venerdì 10 maggio 2019

Rugby Club La Plata, i desaparecidos della palla ovale


Nel bar del Rugby Club La Plata ancora oggi sono appese le fotografie di alcuni dei venti giocatori che facevano parte della squadra negli anni settanta: uomini che sparirono, probabilmente uccisi, per mano del terrorismo di stato. Vicino a quell'immagine una targa, del 2006, che ricorda il trentennale del colpo di stato in Argentina ed il settantaduesimo compleanno della nobile squadra di rugby de La Plata.
Per comprendere cosa accadde ai giocatori della squadra di rugby dobbiamo fare un passo indietro: si ritene che tra il 1976 ed il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi almeno 30.000 dissidenti o sospettati tali. Le modalità di sequestro e sparizione delle vittime fu ideata per raggiungere due obiettivi: il primo era quello di evitare quanto si verificò in seguito al Golpe cileno del 1973 (che aveva portato al potere la giunta militare guidata da Pinochet) dove le immagini dei dissidenti all'interno dello stadio di Santiago del Cile avevano fatto il giro del mondo, sollevando l'indignazione di cittadini e capi di stato. Il secondo era quello di terrorizzare la popolazione poiché la mancata diffusione delle notizie riguardanti i dissidenti limitava fortemente ogni altro possibile dissenso al regime.


Le modalità di sparizione dei dissidenti risultano sconcertanti: gli arresti avvenivano mediante rapimento grazie all'operato di squadre non ufficiali di militari. Questi terroristi di stato giungevano a bordo di una Ford Falcon verde scuro senza targa, piombando nelle abitazioni di notte con l'intento di sequestrare intere famiglie. L'assoluto mistero sulla sorte dei rapiti fece si che le stesse famiglie delle vittime tacessero per paura. La conseguenza principale di questa procedura fu che, in Argentina ma soprattutto nel resto del mondo, tale fenomeno rimase ignorato.
Le vittime una volta arrestate venivano rinchiuse in luoghi segreti di detenzione. I sequestrati venivano torturati per mesi. La sorte di molti fu terribile. Secondo testimonianze degli stessi militari coinvolti, molti desaparecidos, questo il nome con il quale sono conosciute le vittime del terrorismo di stato argentino degli anni settanta, furono imbarcati a bordo di aerei militari, sedati e lanciati nel Rio de la Plata, o nell'oceano. La quasi totalità di queste persone fu gettata dagli aerei con il ventre squarciato da una coltellata affinché fossero divorati dagli squali. Questa tipologia di omicidio di stato divenne nota come vuelos de la muerte. Una seconda parte dei rapiti sparì nei centri di detenzione clandestini. Uno di questi, rimasto celebre, ebbe sede nella scuola di addestramento della Marina Militare ESMA di Buenos Aires.


Il massimo responsabile di questi raccapriccianti avvenimenti fu Jorge Rafael Videla, generale e dittatore dell'Argentina tra il 1976 ed il 1981. Videla arrivò al potere con un colpo di stato ai danni di Isabelita Peron. Il suo governo fu contrassegnato dalle costanti violazioni dei diritti umani e dai contrasti frontalieri con il Cile, che per poco non sfociarono in una sanguinosa guerra tra i due paesi sudamericani. Fu condannato a due ergastoli e 50 anni di carcere per crimini contro l'umanità. Scontò la pena in un carcere di Buenos Aires durante gli ultimi anni della sua vita, che si concluse il 17 maggio del 2013. Il suo regime dittatoriale, militarista ed anticomunista, è stato paragonato al fascismo dai suoi oppositori.
Torniamo al bar del Rugby Club La Plata. La targa inaugurata nel 2006, come anticipato, non ricorda una vittoria, ricorda i giocatori della squadra di rugby ammazzati, o spariti, durante gli anni della dittatura militare. Furono diciassette i giocatori ad essere eliminati, uno dopo l'altro, dalle squadre della morte di Videla. Sparirono tutti: i piloni, le tre quarti ala, i tallonatori e le terze linee. Sparì il capitano Mariano Montequin. Sparì la coppia di mediani. Solo uno riapparve: Otilio Pascua, il numero 10. Il mediano di apertura, praticamente il regista della squadra, non riapparve vivo: il suo corpo fu ripescato in un affluente del Rio Lujan dopo, circa, un mese di permanenza in acqua. Pascua fu rinvenuto con un peso attaccato ai piedi e le braccia legate dietro la schiena.


Perché il regime decise di eliminare i giocatori di una squadra di rugby? 
Tutto iniziò nell'aprile del 1975. 
Hernan Roca, mediano della terza squadra, sparì nel nulla. Hernan non era un dissidente politico, era un semplice ragazzo dedito al rugby. Le squadre della morte lo prelevarono da casa scambiandolo per il fratello Marcelo, appartenente ai Montoneros, un gruppo radicale della sinistra peronista. Quando i rapitori si accorsero d'aver prelevato il ragazzo sbagliato lo ammazzarono e si liberarono del corpo. 
Una domanda sarà corsa nella mente dei più attenti: ma se la dittatura iniziò nel 1976, perché Hernan Roca fu rapito ed ucciso nel 1975? 
Già prima del Golpe militare erano attive le squadre della morte della Tripla A, ovvero Alianza anticomunista argentina. 
Dopo il rinvenimento del cadavere del povero Hernan cambiò radicalmente l'atteggiamento dei ragazzi del Rugby Club La Plata. Alcuni scelsero di emigrare all'estero, la maggior parte decise di rimanere e di continuare a giocare a rugby. Decisero anche di iniziare a fare politica. I ragazzi coniugarono la passione sportiva con la militanza politica ed all'interno dello spogliatoio si formò una cellula del PCML, il partito marxista-leninista argentino. I ragazzi del Rugby Club La Plata continuarono a giocare. E vincere. Purtroppo iniziarono anche le sparizioni. Gli assassini di stato. Ogni giocatore prelevato dalle squadre della morte veniva sostituito da un ragazzo delle squadre giovanili. Un solo giocatore della squadra iniziale rimase in vita, Raul Bandarian. Fu grazie a lui che la storia dei 17 desaparecidos della squadra di rugby de La Plata venne conosciuta da tutto il mondo. 
Ritengo sia interessante concludere con le parole di Raul Bandarian: «Mi chiedo da sempre come sia accaduto che siamo stati l' unica squadra a soffrire tutto questo in una percentuale così alta. Quando iniziammo a giocare a rugby, alla fine degli anni Sessanta, eravamo da poco usciti dal Collegio Nazionale, che dipende dall'università di La Plata. Credo che quella formazione da scuola pubblica ci abbia segnati: eravamo tutti ragazzi attenti a quello che accadeva intorno a noi, e fare politica fu una scelta naturale. I vertici della società si rendevano conto di quel che accadeva in spogliatoio: ma non ci hanno mai chiesto niente, né ci hanno mai discriminato».

Fabio Casalini

Bibliografia
Miguel Bonasso, Ricordo della morte, il Saggiatore, 2012 

Enrico Calamai, Niente asilo politico. Diplomazia, diritti umani e desaparecidos, Feltrinelli, 2006 

la Repubblica, Quei ragazzi del rugby. La squadra desaparecida, 2 aprile 2006

FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio. Nel 2018 pubblica il suo secondo libro, in collaborazione con Rosella Reali, per la casa editrice Albatros dal titolo E' una storia da non raccontare

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