lunedì 6 luglio 2015

don't shoot the painter

curiosa questa mostra.
sono andata per via del titolo.
Don't shoot the painter.
fantastico.
della mostra mi è piaciuta la pienezza, i colori, l'insieme.
tutto così fitto, così denso, così ricco.
sono tante le opere tutte addensate in poche sale che la vista mi andava insieme, contenta.
 l'effetto scenico complessivo era divertentissimo.
allegro.
vitale.
le sale della bellissima Gam erano ricoperte da pannelli, un colore per ogni stanza, che riproducevano le sale della Gam stessa. uno sfondo di quadri su cui erano sovrapposti altri quadri, quelli in mostra.
un effetto sorprendente, e gioioso.
forse non mi ricorderò tutti i quadri, alcuni li ho notati più di altri, ma quel che non mi sfugge...è l'importanza della pittura!!


"Pensando a una mostra sulla pittura, abbiamo riflettuto anche sul modo di trasformare l’esperienza stessa della mostra in un dipinto. Abbiamo quindi deciso di appendere i quadri sopra altri quadri. Usando come sfondo immagini degli spazi esistenti nel museo, con tutta la sua collezione. Ne consegue l’impressione di veder fluttuare i quadri, una particolare quadreria surreale, dove le opere abbandonano la propria fisicità e diventano ciò che sono, simboli contenenti immagini, storie e idee”, ha affermato Bonami, curatore della mostra.



...quest'anno è la volta della pittura perché, sostiene Bonami spiegando le ragioni del titolo, «È un linguaggio rimasto sempre presente nell'arte contemporanea e ha trovato la sua forza anche mentre altre forme espressive, dalla performance al video, hanno tentato di sopprimerla. Insomma la pittura è un po' come il pianista nei film western: durante le risse e nei momenti di caos inizia a suonare riportando l?ordine». E tuttavia lo spettacolare incipit della mostra è affidato a una grande fotografia di Thomas Struth che riproduce, però, una sala della National Gallery di Londra con una pala di Cima da Conegliano e due quadri del Bellini davanti ai quali sostano alcuni visitatori, alter ego di noi stessi, spettatori a nostra volta di quella foto dentro la villa Reale. Allo stesso modo, la prima sezione della mostra, dedicata ai paesaggi, è un continuo rimando fra pittura e fotografia per sottolineare come i due linguaggi si siano sempre guardati reciprocamente fino al punto di confondere il pittorico con il pittoresco: una foto di paesaggio ci piace perché ci ricorda un quadro o viceversa? E che cosa stiamo effettivamente guardando: un paesaggio o l'aspettativa che ce ne siamo costruiti attraverso secoli di storia dell'arte? Ma le ambiguità con cui questa mostra sfida il visitatore non finiscono all'ingresso perché tutti i muri delle sale settecentesche sono ricoperti con enormi ingrandimenti fotografici, quasi al vero, delle stanze al piano superiore arredate con quadri e statue ottocentesche producendo così un audace corto circuito fra passato e presente, foto e pittura, riproduzione e originale, esattamente come anticipato dall'immagine iniziale di Thomas Struth. (Bonazzoli Francesca, Corriere della Sera) 





un'esperienza inedita, la dimostrazione che a volte la cura della mostra fa la mostra, anche più della mostra stessa, comunica un'idea al di là dell'idea stessa.
molti quadri sono bellissimi, stranianti, ne ho riportati alcuni.
qui Enzo Cucchi.


Alla Gam “Don’t shoot the painter”, 100 dipinti dalla Ubs art collection

Da mercoledì 17 giugno in mostra, visibili per la prima volta al pubblico italiano, oltre 100 tra le maggiori opere della UBS Art Collection dagli anni ‘60 ad oggi di 91 artisti internazionali.

fonte: nuovateoria.blogspot.it

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