giovedì 9 maggio 2013

ci sono più



oggi, titolo del tema,

"se non fai parte della soluzione, fai parte del problema",

svolgimento,

ci sono più indiani che pellerossa
ci sono più carcasse che ossa
ci sono più pellerossa che indiani
ci sono più italioti che italiani

ricordo mia nonna, grande donna
che con il suo regolare detto popolare
riassumeva così in due parole,
"finché ce n'è, viva il re
quando non ce ne più, viva Gesù".
Ai suoi tempi, in apparenza, sembrava che l'esistenza
fosse meno complicata
nonostante si lottasse per la sopravvivenza.
Ai miei tempi, l'esistenza
ha continui variazioni di tema, sarà il sistema
che informa l'assenza di soldi per far lavorare
e poi come d'incanto sbucano per spesa militare,
certe cose accadono solo in Italia,
chi dorme sulla paglia
che si fa ricamare d'oro le iniziali sulla vestaglia,
poco importa se la rivolta scoppia
l'importante che il bimbo di Belen abbia fatto la cacca,
taglio del nastro garantisce il posto oltre al pasto,
Dio vede e provvede, per me non vede,
gli è sfuggito qualcosa nel creare, forse ha riposato male

ci sono più indiani che pellerossa
ci sono più carcasse che ossa
ci sono più pellerossa che indiani
ci sono più italioti che italiani

l'Italia si squaglia
come burro sotto il cappello,
sarà una questione di uccello, di scopa,
anche in Europa sono provvisti di mazza, ma la loro scopa
ha un preciso scopo,
spazzare via l'insorgere della corruzione
prima della prima colazione,
da noi tale forma si conforma appena
nel senso che è sempre prima,
corruzione piena, completato sistema.
Ne rimarrà soltanto uno, non rimarrà nessuno.
Il sofà del produttore
serve per ovviare il retaggio sessuale,
non ho mai compreso del tutto
il motivo per la quale la donna debba stare in ginocchio,
forse perché il produttore
usufruisce di un gran colpo d'occhio.
Sistema di potere, tocco di colore,
variazioni sul tema, collaudato sistema

ci sono più indiani che pellerossa
ci sono più carcasse che ossa
ci sono più pellerossa che indiani
ci sono più italioti che italiani




martedì 7 maggio 2013

in questa desolata landa si fa la guerra non con la bomba ma con la fionda



il colesterolo e il diabete, la fame e la sete
il cipresso e l'abete, l'inferno sulla parete
il pesce nella rete, il bambino e il prete,
carezze spacciate per comete

mi ripeto come il peto che ho mollato,
capitano mio capitano
ho il morale sotto il divano,
divani, immagini amatoriali
sfilano come il catalogo del Postalmarket,
la casalinga alza la gonna al supermarket
distinte donne incinte, succinte, recinte
donne anziane con le banane
la lingua lecca la minchia come fosse meringa
la pelle stretta dalla cinghia, siringa inietta la lusinga
gambe aperte ai giardinetti, pompini nei gabinetti
sorprese negli ovetti, ripetuti pompini,
"che barba che noia" diceva la Mondaini
nel pacco c'è di tutto, soprattutto
non c'è inganno non c'è trucco
esibizioni, stimolazioni delle parti vitali, ditali.
liberi amplessi, liberi dai complessi,
mancano della F di fantasia
come quella del GF, che malinconia!

I mu, i musicanti stonano note strafatte
i mu, i muggiti insistenti, mammelle scoppiano di latte
Valerio Scanu vinse Sanremo,
dove è finito, in un eremo?
I mu, i mutamenti fanno schifo tanto quanto gli escrementi
i mu, i mutanti sono le verità dei dementi,
l'autostrada interrotta di fronte al cimitero
le false lacrime della Fornero,
i mu, i muffati politici principi dell'offesa
la loro reputazione è ulteriormente scesa,
conoscono il significato della parola resa?
Tesoro, ignoro l'imploro, chiedo solo
a tutti coloro che cercano un lavoro
e che hanno il senso del decoro,
la Repubblica è davvero fondata sul lavoro?
A più di 50 anni mi ritrovo a scrivere stronzate rimate
provo, cerco, non trovo un produttore
intuisco, persisto, fine o inizio, me ne infischio,
non pubblicherò mai un disco
perché non sanno che esisto.
Il mio vivere è modesto,
non faccio testo ma se premo il tasto giusto
non utilizzerò un pretesto incolpando l'anno bisesto
o compiendo un eclatante gesto
per attirare l'attenzione a quanto ho richiesto,
non sarò mai prima e nemmeno seconda
in questa baraonda non ho ordigni da sganciare
ho soltanto una fionda, lasciatemela usare

giovedì 2 maggio 2013

pupù



mi ricordo, mi ha detto, che quando avevo 6 o
7 anni mia madre mi portava sempre
dal dottore e diceva: "non ha fatto la pupù".

lei mi chiedeva sempre: "hai fatto la
pupù?".
sembrava la sua domanda preferita.
e, naturalmente, non potevo mentire, avevo seri problemi
a fare la pupù.
ero tutto un groviglio dentro.
colpa dei miei genitori.

guardavo quegli enormi esseri, mio padre,
mia madre, e sembravano davvero stupidi.
a volte pensavo che facessero solo finta
di essere stupidi perché nessuno poteva essere davvero così
stupido.
ma non fingevano.
mi avevano aggrovigliato dentro come un pretzel.

voglio dire, ero costretto a vivere con loro, mi dicevano
cosa fare e come farlo e quando.
mi davano vitto, alloggio e vestiti.
e ancor peggio, non c'era nessun altro posto dove potessi
andare, nessun'altra scelta:
dovevo stare con loro.

voglio dire, non sapevo molto a quell'età
ma sentivo che loro erano masse informi
di carne e poco altro.
il momento della cena era il peggiore, un incubo
di risucchi, sputi e conversazione idiota.

tenevo gli occhi bassi dentro al piatto e cercavo
di inghiottire il cibo ma
dentro si trasformava tutto in colla.
non digerivo né i miei genitori né il cibo.

deve essere stato quello, perché per me era un inferno
fare la pupù.

"hai fatto la pupù?"
ed eccomi nello studio del dottore di nuovo.
aveva più sale in zucca dei miei genitori ma
non molto.

"dunque, dunque, mio bell'ometto, non hai fatto la pupù, eh?"

era grasso con l'alito cattivo e puzzava di sudore e
aveva un orologio da taschino con una grossa catena d'oro
che gli ciondolava sulla pancia.

pensavo, scommetto che lui fa montagne di pupù.

e guardavo mia madre.
aveva grosse chiappe,
me la immaginavo in bagno,
là seduta leggermente strabica, che faceva la pupù.
era così placida, proprio
come un piccione.

due veri cagoni, in cuor mio lo sapevo.
gente disgustosa.

"allora, ometto, non riesci a fare la pupù,
eh?"
la trasformava in una specie di barzelletta: lui la faceva,
lei la faceva, il mondo la faceva.
io non la facevo.

"dunque, allora, ti daremo
queste pillole.
se non funzionano, indovina
un po'?"

non rispondevo.

"forza, ometto, rispondimi."

va bene, decidevo di dirlo.
volevo andarmene da lì:

"un clistere".

"un clistere" sorrideva.

poi si rivolgeva a mia madre.
"e lei sta bene, cara?"

"oh, io sto bene, dottore!"

certo che stava bene.
faceva la pupù a comando.

poi ce ne andiamo dallo studio.

"il dottore è un uomo gentile, vero?"

non rispondevo.

"vero?"

"sì."

ma nella mia mente cambiavo la risposta in, sì,
fa la pupù.

lui assomigliava a una pupù.
il mondo intero faceva la pupù mentre io
dentro ero aggrovigliato come un pretzel.

poi uscivamo per strada
e guardavo la gente che passava
e tutta la gente aveva il sedere.

"notavo sempre solo quello" mi ha detto,
"era orribile."

"dobbiamo avere avuto infanzie
simili" ho detto.

"però non è che la cosa ci aiuti"
ha detto.

abbiamo dovuto superare entrambi questa
cosa" ho detto.

"ci sto provando" ha
risposto.

CHARLES BUKOWSKI


martedì 30 aprile 2013

prezZiosa



vagina-designCristalli colorati, farfalla o altro da applicare dove non batte il sole. E’ l’ultimo grido del momento. Il vajazzling è l’ultima tendenza in fatto di estetica erotica: tanti Swarovski tempestano il monte di Venere, rendendolo brillante e quasi surreale.
La moda l’ha lanciata Jennifer Love Hewitt, attrice statunitense, quando qualche mese fa annunciò di essersi fatta decorare la vagina in modo da renderla luccicante e ancora più preziosa. Da allora altre celebrità, come Kathy Griffin, si sono cimentate nell’impresa, insieme a ragazze comuni desiderose di rendere uniche le loro performance sotto le lenzuola.
La durata garantita dell’applicazione di Swarovski è di circa 5 giorni, per un costo ancora sconosciuto. Ma per arrivare al quinto giorno, è severamente vietata la “ginnastica da camera” almeno durante il primo giorno. Poi ci si può dare alla pazza gioia. (Fonte)
fonte: carloogle.wordpress.com

mercoledì 24 aprile 2013

ti avviso, ho il cuore al posto del viso



si muore
per un feroce pestaggio
per l'ostruzione del passaggio
per mancanza di coraggio
per troppo coraggio
per un guasto all'ingranaggio
per un fatale atterraggio
per un velenoso assaggio
per la fine del viaggio
per l'offensivo linguaggio
per un malaugurato lunaggio
per oltraggio
per sabotaggio
per spionaggio
per un tatuaggio