Volevo spendere due parole sulla dissonanza cognitiva che circonda le
notizie sulla nuova “epidemia” di coronavirus, ovvero del fatto che
siamo tutti terrorizzati da un’epidemia senza che nessuno dei numeri
diffusi parlino dell’epidemia. Possiamo fare due ipotesi: la prima è che
i numeri diffusi dal governo cinese siano veritieri. La seconda è che
il governo cinese stia nascondendo i fatti e i numeri siano ancora
peggiori. Partiamo dalla prima ipotesi. Se questo è vero, sappiamo che
in un paese che ha un miliardo e mezzo di abitanti ci sono 1360 malati,
di cui 41 sono morti, quasi tutti anziani e malati. Ora, onestamente,
visti i numeri in gioco questa non solo non è un’epidemia, è l’effetto
di un giorno lievemente più freddo del solito, nel quale muoiono di
polmonite degli anziani. Stiamo parlando di un numero di contagiati che
sta nel raggio di un milionesimo della popolazione cinese, e un numero
di morti che sta nell’ordine di mezzo decimilionesimo. Allora si dirà
che si tratta delle caratteristiche del virus a preoccupare. Bene. Ma il
problema è che le caratteristiche del virus sono note da dicembre, e a
tutt’oggi è quasi ignoto il vettore che lo porta all’uomo.
Se fossero gli uccelli, come la Sars, allora esisterebbe la
possibilità che arrivi in volo. Se invece sono i visoni, le probabilità
di una diffusione mediante un vettore sono, come dire, “relativamente
basse”. è necessario che qualcuno entri in contatto con un cinese
infetto. Cioè col milionesimo giusto della popolazione. In queste
condizioni, direi che non si giustificano le evacuazioni fatte dai
cinesi, non si giustifica la fuga dei diplomatici dalla Cina,
e non si giustificano le misure straordinarie prese dal Politburo.
Nessuno mette in quarantena 56 milioni di persone per qualcosa che, a
sentire i numeri ufficiali (rapportati con la popolazione cinese), è
meno pericoloso dello smog. E anche se lo paragoniamo coi 56 milioni di
persone in quarantena, il numero di morti sembra una statistica
sull’abuso di alcool sulle strade. Quindi, prende corpo la seconda
ipotesi: i numeri forniti sono stati “cucinati”. Quello che sappiamo
sinora è che questo coronavirus ha gli effetti di una leggera influenza.
Questi sono i numeri attuali. Ma l’emergenza in atto è adatta ad un
altro tipo di epidemia.
Sappiamo che vengono costruiti ospedali per non dover muovere i
malati. Il nuovo ospedale costruito a Wuhan può contenere circa 1500
malati. Se questo è vero, considerato che i numeri ufficiali parlano di
41 morti su 1360 contagiati, se diamo per buona questa proporzione
(simile a quella della Sars), allora il governo cinese è al corrente di
circa 50.000 contagi o li dà per scontati. Anche in questo caso, però,
le proporzioni non bastano a parlare di epidemia. Se si isolano 56
milioni di persone per 50.000 contagiati, e una quantità di vittime
vicina al 1500, stiamo ancora parlando di una probabilità di venire
contagiati che sta attorno all’uno per mille, e una di morire che sta
attorno all’uno su diecimila. Se avete queste paure, allora non usate
più l’automobile, andate in palestra e cominciate a mangiare molto
meglio. Altrimenti rischiate di più. La mia impressione è che questa
sia un’epidemia di panico. Quello che vedo è che i giornali occidentali
stanno diffondendo quello che sono più bravi a diffondere: la paura.
Quella che, stando ai numeri, sembra un’influenza nemmeno tanto forte
che uccide principalmente anziani e malati, sta venendo descritta come
una gigantesca epidemia, una specie di peste bubbonica. Vorrei solo far
presente che la “terribile” Sars ha fatto circa 8000 contagi l’anno,
per un totale di circa 60 morti/anno, tutti persone anziane,
sieropositive o immunodepresse. La mia personale sensazione è che si
tratta del solito panico quotidiano gratuito. Il solito stato costante
di ansia, paura e timore del futuro
che viene usato per tenere la testa bassa a chi pensa di essere
abbastanza in forma da criticare il manovratore. Sicuramente il
coronavirus esiste. Ne esistono migliaia. E se prendiamo una popolazione
di un paio di miliardi di persone stipate in città con densità insane, e
condizioni igieniche buone solo in apparenza, è ovvio che si
diffonderanno.
Cosa intendo per “buone solo in apparenza?” Intendo dire la città di
Wuhan vi potrà apparire pulita quanto volete, ma se fanno i mercatini
con animali vivi uccisi sul posto, è un merdaio infame degno del terzo
mondo: il concetto di igiene comprende tutta una profilassi che riguarda
la catena di distribuzione alimentare, la catena di smaltimento dei
rifiuti, la catena di profilassi veterinaria, la qualità degli
acquedotti e dei sistemi fognari, e tante altre cose di cui il passante
non si accorge quando passeggia per la strada. Un regime che si fa
propaganda con gli spazzini potrà anche mostrare una città linda e
pulita, ma se in quella città si fanno mercati della carne con animali
vivi, state passeggiando in un merdaio infetto come in Europa non se ne vedevano dal 1100 Dc. Il regime cinese sta, a mio avviso, cercando di salvare la faccia perchè tutto parli di un’organizzazione
perfetta e di una reazione precisa e puntuale. Ma la diffusione di
questa epidemia, e il suo passaggio dal visone all’uomo, parlano di una
catena di allevamento del visone che ha condizioni di lavoro da terzo
mondo.
E alla fine, puoi anche costruirmi un ospedale in sei giorni
(immagino la qualità strutturale di quell’edificio), ma questo virus mi
parla di baracche ove gli esseri umani che allevano visoni dormono col
visone stesso. Dall’altro lato, la stampa occidentale sta cercando
disperatamente di sbattere in prima pagina qualcosa di allarmante. Il
terrore, l’ansia, la cultura della scarsità sono l’arma che consente di
passare sopra a tante cose. Un popolo impaurito, ansioso, cerca di
rifugiarsi nell’autorità. I mercati americani aspettavano da anni una
scusa per giustificare un bel crac, e una bella epidemia è proprio quel
che ci vuole. A differenza del 2008, se le stesse cattive pratiche di
allora dovessero produrre una nuova crisi
sistemica, nessuno andrebbe ad accusare i capitalisti: andrebbero tutti
ad accusare il coronavirus. I numeri che abbiamo sino ad ora, anche nel
caso peggiore che siano cinquanta volte più grandi e il governo cinese
stia nascondendo qualcosa (come fece con la Sars a suo tempo), non sono
allarmanti.
Tutto parla di una sindrome influenzale poco più forte del normale, altrimenti la Cina sarebbe già un immenso lazzaretto e i morti cinesi si conterebbero a decine di milioni (numero che, ricordo, in Cina
è piccolo). Sarò molto sincero. Il coronavirus mi preoccupa molto meno
di un asteroide. Quello che farò sarà di continuare a tenermi in forma,
mangiare più sano che posso ed evitare l’automobile più che posso. Cosa
che faccio già, e che mi espone a rischi ben maggiori rispetto ai numeri
che leggo in giro. Anche i peggiori. Se poi a Wall Street decideranno
di aver trovato un bel capro espiatorio per tirare i remi in barca e
causare un’altra crisi,
ci crederò il giusto. Questa non è un’epidemia di coronavirus: 1360
contagiati non sono un’epidemia, tantomeno una “pandemia”. è meno dei
morti sulle strade che fa in Cina una specifica marca di Vodka. Questa è un’epidemia di panico. E l’unico vaccino è l’esticazzi.
(”Epidemia di panico”, da “Keinpfusch.net” del 25 gennaio 2020).
fonte: LIBRE IDEE