c'erano una volta i bambini liberi!

di Gianni Lannes

Che fortuna essere venuti al mondo nei mitici anni ‘60, quando era sufficiente il senso di umanità per essere felici. Io ricordo i miei compagni di infanzia e prima ancora mia nonna Maria. Allora avevo tre primavere e mio padre al mattino a piedi, prima di recarsi al lavoro mi accompagnava all'asilo dalle suore; lì oggi sorge una biblioteca comunale. A quel tempo c'era ancora comunione tra le persone, anche sconosciute. A noi bimbi bastava un pallone mezzo sgonfio e rattoppato alla meglio da qualche volenterosa mamma, unitamente a un campetto di fili d’erba e rovi, a sentirsi felici per il solo fatto di giocare insieme, di condividere l'amicizia. Non era ancora il tempo della televisione invadente e dilagante, dei corsi a pagamento dopo la scuola, di palestre e sistemi rubatempo dei più piccoli. 

Per fortuna non esisteva il cellulare, e i bambini con la semplice immaginazione inventavano i giochi con quello che trovavano dove capitava, se non ovunque: dai bottoni sottratti agli abiti di casa ai tappi delle bottiglie, ai cuscinetti per mettere in funzione le carriole di legno assemblate con i materiali di scarto. Legno e metallo regalato da falegnami e maniscalchi. Si giocava con tutto. Qualsiasi cosa poteva diventare la chiave di accesso a un mondo immaginario, qualsiasi luogo era l'invito a un racconto segreto e meraviglioso che ci portava lontano. Era un tempo di gioco, di fantasia, di libertà e di spensieratezza.  
  
La strada è stata maestra, sotto lo sguardo affettuoso del cielo, con l’abbraccio della terra, le carezze del mare, le allegre folate del vento, le nuvole naturali in navigazione creativa, la presenza degli alberi e delle altre creature viventi definite a torto "animali", la neve e la pioggia a rallegrare gli animi. Da allora, ho appreso che la vita è un apprendistato senza fine, e che l’amore è la sola cosa che sopravviverà al genere disumano.

fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it