giovedì 17 luglio 2014
Trevico-Torino - Viaggio nel Fiat-Nam
da Wikipedia:
è un film drammatico del 1973 molto particolare: girato infatti in 16mm e con una piccola troupe dalla Unitelefilm, la casa cinematografica dell'allora PCI, è però stato scritto e diretto da un regista famoso come Ettore Scola, e vede come sceneggiatore Diego Novelli, allora ancora giornalista, ma che due anni dopo sarebbe diventato sindaco di Torino.
La storia è chiaramente di tipo militante; vuole infatti presentare dal punto di vista dei comunisti la difficile situazione in cui si trovano gli operai emigrati dal Sud per venire a lavorare in Fiat. Se si eccettuano gli attori principali, tutti gli altri non sono professionisti : nei titoli, attori e tecnici sono presentati in puro ordine alfabetico, senza alcuna indicazione di ruolo.
Trama
Fortunato Santospirito è un giovane originario di Trevico, in provincia di Avellino, che giunge a Torino per lavorare in Fiat. Le sue prime immagini della città sono l'atrio della stazione di Porta Nuova, la mensa dei poveri e il dormitorio pubblico. Conosce un prete che gli espone la situazione degli immigrati e gli dà le prime informazioni; in fabbrica fa amicizia con un sindacalista comunista, anch'egli meridionale. Le sue frequentazioni dopo il lavoro sono i luoghi di riunione dei meridionali e i gruppi di estrema sinistra, dove conosce Vicky, ragazza fuggita di casa. Fortunato racconta tutto questo nelle lettere che scrive ai suoi familiari, a cui invia anche i primi soldi guadagnati. La frequentazione di Vicky diventa un'amicizia, ma alla fine Fortunato decide di tornare al Sud, perché si convince che i problemi del Meridione si debbano risolvere sul posto.
Giudizi critici
Il film ha avuto recensioni soprattutto di stampo politico: ecco due interventi di colore opposto.
Paolo Valmarana (Il Popolo):
«Realistico e dimesso, arrabbiato e dolente, più crudele che tenero (...) Ha forse il torto di forzare a fini polemici i suoi temi oltre i limiti della credibilità»
Alberto Moravia (L'Espresso, 20 maggio 1973):
«(...) La prima parte, di piglio documentaristico, è la migliore. Scola è molto efficace nel mostrarci ciò che avviene all'immigrato meridionale a Torino (...). Secondo noi il tono impassibile e dolente del documentario andava tenuto fino alla fine.»
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