Un argomento che, forse, pochi conoscono è quello relativo alla prostituzione sacra: con questa terminologia si intende quel rituale consistente in un rapporto sessuale, o altra attività di tipo erotico, svolto nel contesto di un culto religioso. Tali attività erano svolte, in prevalenza, all'interno degli stessi luoghi di culto, forse come forma di un rituale di fertilità o di un matrimonio divino. Un'altra possibilità è legata alla ierogamia, rito sessuale in cui due o più partecipanti umani rappresentano la sacra unione tra un dio e una dea. Utilizzo le parole di Mircea Eliade per spiegare dettagliatamente la ierogamia: «In generale l'orgia corrisponde alla ierogamia. All'unione della coppia divina deve corrispondere, sulla terra, la frenesia generativa illimitata. [...] Gli eccessi rappresentano una parte precisa e salutare nell'economia del sacro. Spezzano le barriere fra uomo, società, natura e dei; aiutano la circolazione della forza, della vita, dei germi, da un livello all'altro, da una zona della realtà a tutte le altre. Quel che era vuoto di sostanza si sazia; il frammentario si reintegra nell'unità; le cose isolate si fondono nella grande matrice universale. L’orgia fa circolare l'energia vitale e sacra.»
Gli studiosi hanno considerato tali pratiche come essere in uso comune nel mondo antico, soprattutto nelle civiltà del Vicino Oriente, ma non mancano attestazioni in Grecia. Alcuni ricercatori preferiscono il termine sessualità sacra per indicare la prostituzione sacra, nei casi in cui non fosse coinvolto una qualche forma di pagamento per i servizi offerti; spesso i riti di accoppiamento sacro erano celebrati dietro il pagamento di una somma di denaro, piccola o grande che fosse. Tutto quello che veniva offerto in cambio del sesso era accumulato con il tesoro del tempio. La motivazione principale che diede origine e impulso alla pratica di una forma sacrale di prostituzione era il tentativo di immagazzinare l'energia vitale: nel tempio, il sacerdote (a volte il fedele stesso) si univa carnalmente alla sacerdotessa, celebrando con la loro unione un rito inneggiante alla Dea dell'amore in modo tale da propiziare la fertilità delle donne appartenenti alla comunità e, indirettamente insieme ad essa, anche la prosperità economica generale della società stessa.
La rievocazione simbolica di una ierogamia e dell'unione dell'umanità con la divinità, era un rito di fertilità che si praticava in connessione con un rituale del tempio preposto. Ne erano spesso protagoniste fanciulle vergini di buona famiglia, oppure anche schiave, o sacerdotesse del tempio, che nella maggior parte dei casi si univano carnalmente a dei perfetti estranei. Sulle origini dell'usanza e sulle caratteristiche che assumeva nelle diverse località in cui veniva praticata sussistono molti punti oscuri: alcune di queste località, tra le più celebri, vi erano la Fenicia, Corinto, Erice e Locri in Magna Grecia. La pratica della prostituzione sacra non è mai stata accuratamente motivata, nelle sue effettive intenzioni, in nessuna cultura de Vicino Oriente antico, nonostante le molte descrizioni popolari di essa. Gli studiosi in generale credono che una forma di matrimonio sacro rituale si mettesse in scena tra il sovrano di una città-stato sumera e la Somma Sacerdotessa di Inanna, la dea sumera dell'amore sessuale, della fertilità nonché della guerra, ma non vi è prova certa sopravvissuta per dimostrare che vi fosse incluso anche l'effettivo rapporto sessuale. In tutta la Mesopotamia c'erano molti santuari e templi dedicati a Inanna; il tempio di Eanna, che significa casa celeste a Uruk era il più grande di questi. La controparte della sumera Inanna tra gli accadi era Ištar, mentre tra i cananei era Astarte, che i Greci hanno accolto sotto il nome di Afrodite. L'equivalente nell'antica Roma era Venere. Secondo lo scrittore cristiano del IV secolo Eusebio di Cesarea, i fenici delle città di Aphaca e Heliopolis hanno continuato a praticare la prostituzione templare fino all'epoca dell'imperatore Costantino I, quando ne fu impedita la venerazione proibendone qualsivoglia prosecuzione rituale.
Nell'antica Grecia, la prostituzione sacra era conosciuta con certezza nella città di Corinto, dove il tempio di Afrodite impiegava un numero significativo di dipendenti di sesso femminile, per lo più etere, durante tutto il periodo dell'antichità classica. Nell'anno 2 a.C. Strabone nella sua descrizione storico-geografica della città di Corinto scrisse alcune osservazioni riguardanti gli oblati (nel monachesimo cristiano sono coloro che si dedicano a Dio o al suo servizio) di sesso femminile residenti nel tempio di Afrodite a Corinto: "Il tempio di Afrodite era così ricco che impiegava stabilmente più di mille hetairas (compagno di sesso femminile). Molte persone visitavano la città esclusivamente a causa loro, quindi queste hetairas hanno contribuito in una maniera notevole al benessere economico della comunità: i capitani delle navi hanno sempre speso allegramente lì i loro soldi, da qui il detto: 'Il viaggio a Corinto non è per ogni uomo”. Nei territori colonizzati e rimasti sotto l'influenza dell'ellenismo la "prostituzione sacra" era nota, oltre che a Cipro, anche in Sicilia, nel Regno del Ponto e in Cappadocia.
In alcune parti dell'antica India, le donne entravano in competizione per vincere il titolo di Nagarvadhu o "sposa della città". La donna più bella che in tal maniera era stato scelta veniva rispettata e onorata come una Dea, incarnazione di Lakshmi. Ella serviva principalmente come una cortigiana ed il prezzo che esigeva per la danza di una sola notte era molto alto, a portata solo per il re, i principi ed i signori di più alto lignaggio.
Concludo questo articolo con la prostituzione sacra nelle antiche popolazioni precolombiane.
I Maya hanno mantenuto nel corso della loro storia diversi culti religiosi a simbolismo fallico, con una prostituzione templare di tipo omosessuale.
I capi religiosi aztechi erano eterosessuali celibi che s'impegnavano in atti omosessuali tra di loro come pratica rituale religiosa; gli idoli del tempio erano spesso raffigurati impegnarsi in rapporti omoerotici, e il dio Xochipilli (presente nelle culture dei Toltechi e dei Maya) era sia il patrono degli omosessuali che degli uomini che di dedicavano alla prostituzione maschile.
Gli Inca a volte dedicavano giovani adolescenti come prostituti del tempio; i ragazzi venivano vestiti in abiti femminili, cosicché i capi e gli altri uomini più importanti avrebbero potuto intrattenere rituali rapporti omosessuali con loro durante le cerimonie religiose e nei giorni festivi. Xochiquetzal era adorata come Dea della potenza sessuale, patrona delle prostitute e degli artigiani coinvolti nella produzione di articoli di lusso.
I conquistadores rimasero letteralmente inorriditi dalla diffusa accettazione dell'omosessualità, dell'efebofilia (è l'interesse sessuale primario di un adulto nei riguardi della medio-tarda adolescenza, generalmente in una fascia d'età compresa tra i 14/15 e i 17/19 anni; il termine era originariamente utilizzato tra la fine del XIX secolo e la metà del XX), della pederastia (indica una relazione, spesso anche di tipo erotico, stabilita tra una persona adulta e un adolescente, che avviene al di fuori dell'ambito familiare) e della pedofilia (indica un disturbo della preferenza sessuale avente per oggetto bambini e neonati e comunque prepuberi) tra i popoli dell'America centrale e dell'America meridionale; utilizzarono pertanto la tortura, la morte sul rogo, la decapitazione di massa e altri mezzi per sradicare queste forme di pratica religiosa e sociale.
Fabio Casalini
Fotografie
1 - Tempio Kaṇḍāriyā Mahādeva facente parte del complesso templare del sito di Khajuraho
2 - Vaso di Ishtar: la dea è raffigurata con indosso il cerimoniale copricapo della Somma Sacerdotessa
2 - Vaso di Ishtar: la dea è raffigurata con indosso il cerimoniale copricapo della Somma Sacerdotessa
3 - Afrodite
4 - Tempio del sito di Khajuraho
4 - Tempio del sito di Khajuraho
5 - Xochipilli
6 - Xochiquetzal
Bibliografia
Bullough, Vern and Bullough, Bonnie (1978). Prostitution: An Illustrated Social History.New York: Crown Publishers
Keegan, Anne, "World's oldest profession has the night off," Chicago Tribune, 10 luglio 1974
Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, 2009
Greenberg, David. The Construction of Homosexuality.Chicago: University of Chicago Press, 1990
Flornoy, Bertrand. The World of the Incas. Trans. by Winifred Bradford. New York: Vanguard Press, 1956
Guerra, Francisco. The Pre-Columbian Mind. Burlington, Mass.: Academic Press, Inc., 1971
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
Nessun commento:
Posta un commento