venerdì 6 giugno 2014

Annette Peacock

ANNETTE PEACOCK – I’m The One



annette peacock - I'm the One - original_NEW

“I’m The One” è un disco leggendario pubblicato nel 1972 e recentemente ristampato dalla stessa autrice: Annette Peacock, figura di culto per tutta l’avanguardia e la controcultura americana, avendo attraversato in maniera originalissima tutti i percorsi che, dal free-jazz alla fusion, dal funky-soul all’art-rock, sperimentavano le forme dell’improvvisazione contaminando la voce e l’esecuzione strumentale delle performance. Nata nel ’41 a Brooklyn e cresciuta in California, ha iniziato ancora adolescente ad apprendere l’utilizzo del pianoforte. A soli 19 anni si sposa con il contrabbassista Gary Peacock e inizia giovanissima a frequentare i circoli culturali nella New Thing e delle nuove forme musicali dell’avanguardia newyorckese, conoscendo e partecipando alle session di Albert Ayler e Paul Bley (che successivamente diverrà il suo secondo marito). Fu proprio per merito di Bley che gli venne presentato Robert Moog: il pioniere della sintetizzazione modulare, infatti, fu proprio Annette ha filtrare la voce attraverso gli strumenti elettronici e ha capire le potenzialità di tale tecnica, spesso e malamente usata da altri in maniera kitsch. Lei è sempre stata alla ricerca di nuove espressioni cercando di non farsi contaminare dal mondo del business e I’m The One ne è la splendida testimonianza. Disco atipico e AnnettePeacockrivoluzionario che ancora oggi, dopo circa quarant’anni, conserva tutta la sua sconvolgente ed enigmatica bellezza. Suo primo album ufficiale, prima tappa di un percorso temerario che la porterà a raggiungere vette altissime e trasversali. Le 9 composizioni che lo compongono (tutte sue, tranne la spiazzante quando accattivante rilettura di Love Me Tender),  sono un continuo saliscendi dal paradiso all’inferno e di espressioni vocali portate fino all’estensione possibile delle sue ottave, distorte quando eccezionalmente espressive  per tutta la carica sensitiva che trasmettono. Dolci, forti, cariche di rabbia e sensualità come le sue forme mozzafiato Annette-Peacock-Been-In-The-Stree-358513che hanno fatto perdere la testa a tanti uomini: “…sono io / non c’è bisogno di guardare altrove / io sono qui, proprio per te…”  Ma è proprio sulla condizione femminile e di come viene sfruttata, specialmente nel mondo della musica,  che si dipana la sua espressività sempre a cavallo tra quella linea di confine tra maschio e donna oggetto e la sua conseguente ribellione. Le cronache del tempo riferiscono che, durante le registrazioni, il suo abbigliamento (immortalato nella copertina di un suo successivo disco), in piena coerenza con le tendenze hippy, sia stato sfruttato dall’allora trentenne Annette come contrasto violento tra figura estetica e contenuti impegnati. Il risultato complessivo è un repertorio che esula da ogni consuetudine riguardante la normalità, tutto viene distorto e riletto dai vari registri dei suoi vocalizzi; tutto viene ricostruito intorno alla sua espressività musicalmente blasfema, a volte in comunione con l’elettronica, a volte in simbiosi con la sua potente personalità. Ne esce un amalgama di stili che diventano a sua volta “stile”, ed è inutile perdersi nelle eventuali citazioni della critica, la quale ha scomodato ilied cameristici e lo Stockhausen di Kontakte, i “corrieri cosmici” la fusion spaziale, fino alla sintesi grottesca di Nina Simone, Janis Joplin e Joni Mitchell, fuse insieme e rivoltate. Lei non ha mai guardato in faccia a nessuno e ha sempre seguito la sua strada, fregandosene di tutto e tutti.
Non è casuale che Salvador Dalì ha voluto la sua immagine in un ologramma durante una sua mostra-spettacolo a Broadway, che David Bowie le ha fatto un filo sfrenato per averla in uno dei suoi tour (e meno male che non ha accettato) così come Brian Eno. Ma non c’era verso, lei viveva la sua libertà artistica in una continua evoluzione sonora. Amica di Ginsberg  e Timothy Leary, successivamente collaborò con Mick Ronson, Chris Spedding e Bill Bruford, nella realizzazione di album quali: X-Dreams The Perfect Release allargando sempre i territori della sua ricerca e amplificando l’importanza dei suoi testi: concrete battaglie contro il perbenismo dei benpensanti, lo sbagliato mondo del consumismo e soprattutto l’ipocrisia sessuale a cui si è sempre ribellata, utilizzando il suo fascino  a metà strada fra la pantera conturbante e la strega ammaliatrice e la sua enorme statura di artista. In seguito sono arrivati altri album: “Sky-skating”, “Been in the Streets Too Long”, “I Have No Feeling”, “Abstract-Contact”: tutti ristampati dalla sua etichetta, la Ironic, che Annette ha messo in piedi con grossi sforzi economici per poter ripubblicare e ridistribuire (soprattutto per posta) i suoi lavori lasciati nel dimenticatoio. Si perché dopo il 1988 lei si è ritirata sui monti Appalachi in una specie di esilio volontari0.
Solamente nel 2000 Manfred Eicher (guro dell’ Ecm) l’ha convinta a realizzare An Acrobat’s Heart, un album per voce sola e piano con l’ accompagnamento di un quartetto d’archi norvegese e lasciandola sperimentare alla sua maniera. E poi nel 2006, per la sua Ironic: 31: 31, un album che lei ha definito “musica da ascoltare durante un viaggio in macchina”: un pop struggente costruito con una classe incontaminata. In fondo, quando un artista con l’intelligenza superiore combatte il sistema, spesso viene marginalizzato, soprattutto se donna, soprattutto se continua a  far capire che l’espressività non è un esigenza che nasce intorno al denaro, ma la vita stessa di un individuo che vuole creare, che vuole vivere libero. E se da questa libertà abbiamo riassaporato questo capolavoro intitolato I’m The One, è solo merito di una artista come Annette, consapevole  che i suoi valori possano essere un esempio per le nuove generazioni, e le nostre e.
bastano le sue parole

http://www.imtheone.net/annettepeacock/article.html

per delineare il prezioso pensiero di chi vive la sua arte in maniera totale: “…comporre è un lavoro solitario: ci sei solo tu e la musica. Devi trovare delle sfide per motivarti a esprimere la tua visione, a trasformare quello che immagini in realtà, vibrazioni, note. A volte occorre molto lavoro per tirar fuori una sensazione. Per me, se ami la musica, devi per forza scavarti dentro per contribuire a creare qualcosa di nuovo. Sappiamo che è possibile, ne abbiamo ascoltato grandi esempi in passato. Ma oggi è raro trovarne: che peccato. Se chi scrive musica ha per modello solo industria, successo e soldi, non vuole affrontare nessun rischio e si limita ad assemblare pezzi di altre musiche. Lo chiamano eclettismo, ma non è altro che riprodurre in eterno le stesse formule: esattamente quello che sta succedendo ora. Vedo in giro solo bravi esecutori che suonano benissimo, ma non hanno musica da suonare. Non creano, non scavano più dentro se stessi…” E’ vero, tutti gli artisti fanno questo discorso…  ma lei lo ha attuato pienamente.

http://www.annettepeacock.com

cocktail abbinato: “Old Fashioned” – (senza tempo)  

fonte: antoniobianchetti.wordpress.com

PONY

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