venerdì 18 ottobre 2013
Giulia Spizzichino
ROMA - "Né gioia, né tanto meno dolore. La sua morte mi lascia totalmente indifferente". Giulia Spizzichino, 87 anni, ebrea romana, figlia di un commerciante di stoffe, ha perso gran parte della sua famiglia nell'eccidio delle Fosse Ardeatine e nei campi di sterminio in Germania. Tutto il ramo materno, i "Di Consiglio": 26 persone tra cui 11 bambini, è stato ucciso dai nazisti. Sette solo nella strage del marzo '44.
È morto Priebke, l'ufficiale delle SS...
"È arrivato fino a 100 anni, si rende conto? Io avevo 17 anni all'epoca e nel giro di pochi mesiho perso decine di familiari, molti uccisi dal suo fucile. E io non riesco a farmene una ragione. Vivo di pane e Shoah".
A tutti i processi di Priebke in Italia è sempre stata in prima fila. Cambierà qualcosa con la sua morte?
"La sua morte mi lascia indifferente. Sono io che non trovo pace. A volte mi dico che a 87 anni dovrei tranquillizzarmi e invece mi continuo a svegliare la notte perché mi ritornano tutti in mente, il nonno Mosè, gli zii Cesare e Salomone, i cugini Franco e Marco, Giovanni, il bimbo di 18 giorni. Questo dolore lo voglio tenere tutto per me".
Lei come si salvò?
"Chi consegnò la mia famiglia alla morte era un italiano, Leonardo Leonardi. Ogni ebreo valeva 5mila lire. Quando arrivò il camion dei fascisti, io con mio padre e mia madre eravamo già andati a dormire nel minuscolo appartamento di una zia che era a Madonna dei Monti davanti a quello degli altri miei cugini e non sapevano che stavamo nascosti lì".
L'ufficiale non ha mai rinnegato il suo passato, neanche nella sua ultima auto-intervista. Si aspettava un gesto di pentimento?
"È rimasto un nazista convinto. Quando veniva a Roma amava fare colazione con cornetto e cappuccino nella zona del Pantheon, non è mai andato a portare un fiore a tutte quelle vittime".
Lei è andata fino in Argentina per sostenere l'estradizione di Priebke...
"Nel 1994 sono arrivata a San Carlos de Bariloche per richiedere la sua estradizione per crimini contro l'umanità. In questo paesino sembrava che nessuno conoscesse l'esatto passato dell'ufficiale. Per fortuna non l'ho mai incontrato, almeno questa sofferenza mi è stata risparmiata. Tutte le mie memorie sul viaggio sono scritte nel libro "La farfalla impazzita" che, durante un'udienza, ho voluto regalare a Papa Francesco".
fonte: www.repubblica.it
Nessun commento:
Posta un commento