Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per
Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri,
prendano nota: la Germania
boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo
conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di
Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco,
imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a
patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania.
«Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa –
parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea,
Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo
determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se
non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino
obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa,
quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia,
temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi,
della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco
Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la
finanza
privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il
governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora
rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.
Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario“, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il processo
di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della
perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e
all’Unione Europea». La Germania,
peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento,
dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di
più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale
fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua
riunificazione». Poi, durante la crisi
economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust
tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli
aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la
ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto
lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha
praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche
tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e
l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie
alla direttiva del 2014».
Adesso, in piena crisi
da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il
governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno
all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a
sostenere la piccola e media
industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare
vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al
punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla
legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco,
squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee
nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania
chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di
acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della
banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro
di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli
tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato
italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del
primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della
sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e
viola, per eccesso di giurisdizione, gli articoli
267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo
infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco
responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni
della Bce che hanno salvato l’euro».
Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania
«ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di
esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono
escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola
gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue
«per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è
stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio
dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi.
Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza
contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli –
perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così
come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due
mesi di emergenza in Germania
e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è
competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene
dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder
tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».
In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a
livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei
social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare
la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere
enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le
Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica
preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di
«impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte –
che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund
(solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media
tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in
faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente
Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale
provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva
precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo
di calmare gli spread. Una
mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie
(puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando
l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo
causato dai costi dell’emergenza Covid.
Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il
tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore
il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito
di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole:
helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma
della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa
austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania
e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale
attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi
proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”).
Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in
quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora
compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea.
La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte
alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due
mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore,
perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico,
erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.
Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo –
senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia
sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa
sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di
centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre
del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili.
Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania
e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da
Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro
paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta
succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti”
formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno)
per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo,
c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza
soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania
chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la
Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo
surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino
antinfluenzale. Quanto ai 5 Stelle,
cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono
perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco
Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista
televisivo del Grande Fratello.
Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare
l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria
per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima
provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un
governo di salvezza nazionale, che abbandonasse la linea del finto
trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla
caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e
Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni
ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare
i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a
debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e
ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità
all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la
morte del sistema economico italiano. Se la Germania
oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere
sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non
si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di
capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio
possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.
(Allievo dell’insigne economista progressista Federico Caffè, già maestro di Draghi, Nino Galloni è vicepresidente del Movimento Roosevelt,
network politico meta-partitico attraverso il quale ha lanciato
ufficialmente la proposta della moneta parallela per ovviare alla
gestione privatistica dell’euro, che frena in modo pericoloso l’economia dei paesi come l’Italia).
fonte: LIBRE IDEE
a nessuno (o quasi) interessa quello che ha detto Malvezzi
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