di Franco Giusto
Per la prima volta nella mia vita ho sentito questa frase. A pronunciarla è stata una mia carissima collega a proposito di una scelta che dovrebbe fare fra poco. Me l'ha riferita quasi fosse un suo limite, una sua insicurezza; personalmente l'ho recepita invece come un valore aggiunto, come il risultato di un suo bel cammino interiore che la porterà per esclusione e in modo alternativo a capire veramente le realtà a cui tiene.
Ho riflettuto su questa frase e mi è parso di comprendere come sarebbe importante se la facessimo nostra proprio per avvicinarci senza troppe sbandate alle mete prefisse nel nostro cammino. Essere capaci di escludere ciò che veramente ci appesantisce, ciò che facciamo magari per abitudine o per immagine e così via. Riconoscere quello che non abbiamo piacere di fare è una strada sicura per selezionare e condurci a ciò a cui decisamente teniamo. Ma ci vuole coraggio, tanto coraggio. Primo, perché prevede la massima sincerità con se stessi e poi va fatto rispettando il cammino degli altri. Ma arrivare a capire ciò che non vogliamo, è un modo saggio e fantastico per sfogliare il superfluo e scoprire la lucentezza dei propri sentimenti. E' la testimonianza che siamo riusciti ad arrivare a distinguere il bene dal male, e siamo consapevoli delle nostre scelte. Abbiamo bisogno per la nostra buona sopravvivenza di perseguire ogni giorno ciò a cui onestamente teniamo, sia per la crescita di se stessi che per il bene comune della società in cui viviamo. Allora, proviamo a capire ciò che veramente non vogliamo.
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