«Domani parto per Roma, non ci sentiremo per qualche giorno». Così scriveva domenica su Facebook Raffaele Pennacchio, il medico di 55 anni malato di Sla morto a Roma dopo due giorni di presidio davanti al Ministero dell’Economia per chiedere più fondi per l’assistenza domiciliare dei malati gravissimi. Medico in pensione, sposato (anche la moglie è medico) e con due figli di 20 e 19 anni, Pennacchio aveva lavorato alla Asl di Caserta ed era specializzato in chirurgia.
I DIRITTI DEI MALATI - Viveva con la famiglia a Macerata Campania, in provincia di Caserta, e da uomo e da medico credeva fermamente nel rispetto della dignità del malato e nella possibilità di assistere i malati gravi e gravissimi nelle loro abitazioni. Per questo si era speso senza riserve e con enorme dispendio di energie per sostenere il progetto “Restare a casa” del Comitato 16 novembre Onlus. Era molto attivo sui social network. Il suo ultimo post su Twitter è del 21 ottobre, giorno della partenza per Roma: consigliava un articolo del quotidiano L’Unione Sarda che raccontava la partenza dalla Sardegna di alcuni malati tra cui Salvatore Usala, segretario generale della Onlus, anche lui malato di Sla.
IN LISTA PER STAMINA - Pennacchio aveva anche un’altra speranza: Stamina. «Aveva ottenuto a luglio l’autorizzazione dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ed era in lista agli Spedali Civili di Brescia per accedere al metodo Stamina. Forse avrebbe potuto salvarsi o comunque stare meglio - afferma Biagio Padula del Comitato 16 novembre Onlus -. Era un vero combattente, faceva battaglie come quella per l’assistenza domiciliare e per l’aumento dei sussidi quasi più per gli altri che per se stesso. Non percepiva l’assegno per la Sla dal 2010 e mercoledì ha detto al sottosegretario Fadda, tra le lacrime, che bisogna sbrigarsi, che i malati non possono più attendere».
24 ottobre 2013
fonte: www.corriere.it
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