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sabato 24 dicembre 2016

Fra Diavolo (1933)



è un film comico con Laurel & Hardy del 1933, basato sull'omonima opéra-comique di Daniel Auber del 1830, e diretto da Hal Roach con la collaborazione di Charley Rogers.

Trama

Stanlio e Ollio, in viaggio nei territori di Fra Diavolo, sono stati derubati dei loro piccoli risparmi costati una vita da alcuni delinquenti, e decidono di trasformarsi in banditi alla ricerca di qualche vittima. Purtroppo il loro colpo fallisce, perché sta passando da quelle parti Fra Diavolo in persona e tutti scappano; Stanlio e Ollio dicono di non farsi impaurire solo perché non lo hanno mai visto in faccia e per via delle sciocche dicerie sul suo conto. Questa volta però, le vittime saranno loro: incontrano il noto bandito e lo scambiano per un uomo qualunque. Ollio, fingendosi Fra Diavolo, canta la sua canzone: Fra Diavolo li cattura e li condanna all'impiccagione per avergli rubato il nome e per averlo minacciato gravemente. I due scongiurano di non farsi impiccare, allora Fra Diavolo ordina a Stanlio di fare da carnefice e di uccidere Ollio.

Improvvisamente, nel tentativo di impiccare l'amico, il ramo scelto da Stanlio si spezza, allora Fra Diavolo li salva dalla pena di morte con il patto che i due pasticcioni gli facciano da servi seguaci, però in incognito. Fra Diavolo si finge "il Marchese di San Marco" e va in un albergo dove alloggia anche un ricco lord inglese: tale Rocburg, nel tentativo di rubare tutto il suo patrimonio. Mentre Fra Diavolo/Marchese di San Marco è intento a corteggiare la dama moglie del lord per scoprire il segreto del nascondiglio dei suoi 500.000 franchi, Stanlio e Ollio leggono un annuncio: 20.000 scudi per chi cattura Fra Diavolo.

Tentano così di acciuffarlo, ma scambiano il lord per il bandito perché si era messo gli stessi abiti e per di più era entrato nella sua camera. Sempre in incognito, Stanlio e Ollio, riconciliatisi con il bandito ma non con il lord, hanno l'ordine da Fra Diavolo di fare addormentare il nobile cliente facendogli bere un bicchiere di vino con del sonnifero, per poi derubarlo dei gioielli della moglie. Recatisi Stanlio e Ollio in camera del lord si rifiuta degli omaggi del marchese e il vino viene infine bevuto da Stanlio perché "aveva paura di versarlo". Fra Diavolo, inconsapevole di non aver fatto addormentare il lord, ordina alla coppia di scortarlo fuori dalla sua stanza, ma durante il furto, Stanlio si addormenta. Il piano di Fra Diavolo va definitivamente in fumo quando all'albergo tornano i soldati reduci dalla spedizione che ha consentito loro di scovare il covo dell'omonimo bandito.

Il giorno successivo Stanlio, essendo ancora una volta in stato di ubriachezza, dopo che l'oste dell'albergo aveva ordinato loro in quanto servi di andargli a prendere in cantina il vino migliore per i clienti, pronuncia inconsapevolmente il nome di Fra Diavolo al capitano dei soldati. Ollio interviene maldestramente e "corregge" Stanlio riferendo al capitano che egli voleva dire il "marchese di San Marco". L'inganno quindi viene scoperto e Stanlio, Ollio e Fra Diavolo vengono prima circondati nell'albergo e poi condannati a morte. Stanlio chiede come ultimo desiderio prima della fucilazione di soffiarsi il naso ma sfilerà dalla sua tasca un fazzoletto rosso, mandando su tutte le furie un toro che si trovava nella stalla dell'albergo, scatenando così uno scompiglio generale nella piazza permettendo a Fra Diavolo e a loro, purtroppo in groppa al bestione, di scappare e di salvarsi la vita.

Origine

Fra Diavolo fu un personaggio realmente esistito, temuto e feroce bandito dell'Italia centrale sul finire del XVIII secolo. Ogni persona che si avvicinava a lui doveva vuotare le tasche o morire sgozzata o impiccata; quando il bandito passava, cantava una canzone per attirare l'attenzione di tutti gli abitanti e i passanti, avvertendoli della sua presenza per metterli in guardia. La fama del brigante fu poi arricchita da altre leggende, che aiutarono alla costruzione del romantico personaggio, fino alla produzione dell'opéra-comique del 1830, un film muto del 1915, altri due film italiani del 1924 e 1925, più uno francese del 1931. Il film di Roach del 1933 fu un adattamento cinematografico ancor più comico dell'opera, anch'esso ambientato in Italia, come si evince sia dai nomi dei personaggi, che dall'insegna "Taverna del Cucù", dove avvengono quasi tutte le scene.

Curiosità

Naso nasino nasello (in inglese Kneesy-Earsy-Nosey=ginocchio-orecchio-naso) è un gioco di coordinazione e di abilità interpretato da Stanlio in questo film. Consiste nel battere le ginocchia con entrambe le mani, poi nell'afferrare l'orecchio sinistro con la mano destra mentre contemporaneamente si afferra il naso con la mano sinistra. Ancora una volta si battono le ginocchia, e poi si afferra l'orecchio destro con la mano sinistra, mentre contemporaneamente si afferra il naso con la mano destra. I partecipanti procedono quindi, nel farlo, con velocità crescente.
Un altro giochino proposto da Stanlio nel film fu "Menadito" (in inglese Finger-wiggle=dimenare il dito) e consisteva nel girare le mani unite coi due medi all'infuori.

Charley Rogers ha diretto le parti non musicali del film.

Il doppiaggio originale del 1934 (ora perduto) era di Mauro Zambuto (Stanlio), Paolo Canali (Ollio), e la parte cantata di Fra Diavolo di Beniamino Gigli soto la direzione di Gero Zambuto e i dialoghi di Augusto Galli.

fonte: Wikipedia


mercoledì 23 settembre 2015

la fine di un mistero



è un film spagnolo del 2003 del regista Miguel Hermoso.

Premiato al Moscow International Film Festival, è l'ultimo film interpretato da Nino Manfredi.

Trama

Nel 1936, durante la Guerra Civile Spagnola, un pastorello salva dalla morte uno sconosciuto privo di memoria (Nino Manfredi), che verrà successivamente ricoverato quarant'anni in un manicomio. Alla fine, grazie ad alcune ricerche, si scoprirà finalmente la sua identità: quella del poeta Federico García Lorca, che la pellicola immagina miracolosamente sopravvissuto alla fucilazione ad opera dei Franchisti.

fonte: Wikipedia

domenica 6 settembre 2015

metti una sera a cena



è un film del 1969 diretto da Giuseppe Patroni Griffi, tratto dal suo lavoro teatrale omonimo, e interpretato da Florinda Bolkan, Tony Musante, Jean-Louis Trintignant, Annie Girardot e Lino Capolicchio. È stato presentato in concorso al 22º Festival di Cannes.

Trama

Il fulcro del film è il tavolo da pranzo attorno al quale si riuniscono quattro appartenenti alla classe media colta e benestante: Michele, scrittore di successo, la giovane moglie Nina, la ricca Giovanna, amica di Nina, e l'attore Max. Nina e Max intrattengono una morbosa relazione, di cui forse il marito è al corrente, mentre Giovanna è innamorata di Michele.

Le serate e le conversazioni si ripetono in un'atmosfera amorale e annoiata, fino a quando Max propone a Nina come "diversivo" Ric, un giovane studente contestatore che per sopravvivere si concede a pagamento a uomini e donne. Tra un incontro e l'altro, Ric si innamora veramente di Nina e tenta il suicidio.

Nina lo salva e decide di restare a vivere con lui, ma il rapporto si inaridisce presto e Ric riporta Nina da Michele. Quest'ultimo, deciso a non perdere la moglie, ammette anche Ric nel clan facendolo sedere al famoso tavolo, e il gioco ricomincia.

Produzione

Metti, una sera a cena nasce come pièce teatrale, che Patroni Griffi porta in scena all'Eliseo di Roma nel 1967 con grande successo di pubblico e con repliche che si susseguono per ben due anni. Protagonisti della prima edizione, che aveva come regista Giorgio De Lullo, erano gli attori della Compagnia dei giovani: Romolo Valli, Rossella Falk, Elsa Albani e Carlo Giuffré, con Umberto Orsini nella parte di Ric.

Sceneggiata con la collaborazione del giovane Dario Argento che di lì a poco avrebbe esordito come regista, la trasposizione cinematografica spezza l'unità di luogo, introducendo le riprese in esterno sotto forma di flashback, che si inseriscono nella trama narrativa grazie al montaggio "creativo" di Franco 'Kim' Arcalli. Con questo film Arcalli guadagna la considerazione dei critici più attenti, che non possono fare a meno di notare come è proprio il suo montaggio a dare al film un ritmo interessante e a tenere viva l'attenzione dello spettatore.

Pur trattandosi di un film "d'autore", Metti, una sera a cena all'epoca fu campione di incassi, grazie all'indovinato casting che comprendeva una giovanissima Florinda Bolkan (scoperta proprio dalla produttrice Cicogna) qui al suo primo ruolo da coprotagonista. Il regista volle farla recitare nella famosa scena d'amore a tre, che pur provocando una serie di noie con la censura, fece entrare di diritto il film nell'allora emergente filone erotico attirando un grande numero di spettatori.

Colonna sonora

Un ruolo importante nel successo del film ebbe anche la colonna sonora, firmata da Ennio Morricone. Con una sequenza ascendente di sole tre note, ripetute ossessivamente lungo tutto il dipanarsi del tema musicale principale, Morricone costruì un'accattivante bossa nova che poi divenne famosa anche fuori dal film, venne eseguita da numerose orchestre, gruppi musicali e anche cantanti solisti (con l'aggiunta di un testo dello stesso Patroni Griffi), e ancora oggi è un classico della musica lounge. L'album che la contiene, stampato dalla Cinevox, è stato pubblicato in varie ristampe nel corso degli anni.

Ne uscì inoltre un singolo con una versione del tema del film cantato da Florinda Bolkan.

Tracklist

Metti, Una Sera A Cena - 4:30

Sauna - 4:51

Terrazza Vuota - 3:06

Alla Luce Del Giorno - 2:01

Croce D'Amore - 2:27

Uno Che Grida Amore - 4:40

Ric Happening - 2:10

Ti Prego Amami - 2:04

Nina - 4:43

Riconoscimenti

1969 - Festival di Cannes

Nomination Palma d'oro a Giuseppe Patroni Griffi

1969 - David di Donatello

Targa d'Oro a Florinda Bolkan

1969 - Grolla d'oro

Miglior attrice esordiente a Florinda Bolkan

1969 - Nastro d'argento

Migliore colonna sonora a Ennio Morricone


fonte: Wikipedia

FILMATO

mercoledì 4 febbraio 2015

io amo Andrea



è un film del 2000, diretto dal regista Francesco Nuti.

Trama

Dado è un veterinario di quarant'anni che vive a Milano, da poco divorziato da Rossana, estetista. Tra i due continua ad esserci un rapporto molto amichevole, con Rossana che si preoccupa persino di trovargli una nuova moglie. In seguito ad uno scontro stradale (lei col motorino rovina sulla macchina di lui), Dado conosce Francesca, una giovane irrequieta con cui passa un’intensa notte amorosa. Il giorno dopo, però, Dado scopre che la ragazza è in realtà già fidanzata con Andrea, un'altra donna.

Andrea è un'affascinante ingegnere, per niente disposta a rinunciare a Francesca. Così, Dado e Francesca si incontrano per qualche tempo di nascosto, poi lei decide di partire. A quel punto, Dado comincia a frequentare Andrea e i due diventano amici. Dado però è attratto da Andrea, ed escogita un allagamento del proprio appartamento per farsi ospitare a casa di lei. La convivenza si prolunga perché i due si ammalano d'influenza, finendo per farsi vicendevolmente da infermieri; una volta guariti, sembrano entrambi dispiaciuti di tornare ognuno alla propria vita (Andrea afferma: "Peccato, è finita la vacanza"). Dado propone una cena, ma l'uscita viene impedita dal ritorno a casa di Francesca. L'uomo decide di farsi da parte e le due donne sembrano ritornare alla vita di coppia. Il film ci mostra Dado visibilmente affranto, e Andrea pensierosa. I due si incontrano di nuovo a una festa mascherata, in cui Dado è vestito da Dalmata e Andrea da Zorro; parlano, c'è anche il bacio che Dado aspettava; Andrea spiega di aver sentito molto la mancanza del veterinario, e gli propone di fare un figlio assieme, vedendo in Dado "l'unico padre possibile", chiarisce però di non voler fare sesso con lui. Dado inizialmente è contrario. Cambierà parere solo dopo essersi ripreso da un breve coma a seguito di un incidente e, infine, i due avranno anche una figlia.

Alla fine del film compaiono Dado nel ruolo di papà che fa filmini amatoriali, Andrea con la bimba in braccio, e Francesca seduta vicina a lei. Assieme con altri protagonisti del film sono intenti a festeggiare: su una enorme torta vediamo la scritta "Ginevra". I rapporti tra Dado, Andrea e Francesca non vengono esplicitati, ma tutti e tre i personaggi vengono rappresentati come felici. La scena finale mostra Andrea e Dado che con la bimba salgono in macchina e si mettono in marcia.

Curiosità

La figlia di Dado e Andrea che compare alla fine del film è, nella realtà, Ginevra Nuti, figlia di Francesco Nuti e Annamaria Malipiero.

fonte: Wikipedia

SCENA STAZIONE

martedì 16 settembre 2014

romance



da Wikipedia:

è un film del 1986, diretto dal regista Massimo Mazzucco. Fu presentato in concorso alla 43ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Trama

Giulio, sentendosi ormai anziano, desidera riprendere i contatti con il figlio Andrea, che non vede da anni, e lo invita a trascorrere qualche giorno in una baita di montagna dove si è ritirato. Tra loro non vi è mai stato nulla in comune e inizialmente l'incontro è imbarazzante per entrambi. Presto i rancori e le incomprensioni si stemperano e i due uomini cominciano a entrare in confidenza, a parlarsi, a riflettere sulle proprie esperienze.

Giulio ha poco da narrare o da insegnare: la moglie è malata, ricoverata in un istituto e lui non ha mai avuto il coraggio di andare a rivederla; ha avuto una lunga relazione con un'altra donna e adesso che i suoi amici sono quasi tutti scomparsi, si è ritirato a vivere in solitudine.

Andrea gli oppone una immagine di vita efficiente e positiva: il matrimonio, le figlie, il guadagno, il lavoro. Ma l'incontro col padre lo costringe a ripensare alle ipocrisie della sua vita: il rapporto con la moglie in realtà va avanti per inerzia, il lavoro non è soddisfacente, la spasmodica ricerca di successo e di denaro domina le sue inconcludenti giornate.

Dopo aver passato qualche giorno insieme, ritrovando l'affetto reciproco, i due si lasciano tornando ciascuno al proprio mondo, con qualche ipocrisia in meno e con un'esperienza in più.

Produzione

Opera seconda di Massimo Mazzucco, che con la sua opera prima Summertime aveva vinto alla mostra di Venezia del 1983 il Premio De Sica, aveva come titolo di lavorazione Uomini senza.

Walter Chiari, che con questo film ritornava sul set dopo lunghi anni di assenza, dichiarò alla stampa:

«È una storia che io definisco "quasi qualsiasi", fatta di umori che toccano nel profondo. Dove l'unico eroismo è vivere una vita comune».

Luca Barbareschi, allora attore emergente, già protagonista del primo film di Mazzucco, parlava di Chiari in questi termini:

«Non è un padre che ti insegna i trucchi del mestiere, ma ti insegna l'apertura delle emozioni. Con lui ho imparato ad avere una temperatura di recitazione che può essere comica o drammatica, ma che è sempre fatta di autenticità»