venerdì 18 ottobre 2019
mercoledì 2 ottobre 2019
1985 a Sigonella: ultimo atto di sovranità nazionale
Marcello Pamio
Sono passati trentaquattro anni da quella notte tra il 10 e l’11 ottobre del 1985, quando l’Italia chiuse definitivamente il sipario sulla sovranità nazionale.
L’ultimo atto di libertà si svolse nel teatro di Sigonella, quando Bettino Craxi osò sfidare l’Impero degli Stati Uniti d’America.
Andiamo per ordine. In quei giorni molto febbrili e drammatici, avvenne il sequestro della nave Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi.
Lunedì 7 ottobre 1985, qualche minuto dopo le ore 13 la nave da crociera si dirigeva in Israele, quando fu dirottata al largo di Port Said, in Egitto.
Il commando chiede la liberazione di una cinquantina di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In caso contrario, minaccia di uccidere i passeggeri e di far esplodere la nave.
Immediatamente Yasser Arafat inviò sul posto Abu Abbas e mercoledì 9 ottobre la faccenda sembrava risolta: la nave venne liberata e i dirottatori imbarcati su un Boeing dell’EgyptAir.
Ma quello che sembrava un esito positivo fu sconvolto dalla notizia di un passeggero paralitico ebreo ucciso e scaraventato in mare dai terroristi.
La reazione statunitense non si fece attendere: il presidente Ronald Reagan dispose unilateralmente l’intercettazione dell’aereo egiziano, e l’ordine presidenziale arrivò fino alla portaerei USS Saratoga nel Mediterraneo, da dove decollarono quattro F-14 Tomcat che in pochi muniti intercettarono l’aereo, a 80 miglia a sud di Creta, costringendo il pilota del Boeing ad atterrare.
Iniziarono i problemi e le trattative, perché sia la Tunisia che Atene negarono all’aereo il permesso di atterraggio, per cui rimase una sola base a disposizione: Sigonella, in Sicilia.
Ovviamente la Casa Bianca voleva i dirottatori e mediatori palestinesi per processarli negli Stati Uniti, ma il Presidente del Consiglio Craxi era di un’altra opinione: la nave colpita batteva bandiera italiana e si trovava in acque internazionali, per cui sarebbero stati processati a Roma. Inoltre c’era la posizione di Craxi indubbiamentye proplaestinesi di Abu Abbas, che era un mediatore e non un complice, anche se il commando apparteneva alla sua fazione.
Sigonella
Quando l’aereo egiziano atterrò a Sigonella scortato da caccia americani, il Boeing 737 venne immediatamente accerchiato da 20 carabinieri e 30 avieri dei VAM, armi in pugno.
Dal C-141 americano uscirono invece una cinquantina di militari delle forze d’assalto SEAL’s che circondarono i carabinieri, puntando loro contro i fucili…
Ma l’ordine di Craxi di proteggere l’aereo con le forze militari era chiarissimo!
Quindi arrivarono altri due battaglioni di carabinieri che nel frattempo erano giunti da Catania e Siracusa, e che circondarono a loro volta i militari americani.
Tutti erano pronti a far fuoco, ma le circostanze non agevolavano certo gli americani, che erano circondati da carabinieri armati.
L’attore inquilino della Casa Bianca era in una situazione molto difficile: da una parte non poteva permettersi di far fare agli Stati Uniti una figura barbina dinnanzi al mondo, dall’altra non poteva neppure creare un incidente diplomatico con i sudditi italiani, perché il nostro Paese era - ed è - strategico per lo Zio Sam sulla scacchiera internazionale (ecco spiegato il numero di basi Usa che ospitiamo sul nostro suolo): senza l’Italia infatti gli USA avrebbero già perso il Mediterraneo da un pezzo!
Passarono pochi minuti che sembrarono ore, ma alla fine Reagan cedette ed i terroristi restarono in mani italiane per essere poi trasferiti a Ciampino.
Appena in volo dalla USS Saratoga decollarono altri due caccia F-14, per dirottare il 737 su basi più sicure, ma loro malgrado scoprirono che, a scortare il Boeing, c’erano anche quattro F-104 Starfighter dell’aeronautica militare italiana.
I piloti americani ed italiani, oltre ad insultarsi e minacciarsi via radio a vicenda, non fecero nulla, per cui dirottatori e mediatori atterrarono all’aeroporto di Ciampino alle ore 23:10 di venerdì 11 ottobre.
Gli USA volevano arrestarli ed estradarli, ma Roma si mise ancora di traverso.
Così, per far uscire al più presto Abu Abbas dall’Italia, Craxi alle 18:30 fece decollare nuovamente il Boeing con destinazione Fiumicino, dove Abbas venne sistemato su un aereo di linea yugoslavo che partì per Belgrado.
Gli americani, furiosi, minacciarono di rimpatriare l’ambasciatore, ma alla fine dovettero ingoiare l’amarissimo rospo, poiché la sudditanza italiana era funzionale; tuttavia il nome di Bettino Craxi venne marchiato a fuoco sul libro nero dell’Impero…
Anche se Craxi, probabilmente per rimediare allo sgarro fatto, concesse segretamente a Reagan la base di Sigonella per attaccare la Libia di Gheddafi. Attacco che avverrà nel marzo 1986, quando il colonnello era accusato di essere dietro gli attentati compiuti in varie parti del mondo da terroristi arabi. Ma va ricordata la posizione del presidente del Consiglio Craxi per la questione mediorientale: era un sostenitore della causa palestinese, mentre per esempio il Ministro della Difesa Giovanni Spadolini era al contrario proisraele…
Comunque sia per la prima volta nella storia dell’Italia, un politico non ha piegato la testa dinanzi ai Poteri Forti, in questo caso americani, facendo valere e rispettare la sovranità e autonomia di un Paese!
Come detto, per Bettino Craxi la lunghissima notte di Sigonella fu l’inizio di un declino politico e sicuramente anche fisico: d’altronde andare contro il Sistema porta a pagarne lo scotto!
Possiamo dire tutto quello che si vuole su Bettino Craxi, ma quello che lo statista fece a Sigonella ha una valenza unica che rimarrà nella storia! Nonostante minacce e pressioni da parte della potenza più arrogante del mondo, Craxi è riuscito a far valere e rispettare la sovranità nazionale e il sacrosanto diritto dell’inviolabilità del territorio e delle leggi nazionali.
E questo lo ha pagato sulla propria pelle…
Se all’epoca ci fosse stata una mascherina come Giuseppe Conte o un traditore come Gigino Di Maio (e naturalmente anche tutti gli altri), alla telefonata del presidente americano le braghe sarebbero calate ai piedi in un secondo, mostrando il culetto rosa e ben rasato ancora prima che i caccia militari avessero acceso i motori!
L’Italia, dal luglio 1981, con il divorzio tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro messo in atto dal massone Beniamino Andreatta, ha perduto la sovranità monetaria, e dal 1985 anche quella politica.
Non a caso gli ultimi decenni hanno visto al governo mezze calzette pronte a prostituirsi ai poteri consolidati…
fonte: https://disinformazione.it/