martedì 10 marzo 2015
romanzo di una strage
è un film del 2012 diretto da Marco Tullio Giordana e liberamente tratto dal libro Il segreto di Piazza Fontana di Paolo Cucchiarelli edito dalla casa editrice Ponte alle Grazie.
Il film, girato a Torino e a Milano, tratta la ricostruzione dell'attentato che si è consumato a Milano in Piazza Fontana il 12 dicembre 1969, e dei tragici fatti che ne conseguirono. Dalle varie piste intraprese dalla magistratura al caso creatosi attorno alla morte di Giuseppe Pinelli, avvenuta in circostanze misteriose durante un interrogatorio, e quella conseguente del commissario Luigi Calabresi che conduceva le indagini.
Il film ha ottenuto 16 candidature ai David di Donatello 2012, vincendone 3.
Il film è stato trasmesso in prima visione su Rai 1 il 28 maggio 2014 in prima serata.
Trama
All'indomani della morte dell'agente Antonio Annarumma, il Ministro degli esteri Aldo Moro riferisce al Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat sulla situazione che, a suo dire, meriterebbe prudenza in luogo della linea dura auspicata dal Governo con l'avallo degli Stati Uniti. Contemporaneamente Giuseppe Pinelli, appartenente al circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, a seguito della discordanza di idee sulla linea politica da adottare, prende le distanze da Pietro Valpreda, il quale lascia il circolo.
Dopo gli attentati alla Fiera di Milano, le bombe del 25 aprile 1969, delle quali solo una esplode, viene incaricato delle indagini il commissario Calabresi, il quale segue la "pista anarchica", inducendo un appartenente al circolo frequentato da Pinelli a diventare suo informatore; successivamente, l'8 agosto, avviene lo scoppio delle bombe sui treni, attribuite agli anarchici ma in realtà piazzate da elementi di Ordine Nuovo, coordinati da Franco Freda.
Il 12 dicembre 1969, alle ore 16.37, in piazza Fontana un'esplosione devasta la sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura: muoiono diciassette persone ed altre ottantotto rimangono gravemente ferite. Lo stesso giorno scoppiano a Roma altre tre bombe ed un altro ordigno viene trovato inesploso a Milano, venendo poi fatto brillare dagli artificieri. Il Ministro degli interni Franco Restivo suggerisce una serie di misure di carattere repressivo, che tuttavia incontrano l'opposizione di Moro. Contemporaneamente viene trovato un manifesto di rivendicazione della strage a firma anarchica ed il commissario Calabresi, nonostante i dubbi espressigli dal giornalista de Il Giorno Marco Nozza, ferma un'ottantina di aderenti al movimento, tra i quali Pinelli che, dopo tre giorni di interrogatorio, muore in circostanze mai chiarite, cadendo dal quarto piano della questura.
Mario Merlino, un estremista di destra legato a Stefano Delle Chiaie, capo di Avanguardia Nazionale e collegato a Junio Valerio Borghese, fa il nome di Valpreda come possibile autore della strage. Parallelamente un agente infiltrato nel circolo anarchico 22 marzo di Roma, al quale aveva aderito Valpreda, lo informa che lo stesso Valpreda partì l'11 dicembre da Roma alla volta di Milano, portando con se una grossa borsa. Questi viene anche riconosciuto da Cornelio Rolandi, un tassista, che lo indica come l'uomo che nel pomeriggio del 12 dicembre era sceso dal suo taxi in piazza Fontana, recando con sé una grossa valigia, e viene arrestato dalla polizia.
Iniziano ad emergere connivenze tra i servizi segreti e gli ambienti dell'estrema destra, in particolare quella veneta, dove opera Giovanni Ventura, in collegamento con l'agente del SID Guido Giannettini. L'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Pietro Calogero, viene però trasferita a Roma.
Nel frattempo Moro affronta Saragat, rendengogli nota la nuova espressione coniata in merito agli avvenimenti occorsi, ossia "strage di Stato", ed entrambi concordano sulla necessità di tenere segrete le notizie, mentre la moglie di Pinelli, Licia, sporge denuncia contro la questura di Milano, costituendosi parte civile nel processo a carico del commissario Calabresi e dei funzionari presenti la sera della morte del marito.
Nei mesi che seguono l'editore Giangiacomo Feltrinelli viene trovato morto ai piedi di un traliccio dell'alta tensione ed il commissario Calabresi viene a conoscenza dell'esistenza di un deposito di armi e di esplosivi, sito in una galleria nei pressi del confine con la Jugoslavia, dove gli estremisti di destra potrebbero avere prelevato l'esplosivo utilizzato per la strage alla Banca dell'Agricoltura. Lo stesso Calabresi riferisce al capo dell'ufficio Affari Riservati D'Amato della possibilità della presenza di due bombe, collocate tuttavia non da Valpreda ma da uno tra tre neofascisti che gli assomigliano, ma questi, nonostante gli faccia intendere che l'attentato possa essere stato organizzato e coperto da segmenti dello Stato e della NATO, afferma che nulla di quanto è realmente successo emergerà e pochi giorni dopo il commissario viene ucciso.
Nei successivi 33 anni si susseguiranno tre processi che alterneranno condanne ed assoluzioni ma, al termine dell'ultimo grado del terzo processo, non risulteranno colpevoli, con l'eccezione di Freda e Ventura, i quali tuttavia non sono più perseguibili.
Distribuzione
Il film, prodotto da Cattleya e Rai Cinema, è stato distribuito nelle sale dalla 01 Distribution il 30 marzo 2012. Il trailer del film è stato diffuso il 23 febbraio 2012..
Accoglienza
Incassi
Al primo week-end ha incassato 533.000 euro, posizionandosi al quinto posto.
Critica
Reazione di Adriano Sofri
Il primo riscontro che il film ottiene è quello di Adriano Sofri, condannato per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi che, all'indomani della prima del film, contestandone integralmente la ricostruzione dei fatti basata su fonti anonime che vorrebbero far passare la tesi di un "attentato duplicato" (sia nella versione liberamente tratta dal regista, che la versione del libro a cui il film si ispira) pubblica il 31 marzo 2012 un instant book di 132 pagine, intitolato 43 anni. Piazza Fontana, un libro, un film, per ripristinare, a suo dire, la verità storica, e facendo ampio uso del materiale ormai pubblico.
Reazione di Mario Calabresi
Altro riscontro che ha destato interesse è quello di Mario Calabresi, figlio del Commissario Luigi Calabresi, che ha definito il film coraggioso e nebuloso al tempo stesso, in quanto mostra chiaramente l'assenza del padre dalla stanza al momento della morte di Pinelli, ma non approfondisce la campagna portata avanti da Lotta Continua, impedendo così di comprenderne a pieno la condanna. Attuale direttore de La Stampa, Mario Calabresi ha pubblicato la sua storia in un libro intitolato Spingendo la notte più in là, tradotto anche all'estero.
Inesattezze storiche
Nella scena in cui ad Aldo Moro vengono illustrati i risultati della contro inchiesta, Moro ricorda il tentato colpo di stato del 1964. Nella scena viene affermato che Aldo Moro e Giuseppe Saragat affrontarono l'allora Presidente della Repubblica Antonio Segni nella qualità rispettivamente di Presidente del Consiglio e di Ministro della Difesa. In realtà Saragat non ricoprì mai tale incarico e all'epoca ricopriva quello di Ministro degli Esteri.
In una delle scene finali Calabresi, appena uscito dall'appartamento, rientra in casa per cambiare la cravatta. La moglie gli dice, seppur scherzosamente, che "tanto sono orrende tutte e due". In realtà la moglie di Calabresi, intervistata per "La storia siamo Noi - Il delitto Calabresi" afferma che gradiva moltissimo la cravatta rosa del marito, il quale curava molto il suo vestiario.
fonte: Wikipedia
TELEVISIONET
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