mercoledì 3 agosto 2016

Guido Veneziani

arrestato per bancarotta fraudolenta l’uomo che Renzi aveva scelto per salvare l’Unità

L'Unità

L’editore è stato arrestato per il crac della Roto Alba, la storica stamperia di Alba in provincia di Cuneo. L’accusa è di avere preso in mano nel 2012 un’azienda sana e di averla spogliata di risorse a vantaggio di altre società del gruppo. Secondo le Fiamme Gialle sono stati distratti dall’impresa in modo illecito 15 milioni di euro
L’editore Guido Veneziani è stato arrestato per il crac della Roto Alba, la storica stamperia di Alba in provincia di Cuneo. La parabola dell’uomo che Matteo Renzi e il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi avevano scelto per salvare l’Unità, in tandem con la Eyu srl del Partito democratico, finisce dunque nel carcere di Asti. Lì Veneziani è stato portato dai militari della Guardia di finanza di Cuneo il 19 luglio, ma la notizia è stata confermata solo due giorni dopo. Le accuse a suo carico vanno dalla bancarotta fraudolenta aggravata alle false comunicazioni sociali. Oltre che l’arresto di Veneziani, il pm di Asti Laura Deodato ha disposto anche i domiciliari per Gianmaria Basile, socio storico di minoranza di Veneziani nella Guido Veneziani Editore (Gve) e ritenuto dagli inquirenti amministratore di fatto di Roto Alba, e sua sorella Patrizia Basile. Oltre ai tre arrestati, risultano indagate altre cinque persone i cui nomi non sono stati diffusi.
Quando ilfattoquotidiano.it nel maggio del 2015 aveva dato notizia dell’iscrizione di Veneziani nel registro degli indagati, l’editore si era dimesso dalla presidenza del cda dell’Unità ed era stato sostituito come socio di maggioranza del quotidiano dalla Piesse di Guido Stefanelli e del costruttore Massimo Pessina. La notizia delle indagini era arrivata dopo mesi in cui la posizione di Veneziani diveniva sempre più grave, senza che questo intaccasse la fiducia del Pd, che per volere dello stesso segretario Renzi l’aveva scelto come salvatore del quotidiano fondato da Gramsci, dopo l’avventura finita male della casa editrice Nuova iniziativa editoriale (Nie). Se da un lato infatti Veneziani investiva nell’Unità, dall’altro la situazione di Roto Alba continuava a peggiorare, con i 130 lavoratori che prima di essere lasciati a casa in cassa integrazione non avevano ricevuto lo stipendio per mesi. Fino al fallimento della società chiesto dalla procura e dichiarato dal tribunale il 29 maggio 2015.
Ora l’accusa che il nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Cuneo, guidato dal colonnello Michele Pagnotta, muove a Veneziani è quella di avere preso in mano nel 2012 un’azienda sana e di averla spogliata di risorse a vantaggio di altre società del gruppo. L’ipotesi è che siano stati distratti in modo illecito da Roto Alba 15 milioni di euro, a cui si aggiunge la contestazione di ingenti debiti tributari, tra cui contributi previdenziali non versati per quasi 3 milioni di euro (i lavoratori potranno comunque contare sulle garanzie pubbliche previste dalla legge in questi casi).
Quella di Roto Alba non è l’unica avventura imprenditoriale di Veneziani che si avviava a finire male negli stessi mesi in cui l’editore rilevava l’UnitàFinito male anche il tentativo di rilanciare una tipografia a Nieppe, nel nord della Francia, progetto per il quale Veneziani ha incassato anche fondi pubblici francesi. Al crac di Roto Alba sono poi seguiti i fallimenti della capogruppo Gve, della Guido Veneziani Periodici, società a cui facevano capo le riviste, della Mazzucchelli, altra storica stamperia in provincia di Bergamo acquisita nel 2013 da Veneziani, e della Enerprint di Moncalieri (Torino), rilevata a inizio 2015 dal gruppo Ilte dello stampatore Vittorio Farina. Tutte vicende ancora sotto indagine che hanno lasciato sul campo centinaia di lavoratori senza più un impiego. E per le quali Veneziani potrebbe subire ulteriori conseguenze sul piano penale.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/07/21/lunita-arrestato-per-bancarotta-fraudolenta-guido-veneziani-luomo-che-renzi-aveva-scelto-per-salvare-il-giornale/2923967/
http://blogdieles2.altervista.org/3251-2/
fonte: https:alfredodecclesia.blogspot.it

Klein



dice, il mondo a modo suo.
si certo, è ovvio.
il suo mondo non ha regola, ma moltissima verità.
certo, fotografa con il grandagolo, qualcosina si sgrana, si deforma: come lui stesso dice, quel che per altri fotografi -di certo amanti della perfezione assoluta come Herb Ritts non avrebbero esitato- erano scarti, per lui erano foto riuscite. la sua Leica, con due obiettivi, l'ha presa di seconda mano ma dalla mano di Cartier Bresson. un bel passaggio di testimone, a pensarci.
la sua street photography, ben diversa dalla realtà più intimista di Vivian Maier, è fulminante, viva, piena, ricchissima, milionaria.
sono interessanti alcune interpretazioni molto puntuali di alcune foto raccontate dall'audioguida della mostra. anche la foto, come un quadro, si può interpretare nelle sue componenti.
credo però che non fosse nelle intenzioni, piuttosto nell'intuizione, lo sguardo di Klein sul mondo.
quel che mi piace è che scompagina le carte, fuoca e sfuoca, si ferma e si muove, così come lo sguardo si muove. se qualcosa della fissità della fotografia non corrisponde alla realtà, quel suo movimento erratico, impreciso, matto, restituisce, invece, molto, moltissimo, del maltolto. 
a conti fatti, come spesso accade, lo scarto contiene il vero.


fonte: https://nuovateoria.blogspot.it

giovedì 28 luglio 2016

le tesi di Padre Livio Fanzaga in contrasto con il Papa

L'islam vuole sostituirsi al cristianesimo.

Non usa mezzi termini e non sembra avere alcun dubbio Padre Livio Fanzaga, storico direttore di Radio Maria, finito spesso al centro delle polemiche per le sue esternazioni radiofoniche da molti considerate troppo «spinte» per un uomo di Chiesa.

Contro ogni coro islamofilo, il religioso bergamasco questa volta ha affidato i suoi pensieri senza filtri a un breve messaggio scritto sul sito web della radio cattolica: parlando della recente strage di Nizza, il padre scolopio ha infatti detto: «È doveroso chiedersi che cosa i musulmani pensino di noi e della religione cristiana; l'obbiettivo dell'islam di qualsiasi tendenza è quello di sostituirsi al cristianesimo e ad ogni altra espressione religiosa. I mezzi per farlo dipendono dalle circostanze storiche».

Un messaggio chiaro, un sasso lanciato nello stagno che apre di certo un dibattito sulla questione islam, considerato anche che a pronunciare queste parole non è stato un sacerdote sconosciuto nel corso di un'omelia in una chiesetta di campagna, ma l'ormai celebre Padre Livio, seguito ogni giorno da milioni di ascoltatori e di cybernauti che visitano il suo sito. «Il terrorismo di matrice islamica - scrive Don Fanzaga - rappresenta uno dei pericoli più gravi che incombono sulla nostra società. Il problema non è soltanto politico, ma anche e soprattutto religioso. Non vi è dubbio che la grande maggioranza di musulmani che vive in Occidente sia gente che vuole fare una vita tranquilla, ma l'obiettivo dell'Islam è di sostituirsi al cristianesimo».

A sostegno di queste parole, il religioso ha pubblicato a seguire un breve estratto del suo volume «Non praevalebunt. Manuale di resistenza cristiana», in cui il direttore di Radio Maria, riporta alla luce una vecchia pubblicazione di Stefano Nitoglia secondo cui, nonostante le differenze tra Islam moderato, radicale e di matrice terrorista, i fini appaiono sempre gli stessi: «La soggezione di tutto il mondo all'islam, considerato il sigillo e il compimento di tutte le rivelazioni, con il mondo (secondo la dottrina classica dell'islam, accettata da tutti i musulmani) suddiviso in due parti, il territorio dell'islam, dove vige la legge dell'islam e il territorio di guerra dove sono gli infedeli. Quest'ultimo territorio dev'essere conquistato e assoggettato all'Islam».

Parole che Padre Livio ha fatto sue, ritenendo peraltro inutile un ipotetico dialogo interreligioso con l'Islam in cui i cristiani proporrebbero la visione della fede cristiana ai musulmani «perché per essi il cristianesimo è quello che viene interpretato dal Corano e nessun argomento umano potrebbe cambiare quella che per loro è una rivelazione divina».

Una posizione, quella espressa da don Fanzaga, secondo cui l'islam vuole sostituirsi al cristianesimo, in netto contrasto con quella ufficiale del Vaticano, con il cammino intrapreso da Papa Francesco, impegnato sin dall'inizio del suo pontificato in un dialogo con l'islam sunnita e con quello sciita, convinto che «con i musulmani si può convivere». Proprio qualche giorno fa, ad esempio, uno stretto collaboratore del Papa, il vescovo spagnolo Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ed esperto di Islam, è volato al Cairo per un incontro all'Università di Al-Azhar, uno dei maggiori centri d'insegnamento dell'Islam sunnita, retto dalla guida suprema, lo sceicco Muhammad Ahmad al-Tayyib. Nell'incontro, l'inviato papale ha discusso i termini e le modalità per un prossimo incontro che «segna la ripresa del dialogo tra Santa Sede e Al-Azhar per rafforzare i legami tra cristiani e musulmani». Nonostante ciò, Radio Maria e il suo direttore rimangono di un altro avviso: l'islam è un pericolo per i cristiani e in un altro editoriale intitolato «La donna e il drago» pubblicato qualche giorno fa, Fanzaga, parlando di terrorismo islamico ha ribadito: «Per quanto gli Stati si diano da fare, difficilmente verranno a capo di questo scatenamento infernale dell'impero delle tenebre. Per uscire vincitori di questo tremendo passaggio storico non bastano i mezzi umani, per quanto necessari».


http://www.ilgiornale.it/news/politica/radio-maria-lancia-monito-lislam-punta-farci-fuori-1287726.html


Papa Francesco ha scomunicato padre Livio

In seguito ai ripetuti ed inascoltati appelli alla moderazione dei toni nei confronti dell'Islam, Papa Francesco ha scomunicato il direttore di Radio Maria, invitandolo nel contempo a rinchiudersi in un monastero di clausura per svolgere vita rigorosamente contemplativa. Il Papa ha sottolineato che il pericolo vero non è nè religioso nè teologico ma esclusivamente fisico: una volta ridotto al silenzio don Fanzaga smetterà di nuocere a Dio e al prossimo

venerdì 22 luglio 2016

le conseguenze della comunicazione mobile

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Il cervello dell’uomo che passa la maggior parte del suo tempo attaccato al telefono cellulare è sottoposto agli stessi effetti che subisce il cervello di un bevitore, perché una qualsiasi quantità di alcol, similmente alla radiazione elettromagnetica, provoca l’agglutinamento degli eritrociti, i globuli rossi. Per i grandi vasi questi coaguli non rappresentano un rischio particolare, anche se il sangue in un tale stato è ovviamente molto meno funzionale.

Nella testa la situazione è ben diversa. Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni. Ognuna di queste cellule nutre il suo micro capillare ed esso è così sottile che i globuli rossi possono introdurvisi solo in un’unica fila. E quando alla base del capillare si avvicina un conglomerato di eritrociti, il capillare si ostruisce e dopo pochi minuti il neurone muore per sempre. Dunque, tenersi abbracciati alla bottiglia o al cellulare, l’effetto è lo stesso: il cimitero delle cellule cerebrali morte è in rapida crescita.

Chiaramente, se l’ingranaggio non necessita di un gran cervello, su quest’effetto si possono chiudere gli occhi. Le riserve del cervello sono abbastanza grandi, e anche le sue possibilità

vengono usate solo per una piccola percentuale, fino alla vecchiaia gli possono bastare. È come se la Saggia Natura avesse calcolato che è meglio disabilitare l’uomo di una parte significativa del suo cervello e provvedere piuttosto a fargli avere delle solide riserve di resistenza.

Ma c’è un altro pericolo: l’insorgenza di un tumore al cervello a seguito di un’esposizione costante alle radiazioni elettromagnetiche. I produttori di cellulari e gli operatori di rete sono perfettamente a conoscenza del problema, ma non se ne preoccupano. Li preoccupano solo i guadagni. Gli utenti del telefono o non ne sono al corrente, o permangono in uno stato di cosiddetta “sicurezza da appartenenza alla mandria”. Del resto, tutti usano i cellulari. Non possono mica essere tutti idioti, è vero o no?

Ebbene, vi do una bella notizia: possono! L’uomo è in grado di rimanere quanto vuole in uno stato di euforia spensierata, senza prestare attenzione ai segnali di allarme, e ciò fino a che un problema non finisce per toccarlo specificatamente o fino a quando non gli diventa evidente che l’intera mandria era stato alimentata per la macellazione.

Fino agli anni Ottanta del secolo scorso tutti avevano accolto con entusiasmo la comparsa di materiali edilizi a basso costo a base di amianto. Agli avvertimenti degli esperti sulle proprietà cancerogene di questo minerale nessuno prestò attenzione e i produttori di amianto ebbero allora occasione di arricchirsi. In seguito furono registrati casi di tumori di massa ma l’industria dell’amianto era ed è un business multimiliardario e i produttori ebbero a lungo l’opportunità di “lobbyzzare” i loro interessi facendo il possibile per dimostrare l’“assoluta innocuità” del materiale.

Attualmente l’amianto è completamente vietato solo nei Paesi dell’Unione Europea. La guerra dell’amianto non è ancora finita. Perché? Perché il tempo non è ancora giunto. Il fatto è che i tumori si sviluppano in tempi molto lunghi, circa 35-40 anni. Se si considera che l’utilizzo dell’amianto ha raggiunto il suo apice alla fine degli anni Settanta inizio degli anni Ottanta,

non è difficile capire che il picco della diffusione dei tumori è ancora di là da venire, subentrerà tra il 2015 e il 2020. Il meccanismo a orologeria sta ancora ticchettando.

È evidente che le conseguenze della larga introduzione della comunicazione mobile affioreranno verso il 2035. Di che natura e portata saranno, nessuno ancora lo sa. La cosa peggiore è che si tratta di un esperimento su scala globale, condotto sull’intera umanità, e siccome le radiazioni elettromagnetiche, tra le altre cose, comportano cambiamenti genetici, è lecito supporre che tale folle esperimento coinvolga non solo la generazione presente ma anche quelle future, non ancora nate

Vadin Zeland Scardinare il sistema tecnogeno 

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