouTube alla vigilia del ballottaggio francese. Secondo lo psichiatra, la vita di Macron si sarebbe incrinata e compromessa all’età di 15 anni, quando il giovane Emmanuel «ha subito un gravissimo abuso sessuale perpetrato dalla sua insegnante, Brigitte: all’epoca lei aveva 39 anni». A rappresentare il problema non è tanto il divario di età tra i due, ma il fatto che Macron fosse poco più che bambino: e se “l’incidente” fosse avvenuto, anziché nella Parigi “bene”, nell’ambiente proletario, «quello che Macron disprezza», lui  sarebbe finito «ai servizi sociali, sostenuto dagli psicologi», e Brigitte Trogneux addirittura «in carcere».
Al di là delle cronache rosa «che poi hanno voluto incensare questo grande amore con un matrimonio che, grottescamente, si potrebbe definire riparatore», per Adriano Segatori «resta il fatto che lo sviluppo psichico di un bambino – perché tale era, a 15 Lo psichiatra Adriano Segatorianni, Emmanuel Macron – si è fermato: è stato violentemente fermato, da una seduzione sia fisica che psicologica». Come Freud insegna, in “Totem e tabù”, «è stato superato il limite stesso che il tabù prescrive: il primo passaggio è stato l’idea che tutto poteva essere concesso». Non usa mezzi termini, il professore: «Siamo di fronte a un problema di tipo pedofilico». Dopodiché, aggiunge Segatori, l’idea di onnipotenza è stata ulteriormente incentivata, fino a scavalcare la percezione della realtà. Condizione che porta poi il giovanissimo Macron, dotato di notevoli capacità intellettuali e culturali, «a un altro estremo limite, in sé “patologicamente normale”, cioè il narcisismo». Così, fin da giovane, «Macron sviluppa un’ambizione sfrenata e una necessità (una dipendenza) di ammirazione, da parte degli altri, per coprire un inconscio, interiore senso di inferiorità».
Secondo il professor Segatori, la personalità di Macron è condizionata «dall’idea che non ci siano limiti», in più da «una onnipotenza già prevista nel bambino e maggiormente sviluppata nell’adulto», e infine da «un senso interiore di narcisismo che non è sbagliato definire, addirittura, maligno». Tradotto: «Questi tre paradigmi strutturano quella che viene definita una psicopatia: perché ci troviamo di fronte a un individuo che, come organizzazione psichica, è perfettamente definibile come psicopatico», anche se – per inciso – ora siede all’Eliseo. Precisa Segatori: il termine “psicopatico” non è un insulto: una Macron quindicennegrande psicanalista americana, Nancy McWilliams, dice testualmente che «la personalità psicopatica raggiunge i più alti livelli della gestione americana». Lo psicopatico può anche essere un deviante, certo. Ma in realtà, «se organizzato bene dal punto di vista culturale e intellettuale, può raggiungere i massimi vertici della finanza, della politica».
La personalità psicopatica è caratterizzata da «un fascino superficiale» e da una certa «capacità di attrazione», però viene «facilmente messa in discussione nel momento della contraddizione». Segatori ha “studiato” i video elettorali del neopresidente, esaminandone parole, espressioni e gestualità: «Vediamo le crisi isteriche di Macron nei momenti in cui l’ammirazione che ha di fronte viene meno, e quindi mette in difficoltà il suo falso sé, la sua scadente identità». In più, l’ormai neo-presidente «è caratterizzato da una grande teatralità, peraltro coincidente con l’insegnamento ricevuto dalla sua seduttrice, che era anche insegnante di tecnica teatrale». Il problema è che adesso il “paziente” è a capo della Francia: «Lo psicopatico in sé è inaffidabile, ma – con il suo fascino superficiale – riesce a trarre in inganno l’interlocutore». E poi non ha mai alcun rimorso, aggiunge lo psichiatra, nemmeno quando «parla di “sdentati” per definire i poveri, quando Emmanuel Macron e Brigitte Trogneuxinsulta i minatori dicendo che sono soltanto tabagisti e alcolisti, quando definisce le donne “stupide e ignoranti”». Poi, certo, si giustifica e dice: sono stato frainteso. «Infatti: non intendeva dire volontariamente quello che ha detto: è stato il suo inconscio a parlare per lui».
Il guaio è che Macron «crede a quello che ha detto: è che non può farlo vedere». E quel senso di disprezzo che manifesta nei confronti delle persone «proviene dal suo inconscio». Poi lo rettifica, razionalmente, «ma senza rimorso, perché non prova sensi di colpa». Deve aver molto sofferto, peraltro, la sfida con Marine Le Pen: perché Macron «non può accettare che una donna sia in antagonismo con lui: ha bisogno di una madre accudente». Senza una come Brigitte, «tutto il resto diventa difficilissimo da sostenere». Quindi il neopresidente «è pericolosissimo», proprio a causa della sua «grandissima fragilità». Macron è «come tutti gli psicopatici che lavorano solo per se stessi e considerano gli altri dei semplici strumenti della propria grandezza». Tutto questo, conclude il professore, rende l’idea di «quale pericolo corra la Francia».

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