La lenta eutanasia dello stupore
Fonte: RaiUno. Quiz preserale, 12 dicembre scorso. La domanda: “In che anno Adolf Hitler viene nominato cancelliere?” Quattro opzioni, ché ormai i quiz si fanno col multiple choice, così dove non arriva la preparazione, può arrivare la buona stella. Ma la buona stella latitava. Così i quattro concorrenti, persone giovani, presumibilmente con un titolo di studio, inanellano assurdità: 1948? No. 1964? No, e il conduttore è bastevolmente basito. 1979? No. Resta l’ultima opzione, 1933. Ma il conduttore sente la necessità di sottolineare, bonariamente, con un: “Ragazzi, Adolf Hitler…” A nessuno dei quattro sembra accendersi una lampadina davanti al nome di uno dei protagonisti della storia del XX secolo.
Facebook, settimana scorsa. Rimbalza nelle condivisioni lo status di una ragazza. Non ne conosciamo l’età. Dalla foto si direbbe maggiorenne, ha un nome e un cognome, ma non è questo l’importante. Scrive: “Onestamente penso che anziché dare così tanta importanza a dei coglioni che hanno scritto due righe decenni fa e che ora sono morti e sepolti, dovremmo conoscere e parlare più spesso delle persone che stanno salvando il mondo… Persone come Alessandra Amoroso o Justin Bieber oppure Miley Cirus o One Direction. Persone che nella loro vita hanno avuto più sconfitte e dolore di un Manzoni, ma ovviamente la maggior parte delle persone questo non lo sa.” Lo status è molto più lungo di così ed è troppo ben scritto, con accenti, virgole e tempi verbali giusti, per essere stato digitato da una persona che pensi quello che sta dicendo. I commenti sono stati tra l’ironico e il rassegnato, pur con tutto il rispetto per le vicissitudini umane, che “ovviamente” ignoriamo, dei divi e divetti pop citati.
Ancora RaiUno, ancora quiz pre serale. E va detto che un gioco che prevede una vasta conoscenza delle parole della nostra lingua è pur sempre un benemerito nel deserto culturale che ci affligge. Peccato però che la novità introdotta dagli autori in questa edizione, ovvero una serie di domande basate sui tempi verbali, abbia portato a galla la macroscopica ignoranza di uomini e donne, di varia età, che nel presentarsi declinano curricula universitari. Ricordiamo una ragazza, chiamata a scovare il congiuntivo presente dei verbi all’infinito citati dal conduttore. Non solo non li conosceva, neanche uno. Ma quando il conduttore glieli rivelava, per poi ripartire nella sequenza, li dimenticava all’istante. Quel video andrebbe recuperato come prova, posto che di prove avessimo ancora bisogno, del fallimento della scuola italiana. Per non parlare del quiz, sempre introdotto quest’anno dagli speranzosi autori, basato sulle tabelline. La cosa che spaventa non è che non si riesca a coniugare un congiuntivo o a rispondere col numero esatto alla domanda “quanto fa 6 x 9?”.
Ciò che colpisce, e colpisce duro, è la mancanza di reazione. È che appaia normale. Anche a fronte di un neoeletto senatore grillino che, interrogato su quanti fossero i membri del Senato, sparò un numero a caso. Non paghi di aver ucciso la cultura, ci hanno assassinato lo stupore.
Si veda anche questo post:
Facebook, settimana scorsa. Rimbalza nelle condivisioni lo status di una ragazza. Non ne conosciamo l’età. Dalla foto si direbbe maggiorenne, ha un nome e un cognome, ma non è questo l’importante. Scrive: “Onestamente penso che anziché dare così tanta importanza a dei coglioni che hanno scritto due righe decenni fa e che ora sono morti e sepolti, dovremmo conoscere e parlare più spesso delle persone che stanno salvando il mondo… Persone come Alessandra Amoroso o Justin Bieber oppure Miley Cirus o One Direction. Persone che nella loro vita hanno avuto più sconfitte e dolore di un Manzoni, ma ovviamente la maggior parte delle persone questo non lo sa.” Lo status è molto più lungo di così ed è troppo ben scritto, con accenti, virgole e tempi verbali giusti, per essere stato digitato da una persona che pensi quello che sta dicendo. I commenti sono stati tra l’ironico e il rassegnato, pur con tutto il rispetto per le vicissitudini umane, che “ovviamente” ignoriamo, dei divi e divetti pop citati.
Ancora RaiUno, ancora quiz pre serale. E va detto che un gioco che prevede una vasta conoscenza delle parole della nostra lingua è pur sempre un benemerito nel deserto culturale che ci affligge. Peccato però che la novità introdotta dagli autori in questa edizione, ovvero una serie di domande basate sui tempi verbali, abbia portato a galla la macroscopica ignoranza di uomini e donne, di varia età, che nel presentarsi declinano curricula universitari. Ricordiamo una ragazza, chiamata a scovare il congiuntivo presente dei verbi all’infinito citati dal conduttore. Non solo non li conosceva, neanche uno. Ma quando il conduttore glieli rivelava, per poi ripartire nella sequenza, li dimenticava all’istante. Quel video andrebbe recuperato come prova, posto che di prove avessimo ancora bisogno, del fallimento della scuola italiana. Per non parlare del quiz, sempre introdotto quest’anno dagli speranzosi autori, basato sulle tabelline. La cosa che spaventa non è che non si riesca a coniugare un congiuntivo o a rispondere col numero esatto alla domanda “quanto fa 6 x 9?”.
Ciò che colpisce, e colpisce duro, è la mancanza di reazione. È che appaia normale. Anche a fronte di un neoeletto senatore grillino che, interrogato su quanti fossero i membri del Senato, sparò un numero a caso. Non paghi di aver ucciso la cultura, ci hanno assassinato lo stupore.
Si veda anche questo post:
fonte: fintatolleranza.blogspot.it
Nessun commento:
Posta un commento