venerdì 24 febbraio 2017

cacciatori di zanne



come direbbe un cinese dalla R mancante, uh, che glande!
Il fratello glande tutto riprende e risponde, l'importante è non fare domande
e non trattare certi argomenti, pensare fa male,
è una malattia pericolosa nei confronti della stupidità delittuosa.

Sul cancello del castello c'è un cartello con la scritta... boh, è sparita.
Il telespettatore trattato peggio di un inferiore
è stufo della incessante orrida esposizione,
ma al tempo stesso, inconsciamente, cade nel tranello,
vuole stare sullo sgabello per essere lo zimbello votato al macello.

L'occhio onniveggente è radicato in ogni settore ad oltranza,
incluso la beneficenza,
tanto che Valeria Marini per rafforzarne il controllo
pare voglia farselo tatuare sul collo.
Valeriona nazionale bipolare iniziatica, tutta capelli, trucco e natica.
Negli oscuri meandri dei suoi sentieri asseriva di essere nazionalista
nonostante nella casa ci fossero due stranieri in lizza.

Ci fa o ci è, dipende dal cachet,
entrambe le parvenze non hanno differenze.
Terrore d'invecchiare, il suo viso è una maschera di carnevale.
Mi fanno tenerezza i strafalcioni lessicali
di Alessia Macari, "ho scappato". Avvìo dell'addìo.
Grazia e spontaneità prestissimo le perderà,
diventerà duttile grazie a personalità multiple.

Per tradizione, la befana porta carboni, altra personalità bipolare,
sezione casi umani, è Gemma Galgani,
signora di classe proveniente da Torino, fuma il toscano col bocchino,
cultura raffinata e saccente,
ha monopolizzato le risse senza parolacce e le parolacce senza risse,
si è fatta mettere a posto i denti e parla solo di sentimenti.

In lei ogni cosa suscita emozione, dall'imbuto allo starnuto,
slanci da adolescente, bagaglio di esperienze,
a guardar bene, dentro non c'è niente poiché semplicemente
fa parte del grande mare magnum della feroce e banale televisione.
Attrice fu in gioventù. Lavatrice fa come seconda attività
prodotto di consumo, riassumo, in puntata, piazza il "fanculo",
psicodramma Gemma, legge zero, comma uno.

Preludio della rabbia, lo studio è una gabbia,
la Cipollari reagisce d'istinto da recinto,
e l'esternazione puntuale birichina della conduttrice: "Tina!"
Si erano messe d'accordo prima.
Chi mena e chi non mona, Claudio Sona tronista gay di Verona,
già fidanzato, manipolato per il balzo mediatico del programma sintetico.

Format di cucina, cibo in delirio, partecipanti nel martirio,
quanto costa il gabbiano in crosta!?
Soliti salotti, culi rotti, prodotti scaduti, files corrotti.
Tecnologia disonesta guasta la testa,
imperante ovunque, allontana la gente.

Pubblicità martellante,
bevi la tisana indiana, è un anti infiammatorio,
un anti ossidante, anti danzante... ad Amici
vince sempre il cantante, dalla gavetta prende le distanze.

Allucinante analfabetismo culturale manco c'era nell'era comune,
ira volgare, trash-endentale è la trasmissione domenicale
dove la presentatrice continua ad invitare
ben sapendo ch'è un truffatore, il baraccone Alberico Lemme.
Nessuno esce indenne dagli spietati cacciatori di zanne,
trasformano un evento di emme in momento solenne.
Eredità Sordi, Bramieri, Dalla, non se ne viene a galla,

La Lollo non ricorda di essere convolata a nozze,
alla deriva, perlustra le fosse, Gina, sei l'ultima vera diva!
Karina Cascella, un barella!
Senza infamia e senza lode, Filippo Facci, facce ride!
Manuela Villa nervosa, scintilla accesa!
Pierluigi Diaco, invece di fare lo scemo, leggi Umberto Eco.

Alla Biagini la sorte punta la rivoltella,
Isabella mi dispiace, si è bruciata la padella e ti spetterà la carrozzella.
Sandra Milo, faccia stirata, la parte restante striata.
Invece di tenere il suo privato nel cassetto,
in passato rivelò con chi andò a letto.,
L'imitatrice dal palco canoro le rende omaggio. è il suo lavoro,
discute delle battute pronunciate e compiute,
il tempo indica 8 e 4, sarebbe il caso che pensasse alla salute.

Modelli di comportamento alimentano le sostituzioni,
intorno a me vedo solo cloni.
Pete Burns non c'è più, al suo posto c'è Mickey Rourke,
se questo è un uomo, dai primi rilievi,
non ha nulla a che fare col libro di Primo Levi.

Usare il pretesto dell'orgoglio per esibire un figlio
non fa onore, anticamera dell'orrore.
Heather Peace attrice dichiarata lesbica,
cantautrice che suona la chitarra acustica,
prima mi piaceva, ora ho cambiato idea,
espone la sua bimba nella platea dei social come fosse una roba.

Microchip e Ciop, stop ai blog,
più gli eventi sono illuminati più cresce l'oscurità, sarà l'invisibilità
ed il marchio... Effetto narco.
L'artista per alzare lo spicciolo stipula un patto col diavolo
diventando un giocattolo,
perseguitato dal successo da non poter andare al cesso.
Il simbolo mette in pericolo il pargolo che si trasforma in carne da barattolo.

Torno dall'inizio e finisco,
attori e cantanti si tappano l'occhio, malocchio, botto artificiale
o una partita di collirio andata a male?
Meglio essere una signora nessuno
che marionetta di qualcuno



grave incidente nucleare a Krsko in Slovenia, a soli 100 km dal confine italiano

 Ma i Tg non ci dicono niente

L’allarme è stato lanciato dall’Unione Europea, l’incidente occorso in queste ore, dista circa 130 km da Trieste
La centrale è stata connessa alla rete il 2 ottobre 1981, entrando in operatività il 15 gennaio 1983. È dotata di un reattore ad acqua pressurizzata Westinghouse di costruzione canadese da 696 MW elettrici netti contenente 48,7 tonnellate di combustibile a base di ossido d’uranio.
Da sempre la centrale nucleare di Krško sta al centro di interrogazioni e manifestazioni di protesta da parte di numerose associazioni ambientaliste. Nel 1993 si chiese di adeguare l’impianto alle normative dell’Unione Europea. I generatori di vapore Westinghouse pare abbiano tutti lo stesso problema: perdite con fuoriuscita di radionuclidi dispersi nell’atmosfera. La centrale di Krško sorge su di una faglia ed è dunque zona sismica. Ne parlammo qui dopo un terremoto nella zona.
Se si verificasse un incidente della portata di quello di Chernobil le persone coinvolte sarebbero circa 30 milioni, di cui 5 milioni a rischio di vita. Indicativamente, le zone maggiormente coinvolte dal fall-out radioattivo sarebbero, oltre a Slovenia e Croazia, il Triveneto in particolare e in generale l’Italia centro-settentrionale.
Nella mattina del 16 febbraio alle ore 8e30 la centrale nucleare di Krsko si è automaticamente fermata perché il sistema di sicurezza ha evidenziato un problema alla ventilazione delle pompe dell’acqua verso il reattore. Le autorità non segnalano fuoriuscite di materiale radioattivo.
“Già il 4 giugno 2008 una perdita nel sistema di refrigerazione primario del reattore ha fatto scattare un allarme internazionale ed attivare la procedura di spegnimento dell’impianto ma non è stata riscontrata alcuna fuga radioattiva nell’ambiente circostante e l’evento è stato classificato a livello 0 (deviazione non significativa per la sicurezza) nella scala INES dell’IAEA. Secondo l’agenzia di controllo nucleare slovena, non vi è stato rilascio di materiale radioattivo nell’ambiente ammettendo comunque che si è verificato ciò che nessuno si aspetta. Sempre secondo l’agenzia per l’energia nucleare slovena l’evento non ha influenzato i lavoratori, la popolazione vicina o l’ambiente. Le autorità slovene hanno inizialmente fatto passare l’incidente per una esercitazione e solo alcune ore dopo in seguito a domande di chiarimenti da parte delle autorità austriache hanno avvisato le istituzioni internazionali, compresa l’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA) e l’ECURIE. L’Unione europea ha quindi notificato (tramite ECURIE) gli altri Stati membri dell’UE e diverse agenzie di stampa di tutto il mondo hanno poi riferito dell’incidente”. da Wikipedia.
In caso di emergenza ambientale da fuoriuscita di materiale radioattivo la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, Esercito e Marina dovrebbero tempestivamente rilevare il livello di contaminazione e convogliare la popolazione verso i centri di decontaminazione, oltre che evacuarla lontano dalle zone di rischio. Tute NBC, maschere antigas con filtri appositi, rilevatori di radiazioni, contatori geiger dovrebbero essere alla portata di tutti i centri di raccolta. L’emergenza nucleare, evidentemente, è un’evenienza da prendere in seria considerazione, data la oramai prossima messa fuori uso per anzianità, della maggior parte delle centrali nucleari in Europa.
Nel frattempo proprio ieri 16 febbraio 2017 la centrale nucleare di Leibstadt, Svizzera può essere riattivata. L’impianto era fermo da circa sei mesi per problemi tecnici, le cause del disguido. La riattivazione della centrale ha suscitato critiche da parte del Land tedesco del Baden-Württemberg e austriaco del Vorarlberg, che hanno recentemente chiesto chiarezza sulle cause del problema tecnico.
L’impianto era stato disattivato il 2 agosto del 2016 per la revisione annuale. Durante la perizia erano stati rilevati segni di ossidazione su 47 dei 648 elementi combustibili che costituiscono il cuore del reattore. WWF, Greenpeace, Pro Natura, PS e Verdi – hanno chiesto trasparenza. In una nota Greenpeace parla di “una decisione che va contro il buon senso e i principi dell’IFSN e di una sperimentazione pericolosa contraria a tutte le regole di sicurezza”. L’organizzazione sottolinea che 16’000 persone hanno firmato una petizione sostenuta dalle 19 associazioni che chiede di mantenere Leibstadt disattivata. Quiun interessante articolo di Lifegate.


Fonte tratta dal sito .

fonte: http://wwwblogdicristian.blogspot.it/

martedì 21 febbraio 2017

è scesa la sera. Il cervello con i suoi misteri/s'è incupito (Charles Simic)

Poiché ogni cosa scrive la propria storia
per quanto umile sia
il mondo è un gran librone
aperto a una pagina diversa
aseconda dell'ora del giorno.


Fulvio Tornese 
Affordable art fair, Milano 2017

Sono il re senza corona degli insonni, scrive Charles Simic, poeta slavo.

Sono il re senza corona degli insonni
che ancora sfida i suoi spettri con la spada,
studioso dei soffitti e delle porte chiuse
che scommette che due più due non sempre fa quattro.
Un vecchio bonaccione che suona la fisarmonica
mentre fa il turno di notte all’obitorio.
Una mosca fuggita dalla testa di un matto,
che si riposa su una parete vicino a quella testa.
Discendente di preti e fabbri del villaggio:
riluttante assistente di scena di due
rinomati e invisibili maestri illusionisti,
uno chiamato Dio, l’altro Diavolo, presumendo, è ovvio,
che io sia la persona che dico di essere. 

fonte: http://nuovateoria.blogspot.it/

giovedì 16 febbraio 2017

facendo mente locale nel locale della mente è avvenuto un incidente



se la fine ha un inizio e l'inizio ha una fine,
ecco alcune equazioni che sostituirebbero le tabelline:

gel di silicio = sacrificio
manganese = ogni giorno e mese
litio e alluminio = sterminio
bario = calvario
cielo gelatinoso e biancastro = disastro

come da rituale, quando il sole è alto tra la ricreazione e il pranzo,
vedo sorvolare più di un caccia militare a bassa quota,
a tal punto, che ho l'impressione di scorgere il pilota,
successivamente altri aerei funerei, non rilasciano comete desuete,
bensì marci scarti, magari con tanto di selfie.

Il puzzo fa spavento, aria irrespirabile in aumento,
mi tappo la bocca con un panno per non rigurgitare la torta del compleanno.
Sarò ingenua ma ogni tipo di saccheggio ha un linguaggio.

La scia, condensa chimica o qualunque cosa sia,
effettua una linea apparentemente innocua,
assidua, s'insinua, l'organismo si abitua
per quanto è possibile la tregua,
tappa alla mutua e arrivo alla tomba con statua.

I vivi chiudono gli occhi ai morti, i morti aprono gli occhi ai vivi,
quando viene a mancare un familiare, sovente sento dire,
che la causa principale è il fumare, solite store,
sempre più bimbi con complicazioni respiratorie.

L'Italia trama, trema, frana e la Pianura Padana è una puttana.
La legge della terra sorregge il ciclo naturale e sa parlare:
"do nutrimento, va in circolo, creo energia e poi la riprendo".

Geo-ingegneria del terrore, economia del dolore, genocidio ambientale e culturale,
futuro anteriore, che accadrà? In futuro, nel posteriore si prenderà!
Il patto siglato non va fermato tra Stato morto e NATO.
C'è un gran fermento a salvare banche
e sempre più persone sedute sulle panche.

La politica fa da sfondo,
questo ed altro va al di là del profondo, qualcosa di orrendo.
Del resto la politica non è altro che una mummia esposta in un fottuto museo,
sbendata all'occasione per un breve cameo nel rodeo.
per poi far ritorno al museo a far compagnia allo scarabeo.

Grillo da quando ne fa parte, è trasformato, irriconoscibile, non fa più ridere,
più che paladino, assomiglia ad un vassallo,
e i leghisti finti eretici che considerano gli emigranti, parassiti,
chiedono consenso agli islamici.
Il voto è come un sacco, più lo cerchi, più è vuoto, il suo limite è ignoto.

Facendo mente locale nel locale della mente è avvenuto un incidente,

Alzheimer, presente,
Parkinson, presente,
ictus, presente,
individuo sopravvivente, presente
interruzione irrorazione assente.

sistema immunitario alterato, presente
agricoltura modificata geneticamente, presente
vaccino spazzatura, presente
controllo globale, assente ma presente




sabato 11 febbraio 2017

ecco a voi l'idrogeno metallico

Rappresentazione di un’incudine di diamante che comprime idrogeno molecolare fino a convertirlo in idrogeno atomico. Crediti: R. Dias e I.F. Silvera
Teorizzato quasi un secolo fa e inseguito per decenni nei laboratori, secondo uno studio pubblicato su Science l’idrogeno metallico è stato ora ottenuto dall’Università di Harvard. Essendo superconduttore a temperatura ambiente, se il materiale si rivelerà stabile le applicazioni pratiche saranno moltissime, compreso il volo spaziale. Isaac Silvera e Ranga Dias, ricercatori del Lyman Laboratory of Physics alla Harvard University di Cambridge, negli USA, attraverso una speciale morsa con punte di diamante sono riusciti a creare idrogeno metallico, quello che viene considerato come il “sacro Graal” della fisica delle altissime pressioni, essendo stato teorizzato quasi un secolo fa ma finora mai dimostrato in maniera inequivocabile, anche se studi recenti (come questo dell’Università di Edimburgo) ci erano andati molto vicino.
Oltre a consentire agli scienziati di rispondere a quesiti fondamentali sulla natura stessa della materia, si ritiene che questo materiale possa avere un’ampia gamma di applicazioni pratiche, compresa la realizzazione di superconduttori a temperatura ambiente. Il procedimento con cui Silvera e Dias hanno ottenuto questo materiale – certamente il più raro sulla faccia della Terra e, potenzialmente, uno dei più preziosi – è descritto sull’ultimo numero della rivista Science.
Per crearlo in laboratorio, i due ricercatori hanno torchiato all’inverosimile un minuscolo campione di idrogeno, imprimendogli una pressione di 495 gigaPascal, un livello che non si sperimenta nemmeno al centro della Terra. A tali pressioni estreme l’idrogeno molecolare solido – che consiste di molecole disposte nel reticolo tipico dei solidi – si rompe, e le molecole si dissociano per trasformarsi in idrogeno atomico, che è un metallo.
«Una previsione molto importante è che l’idrogeno metallico sia meta-stabile», dice Silvera. «Ciò significa che rimarrà metallico anche quando si smette di esercitare la pressione, come i diamanti sintetici prodotti sottoponendo la grafite ad alte temperature e pressioni». Se il materiale rimane stabile, si potrà quindi verificare se effettivamente l’idrogeno metallico agisca come un superconduttore a temperatura ambiente. «Che sarebbe rivoluzionario», aggiunge Silvera, «visto che, con un conduttore tradizionale, il 15 per cento dell’energia elettrica viene persa dalla dissipazione durante la trasmissione».

Fotografie della transizione dell’idrogeno compresso, all’aumentare della pressione, da trasparente a nero molecolare a atomico molecolare. Crediti: R. Dias e I.F. Silvera
Non solo risparmio energetico, ma una pletora di applicazioni pratiche trarrebbe beneficio da un siffatto materiale, ad esempio rendendo possibili sistemi di trasporto a levitazione magnetica, aumentando l’efficienza delle vetture elettriche e migliorando, in generale, le prestazioni di molti dispositivi elettronici e dei sistemi di produzione e immagazzinamento dell’energia.

L’idrogeno metallico è poi, in sé, un’incredibile riserva di energia, proporzionale all’enorme quantità di energia necessaria a crearlo.

Questo lo renderebbe perfetto come propellente per razzi spaziali, molto più potente degli attuali, rendendo l’esplorazione spaziale più abbordabile di quanto lo sia ora.

Ranga Dias della Harvard University, il primo uomo a vedere l’idrogeno metallico, se lo studio su Science verrà confermato. Crediti: Harvard University
Per creare il nuovo materiale, Silvera e Dias hanno utilizzato un dispositivo noto come cella a incudine di diamante, dove sono utilizzati diamanti sintetici, accuratamente lucidati mediante un processo di corrosione reattiva mediante ioni e poi ricoperti da un sottilissimo strato di ossido d’alluminio per impedire che l’idrogeno penetri nella loro struttura cristallina.
Dopo più di quarant’anni di esperimenti sull’idrogeno metallico, e molti più decenni dalla sua teorizzazione, vedere il materiale per la prima volta, è stata un’enorme emozione per i ricercatori. «Quando Ranga, che conduceva l’esperimento in laboratorio, mi ha chiamato dicendomi “Il campione risplende”, sono immediatamente corso di sotto, ed era effettivamente idrogeno metallico», ricorda Silvera. «È un risultato straordinario, e ,anche se al momento esiste solo all’interno di questa cella a incudine di diamante ad alta pressione, è una scoperta fondamentale e molto innovativa».
Articolo: “Observation of the Wigner-Huntington transition to metallic hydrogen“, di Ranga P. Dias e Isaac F. Silvera
Fonte tratta dal sito .
fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.it

mercoledì 8 febbraio 2017

Soviet 5 Stelle, è il trucco perfetto per non governare mai

Avete presente quei vecchi film sulla guerra fredda, in cui i militari dell’esercito dell’Urss, anche i più alti in grado, agivano timidamente sotto l’occhio vigile dell’ufficiale politico, a cui bastava una parola per mandare chiunque nei campi di concentramento siberiani? Il nuovo diktat lanciato dal blog dell’ex comico diventato leader maximo è in pratica la stessa cosa: tutte le comunicazioni pubbliche degli eletti 5 Stelle, siano a mezzo stampa, tv o web,  dovranno essere vagliate ed autorizzate dal sov, ehm, dagli addetti appuntati da Grillo in persona. Pena il “licenziamento”. Con buona pace della lotta di anni contro chi voleva mettere il bavaglio al web. Grillo, ai suoi, il bavaglio glielo mette prima che arrivino al web. «Com’è democratico, Lei…», direbbe Fracchia. L’imposizione arriva con la scusa delle trappole che i giornalisti cattivoni tendono ai giovani virgulti pentastellati. Ma forse a Grillo non sono andate giù le esternazioni degli europarlamentari del suo partito, che un paio di settimane fa erano rimasti sconcertati dalle manovre fatte alle loro spalle per portare via il partito dal gruppo degli euroscettici e farlo unire ai montiani di ferro.
Alcuni europarlamentari avevano dichiarato il loro dissenso sui loro account social, e sono usciti dal partito dopo la votazione bulgara sulla piattaforma di Casaleggio, nonostante che poi i montiani dell’Alde hanno almeno avuto la coerenza di mandare Grillo StalinGrillo a stendere. E così, tutti sottoposti a censura preventiva. Tutti tranne il capo, ovviamente, che poi spesso è quello che ne avrebbe più bisogno, viste certe sue uscite infelici. L’ultima delle quali è «la politica internazionale ha bisogno di uomini di Stato forti come Donald Trump e Vladimir Putin», frase che Grillo ha immediatamente smentito accusando i giornalisti di avere tradotto male le sue parole. Peccato solo che l’autore dell’articolo apparso su un giornale francese abbia, a quanto pare, una copia dell’articolo firmata da Grillo stesso dopo averlo riletto e approvato. Forse ha bisogno lui di un addetto personale che gli ficchi un tappo in bocca quando serve, più che ai suoi parlamentari. In realtà però anche queste spiegazioni sono insoddisfacenti. Chiunque abbia occhi non può non aver notato che i più grandi autogol del Movimento 5 Stelle non sono venuti dai parlamentari, anzi!
Ciò che allontana sempre più persone dal sogno a 5 stelle è principalmente colpa dello stesso Grillo e dei suoi più intimi: le espulsioni dei dissidenti, poi il voltafaccia fallito in Europa, e ora la censura preventiva modello Stalin, sembrano proprio misure fatte apposta per perdere consensi. E in effetti dopo il fallimento di Renzi al referendum, i 5 Stelle corrono il rischio di essere il primo partito in ipotetiche elezioni. “Fortuitamente”, Gentiloni & Co. faranno in modo che si vada a votare il più tardi possibile, di modo che Grillo abbia tutto il tempo di ridurre i consensi dei 5 Stelle. D’altronde la strategia è chiara da anni: evitare il rischio di potere/dovere andare davvero al governo, e mantenere un contenitore del dissenso di dimensioni adeguate che sia formato il più possibile da individui fideizzati e poco critici. D’altronde Grillo stesso ha confermato che non farà mai Paolo Villaggio nei panni di Fracchiaalleanze con «i partiti che hanno devastato l’Italia», il che, a meno che i 5 stelle non prendano la maggioranza assoluta, significa che vuole stare all’opposizione pure dopo le prossime elezioni.
I pentastellati di spicco blaterano di voler portare avanti il programma votato dai loro elettori nel 2013, ma come si fa a portare avanti un qualsiasi programma quando si è sempre in minoranza e non si fanno accordi? Se avessero voluto realmente portare avanti il programma, si sarebbero accordati con il debole Bersani all’epoca, potendo imporre molte condizioni; in quel modo di certo avrebbero avuto l’opportunità ed il peso per farne attuare almeno una parte. Si chiama democrazia, e la Costituzione che abbiamo appena difeso si basa proprio sul principio dell’ingovernabilità, ovvero è stata progettata per garantire che le varie fazioni si mettano d’accordo a tutti i livelli, i belli con i brutti, i santi coi peccatori, e nel periodo in cui è stata applicata ha funzionato benissimo. Invece la scelta infausta di 4 anni fa sembra che sarà ripetuta anche la prossima volta. E non ci sembra che in questi 4 anni siano state portate avanti parti rilevanti del programma grillino. La pena maggiore è per quei tanti bravi parlamentari che credevano veramente di stare partecipando ad una forza di cambiamento. Che hanno lavorato e lavorano sodo, ma che poi non vedono mai frutti realmente importanti.
(Enrico Carotenuto, “Soviet a 5 stelle: tutte le comunicazioni dei parlamentari dovranno essere vagliate dagli ‘ufficiali politici””, da “Coscienze in Rete” del 25 gennaio 2017).

fonte: www.libreidee.org

venerdì 3 febbraio 2017

3 agosto 1922 Parma respinge i fascisti


In seguito all’inasprirsi delle violenze fasciste contro le organizzazioni e le sedi del movimento operaio e democratico, l’Alleanza del Lavoro (organo di un ampio fronte sindacale) proclamò per il 1° agosto 1922 uno sciopero generale nazionale in “difesa delle libertà politiche e sindacali”. Contro la mobilitazione dei lavoratori si scatenò la violenza delle squadre fasciste lungo tutta la penisola.
L’Alleanza del Lavoro sospese lo sciopero il 3 agosto, ma le aggressioni aumentarono e solo in poche città fu organizzata la resistenza alle azioni delle camicie nere. Le spedizioni punitive ebbero così un totale successo con la distruzioni di circoli, cooperative, sindacati, giornali ed amministrazioni popolari.
A Parma, sola eccezione, gli sviluppi dello sciopero furono ben diversi: la città divenne teatro di una resistenza armata alle squadre fasciste che, dopo cinque giorni di combattimenti, risultò vittoriosa. I lavoratori avevano risposto compatti allo sciopero e, forti delle tradizioni locali del sindacalismo rivoluzionario, mostrarono ancora una volta grande capacità di mobilitazione e di combattività.
Parma era “rimasta quasi impermeabile al fascismo” ed inoltre, dal luglio 1921, operava contro le aggressioni delle squadre nere l’organizzazione armata degli Arditi del Popolo, costituita dal deputato socialista Guido Picelli, che reclutava giovani lavoratori soprattutto tra le fila del socialismo radicale e dell’anarchismo.
Nei giorni di agosto furono mobilitati dal Partito Fascista per la spedizione su Parma circa 10.000 uomini, giunti dai paesi del Parmense e dalle province limitrofe; a comandarle venne inviato Italo Balbo, già protagonista di analoghe spedizioni militari a Ravenna e a Forlì.
Mentre a livello nazionale lo sciopero si esauriva e il fronte democratico veniva sconfitto, a Parma la resistenza si faceva sempre più tenace e, nei borghi dietro le barricate popolari, i poteri passarono al direttorio degli Arditi del Popolo e al suo comandante Picelli.
All’alba del 2 agosto 1922 affluiscono a Parma circa 15 mila squadristi provenienti da tutta l’Emilia, dal Veneto, da parte della Toscana, dal Manto­vano e dal Cremonese. Il prefetto e il questore ritirano tutta la forza pubblica dai quartieri a rischio (l’Oltretorrente e il Naviglio), mentre gli arditi del po­polo, – che da giorni attendevano la spedizione punitiva – si organizzano:
I caposquadra – racconterà Picelli dodici anni più tardi – scelti fra gli operai militari, eb­bero il compito dell’addestramento degli uomini, mentre gli addetti ai servizi speciali furono incaricati di mantenere il contatto coi soldati dei reggimenti di permanenza a Parma per il rifornimento di armi e munizioni. […] Il Comando degli «Arditi del Popolo» appena ebbe no­tizia dell’arrivo dei fascisti, convocò d’urgenza i capi squadra e capi gruppo e dette loro di­sposizioni per la costruzione immediata di sbarramenti, trincee, reticolati, con l’impiego di tutto il materiale disponibile. All’alba, all’ordine di prendere le armi e insorgere, la popolazio­ne operaia scese per le strade, impetuosa come le acque di un fiume che straripi, con picconi, badili, spranghe ed ogni sorta di arnesi, per dar mano agli «Arditi del Popolo» a divellere pie­tre, selciato, rotaie del tramway, scavare fossati, erigere barricate con carri, banchi, travi, la­stre di ferro e tutto quanto era a portata di mano. Uomini, donne, vecchi, giovani di tutti i par­titi e senza partito furono là; fusi in una sola volontà di ferro: resistere e combattere.
Viene quindi divisa la città in quattro settori: due nell’Oltretorrente (Nino Bixio e Massimo D’Azeglio) e due in Parma nuova (Naviglio e Aurelio Saf­fi). Le squadre di arditi del popolo, composte da otto-dieci uomini, si suddi­vidono le zone d’operazione sulla base dell’estensione territoriale dei quar­tieri. Ventidue sono impegnate in Oltretorrente, sei nel Naviglio e quattro nel rione Aurelio Saffi: circa trecento uomini, solo la metà dei quali armati di fucili modello 1891, moschetti, pistole d’ordinanza, rivoltelle automati­che e bombe SIPE. Nei punti ritenuti tatticamente importanti vengono rafforzate le difese e gli sbarramenti minando il sottosuolo; i campanili ven­gono numerati e utilizzati come osservatorii. I poteri passano nelle mani del Comando degli Arditi del popolo, costituito da un ristretto numero di operai (eletti dalle squadre) tra i quali viene ripartita la direzione delle branche di servizio: “difesa e ordinamento interno”, “approvvigionamenti” e, infine, “sanità”. I commercianti e le classi medie simpatizzano con gli antifascisti e mettono a loro disposizione l’occorrente (viveri e quant’altro).
Dall’altra parte delle barricate il ritratto ora esposto viene confermato. Nel suo stile telegrafico posticciamente tardo-futurista, il comandante su­premo della spedizione punitiva (appena giunto da Ferrara), ricorderà così la situazione:
I dirigenti di Parma mi danno l’antefatto. I fascisti locali pochi: la città è rimasta quasi impermeabile al Fascismo: invece nella provincia la conquista fascista è quasi completa. Lo sciopero non potè essere impedito in città per la debolezza delle nostre forze. Fu più o meno generale. […] Parma divisa secondo i vecchi confini dalle fazioni in lotta: l’oltretorrente completamente in mano dei rossi. La popolazione asserragliata nelle case trasformate in for­tezze, con abbondanza d’armi e di tiratori scelti sui tetti: le strade bloccate da barricate col materiale delle scuole e delle chiese.
E, a proposito dello schieramento avversario, Balbo, dopo aver osser­vato genericamente che il fulcro della resistenza sono i comunisti, annota nel suo diario:
Forze avversarie. – Hanno solidarizzato con i rivoltosi: la Camera del lavoro sindacalista, con Alceste De Ambris alla testa. […] La Camera del lavoro socialista […]. Molti popolari. Partecipano alla resistenza sovversiva persino alcuni preti in sottana che hanno offerto viveri e banchi di chiesa per gli sbarramenti. I giovani popolari sono capeggiati da un noto avvocato della città. Frazioni di partiti borghesi, legati alla democrazia nittiana […]
In effetti lo schieramento politico che appoggia i rivoltosi è assai ampio. Ma una tale ampiezza gli deriva dall’essere uno schieramento sociale di po­polo, non certo un blocco di sigle, molte delle quali contrarie a qualsiasi ten­tativo di risposta violenta al fascismo. I socialisti, i comunisti e ancor più i popolari, che appoggiano attivamente la rivolta, lo fanno in dissenso, o quan­tomeno discostandosi, dall’indirizzo delle rispettive direzioni politiche. (Come sottolinea Dianella Gagliani (che ha raccolto alcune testimonianze, tra le quali quel­la di Dante Gorreri), la mediazione raggiunta dai comunisti parmensi con la “Centrale” fu quella di partecipare alla difesa unitaria con proprie squadre, subordinate al Comando degli Arditi del popolo. “Gruppi comunisti avevano il controllo militare di alcune vie, sostanzial­mente all’interno dell’organizzazione degli arditi del popolo” (cfr. D. Gagliani, Arditi del popolo, in AA.VV., Dietro le barricate, cit., p. 166). La partecipazione come combattenti di operai e, in generale, di cittadini che facevano riferimento al PPI ci viene confermata, oltre­ché dallo stesso Picelli (in tempi non sospetti, cioè prima del VII congresso dell’IC), dalla morte del consigliere popolare del PPI Ulisse Corazza (colpito al capo da una fucilata dopo essersi presentato – come scrisse Picelli – qualche ora prima, “col proprio moschetto a un ca­posquadra, per chiedere di partecipare al combattimento a fianco degli «Arditi del Popo­lo»”). Anche la partecipazione dei sacerdoti è confermata da più parti: il parroco di San Giu­seppe, ad esempio, mise a disposizione i banchi della sua chiesa per costruire una barricata, ma si oppose fermamente a Picelli quando questi gli chiese di issare la bandiera rossa sul campanile (cfr. Pietro Bonardi Cattolici e chiesa nella lotta politica, in AA.VV., Dietro le barricate, cit., pp. 271-72). Anche Balbo nel suo diario, dopo aver annotato la morte di Ulis­se Corazza, scrive: “I fascisti hanno visto un grosso prete rubicondo agitarsi dietro le barri­cate dei sovversivi a portare panche e sedie di chiesa. Momento di aberrazione. Contrasto con le parole cristiane di Monsignor Conforti [l’arcivescovo di Parma che la sera prima era andato a trovare Balbo con l’intento di pacificare le parti]” (I. Balbo, cit., p. 131).)
Le uniche forze politico-sindacali che sostengono apertamente la rivolta (oltre al nucleo “picelliano” della Camera confederale del lavoro di via Imbriani) so­no quelle dei sindacalisti rivoluzionari dell’UldL (con sede presso la Camera del lavoro di Borgo alle Grazie, guidata da Vittorio Picelli, fratello di Guido), dell’Unione sindacale parmense (aderente all’USI) e dei libertari (UAI).
La difesa di Oltretorrente è una lotta di popolo vera e propria. La divi­sione tra combattenti e ausiliari non-combattenti, usuale per qualsiasi con­flitto civile (si pensi alla Resistenza), non è in questo caso ben determina­bile. Accanto ai circa trecento arditi del popolo c’è infatti la quasi totalità della popolazione. Come annota Picelli, dopo aver descritto la situazione nel borgo del Naviglio:
Anche nell’Oltretorrente i servizi andarono man mano migliorando: requisizione e distribu­zione di viveri, posti di medicamento, cucine, vigilanza, informazione, rafforzamento delle co­struzioni difensive. Grande fu la partecipazione delle donne, le quali accorsero ovunque a pre­stare l’opera loro preziosissima e ad incitare. […] Un elemento molto importante del successo nella lotta armata è la certezza di vincere. È interessante osservare come questa «certezza» fosse in ognuno assoluta; nessuno ebbe il più piccolo dubbio. Nelle case si attese alla fabbricazione di ordigni esplodenti, di pugnali fatti con lime, pezzi di ferro, coltelli, e alla preparazione di acidi Dalle finestre di una delle casupole di Borgo Minelli, una ragazza di diciassette anni, tenendo le­vata in alto la scure ed agitandola, gridò ai compagni sulla via: «se vengono io sono pronta!». Alle donne vennero distribuiti recipienti pieni di petrolio e di benzina, poiché in base al piano di­fensivo, nel caso in cui i fascisti fossero riusciti ad entrare in Oltretorrente, il combattimento si sarebbe svolto strada per strada, vicolo per vicolo, casa per casa, senza risparmio di sangue, con lancio di liquidi infiammabili, contro le camicie nere e sino all’incendio e alla distruzione com­pleta delle posizioni.
Notizie, queste, confermate da Balbo che così descrive, lasciando an­che trasparire una certa dose di ammirazione, l’organizzazione della dife­sa in Oltretorrente:
Partecipano alle azioni le donne e i ragazzi. Ora per ora le trincee vengono approfondite e perfezionate. Servizio di sentinella. Operai che si danno il turno. Disciplina militare. Picelli ha il suo quartier generale al centro dell’oltretorrente. Arditi del popolo militarizzati. Stato mag­giore. Disciplina di guerra. […] Molti operai sono in divisa di ex soldati col relativo elmetto. I ragazzi sono in gran parte adibiti a spari a tradimento che colpiscono i fascisti persino nella piazza maggiore della città. Mentre i difensori sono di guardia alle trincee, le donne, mobilitate anch’esse, preparano il rancio. Sono coadiuvate da gruppi di cucinieri. Le popolane portano al­le cucine antifasciste pane, vino, frutta, lardo, patate. Il rancio viene distribuito due volte al giorno. L’ora del rancio è fissata con uno squillo di tromba. Altri squilli regolano l’ora della ri­tirata e l’ora della sveglia, nonché gli allarmi.
In realtà, contrariamente a quanto afferma Balbo, i giovanissimi (come il quattordicenne Gino Gazzola, ucciso inerme da un cecchino fascista) sono impiegati sui tetti e sui campanili in servizio di pattugliamento, men­tre le armi e le munizioni in possesso degli insorti non sono poi molte. An­zi, alcuni di loro, utilizzando un espediente di rimembranza garibaldina, durante la notte salgono sui tetti armati di tubi e bastoni impugnati a mo’ di fucile.
Il rapporto con i soldati di truppa è un altro aspetto saliente della condotta dei resistenti. Il tentativo di occupare il quartiere popolare da parte del generale Lodomez – al quale nel frattempo erano passati i poteri – fallisce per due moti­vi: per la netta opposizione del Comando degli Arditi del popolo al tentativo mediatorio del comitato cittadino dell’AdL e a qualsiasi richiesta di smobilita­zione avanzata dagli ufficiali (con la promessa che i fascisti si sarebbero poi al­lontanati dalla città), ma soprattutto perché i difensori accolgono i soldati del generale letteralmente a braccia aperte. (Come nota Picelli: “Gli ufficiali protestarono dicendo che avevano l’ordine; ma gli operai non cedettero. Anch’essi avevano un ordine! Il contegno dei soldati fu tale da non incoraggiare gli ufficiali ad insistere troppo. Due ore dopo il battaglione venne ritirato. Le manovre di com­promesso furono sventate e il tentativo di disarmare gli operai fallì” )
Un Balbo indignato scrive infatti:
Alle 14 le truppe del generale Lodomez entravano nei quartieri occupati dai sovversivi con mitragliatrici e con due cannoni. L’apparato di forze era grande. Si riteneva accanita la resistenza degli avversari. Invece non è stato sparato un colpo di fucile. Gli operai stessi han­no aiutato i soldati a sgombrare le barricate e a disfare le trincee. Da tutte le viuzze dell’oltre-torrente le masse sovversive accorrevano incontro ai soldati gridando «viva l’esercito prole­tario». Applausi senza fine agli ufficiali. Molti soldati abbracciati dalle donne che offrivano vino. Segni di vittoria in tutti i quartieri che fino a pochi momenti prima erano in stato di guerra. Le truppe, i carabinieri e le guardie regie non hanno sequestrato che tre o quattro mo­schetti. […] In una piazzetta dell’oltretorrente è stata scodellata ai soldati una polenta di 15 chili. Non sono mancate le musiche e i balli popolari.
Il mistero di questa manifestazione di giubilo e di solidarietà con l’Esercito è stato subito svelato. Il prefetto Fusco è sceso a patti con gli arditi rossi di Picelli. […] Si è presentata a Picelli la soluzione prefettizia come una clamorosa vittoria delle organizzazioni rosse […]. In­somma era tutto un equivoco. Inoltre le dimostrazioni fatte all’Esercito suonavano oltraggio all’Esercito stesso, che si tendeva a far apparire come bolscevizzante. (Se non corrisponde a verità il fatto che il prefetto Federico Fu­sco, uomo di Facta, simpatizzasse con gli insorti, è però vero che la sua condotta (ispirata dall’esclusiva volontà di non far giungere le parti a un sanguinoso scontro fisico) fu diversa da quella della maggioranza degli altri prefetti del regno, quasi tutti filofascisti. Come ha do­cumentato Palazzolo il prefetto di Parma inviò, il 6 agosto del ’22, un telegramma in cui si dice tra l’altro che “neanche il minimo atto di ostilità è stato compiuto dai socialisti contro la truppa e i Funzionari ed Agenti della forza pubblica […]. I socialisti hanno sparato e costrui­to barricate solo per difendersi dai fascisti, né occorre che io smentisca di avere, anche con un tacito consenso, incoraggiato tali barricate.” ).
In sintesi, dopo tre giorni di combattimenti che impegnano più che l’Ol­tretorrente il quartiere Naviglio (la cui difesa viene organizzata dall’anarchi­co Antonio Cieri), le truppe di Balbo devono battere in ritirata.
CRONACA (da la Gazzetta di Parma del 3 agosto 1922)
Lo sciopero iniquo
Se non fosse il movimento dj truppe, ed il girare attorno, sempre a tutte le ore compiendo miracoli di resistenza dei pochi funzionari e agenti della forza pubblica, non si avrebbe affatto l’im­pressione che lo sciopero… prosegue.
Mancano i treni cittadini? Ma se forse, è meglio.
Tutti i servizi procedono regolarmente. Gli spazzini stessi, ora che si sono messi a ragionare con la toro testa e non più con quella dei mestatori e dei politicanti, sono fermi al loro posto.
Mentre prima, facevan forse peggio dei tramvieri.
I ferrovieri (personale di fatica) si so­no messi quasi tutti in sciopero. Ilt de­posito di Parma con circa quattrocen­to agenti, ha più di trecentocinquanta scioperanti.
E ciò — ci diceva l’Ispettore della circoscrizione Ing. Carini — mentre a Piacenza. Reggio Emila e Modena, non uno ha scioperato, tutti sono rimasti fermi, comprendendo a pieno, quanto sia pazeesco e iniquo questo sciopero.
Eppure, a Parma, sono passati par­titi, arrivati, tutti i treni viaggiatori ed anche qualche treno merci a grande velocità.
In stazione fanno servizio squadre di fasciati; sui treni viaggiano dei fascisti; il personale di macchina è di ferrovieri fascisti.
Ed i treni passano recando le ban­diere dai sacri colori della patria sulle locomotive.
E tutto questo ieri ha dato molto fastidio agli scioperanti ma più che a loro alla teppa che s’affaccia sempre ovunque, che viene sempre a galla quando c’è un po’ di movimento in giro. Tanto che nel pomeriggio, ad un treno che passava, ornato di bandiere è stato sparato contro, da sotto il cavalcavia di via Trento.
Dal treno è stato risposto.
E poi essendo accorsa una squadra di fascisti in perlustrazione, questa nel piazzale interno della Barriera Gari­baldi, venne accolta, da motteggi e fischi.
I fascisti fermatisi, avendo ricevuta una nuova ed eguale dimostrazione ostiìle si slanciarono contro i malintenzionati. Ma questi fuggendo verso viale Mentana e riparando nelle case di borgo del Naviglio, spararono sui fascisti, numerosi colpi di rivoltella.
I fascisti tentarono di retrocedere per entrare in via XX Settembre per pren­dere alle spalle gli sparatori, ma anche in questa strada, malgrado la si vedesse vuota sino in fondo si sparava.
I fascisti erano tutti disarmati, ma nelle case di questo quartiere si usa­vano contro di loro le armi d’ogni sor­ta; che son sempre pronte a portata di mano, e che alla Questura son venne, mai fatto di rinvenire.
Intervenuti i carabinieri, col vice-questore ed il Comandate la Squadra Mobile, i i fascisti si ritirarono.
Ma il dott. Di Sero che aveva affron­tato da solo, con la rivoltella spiana­te, i fascisti non della città e non aven­do segni esteriori di riconoscimento, si ebbe una bastonata che gli ruppe il cap­pello di paglia.
Infatti di fascisti ne sono convenuti in città in numero grandissimo, e hanno continuato ad arrivare per tutta la notte.
Essi sono acquartierati nelle scuo­le di S. Marcellino, delle quali si sono impossessati di sorpresa e vi bivaccano attendendo ordini.
Il Comitato locate dell’ «Alleanza del lavoro» ( ?) ha lanciato un manifestino per inneggiare alla riuscita dello scio­pero che «deve proseguire con rinno­vato fervore» e si compiace perché — esso dice — «l’ordine di effettuare lo sciopero generale è stato accolto ovun­que con entusiasmo vivissimo.».
Si vede che non vuol sentile «l’Alleanza del lavoro » ( ?) le bestemmie che tirano al suo indirizzo gli operai che sono obbligati dalla prepotenza di pochi politicanti, ben stipendiati, a perdere numerose giornate di lavoro.
La Federazione Commerciale Indu­striale Parmense, ha lanciato anch’essa un manifesto agli Industriali e Commercianti, avvertendo che «se nella dannata ipotesi che il movimento di rivolta sovversiva tendesse a prolungarsi oltre le 48 ore, la Federazione, d’accordo con tutte le organizzazioni consorelle d’I­talia agirà inesorabilmente con estrema energia perché esso movimento, venga inesorabilmente stroncato per il bene della Patria e di tutte le classi di cit­tadini».
In città tutti i negozi sono aperti, e la bandiera italiana sventola ovunque per le vie principali. E’ questo forse, il primo sciopero che si svolge con tutti i negozi aperti.
I portalettere, quelli che sono sem­pre, pronti per le feste di Ferragosto, Natale e Pasqua ad essere complimentosi, a salire fino ai quarti piani, a fare inchini e salamelecchi, si sono astenuti dal lavoro. Gli altri, i benpen­santi, sono in afficio e fanno la distribuzione delle corrispondenze dall’ufficio stesso, coadiuvati all’esterno da portalettere militari. Il Direttore e l’Ispettore delle Poste, i capi d’Ufficio per facilitare al pubblico il ritiro del­le corrispondenze, vigilano a che que­ste siano ripartite per quartieri e per strade, a mano a mano che giungano. Poiché gli arrivi e le partenze si suc­cedono con ogni regolarità. Da certi paesi, come ad esempio, Langhirano, la posta è stata portata in città dai fa­scisti in automobile.
Da yuotube una canzone dedicata alle barricate di Parma tratto dall’album “900 Nero 900 Rosso 900 Amore in Blu” (2011)
Alfonso Borghi – Voce, cori, chitarra acustica
Giorgio Terenziani – Basso, programmazione, chitarra acustica solista
Elisa Gior
Fonti:
Eros Francescangeli – Arditi del Popolo – Ed. OdradeK
Gazzetta di Parma del 3 Agosto 1922
fonte: https://storiedimenticate.wordpress.com

manipolazione

LA MANIPOLAZIONE MEDIATICA TV, E STAMPA AL SERVIZIO DEL NWO





Salve a tutti sono sempre più convinta che oggi sia assai urgente il lavoro interiore perché solo attraverso il ritrovamento della Vera Essenza dell'energia umana ci si può avvicinare alla divulgazione scritta e parlata senza farsi deviare o manipolare, fino al punto di rimanere rincitrulliti.
Tutti coloro che asseriscono che oramai la civiltà umana è un insieme di energie amorfe e addormentate hanno finalmente compreso com'è veramente la situazione.

Purtroppo la maggioranza delle persone è ancora presa dalle grandi menzogne propinate dalle televisioni e dalla stampa in genere (non voglio parlare poi della politica, della sanità, dell'istruzione e via dicendo). 

Parliamo del giornalismo che è CENSURA TELEVISIVA E DI STAMPA


Cosa dovrebbe essere un giornale secondo voi? Cosa dovrebbe comunicare alle persone?
Per me doveva solo far sapere le cose come accadevano in realtà, mettere al corrente le persone sui fatti del giorno senza null'altro. Purtroppo nemmeno una riga si avvicina a questo modus operandi. 

Chomsky ha analizzato a lungo questo aspetto giungendo alla conclusione che l'informazione, già la parola usata la dice lunga infatti significa mettere in forma ossia portare un pensiero su una lunghezza d'onda desiderata, è tutta manipolata.

Chi non se ne accorge non può però dire che non lo sa , è perché è pigro. Infatti pur rimanendo nella menzogna si può notare che secondo le emittenti una notizia viene presentata in modi differenti mettendo in luce quello che si desidera maggiormente far risaltare. Perciò già questo potrebbe portare a far pensare che chi sta divulgando non sta facendo veramente quel che deve , sta, infatti, usando uno strumento per scopi poco leciti, "PIEGARE LE COSCIENZE".

John Swinton allora redattore capo del New York Times, in occasione di un banchetto con i suoi colleghi presso l’American Press Association 

“Non esiste in America, come anche da noi in Italia e nel resto del mondo, stampa libera e indipendente. Voi lo sapete quanto me. Non uno solo fra voi osa scrivere le sue oneste opinioni, e sapete benissimo che se lo fate, non saranno mai pubblicate. Non mi pagano lo stipendio perché pubblichi le mie opinioni, e se ci arrischiassimo a farlo, ci troveremo immediatamente sul lastrico. Il lavoro del giornalista è la distruzione della verità, la menzogna patente, la manipolazione dei fatti e delle opinioni al servizio del Potere e del Denaro. Noi siamo gli strumenti dei Potenti e dei Ricchi che tirano i fili dietro le quinte. I nostri talenti, le nostre capacità, le nostre vite appartengono a questi individui! E voi lo sapete quanto me”.

Qui la versione completa:

“In America, in questo periodo della storia del mondo, una stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so pure io.
Non c’è nessuno di voi che oserebbe scrivere le proprie vere opinioni, e già sapete anticipatamente che se lo facesse esse non verrebbero mai pubblicate. Io sono pagato un tanto alla settimana per tenere le mie opinioni oneste fuori dal giornale col quale ho rapporti. Altri di voi sono pagati in modo simile per cose simili, e chi di voi fosse così pazzo da scrivere opinioni oneste, si ritroverebbe subito per strada a cercarsi un altro lavoro. Se io permettessi alle mie vere opinioni di apparire su un numero del mio giornale, prima di ventiquattr’ore la mia occupazione sarebbe liquidata.
Il lavoro del giornalista è quello di distruggere la verità, di mentire spudoratamente, di corrompere, di diffamare, di scodinzolare ai piedi della ricchezza, e di vendere il proprio paese e la sua gente per il suo pane quotidiano.Lo sapete voi e lo so pure io. E allora, che pazzia è mai questa di brindare a una stampa indipendente?
Noi siamo gli arnesi e i vassalli di uomini ricchi che stanno dietro le quinte. Noi siamo dei burattini, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità, le nostre vite, sono tutto proprietà di altri. Noi siamo delle prostitute intellettuali.“

[Fonte: Richard O. Boyer e Herbert M. Morais, Labor’s Untold Story, United Electrical, Radio & Machine Workers of America, NY, 1955/1979]


Come funziona l'informazione giornalistica

Come funzionano i media: il modello della propaganda 


Voglio ricordare che questo modello è uguale per tutte le nazioni che hanno uno stile di vita socio-economico-politico simile allo statunitense e, a mio avviso, l’Italia rientra in questo frangente. 

I due studiosi vedono i media come un prodotto di lettori (il pubblico) e di imprese (i pubblicitari). La conclusione espressa è che i media nazionali americani, e di ogni Stato affine, servono le politiche dei grandi gruppi che, mentre forniscono il profilo ottimale a scopi pubblicitari, prendono parte al processo decisionale della sfera pubblica e privata, così anziché scoprire e riferire la verità, presentano il mondo come le grandi corporazioni vogliono plasmarlo portando gli individui a vivere la realtà voluta dalle multinazionali che, ovviamente, non sono interessate al bene dell’uomo comune ma al loro profitto economico. Questo non è un modo democratico di fare informazione. 

Quindi i due autori si sono domandati come avviene questo tipo di controllo e di depistaggio formulando le cinque teorie, i cinque filtri, che determinano il tipo di notizie che vengono alla fine pubblicate: 
La proprietà 
Gli introiti pubblicitari 
Le fonti di notizie 
La reazione negativa 
L’ideologia. 

Il dominio dei grandi gruppi è così potente che gli stessi operatori che lavorano nel campo dell’informazione non si accorgono quasi che essi stessi sono manipolati e credono ancora di essere liberi di scegliere, pensando d’interpretare in modo oggettivo le notizie che divulgano rispettando, sia l’utente sia l’etica professionale.

Analizzando il primo punto vediamo:

Primo filtro, proprietà 
Orientamento al profitto dei mass-media che è in stretta correlazione alla proprietà. 
È necessario risalire all’Ottocento, quando i giornali diventarono imprese di grandi proporzioni. Per riuscire a migliorare la tiratura e raggiungere sempre più un vasto numero di utenti c’era bisogno di capitali ragguardevoli per affrontare i costi; mentre nel 1837, in Inghilterra, il costo di produzione di una testata giornalistica si attestava sotto le mille sterline, solo trent’anni dopo arrivò alle cinquantamila. Il Sunday Express, ad esempio, anche se vendeva duecento cinquanta mila copie impiegò molto tempo per arrivare ad avere un pareggio di conto poiché il capitale impiegato si attestava intorno ai due milioni. Questo fece si che solo coloro che possedevano la “proprietà,” i capitali, riuscirono a proseguire nel campo della divulgazione delle notizie e più trascorreva il tempo più l’informazione si è accentrata nelle mani di gruppi sempre più grandi perché supportati da ingenti capitali. Oggi l’editoria appartiene a mastodontiche società che non hanno solo interessi nell’informazione, in realtà, toccano quasi tutto ciò che riguarda la vita del pianeta, Westinghouse e General Electric ne sono un esempio. 
È lecito chiedersi: “Cosa ci si può attendere da un’informazione che è nelle mani di grandi corporazioni che hanno interessi in più aspetti economici?” 
L’unica risposta sensata che può essere dedotta è che l’informazione divulgata non andrà mai contro gli interessi dei proprietari che gestiscono il mezzo informativo. 
Nel libro tale concetto è così riassunto: 
Le più importanti società di media sono grosse imprese economiche controllate da persone molto ricche o da manager sottoposti a vincoli rigidi dai proprietari o altre forze che sono orientate al mercato dei profitti. Divulgazione informativa e proprietari sono strettamente connessi e gli interessi in campo sono in comune con altre importanti imprese come le banche e i governi.” 
Nel secondo filtro si parla di:


Secondo filtro introiti pubblicitari 
Poiché i mezzi di comunicazione di maggior consumo dipendono quasi totalmente dagli introiti pubblicitari i giornali minori che non ottenevano sponsorizzazioni dalle grandi aziende, non sono riusciti a resistere sul mercato. I due autori asseriscono che le notizie diffuse sono solo un riempitivo per far si che i lettori vedano la pubblicità, vero importante contenuto, che li piloterà a compiere acquisti prestabiliti. Questo meccanismo è presente in ogni strumento di comunicazione. Le notizie, perciò, raramente denunceranno i mali delle grandi aziende, l’interesse e l’attenzione sono portati a focalizzarsi sulla degradazione ambientale, sull’asservimento dell’industria a obbiettivi militari o ai regimi tirannici del Terzo Mondo. Poiché sembra che l’interesse dei fruitori delle trasmissioni televisive preferiscano i talk show e gli spettacoli  d’intrattenimento, piuttosto che argomenti che toccano l’essenza, gli inserzionisti prediligeranno questi programmi per mettere in moto il loro piano di realizzazione dei profitti. Da un’analisi stilata dal gruppo Nielsen è risultato che una perdita di audience procura un abbassamento di guadagno intorno agli ottanta cento milioni di dollari all’anno. Importante, quindi, è lo share televisivo e non la qualità della trasmissione. 
Terzo filtro, fonti di notizie 
La scelta delle fonti è di estrema importanza e devono riguardare, oggi più che mai, l’intero globo e toccare molteplici aspetti: l’economia, la cultura, la salute, la politica e gli eventi globali. Questo richiede l’impiego di un grande numero di fotografi e giornalisti sparsi in ogni angolo del pianeta per approvvigionare la redazione di ogni accadimento degno di nota. Generalmente il personale giornalistico è concentrato là dove esistono eventi di rilievo, dove vengono indette numerose conferenze stampa o dove possono esserci un maggior numero di fughe di notizie e indiscrezioni. I luoghi chiave, quindi, sono nei pressi della Casa Bianca, dei centri di potere delle Nazioni, il Pentagono, i vari Dipartimenti di Stato, i Municipi, le Ambasciate, le Polizie, le società più importanti e i gruppi commerciali più famosi. Come asserisce Mark Fishman, presidente dell’Istituto Novartis per la Ricerca Biomedica dal 2002, il bisogno di dati di un’informazione può essere soddisfatto solo da altre burocrazie (principio dell’affinità burocratica). 
Ovviamente queste fonti informative hanno un prestigio innegabile e questo fa si che troppo spesso il giornalista prenda nota delle dichiarazioni degli addetti alle relazioni delle varie società e/o Enti senza nemmeno scomodarsi a verificarne la veridicità. Secondo i due scrittori la pretesa di obiettività è un presupposto morale che fa comodo sia al giornalista, che così impiega meno tempo e forze nello stilare il suo articolo e rischia in minor misura una probabile querela per diffamazione, sia alle fonti stesse. Il Pentagono, ad esempio, ogni anno spende milioni di dollari per la sezione addetta alla diffusione delle notizie. Tra l’altro questo è il modo più semplice per ovviare qualsiasi problema di diffusione di fonti poco gradite che possono minare la loro importanza e reputazione. Chomsky e Herman sono d’accordo nell’affermare che media e fonti informative vivono un legame simbiotico dovuto da necessità economica, di prestigio e d’interessi. Così per facilitare la fruizione delle informazioni i settori dedicati alla divulgazione si sono premuniti di offrire centri in cui riunirsi, copie di discorsi e di rapporti futuri, programmare conferenze stampa organizzate con materiale e con sessioni fotografiche che usa un linguaggio di facile ricezione. 
L’informazione, come si evince, è quasi tutta gestita dalle grosse organizzazioni e i media, alla fine, diventano riluttanti nel divulgare notizie provenienti da fonti minori per il timore di perdere l’accesso a quelle abituali; poco importa se ciò che dichiarano sia il vero. La parte che più lascia a bocca aperta è che nell’eventualità che il materiale sia scarso subito vengono forniti degli “esperti” la cui fama dipende dalla loro funzionalità al potere. Quindi spesso accade che se una notizia è vera al di là di ogni ragionevole dubbio e proviene da fonti non ufficiali, lontane o in antitesi con l’establishment, viene ignorata. Purtroppo il più delle volte persone scomode non vengono nemmeno invitate a partecipare ai dibattiti e alle varie conferenze stampa indette in giro per il mondo, così, viene passato solo ciò che fa più comodo. 
Quarto filtro, reazione negativa 
Accade che a volte ci siano dei veri attacchi alle notizie diffuse (reazioni negative). Generalmente queste polemiche avvengono con telegrammi, lettere, petizioni, presentazioni di proposte di legge al Congresso, proteste e anche minacce e azioni punitive. Se questi attacchi provenissero da grossi e potenti gruppi economici i mezzi informativi rischierebbero di perdere i finanziamenti dei loro paladini inserzionisti così, per ovviare questo problema, le società commerciali inserzioniste aumentano la loro presenza nella vita politica del paese imbavagliando ogni forma di deviazione e protesta. Arrivano addirittura a creare loro stessi dei gruppi e delle associazioni, il cui fine è proprio quello di scatenare attacchi polemici. 
Ovviamente poiché questi sono una creatura degli stessi inserzionisti la protesta è solo una mera finzione. Tutti gli sforzi sono tesi per gestire l’informazione pubblica a proprio vantaggio.
A questo punto cosa ci si può aspettare dal mondo dell'informazione? Inoculazione di un modo di pensiero voluto e stabilito dalle multinazionali che fanno girare il mondo non per come dovrebbe ma per come loro desiderano.

Internet non è meglio del resto chi ha messo a disposizione questo strumento sono gli stessi che continuano a mantenere in pugno la vita delle persone, ma...
Dentro ad internet sono entrate persone che stanno provando a cercar di far comprendere che è necessario aprire gli occhi del cuore e della mente e iniziare ad avvalersi della vera intelligenza umana che non è quella che fino ad oggi è stata usata. Infatti non abbiamo fatto altro che ripetere gli insegnamenti istillati nelle menti conformate attraverso l'educazione, la morale e la fede.

Bisogna purificarsi da tutto questo e iniziare ad usare i nostri talenti e vivere con essi insieme per costruire la vera vita. Questo che stiamo subendo è un continuo estenuante lavaggio di coscienza e svuotamento dell'essenza. Rimandiamo al mittente tutta questa porcheria, isoliamo il Cervellone iniziale e per farlo bisogna staccarsi uno ad uno da esso solo così gli toglieremo la linfa vitale di cui si nutre per ingrandirsi.

USIAMO  LA COSCIENZA ED IL CERVELLO INSIEME E VEDREMO LA VERITÀ, 

fatta di avvelenamento del cibo, impoverimento voluto, metodi curativi che uccidono, avvelenamento dell'aria, dove trovate il positivo? Rendetevene conto perché se no la fine è grazie alla pigrizia e alla stupidità che arriverà. Se una volta si poteva dire che era difficile sapere oggi non è così si può sapere e rendersene conto. Le lauree, i diplomi sono solo il risultato della deficienza. Ma capite che ci stanno prendendo per i fondelli o no? Sapete perché lo fanno e sempre di più? Per il nostro consenso non dicendo nulla, lasciando fare aumenteranno tutte le negatività. Posso essere comprensiva ma tutto ha un limite e noi dobbiamo metterlo alla deficienza che ci hanno insinuato.

Voglio fare un esempio di  presa per i fondelli

Ora spiegatemi come è possibile che per accedere ai concorsi pubblici devi avere un diploma e poi secondo la carica una laurea, e per fortuna ora senza più il voto minimo conseguito (fonte:Accesso ai concorsi pubblici) quando poi abbiamo come ministro dell'istruzione una che ha fatto fino alla terza media? Non ho nulla in contrario al titolo di studio ma sono contraria a queste schifezze politiche o tutti accedono senza i diplomi , oppure nessuno e maggior ragione per coloro che amministrano. Ma vi rendete conto di quanto siamo stupidi e come ci facciamo prendere per il naso? La ministra dell'istruzione deve andare a casa o devono modificare le leggi.
Perché i giornali e le televisioni anziché divulgare le solite notizie non parlano di questo? Perché i giornalisti, i vari colonnelli del meteo non dicono la verità? Eppure questo sarebbe il loro lavoro!!! SPEGNETE LE TELEVISIONI, NON COMPRATE PIÙ GIORNALI CHE VI LAVANO LA TESTA!!


fonte http://lettorenonpercaso.blogspot.it/2017/01/la-manipolazione-mediatica-tv-e-stampa.html

fonte: https://alfredodecclesia.blogspot.it