sabato 14 aprile 2018

fino al 2019 il governo Gentiloni




di Gianni Lannes


Perché l'Italia deve essere eterodiretta da servi e lacché, nonché sottomessa alla caricatura del potere internazionale? Chi vivrà, a breve vedrà la presa in giro dell'elettorato mediante l'ultima legge elettorale truccata (il rosatellum). Forse anche i miopi capiranno che il vero problema, ossia la zavorra parassitaria, è la casta dei politicanti. Dopo la farsa elettorale si avvicina la tragedia sociale, soprattutto al Sud - dove secondo gli ultimi dati Istat, si registra un 19,4 per cento di senza lavoro, senza contare quelli sottopagati e sfruttati. Il prossimo documento di programmazione economica, ovvero la finanziaria, sarà elaborato dal governo senza mandato elettorale di Gentiloni, in attesa del nuovo. Essendo l'esecutivo in esercizio provvisorio, vuol dire che sarà identico a quella dell’anno passato. Tradotto in soldoni, la spesa pubblica verrà congelata sino alla prossima finanziaria.

Allora, Di Maio e i 5 stelle dove andranno a raccattare i soldi pubblici per garantire a tutti il reddito di cittadinanza, come promesso in campagna elettorale? Peraltro, le casse dello Stato sono vuote e l’INPS, prossimo al fallimento, vanta un buco miliardario. Per la cronaca. il governo tricolore ha dilapidato nel 2017 ben 30 miliardi di euro per le spese militari (sottraendoli alla sanità, all'istruzione e alla cultura), ossia per la guerra dello zio Sam che in Italia ha notoriamente impiantato addirittura un arsenale nucleare in violazione del TNP e della nostra Costituzione, mettendo a rischio la vita della popolazione italiana. 

L'avvocato Marco Della Luna aveva scritto il 31 gennaio 2017:

"Primo: come finanziare questo reddito, dato che concedere 1000 € al mese a tutti i cittadini italiani costerebbe circa 600 miliardi l’anno, un terzo del Pil? anche se si limitasse l’importo del reddito e il numero dei beneficiati, il costo minimo sarebbe sui 150 miliardi. L’unico modo di trovare i fondi sarebbe tassare la creazione monetaria da parte delle banche, la quale va a casa ma non viene registrata come ricavo. Il tassarla non graverebbe sui bilanci delle banche, i quali anzi migliorerebbero, proprio perché si registrerebbero i ricavi, oggi non registrati, da creazione monetaria. Secondo: che scopo ha questo reddito di cittadinanza? intendo: che scopo vero? Ovviamente non è quello di rilanciare l’economia, dato che, se l’ “Europa” volesse questo, avrebbe già da tempo cambiato il suo modello finanziario, il “Patto di stabilità e sviluppo”, che, da quando è in vigore, ha portato dal 35 al 75% i paesi fuori dai parametri e ha generalizzato la stagnazione – cioè ha prodotto instabilità e blocco dello sviluppo. Quindi è chiaro che l'”Europa” vuole questo: destabilizzazione e impoverimento. Altrimenti avrebbe cambiato modello da tempo.
Credo perciò che lo scopo vero del reddito universale sia quello di far perdere forza agli euro-scettici nelle prossime elezioni – soprattutto in Francia e in Italia – accontentando e tranquillizzando la gente nel breve termine, in modo che si lasci guidare e continui a credere del modello generale dell’Unione Europea. E, e nel medio termine, realizzare, proprio mediante gli squilibri finanziari che produrrà il costo di questo reddito universale, una destabilizzazione profonda, che crei le condizioni emergenziali per una profonda ristrutturazione autoritaria e tecnocratica degli assetti costituzionali".


Perché tutti eludono il vero problema: la manca di sovranità? L’Italia peraltro ha perso anche la sua riserva aurea, trasferita segretamente all’estero (USA). Se anche ci fosse un governo M5S-Lega, e se anche per ipotesi fantascientifica Salvini Di Maio fossero minimamente preparati al ruolo, prima del 2019 la spesa pubblica non potrebbe subire cambiamenti di rotta. Nel frattempo, i dieci milioni e passa di italiani in condizioni di povertà materiale andranno a mangiare a casa di Grillo (in alternativa in Costarica al ristorante ragionier Beppe) che reclama le Olimpiadi a Torino nel 2026? 

sabato 7 aprile 2018

Frida Khalo, influencer



la dicitura della mostra dice: oltre il mito, ma non so se ci siamo andati, oltre.
di fatto si celebra il mito, niente di più.
della mostra ho amato quasi più le foto dei dipinti.
la pittura di Frida Khalo è spaventosamente autoriferita e devo dire sostanzialmente ripetitiva.
lei è l'unico soggetto al mondo, avrà avuto le sue sacrosante ragioni ma, artisticamente e creativamente, non siamo andati molto lontani. in più temo che la qualità pittorica sia piuttosto scadente. io la trovo semplicemente naif, al di là dello sbandierato surrealismo, che pure lei trovava inadatto a descriverla: "Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni."

  

le foto mi piacciono immensamente di più perchè di lei rappresentano la parte più attraente e straordinariamente moderna. potrebbe essere una blogger, una influencer.
di lei spiccano lo stile eccentrico, elegantissimo, la ricerca dattagliata di collane e monili, lo studio attento del disegno delle sopracciglia e l'uso decorativo regale dei capelli, la sottolineatura della peluria dei baffi.
era veramente un personaggio scenico straordinario, una costruzione estetica perfetta, si è promossa e propagandata attraverso i quadri, che certamente erano anche terapeutici, ma oggi pubblicherebbe post. e farebbe strage di fan.
lo fa comunque, le masse sono adoranti, ma credo che i suoi quadri siano una misera parte di lei, piuttosto la sua vita, la sua storia, le sue battaglie per la vita, quell'orco che si era scelta per marito che sfigurava pietosamente di fianco alla sua sgargiante ed eterna bellezza, la forza epica delle battaglie rivoluzionarie (il Messico allora si credeva la vera forza rivoluzionaria del mondo, ancora prima dell'Unione Sovietica), la storia d'amore con Trotskij, tutto converge a farne una diva, un vero mito.
non andrei oltre, è nata e si è molto prodigata per esserlo. 

  







fonte: http://nuovateoria.blogspot.it/

venerdì 16 marzo 2018

Moro: i segreti di Stato!


Moro e Kissinger

di Gianni Lannes

Una vergogna istituzionale all'italiana. A tutt’oggi, dopo 40 anni, nonostante i proclami altisonanti di Renzi per desecretare i documenti, esistono ben 12.500 atti relativi al sequestro e alla uccisione dello statista Aldo Moro attualmente secretati. 474 di questi sono stati emessi da Stati alleati, come ad esempio gli USA. Moro in veste di ministro degli esteri, era stato già minacciato di morte da Kissinger in persona nel 1974.

Moro va liberato dal “caso Moro” e dai relativi misteri alimentati ad arte dai brigatisti rossi telecomandati dall’estero, e va restituito alla sua dignità di persona e di politico di elevatissimo profilo etico. Moro è stato lo statista che più di tutti ha rappresentato la stagione più importante per l’Italia di crescita economica e di democrazia politica. La sua eliminazione ha spezzato l’ultimo tentativo per guadagnare l’indipendenza e la sovranità. Dopo di lui c’è stato il buio e la fallimentare seconda repubblica, ossia l’impossibilità dei politicanti correnti di guidare i processi sociali ed economici, nonché di dare risposte per il bene comune della collettività. Moro aveva scritto sulla necessità per l’essere umano di avere fame e sete di giustizia. L’Italia ha perso il suo uomo migliore.

Quando diventai grande ero alle scuole medie. Roma, 16 marzo 1978. Alle ore 8,05 Aldo Moro esce di casa in via del Forte Trionfale 79. E’ scortato dal maresciallo dell'Arma Oreste Leonardi, dal carabiniere Domenico Ricci, dai poliziotti Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. E’ interessante sapere quali telefonate ricevono le auto della Polizia e dei Carabinieri relativamente al percorso per condurre Moro in Parlamento, poiché l'itinerario delle persone scortate è suggerito via radiotelefono dal ministero dell’Interno. Quando il 29 maggio 1979, nella casa dell’agente del KGB, il professor Giorgio (Dario) Conforto, sono arrestati Valerio Morucci ed Adriana Faranda, nei pantaloni di Morucci viene trovato un biglietto con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono di un maresciallo di PS, Antonio Esposito, napoletano, iscritto alla P2, in servizio proprio all’Ufficio scorte del Viminale.

All’angolo di via Fani la notte del 15 marzo di 40 anni fa viene parcheggiata una Austin Morris (targata Roma T50354), acquistata un mese prima dalla società Poggio delle Rose, collegata ai servizi segreti italiani con sede a Roma, in via della Libertà 10, dove si trova la sede dell’immobiliare Gradoli che ha appartamenti in via Gradoli ed ancora altre società di copertura dei servizi d’intelligence. La società Fidrev, azionista di maggioranza della Immobiliare Gradoli, svolge assistenza tecnica attraverso la società Gus e Gattel, ovvero società di copertura del Sisde.

L’azione dei cosiddetti brigatisti, denominata “Fritz” dura dalla ore 9,02 alle 9,05. Inizia con un  mazzo di fiori alzato dalla ventenne brigatista Rita Algranati, moglie di Alessio Casimirri. Il governo italiano, peraltro, non ne ha mai chiesto l’estradizione. Alla richiesta della Commissione Moro-2 il Nicaragua risponde sostenendo che Casimirri è cittadino nicaraguense. E’ figlio di una cittadina vaticana e del capo ufficio stampa dei pontefici Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. Casimirri in realtà, viene arrestato dai carabinieri di Roma il 4 maggio 1982; tuttavia grazie ad una rete di complicità istituzionali, si sottrae alla giustizia. Di recente è saltato fuori dalla carte nascoste il cartellino dell’arresto.



Riferimenti:


http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=MORO

fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/

lunedì 12 marzo 2018

i conigli assassini dei libri medievali


Il coniglio rappresenta, da sempre, un elemento di fortuna, di giovinezza e d’impeto sessuale. Tuttavia, in alcune culture l’immaginario collettivo lo raffigurava come l’esatto contrario, per questo la sua immagine era sinonimo di sfortuna o d’immane disgrazia. Nella mitologia egizia il coniglio era identificato con Osiride e rappresentava la rinascita. Per comprendere l’accostamento dovremmo analizzare il mito della morte d’Osiride.
Osiride portò la civiltà agli uomini, insegnò loro come coltivare la terra e produrre vino. Seth, fratello invidioso, decise di ucciderlo. Seth, allora, costruì una preziosa bara e la presentò durante un banchetto, nel quale annunciò che l’avrebbe regalata a chi fosse occuparla perfettamente. Diverse persone la provarono, ma nessuno di loro si adattava alle misure della bara; a questo punto Seth invitò il fratello a provarla. Nel momento in cui Osiride entrò, Seth e i cospiratori si precipitarono a sigillare il coperchio. Dopo la morte del fratello, Seth decise di fare a pezzi Osiride. Iside, moglie del dio, vagò a lungo ricercando l’amato sino a quando riuscì a trovare tutti i pezzi, con l’eccezione del pene mangiato da un pesce gatto. La moglie ricompose lo sposo e lo fece tornare alla vita. Osiride, nonostante la mancanza dell’organo sessuale, riuscirà a concepire Horus.


Spostiamoci ora nella Grecia Antica: qui il coniglio era in stretta correlazione con Hermes per la velocità e l’agilità che lo contraddistinguono. Grazie a queste caratteristiche, i greci ritenevano che i conigli fossero messaggeri di Hermes e portassero agli uomini le comunicazioni delle divinità.
Risalendo l’Europa, nello spazio e nel tempo, addentriamoci nella religiosità celtica dove il coniglio era associato ad Eostre, generalmente ritenuta una divinità germanica collegata ai vari aspetti del rinnovarsi della vita, come la primavera e la fertilità. L’accostamento con la lepre e il coniglio è legata alla rapidità con la quale si riproducono. Quest’ultima associazione è collegata alla tradizione anglosassone del coniglio di Pasqua, Easter Bunny.
Spostandoci nelle Americhe dobbiamo ricordare che la pelle del coniglio era utilizzata per decorare gli archi delle tribù native, allo scopo di dare velocità alle proprie frecce. Inoltre per i Lakota, uno dei tre gruppi in cui si articolava (e si articola tuttora) la grande alleanza Sioux, il coniglio rappresentava la fecondità presiedendo alla danza dell’amore.


Nella simbologia cristiana occidentale il coniglio rappresenta la fecondità, e con questo significato è associato alla Pasqua. Indietreggiando nel tempo dobbiamo ricordare che il coniglio era collegato alla Luna poiché ad ogni ciclo lunare il coniglio si faceva portatore di positività.  Gli antichi abitanti presumevano che il cibarsi della sua carne restituisse la bellezza.
Si ricordano poche associazioni negative del coniglio nella simbologia, se non quelle di rappresentare la sfortuna per alcune popolazioni.
Alla luce di tutto questo apparirà molto strano leggere il seguito di questo articolo.
Risaliamo la linea del tempo sino al periodo in cui alcuni uomini trascorrevano la vita a trascrivere il sapere su grandi libri.
Nei manoscritti miniati medievali possiamo rinvenire immagini che, all’occhio dell’uomo moderno, possono sembrare strane e inquietanti, come gli esseri ibridi tra uomo e animale o le bestie leggendarie. La maggior parte di questi rientra nella categoria drolleries, piccole immagini decorative a margine di un manoscritto miniato molto popolari nel periodo compreso tra la metà del secolo XIII e la fine del secolo XV. Tra le tante incredibili miniature, molte raffigurano conigli che possiamo definire assassini. Il tenero animale era rappresentato nell’atto di vendicarsi dell’essere umano commettendo operazioni brutali sui contadini, sulle donne o sui bambini. In questo fantastico mondo medievale, il coniglio si trasformava da preda a predatore ai danni dell’uomo. Se nella simbologia il coniglio rappresentava la fecondità, nella vita quotidiana era sinonimo di vigliaccheria, innocenza, impotenza e sessualità passiva. Alla luce di questo appare quantomeno particolare la scelta dei monaci di utilizzare un animale la cui arma è la fuga, dopo una veloce riproduzione, per vendicarsi dell’essere umano. Provando a ragionare, seguendo questo filo logico medievale, possiamo ritenere che nei manoscritti compilati dai monaci l’immagine della vendetta del coniglio sia stata usata per mostrare la stupidità e la vigliaccheria della persona illustrata o uccisa dall’animale?


Nell’Inghilterra coeva ai manoscritti esisteva un soprannome, Stickhare, per indicare i codardi. La traduzione di stickhare dovrebbe essere lepre impalatrice.
A questo punto potremmo ammettere che la risposta potrebbe condurci sulla strada giusta, senza dimenticarci d’aggiungere la già citata vendetta poiché, nella maggior parte dei testi, si trovano illustrazioni di cacciatori che inseguono i conigli con lunghi bastoni. 
Tornando alle immagini medievali, quelle che maggiormente si riscontrano attengono a conigli che partono per la guerra, armati di lance o spade, conigli che torturano uno o più essere umani, conigli che rapiscono donne o bambini e conigli in processione religiosa.
Un’altra immagine molto interessante, che unisce due animali, è quella che vede la presenza della lumaca all’interno della scena raffigurata ai margini del libro. Tra le illustrazioni rintracciabili, lumache sellate cavalcate da contadini oppure intente a combattere con i bastoni. La lumaca era rappresentazione della codardia.
Potrebbe esserci un legame tra la lumaca che attacca i contadini e le rappresentazioni di scorpioni e ratti presenti negli affreschi delle chiese italiane?


Lo scorpione e il ratto come allegoria del signore che opprime il popolo?
La lumaca medievale poteva rappresentare un antenato dell’immagine dello scorpione e dei ratti?
Lo scorpione, a differenza della lumaca, è simbolo di pericolo e paura ma al tempo stesso anche di protezione dai nemici. Per cui la rappresentazione dello stesso, all’interno degli stendardi delle casate che commissionavano gli affreschi delle chiese, potrebbe rappresentare la protezione che il signore offriva al popolo dai nemici in cambio del pagamento di un tributo?
Le differenze tra le rappresentazioni medievali dei conigli assassini e quella dello scorpione del quattrocento e cinquecento sono da ricercarsi nel fatto che la maggior parte delle raffigurazioni dei conigli, assassini o vendicatori, può rientrare nel campo delle allegorie mentre all'interno delle immagini degli scorpioni prevale il dualismo protezione – oppressione.

Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia

Rickert, Margaret, Pittura in Gran Bretagna: Il Medioevo , Penguin History of Art (ora Yale), 1954

Michelle P. Brown, Understanding Illuminated Manuscripts: A Guide to Technical Terms, 1994

Enciclopedia dei Simboli, Garzanti 1995 (Titolo originale: Knaurs Lexicon der Symbole, 1989)

Palmer Jessica, Dizionario Magico degli Animali, GMN 2002 (Titolo originale: Animal Wisdom, 2001)


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

lunedì 26 febbraio 2018

Cristo, il potere e i moralisti della prima ora




“La meta della nostra vita dovrebbe essere morire continuamente riguardo al nostro egoismo umano, e vivere solo nell’amore di Dio, lavorando al Suo servizio. L’amore ha la sua dimora laddove il sé non abita. Nella tranquillità del fondo dell’anima, dove essa muore nei confronti del suo egoismo e dove essa non desidera altro che la volontà di Dio, ivi risiede l’amore”

Jacob Bohme, Vita soprannaturale


In una recente intervista a una trasmissione televisiva il leader del M5S ha fatto la seguente dichiarazione: “chi urla odio razziale, chi usa espressioni omofobe, chi è iscritto alla massoneria, chi nella propria vita ha portato nella vita azioni indecenti non si può candidare col M5s”. E’ curioso che Di Maio ponga sullo stesso piano razzisti, omofobi e massoni, quasi rappresentassero una sorta di subumanità da espellere da ogni consesso civile e politico. Ci sarebbe da chiedersi, innanzitutto, che cosa intende per odio razziale il buontempone pentastellato. Forse un'opposizione agli sbarchi incontrollati di clandestini e al loro sfruttamento come carne da macello nei lavori agricoli stagionali delle campagne del Meridione? Ebbene, se Di Maio per odio razziale intende questo, io sono razzista. E che cosa avrà mai voluto intendere con “espressioni omofobe”, forse chi  da un punto di vista etico contrario alla compravendita di bambini all’estero da parte di coppie sia etero che omo? Ebbene, se Di Maio intendeva questo, sono onorata di essere un'omofoba. Ma veniamo al tasto dolente, l’affiliazione alla massoneria come pregiudiziale che esclude dalle candidature politiche, perché, si sa, la massoneria è una centrale del potere e i suoi iscritti infettano la politica e la società civile. Ora, non è mia intenzione né accusare né difendere la massoneria, essendo la mia una visione super partes rispetto alle tifoserie da squadra. Ciò che mi preme rilevare anche stavolta è l’ipocrisia sbandierata con la solita disinvoltura da un personaggio che fa parte di un movimento che non ha nulla da invidiare alle varie consorterie, in termini di intrecci e interessi poco limpidi. Probabilmente il napoletano verace è un po’ smemorato e non ricorda che lui stesso qualche mese fa si è recato negli Stati Uniti a ricevere l’investitura a candidato premier da parte delle élites conservatrici e reazionare di quel paese. A fargli da cicerone nella sua visita oltreoceano, nonché da sponsorizzatore, Michael Ledeen, ufficialmente un giornalista, ufficiosamente un agente dei servizi segreti, che secondo alcune inchieste della magistratura italiana è stato, ed è tuttora, una delle eminenze grigie che hanno condizionato fatti drammatici della storia della I e della II Repubblica, tra i quali, solo per citarne alcuni, il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, l’incidente diplomatico di Sigonella e la caduta del governo Craxi. Un uomo dal curriculum vitaeimmacolato, non c’è che dire. Strano che il M5S, così preoccupato di salvare il Paese dalla longa manus di massoni, razzisti e omofobi abbia chiuso un occhio, anzi due, quando il suo pupillo è atterrato negli States e, grazie alla magnanimità del Ledeen, tutte le porte dei palazzi del potere si sono dischiuse al suo passaggio. In questo caso il problema dell’integrità non si poneva? Può un candidato alla carica di Presidente del Consiglio permettersi di sciorinare impunemente la sua pappardella moralistica contro massoni, presunti razzisti e omofobi e poi frequentare la peggior feccia d’oltreoceano?

Cos’è diventato il M5S se non un’altra centrale di potere deviato, che rivaleggia con altre centrali di potere deviato? E poi, il fulcro del problema è la struttura di cui si è parte (la massoneria, la Chiesa, il partito, il movimento ecc) o il meccanismo di potere da cui ci si fa assorbire? Il problema sono le istituzioni o il cuore dell’uomo? Per me la risposta è molto chiara, ed è per questo motivo che non rilascio patenti delinquenziali a Tizio e Caio. Chi conosce il funzionamento del potere lungo i secoli sa che è un meccanismo che perpetua se stesso infiltrandosi dappertutto, anche nelle strutture apparentemente più filantrope o nei movimenti che ostentano purezza e onestà. Non è la struttura o l’istituzione di cui si è parte a decidere chi io sono. L’ “io sono” può essere rispecchiato all’esterno solo dalla mia interiorità e non dall’appartenenza a una religione, a una fratellanza o a un movimento politico. Questa verità la sapeva molto bene anche Cristo, che di fronte a Ponzio Pilato tacque, rifiutandosi così di riconoscere il potere temporale ingiusto che Pilato incarnava. Pilato invitò Gesù a difendersi dalla accuse che i Sommi sacerdoti gli muovevano, in un estremo tentativo di salvarlo, ma Gesù rifiuto di proferire parola: né contro né a favore del potere. “Quid est Veritas?”, chiese un turbato Pilato dopo che Gesù gli rivelò il suo compito di rendere testimonianza alla Verità. La Verità di cui Cristo parlava è che solo la rinuncia all’esercizio del potere può liberare l’uomo dalle catene della schiavitù. Il potere affascina, lusinga. L’esercizio del potere eccita, rende euforici, fa sentire al di sopra della comune umanità. Se Pilato era lì, nella veste di giudice di Cristo, in virtù di un potere che l’imperatore gli aveva conferito come praefctus Iudaeae, un motivo c’era: Pilato aveva ceduto alle lusinghe del potere, era entrato nel meccanismo e non avrebbe potuto liberarsene se non rinunciando alla sua carica, cosa che si guardò bene dal fare. Il suo destino era segnato. Rifiutarsi di rispondere all’invito di Pilato di difendersi dalle accuse dei suoi carnefici e di difendersi durante il processo condotto dallo stesso Pilato fu l’atto più sovversivo che nella storia spirituale dell’umanità un uomo abbia mai compiuto. La risurrezione di Gesù avvenne nel momento in cui rifiuto di riconoscere il potere incarnato in quel frangente storico, in quel tempo e in quel luogo da Ponzio Pilato. Cristo pose un confine netto tra la Sua persona e il potere: se da una parte il potere poteva fare a pezzi il suo corpo, cosa che di lì a poco avvenne, nulla poteva fare contro il suo spirito, impermeabili alle lusinghe e agli attacchi del potere. “Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce” gli ingiunsero i Sommi Sacerdoti, i rappresentanti del potere religioso. Non lo fece, non poteva farlo, era già risorto, aveva polverizzato tutte le tentazioni, le false scorciatoie di salvezza, i privilegi che la sua condizione di figliolanza divina gli avrebbe garantito. La risurrezione fisica fu solo una conseguenza di quella spirituale avvenuta già in vita, la seconda nascita a cui Cristo fa cenno nell’intenso dialogo con Nicodemo.

E noi, oggi, siamo capaci di risorgere in vita, di dare vita all’uomo nuovo? No, non lo siamo, perché tutti, chi più chi meno, abbracciamo le stesse logiche di potere che Cristo 2000 anni fa rifiutò.  Siamo schiavi delle passioni più basse, delle logiche di potere più aberranti, delle vie di uscita facili, dei compromessi, dell’ebrezza che dona l’esercizio del potere. Ed è proprio perché alimentiamo le nostre parti più basse che non risvegliamo la scintilla divina che è in noi, quella stessa scintilla che Cristo risvegliò in vita (il roveto ardente che non si spegne mai) e che pochi altri grandi iniziati riuscirono a risvegliare percorrendo la Via solare cristica, che non è una via passiva ma di azione. Tra questi anche un certo Jacob Bohme, uno spirito illuminato, che rimase calzolaio fino alla fine dei suoi giorni, nonostante i numerosi inviti alle corti di re, principi e signori, e proprio perché scoprì l'Io sono dentro di lui le ali di YHWH si posarono dolcemente sulle sue stanche spalle. Anche nel caso di Bohme, non fu la sua professione, i suoi amici , le sue conoscenze, i suoi estimatori, a decidere chi egli fu. Fu lo Spirito a marchiarlo, non l’appartenenza a una particolare confessione religiosa, a un ordine iniziatico o a un movimento rivoluzionario. La differenza tra un Lutero, che si alleò con alcuni principi tedeschi per biechi interessi di parte e da loro si fece finanziare e coccolare, e un Thomas Munster, che a Muntzer in nome di Dio fece trucidare 5000 contadini, da un parte, e Bohme dall'altra, è semplicemente questa: Bohme non volle cambiare il mondo a lui esterno, non si mise a capo di rivolte teologiche e sommovimenti politici, egli volle prima di tutto cambiare se stesso, rinascere come uomo nuovo. Non andò, come Lutero, ad affiggere tesi per sostituire un potere, quello cattolico, con quello della Riforma, per certi aspetti peggiore del primo, non andò a gridare in piazza “onestà”, come certi saltimbanchi da circo equestre a noi contemporanei, ma fece di se stesso la Pietra grezza da levigare. Quella stessa pietra che per personaggi come Di Maio è pietra d’inciampo e che, ben lungi dal diventare il Lapis, diventerà la pietra sulla quale si sfracellerà la loro brama di potere.

fonte: http://federicafrancesconi.blogspot.it/

giovedì 8 febbraio 2018

Barnard: voto i 5 Stelle, sono la peggior peste. Vacciniamoci

Vaccinarsi dall’orrore? Votare per il partito che più si teme, per immunizzare il corpo elettorale. «Non scherzo, non provoco», assicura Paolo Barnard, che annuncia che voterà per Grillo. E cita Tucidide, “La peste ad Atene”: a curare gli infetti erano gli ex malati, sopravvissuti e ormai immuni. La triste realtà, premette Barnard, è che il 4 marzo «non siamo chiamati a poter decidere un’accidenti di democrazia o economia». La novità? Sarebbe la possibilità di «sbarazzarci una volta per tutte dal più micidiale partito politico dal 1948, e sono i 5 Stelle». Sbarazzarcene come? Votandoli, è la ricetta di Barnard: prima andranno al potere, e prima gli italiani capiranno, “immunizzandosi”. Secondo il giornalista, «il M5S è ormai un’epidemia di psicosi nazionale, ha la forza di penetrazione infermabile della peste in Europa del 1346. Sfonda ovunque col fideismo impazzito di milioni di farneticanti febbricitanti pazzi chiamati grillini, cioè il brand che ha stracciato in allucinata irrazionalità Scientology e il culto di Kim Jong-un in Nord Korea». E quindi, conclude, «per guarire l’Italia dal partito-azienda più falsario e dittatoriale della storia repubblicana dobbiamo “ammalarci” di 5 Stelle, cioè portarli a Palazzo Chigi, patire la strage civica per qualche anno ma poi guarire con l’immunizzazione: solo così la storia guarisce l’umanità dalle catastrofi».
Barnard parla di «abietto pericolo insito in questa psicosi di massa chiamata 5 Stelle» a partire dall’azienda di Casaleggio «che è l’unica al mondo assieme a Mediaset ad avere i suoi lobbysti seduti in Parlamento». Beppe Grillo? «E’ riuscito a vendere un Barnard‘ultra nazismo’ protocollare in pieno III millennio in un paese occidentale: 100.000 euro di multa agli espulsi o ai migranti politici». Ricorda, dice Barnard, il Saddam che «faceva sparare nelle ginocchia degli allenatori iracheni della nazionale se perdeva la partita». Secondo il saggista più imprevedibile d’Italia, autore de “Il più grande crimine”, il paese «sta segnando il suo secondo marchio d’infamia nella storia moderna dopo quei bei record di Mussolini e Berlusconi, per cui ancora siamo sbeffeggiati nel mondo (Andreotti era un criminale, ma era uno statista)». Scrive, Barnard: «Ho documentato in molti articoli quanto impostori siano Grillo e i Casaleggio, uomini che hanno cavalcato in modi diversi i Tronchetti Provera e i Colaninno a lor comodo. Ma qui, davvero, ciò che è peggio è che non esiste un eletto che abbia competenze per gestire una friggitoria, altro che il paese Italia: trovatemi una singola figura all’altezza, fra i 5 Stelle».
Politiche monetarie e operazioni monetarie dello Stato, della banca centrale, del Tesoro. E poi gestione di assets, equity markets, “currency swaps” internazionali, “commodity markets” e ora blockchain e cryptovalute. Dove sono i 5 Stelle? Cosa ne sanno dell’ambiente “startup”, che ha bisogno di attirare i “venture capitals” internazionali? E poi: diplomazia del commercio e regole mondiali presso il Wto nei suoi intricatissimi ma vitali negoziati. Padronanza degli accordi (bilaterali e multilaterali) di “free-trade”. Politica estera e geostrategie legate alla sicurezza nazionale e alla razionalizzazione delle risorse? Peggio che andar di notte. Ancora: «Conoscenza vera dello sviluppo finanziario nelle energie rinnovabili. Comprensione dei nuovi “ecosystems” industriali, le piattaforme, e non quella cretinata dell’industria 4.0». Inoltre: «Analisi del rapporto fra interesse pubblico, potere sovrano e nuove super-tech & “artificial intelligence”. La nostra disperata necessità d’investimenti in ricerca, Grillo e Casaleggio jrsu cosa esattamente, ma soprattutto pagata da chi. L’agonizzante arretratezza del sistema Italia nell’era dalla IoT e delle “abstractions”, come padroneggiarla, pena la fine del paese come membro del G8».
Mai sentito dai 5 Stelle qualcosa che lasci intravedere una visione geopolitica «per proteggere davvero l’Italia dalla crisi migrazione» con piani di risoluzione sistemica delle tensioni da cui si origina? «Statura e pedigree diplomatici necessari». Per esempio: «Voi sapete che razza di calibro è il Ceo dell’Eni Claudio Descalzi? Un Rex Tillerson gli può forse tenere testa. Ma voi ve l’immaginate il teatrino di Di Maio, Grillo e Casaleggino seduti davanti a Descalzi? Se li mangia vivi in 11 minuti, li rigira da fargli venire la labirintite mentre con la mano destra telefona a Igor Sechin di Rosneft. Ma non sto scherzando, c’è di mezzo la nostra vita, Cristo». E tutti i settori citati sopra? «Mario Monti è una bestia umana, ma Monti in mezza giornata fa e pensa quello che tutti i vertici 5S messi assieme fanno e pensano in sei mesi». Fico e la Taverna coi diplomi aziendali? «Io e l’insider di Wall Street per 30 anni, Warren Mosler, incontrammo a Roma alcuni Taverna e Ficodeputati 5 Stelle della commissione bilancio: si doveva parlare di macroeconomia dello Stato, e ’sti ragazzini bofonchiavano proposte per modificare la partita doppia».
Obiezione corrente: saranno degli sprovveduti, come del resto anche gli altri politici italioti; se non altro, i 5 Stelle almeno loro sono onesti. «Tutto sbagliato», sentenzia Barnard. «Il pericolo più micidialmente insidioso del Movimento 5 Stelle è che sono dei travestiti, tutti». Ovvero: «Non solo sono dei totali incompetenti come gli altri, ma sono omertosi perché sanno benissimo cosa sia la porcata del loro partito-azienda: cioè sanno dove i CasaleggioForProfit vogliono andare a parare, a spese di 60 milioni d’italiani, fra amicizie americane e banchieri dell’Ambrosetti. Sanno che Grillo è marcio fino al collo, ma, al contrario dei piddini o dei leghisti, i 5 Stelle vivono nello stesso ricatto della prostituta moldava schiava, a cui i papponi hanno sequestrato il passaporto e che se sgarra spaccano poi le ossa alla sua famiglia a casa. Questo è. E ’sti tizi si sono spacciati per “la speranza”. Ma ormai ci sono, si moltiplicano come l’E.coli nell’intestino». E allora ok, «ammaliamoci di 5 Stelle per qualche anno, ma poi almeno saremo immunizzati». Parola di Tucidide. O meglio di Paolo Barnard. Che a marzo, giura, ai 5 Stelle farà il peggior dispetto possibile: votarli.

fonte: http://www.libreidee.org/

venerdì 2 febbraio 2018

il matto come via di rigenerazione di sé e del mondo




I Tarocchi, lungi dall’essere solamente un gioco di cartomanzia per gente annoiata amante dell’Occulto, racchiudono un sapere iniziatico che spesso non risulta immediato ai profani. La prima carta del mazzo è quella del Matto o Bagatto, una figura ricca di suggestioni esoteriche e spirituali valide anche per l’oggi. Il Matto è infatti una figura archetipica ispirata ad un personaggio realmente esistito nel Medioevo: il buffone di corte o giullare, la cui presenza presso le corti serviva a ricordare ai potenti che erano soltanto degli uomini, anche loro sottoposti come tali alle leggi imprevedibili e inevitabili della morte. Il giullare, quindi, svolgeva una funzione demistificatrice del potere, e guai a chi osava perseguitarlo o imprigionarlo: qualsiasi performances folle o “mattana” mettese in atto, restava sempre impunito, godendo di una sorta di immunità diplomatica accordatagli dal riconoscimento del suo prezioso ruolo sociale di dissacratore del potente di turno. Già recuperare anche solo questa funzione irriverente del Matto oggi sarebbe cosa saggia. Il comico si avvicina al giullare di corte quando mette alla berlina vizi e virtù dei potenti, ma lo fa sempre da una posizione sicura, quasi mai senza rischiare visibilità mediatica e carriera. Egli sbeffeggia sì i potenti ma non attacca quasi mai il potere e non ne svela i meccanismi perversi. Quando lo fa si può stare certi che è destinato a uscire di scena dal palcoscenico mediatico e che la sua carriera verrà stroncata.

Tornando al significato dell’Arcano Maggiore del Matto, in questo articolo mi propongo di rivelarne gli aspetti esoterici, reinterpretando la carta da un punto di vista iniziatico profondo. Il Matto, dicevo sopra, è l’archetipo della follia, ma non di una follia demenziale bensì di una follia sana. Secondo la concezione tradizionale la follia è una falsa ed insana interpretazione della realtà. Nell’immaginario collettivo il folle è colui che stravolge, che delira, che squaderna. Egli è un demente incapace di guardare al mondo con gli occhi del realismo e della razionalità. Ma questa concezione sanitaria non esaurisce affatto il significato di ciò che è la follia. Per Erasmo da Rotterdam, per esempio, la follia è qualcosa di positivo e di assolutamente necessario: la follia è la condizione necessaria per rigenerare se stessi, la società e il mondo intero, al punto che, secondo il pensatore olandese, “nessuna società e nessuna unione potrebbero esistere senza un pizzico di follia”. Questo perché la follia mette in scacco i modi conformisti ed unilaterali di guardare il mondo. La follia sana infatti insegna a guardare il mondo alla rovescia, da angolazioni nuove, e così cogliere aspetti insospettati della realtà, aspetti che sfuggono all’umana razionalità. La follia è per Erasmo un mezzo per demistificare il mondo, cioè lo strumento principale per rimuovere dalla mente individuale e da quella collettiva le incrostazioni che si sono depositate nel corso dei millenni e che impediscono una rigenerazione vitale e creativa dell’umanità. Per questo motivo la follia per Erasmo è una forza divina, che lui identifica con Eros, il demone che secondo Platone pervade con il suo sacro furore gli uomini portandoli a creare e ricreare il mondo. Rompendo con gli schemi tradizionali della ragione e del potere, la follia conduce l’uomo verso il rinnovamento di tutte le cose. Ecco perché, secondo Erasmo, gli uomini non devono temerla ma accoglierla come un dono degli déi.

L’aspetto interessante della riflessione che Erasmo fa in Elogio della follia è questa capacità sua capacità di depennare tutti i falsi miti sui quali si regge la società umana. Mettendo a nudo l’inconsistenza e la potenza omologante dei miti culturali, religiosi e politici, la follia smaschera la loro vera natura subdola di stampella del potere. E non a caso il potere ha paura della forza demistificatrice della follia: Ezra Pound, con la sua critica corrosiva della modernità, lo sapeva molto bene quale prezzo si paga per osare esercitare quel tipo di follia invisa al potere. Venne internato per 13 anni in un ospedale psichiatrico come infermo di mente. Ma non era pazzo, era solo diversamente normale, cioè lucido. Il suo errore, semmai, fu quello di non comprendere che anche il fascismo, che lui apprezzava moltissimo, era funzionale al potere, in Italia e in Spagna. 

                                                                     H. Bosch, Il vascello dei pazzi

 Ma come rimuovere i falsi miti inneggianti al potere e a tutte quelle ideologie che castrano la possibilità di ricreare se stessi? La risposta è semplice: facendo i matti, cioè riappropriandosi dell’umana facoltà di guardare il mondo alla rovescia, senza dietrologie e deviazioni ideologiche e dottrinali. Ma per fare i matti occorre avere una mente almeno parzialmente insatura, occorre cioè fare spazio a nuove forme-pensiero. Ma le forme-pensiero possono entrare nella mente umana solo se si è disposti a disfarsi delle vecchie. Una mente satura di forme-pensiero invecchiate, cristallizzate in miti ed ideologie, non può creare nulla ex novo. D’altro canto per disfarsi di tali forme-pensiero decrepite occorre in un certo qual modo rivoltarsi contro se stessi e contro quei falsi idoli di cui è satura la mente. Come diceva Albert Camus, l’ “uomo in rivolta” è un uomo che dice no, ma mentre esprime il suo rifiuto del mondo, delle sue storture e i dei suoi squilibri inaccettabili, esprime anche un sì, facendo così un balzo in avanti, una proiezione nel futuro che lo anticipa. L’uomo in rivolta contro il mondo è un uomo dal pensiero insaturo, aperto al futuro: dire no, disubbidire a ciò che ci viene falsamente presentato come inevitabile e ammantato di una razionalità indiscutibile, guardare il mondo sotto una luce nuova e disincantata, significa fari stranieri al mondo. Ma per mettere in scacco questo mondo ingiusto bisogna riuscire a dire no, a prendere le distanze dal presente. “La coscienza” afferma Camus “nasce dalla rivolta”. Una rivolta interiore, uno stravolgimento intimo che fa piazza pulita di miti e credenze inculcati dal sistema per addormentare le coscienze. L’uomo in rivolta, persino contro se stesso, è un uomo che scende nei più profondi antri della sua anima e la scompagina, riuscendo così a reinventare se stesso, a rinnovarsi. L’uomo che non sa dire di no – al mondo che lo circonda, al successo, agli schemi del potere – non è degno di stare nel mondo, non esiste. La rivolta è quindi la condizione essenziale per diventare pienamente umani. Ribaltando l’assunto cartesiano del Cogito Ergo sum, Camus afferma che la prima funzione o evidenza del pensiero non è il mero cogitare ma il rivoltarsi contro il mondo e contro se stessi. 
Da un punto di vista alchemico-spirituale, questa rivolta interiore, questa scompaginazione della propria anima corrisponde alla fase della nigredo, a cui segue quella della albedo (la purificazione interiore), seguita dalla rubedo (la trasmutazione dell’essere in un nuovo essere, che ha fatto tesoro tanto della fase destrutturante della nigredo quanto di quella ristrutturante dell’albedo). Solo in questo senso si può comprendere la forza destrutturante e al tempo stesso ristrutturante della figura archetipica del Matto: egli è colui che ha preso coscienza dell’assurdità del mondo ed è anche colui che trova le parole o altre forme (per esempio opere artistiche) per denunciarla. Quando più coscienze trasmettono, ciascuna coi talenti che le sono propri, il messaggio dell’assurdità e dell’ingiustizia del mondo, si forma un fascio di energie capace di creare nuove forme-pensiero, le quali a loro volta sono la condizione per compiere azioni di vero cambiamento. E' il cosiddetto fuoco dei filosofi o fuoco sottile di Fulcanelli contrapposto a quello volgare che, promando dallo Spirito e posandosi sopra la Vergine (l'anima insatura, principio femminile), dà luogo all'Unio mystica, cioè alla generazione di Cristo, l'Uomo nuovo. Chi può comprendere comprenda. 




Non è la materia che crea il pensiero ma il pensiero che crea la materia: ogniqualvolta la mente fa spazio a nuove forme-pensiero altamente spirituali, ecco che il mondo si rigenera. Lo sapevano molto bene artisti come Dante, Leonardo da Vinci e tanti altri. 
Siamo nel mondo per lasciare un’impronta di noi stessi, non l’impronta di un bipede ma l’impronta di un essere umano senziente. Seguendo la Via del Matto possiamo farci estranei a noi stessi e al mondo e così recuperare la nostra umanità e il senso spirituale del perché siamo nel mondo qui e ora. Come diceva il grande Tommaso Campanella, chi non diventa “folle d’amore per un ideale” – un ideale di giustizia e di rinnovamento spirituale del presente – non sarà mai in grado di debellare “tirannide, sofismi e ipocrisia”. Il Matto docet.

fonte: http://federicafrancesconi.blogspot.it/