martedì 22 luglio 2014

Raffaello Sanzio


alto tradimento alla nazione




ALTO TRADIMENTO ALLA NAZIONE, Chi sono i responsabili del disastro italiano e che ruolo hanno avuto
Gli imputati di alto tradimento alla nazione non vengono processati dai tribunali civili ma da quelli militari.
La nostra classe dirigente può essere facilente incriminata per alto tradimento alla nazione.

Gli uomini responsabili del tradimento sono:
Carlo Azeglio Ciampi ex presidente della repubblica ed ex governatore della Banca d'Italia oggi Bankitalia.
Nel 1992 fu privatizzata da Ciampi contrariamente a quanto prevedeva lo statuto che imponeva il 51% di partecipazione in mano pubblica oggi solo il 5% della ex banca d'Italia resta in mano pubblica all'INPS che stranamente dal 1992 a oggi non ha mai partecipato alla divisione degli utili da signoraggio.
Ciampi fu anche l'uomo che svalutò la LIra così da costrigere il governo ad adottare l'EURO.
Mario Draghi attualmente gvernatore di Bankitalia nel 1992 era direttore delegato del ministero del tesoro presieduto da Piero Barucci, fu lui a svendere il potere economico della nazione il gruppo IRI vendendolo a banche private e riacquistato con denaro pubblico . La maggiore banca ad aver partecipato al saccheggio di stato fu la Goldman Sachs di cui sia Draghi e Ciampi sono membri assieme a Romano Prodi.
Romano Prodi era presidente del gruppo IRI all'epoca delle privatizzazioni selvagge in gergo tecnico si definiscono liberalizzazioni.
Nel giugno 1992 si insediò il governo di Giuliano Amato. Si trattava di un personaggio in armonia con gli speculatori che ambivano ad appropriarsi dell'Italia. Infatti, Amato, per iniziare le privatizzazioni, si affrettò a consultare il centro del potere finanziario internazionale: le tre grandi banche di Wall Street, Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers.
Le reti della Banca Rothschild, attraverso il direttore Richard Katz, misero le mani sull'Eni, che venne svenduta. Il gruppo Rothschild ebbe un ruolo preminente anche sulle altre privatizzazioni, compresa quella della Banca d'Italia.
Beniamino Andreatta per aver pianificato la privatizzazione dell'industria di stato italiana. A seguito dell'attacco speculativo contro la lira provocato da Ciampi .
Antonio Fazio, riferiva che l'Italia non poteva far nulla contro le correnti speculative sui mercati dei cambi, perché "se le banche di emissione tentano di far cambiare direzione o di fermare il vento (delle operazioni finanziarie) non ce la fanno per la dimensione delle masse in movimento sui mercati rispetto alla loro capacità di fuoco".
Le nostre autorità denunciavano il potere dell'élite internazionale, ma gettavano la spugna, ritenendo inevitabili quegli eventi. Era in gioco il futuro economico-finanziario del paese, ma nessuna autorità italiana pensava di poter fare qualcosa contro gli attacchi destabilizzanti dell'élite anglo-americana.
Le nostre autorità giustificavano la svendita delle privatizzazioni dicendo che si doveva "risanare il bilancio pubblico", ma non specificavano che si trattava di pagare altro denaro alle banche, in cambio di banconote che valevano come la carta straccia. A guadagnare sarebbero state soltanto le banche e i pochi imprenditori già ricchi (Benetton, Tronchetti Provera, Pirelli, Colaninno, Gnutti e pochi altri).
Si diceva che le privatizzazioni avrebbero migliorato la gestione delle aziende, ma in realtà, in tutti i casi, si sono verificati disastri di vario genere, e il rimedio è stato pagato dai cittadini italiani.
Le nostre aziende sono state svendute ad imprenditori che quasi sempre agivano per conto dell'élite finanziaria, da cui ricevevano le somme per l'acquisto. La privatizzazione della Telecom avvenne nell'ottobre del 1997. Fu venduta a 11,82 miliardi di euro, ma alla fine si incassarono soltanto 7,5 miliardi. La società fu rilevata da un gruppo di imprenditori e banche., e al Ministero del Tesoro rimase una quota del 3,5%.

Giulio Andreotti ministro per gli affari esteri all'epoca del trattato di Maastricht, trattato che sancisce la perdita definitiva della sovranità monetaria a favore di una moneta privata l'EURO tanto voluto da Romano Prodi.
Francesco Cossiga firmatario del trattato oramai defunto
Tutto il governo Berlusconi per aver approvato all'unanimità il 30 maggio 2008 senza alcuna consultazione popolare il Trattato di Lisbona.
Giorgio Napolitano per aver firmato li trattato venendo meno agli obblighi impostigli dalla costituzione.
Questi sono gli uomini responsabili del disastro economico e sociale della nazione a causa delle privatizzazioni della firma adue scabrosi trattati internazionali a cui non è stato dato risalto da nessun media nazionale hanno affidato il controllo della nazione alla Banca Centrale Europea, il paese è più povero e deve pagare somme molto alte per il debito. Ogni anno viene varata la finanziaria, allo scopo di pagare le banche e di partecipare al finanziamento delle loro guerre. Mentre la povertà aumenta, come la disoccupazione, il lavoro precario, il degrado e il potere della mafia.
Il nostro paese è oggi controllato da un gruppo di persone, che impongono, attraverso istituti propagandati come "autorevoli" (Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea), di tagliare la spesa pubblica, di privatizzare quello che ancora rimane e di attuare politiche non convenienti alla popolazione italiana. I nostri governi operano nell'interesse di questa élite, e non in quello del paese.
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fonte: terrarealtime.blogspot.it

lunedì 21 luglio 2014

Loreto


7 giugno 1914: la settimana rossa di Ancona

Il 7 giugno 1914, ad Ancona si svolgono dei disordini tra lavoratori anconetani (principalmente portuari e ferrovieri appartenenti a sindacati settimana_rossaautonomi di indirizzo socialista ed anarchico) e forze dell'ordine, schierate per difendere la parata militare celebrativa dello Statuto Albertino.
Ancona è all'epoca una città che ha già avuto numerose esperienze di rivolte e sollevamenti popolari: dai moti del pane del 1898 agli scioperi del 1913. In quel periodo inoltre si assisteva alla creazione di un fronte comune di diversi movimenti e sindacati, uniti dall'antimilitarismo. L'opposizione alle politiche di guerra non era una lotta puramente ideologica. La missione in Libia impegnava moltissimi lavoratori, che venivano chiamati alle armi e, dopo aver abbandonato tutto, subivano una formazione militare che significava semplicemente disciplinamento e repressione, in un momento in cui una profonda crisi economica attraversa il paese, costringendo la popolazione ad emigrare. Emblematiche sono le vicende di Augusto Masetti, che spara al proprio tenente al momento di partire per la Libia, e Antonio Moroni, militante socialista inviato in una compagnia di disciplina a causa della sua attività politica.
Il 7 giugno 1914 si celebra con una parata per le vie del centro l'anniversario dello Statuto Albertino; come in tutte le città d'Italia, è prevista una manifestazione contraria ai festeggiamenti, alla corona e all'esercito, per richiedere l'abolizione delle compagnie di disciplina, la liberazione di Masetti e Moroni. Lo scopo è quello di impedire la sfilata militare. Visto il divieto di manifestare, l'appuntamento per l'azione è fissato a Villa Rossa (sede del partito Repubblicano, di indirizzo mazziniano). Dopo un comizio che infiamma il pubblico, i manifestanti escono da Villa Rossa e subito incontrano lo spiegamento delle forze dell'ordine, che impedivano l'ingresso alle vie del centro. Al tentativo di forzare il blocco, i carabinieri rispondono aprendo il fuoco e uccidendo Nello Budini di 24 anni, Attilio Giambrignani di 22 e Antonio Casaccia di 17.
Inizia quindi uno sciopero selvaggio ad oltranza, continuano gli scontri con le forze dell'ordine. Vengono assaltate le armerie, i lavoratori portuali e ferroviari bloccano porto e stazione, rallentando l'arrivo di ulteriori militari chiamati come rinforzo, i palazzi pubblici vengono presi dai manifestanti: gli scontri si trasformano in battaglia.
Ha inizio quella che passerà alla storia come la settimana rossa di Ancona.
Nei giorni successivi lo sciopero si espande a macchia d'olio in tutta Italia, si hanno violentissimi scontri nella Romagna, a Milano, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo e Roma.
Intere zone della penisola sfuggono al controllo dello stato, i comitati rivoluzionari cercano di riorganizzare la vita nelle città in loro possesso. L'impronta fortemente antimonarchica e antimilitarista delle rivolte sembrano mettere il paese sull'orlo della guerra civile. L'intervento dell'esercito arriva, però, con una forza dirompente: il 10 i militari riescono a sbarcare ad Ancona. Importante ricordare anche il ruolo che ebbe CGdL (Confederazione Generale del Lavoro) che, dopo aver inizialmente appoggiato lo sciopero, lo revocò e invitò i lavoratori a riportare l'ordine.
Il 14 giugno, dopo ben 16 morti tra i rivoltosi, la situazione torna definitivamente sotto il controllo dell'esercito. La settimana rossa resterà però un'esperienza rivoluzionaria importante, che fungerà da base per il biennio rosso e storicamente utile per avere uno spaccato di una Italia infuocata dal conflitto sociale, prossima alla prima Guerra Mondiale.

fonte: www.infoaut.org

Jean-Hugues Anglade