domenica 9 dicembre 2018

i bordelli del Vescovo


Nella Londra medievale fiorì la prostituzione, tanto che nel XII secolo Southwark divenne, per ordine d’Enrico II, il quartiere a luci rosse della città. Southwark si trova sulla sponda opposta del Tamigi rispetto all’antica Londinium. Storicamente questa zona della città formava un borgo appartenente alla contea del Surrey che, gradualmente, finì sotto l’influenza e la giurisdizione della Città di Londra. Enrico II trasformò questo borgo in un bordello legale affidato all’amministrazione delle autorità ecclesiastiche che, dalla gestione dei luoghi di piacere, riuscirono a ricavarne grosse somme di denaro. Al momento dell’ordinanza d’Enrico II vi erano 18 bordelli con regolare licenza che impiegavano, circa, 1000 prostitute. Possiamo affermare che, grazie all’amministrazione ecclesiastica della mercificazione del corpo femminile, la maggior parte delle chiese costruite tra il XII ed il XIII secolo vide la luce grazie alla prostituzione.


Una domanda cui si dovrebbe cercare di trovare risposta è la seguente: perché fu scelta la zona di Southwark?
La zona di terra sulla sponda opposta del Tamigi portava memoria del tempo in cui i romani costruirono, in quello che allora era un oscuro avamposto militare, il primo bordello. Con il trascorrere del tempo, la regione di Southwark iniziò a fungere da luogo di protezione per tutti coloro che erano stati respinti dalla società, come prostitute o criminali comuni. Grazie alla massiccia presenza di luogo di culto, in questa porzione della città trovavano rifugio tutto quel complesso di persone che altrove non potevano trovare il loro collocamento nella società del tempo. Un altro aspetto, rilevante, riguardava la geografia del luogo. Southwark era abbastanza lontana dal centro città per cui prostitute, criminali, lebbrosi ed altre categorie di rifiutati dalla collettività non erano facilmente visibili, se non dopo un complesso giro in barca o una lunga passeggiata a piedi. 


Una seconda domanda potrebbe attenere lo stretto legame tra prostituzione e chiesa. Questo rapporto non dovrebbe stupire il lettore. Già Sant’Agostino, noto per le sue tesi anti-sessuali, sostenne che la lussuria insoddisfatta era più dannosa della prostituzione. Nel suo De Ordine scrisse: “Che cosa di più sconcio, di più vuoto di dignità, di più colmo d’oscenità delle meretrici, dei ruffiani e simile genia? Eppure togli via le meretrici dalla vita umana e guasterai tutto con il malcostume”. Nel XIII secolo, pochi anni dopo la nascita dei bordelli gestiti dalle autorità ecclesiastiche londinesi, Tommaso d’Aquino scrisse: “La donna pubblica è nella società ciò che la sentina è in mare, la cloaca nel palazzo. Togli la cloaca, e l’intero palazzo ne sarà infettato”. Nella Southwark del XII secolo la prostituzione fu accettata come un male necessario, come una cloaca della città. Non solo la mercificazione del corpo fu accettata, fu dettagliatamente regolata al fine di massimizzare le entrate della chiesa. Nel libro The Bishop’s brothles – I bordelli del vescovo – EJ Burford spiega che “con quest’atto di riconoscimento il Re e l’arcivescovo di Canterbury diedero alcuni vantaggi ai detentori di bordelli autorizzati, tanto che divenne molto facile per loro condurre gli affari in un locale protetto all’interno di una zona tenuta sotto controllo”. Enrico II ebbe l’intuizione di togliere il controllo dei bordelli a persone scriteriate e criminali. Il Re affidò la gestione di questi luoghi a persone che dovevano essere autorizzate anche dalla chiesa.


Tra i vari punti trattati dall’ordinanza di Enrico II vi era quello che faceva riferimento alle persone che potevano gestire il bordello: alle donne single era assolutamente vietato amministrare la casa di piacere con l’eccezione di coloro che l’avevano ereditato da un parente o dal marito.
Oltre all’amministrazione del bordello, l’ordinanza era concepita per proteggere sia le donne impiegate nel commercio del sesso che i clienti delle stesse. Inoltre il regolamento prevedeva una lunga serie d’imposizioni, e divieti, per le donne.
Enrico II previde un cambiamento d’atteggiamento nei confronti della prostituta: dopo il suo regolamento, la donna che praticava il commercio sessuale non era più paragonata alla consorte del diavolo – visione predominante dal X secolo sino al XII.  
Inoltre le prostitute non potevano essere ridotte in schiavitù dal gestore del bordello, anche sotto l’aspetto economico: le donne non potevano prendere a prestito ingenti somme di denaro dai gestori perché quest’evento avrebbe potuto ridurle allo stato di serve del padrone qualora non fossero riuscite a pagare i propri debiti.
Il regolamento prevedeva la chiusura del bordello nei giorni festivi, probabilmente per far rispondere le donne, e gli uomini, alla chiamata della messa.


L’ordinanza di Enrico II era molto attenta ai rapporti tra la meretrice ed il proprio cliente: le donne non potevano afferrare gli uomini, non dovevano maledirli e non potevano lanciare pietre contro di loro qualora le avessero rifiutate o ingannate. Sempre Burford ci spiega il passaggio relativo al lancio delle pietre: “Southwark era una zona portuale con comportamenti portuali. Le prostitute erano conosciute non solo per lanciare pietre ai clienti ma anche vasi da notte”. Queste attenzioni erano rivolte a coloro che pensavano di usufruire dei servizi senza pagare la quota stabilita.
Un serio problema relativo alla prostituzione,da sempre e per sempre, è relativo alla trasmissione di malattie veneree. Il regolamento prevedeva controlli trimestrali per ridurre la diffusione di tali malattie. La clamidia e la gonorrea erano comuni, persino prevedibili dalla clientela. Qualora una donna fosse trovata infetta sul posto di lavoro, sarebbe stata multata e licenziata. La cura a quel tempo si limitava all’inventiva: utilizzavano piscio di animali o una strana miscela di aceto ed acqua. Nel 1190 il medico Gilbert Anglicus, nel Compendium Medicine, descrisse un nuovo tipo di malattia a trasmissione sessuale, molto simile alla lebbra. Con molte probabilità, Anglicus descrisse una delle prime epidemie di sifilide documentate in Europa, ben tre secoli prima che Colombo pensasse d’averla trasportata nelle Americhe.
Un aspetto alquanto sconcertate del regolamento prevedeva la possibilità per il marito di far prostituire la propria moglie.
L’ordinanza era molto chiara circa la possibilità, meglio l’impossibilità, per le prostitute d’avere un amante: se fossero state scoperte, sarebbero state punite con il pagamento di una multa, con la detenzione per tre settimane ed infine sottoposte alla punizione dello sgabello da cucina (la donna veniva legata alla sedia ed immersa pubblicamente nel fango o nella sporcizia della città). Naturalmente l’amante non avrebbe ricevuto nessuna punizione. Il motivo di tale accanimento è abbastanza chiaro: la donna, non potendo amare fuori dal proprio turno di lavoro, non avrebbe perso energie in attività sessuali che non generavano utili per le autorità ecclesiastiche.


Tutta questa visione aveva un solo scopo: massimizzare i profitti del bordello.
Un’altra regola interessante coinvolgeva l’ultimo cliente della giornata: una volta che la donna aveva intascato i soldi, era obbligata a stare con lui tutta la notte; quest’aspetto trovava giustificazione nel tentativo di ridurre al minimo gli spostamenti notturni nella zona di Southwark, evitando così che i cospiratori politici ed i criminali comuni potessero accedere facilmente nel centro di Londra.
Con il passare del tempo Southwark divenne la capitale del vizio inglese.
Edoardo I d’Inghilterra, vissuto nel XIV secolo, riteneva che le prostitute attirassero i criminali, motivo che lo spinse a vietare la prostituzione all’interno della città di Londra. Quest’ordine costrinse tutte le prostitute a lavorare a sud del Tamigi, zona  nella quale sarebbero rimaste per secoli.
Anche se Convent Garden divenne un quartiere a luci rosse nel corso del XVIII secolo, la maggior parte delle prostitute fu confinata a sud del fiume sino al XIX secolo.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/

Bibliografia 

Arnold, Catharine. The Sexual History of London. St. Martin’s Press, 2012 

Burford, E.J. Bawds and Lodgings: A History of the London Bankside Brothels c. 100-1675. Peter Owen, 1976
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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