mercoledì 28 settembre 2016

Manuel Agnelli



INTERVISTA

nuova carta identità: il controllo elettronico degli italiani!




di Gianni Lannes

La schedatura di tutti, adulti e bambini, vale a dire il controllo dei dati biometrici di ogni individuo. Il pretesto è la sicurezza di massa combinata alla modernità tecnologica. Ecco le peggiori novità che ci attendono per disintegrare definitivamente ogni e qualsiasi libertà civile, e dare il via libera al controllo totalitario delle persone. Altro che Stato di diritto o democrazia partecipata. La spacciano per una rivoluzione obbligatoria: a tutta la popolazione italiana che richiede un documento d’identità, dal prossimo anno saranno prese le impronte digitali. A Roma, presso il Viminale, è stata allestita una gigantesca banca dati contenente tutti i dati sensibili della popolazione italiana, già schedati dalla Sogei e messa a disposizione segretamente della NATO, e quindi anche della CIA e del Mossad.La carta d'identità elettronica e la Carta nazionale dei servizi sono gli unici strumenti di autenticazione previsti dal Codice dell'Amministrazione Digitale  per l'accesso ai servizi web erogati dalla pubblica amministrazione italiana.





Basta leggere la circolare numero 10/2016 del ministero dell'interno per rendersi conto del pericolo. A partire da gennaio 2017, addio al formato cartaceo, il documento di riconoscimento sarà solo formatocard ed arriverà a casa in seguito alla richiesta all'ufficio anagrafe  e alla registrazione dei dati  anagrafici e biometrici. Altra novità istituzionale: saranno accantonati gli uffici anagrafe comunali. Nessuno o quasi se n'è accorto, ma il Parlamento degli onorevoli illegittimi (insediati con la legge incostituzionale numero 270/2005, come ha sancito la Corte costituzionale con il pronunciamento numero 1 del 2014) ha approvato la legge 6 agosto 2015, numero 125, promulgata dall'inquilino del Quirinale, con la controfirma degli ineletti, Renzi, Padoan e Alfano.




Bari è stata individuata dal ministero dell’Interno come città pilota, quindi nel capoluogo pugliese il nuovo corso decollerà prima rispetto al resto del belpaese. La consegna a domicilio della carta d'identità elettronica avverrà in linea di massima entro sei giorni lavorativi dalla registrazione dei dati. Quindi l'ufficio anagrafe trasmetterà i dati al ministero dell'Interno (ai fini della certificazione e della autorizzazione all'emissione) che a sua volta li girerà all'istituto deputato a stampare la carta d'identità. Infine l'invio a domicilio.

Il costo dell'operazione sarà di 22 euro (spese di produzione del documento più diritti di segreteria) per cui ci sarà di fatto un aumento del costo per il rilascio della carta. Attualmente, si spendono, scegliendo il formato di carta soli 5,42 euro, altrimenti con la carta digitale l’esborso è complessivamente di 25 euro.  
Sabato scorso, l’ineletto Matteo Renzi, in occasione dell'inaugurazione della Fiera del Levante ha proposto al sindaco, Antonio Decaro, di presentare anche a Bari «Italia 4.0», un progetto «di innovazione spinta» relativo alla pubblica amministrazione.

riferimenti:

Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Modena, 2012.

fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

sabato 24 settembre 2016

la zombizzazione psicoattiva e la sicurezza audio

Leggete bene questo articolo (chi o non lo conosce ancora), non ci sono molti materiali in rete dedicati alla sicurezza audio (non è il controllo di decibel)
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(di Lenni Rossolovski)

Purtroppo, i componenti psicoattivi si usano non solo nelle meditazioni neuroacustiche. La prima e principale fonte della zombizzazione psicoattiva è la televisione; state in guardia quando guardate la TV: per introdurre nella vostra coscienza certe informazioni, gli addetti si servono delle tecnologie audio all’avanguardia.
Vi siete mai accorri che la trasmissione va in onda accompagnata dai toni leggeri, appena percettibili? Non è la musica. Queste tonalità la nostra coscienza non percepisce perché siamo concentrati sulla voce del conduttore. Si tratta dei suoni psicoattivi.
Oggi esiste una ventina di tecniche che permettono di influenzare il pubblico.
Il meccanismo della zombizzazione è semplice: la coscienza dell’ascoltatore viene portata allo stato meditativo, mentre il conduttore gli sta facendo il lavaggio del cervello (non si potrebbe esprimersi con una maggiore precisione!). Essendo rilassata, la maggior parte degli ascoltatori smette di percepire criticamente ciò che sente.
I tecnici del suono TV amano usare i toni isocronici.
Avete mai sentito come certe notizie si coprono da un certo suono metallico? Si tratta dell’introduzione allo stato beta, affinché il vostro cervello ricordi meglio ciò che sta dicendo il conduttore TV. Dopo seguirà un rilassamento, per cambiare le vostre convinzioni.

Come guardare la TV per non cadere in trappola dei componenti psicoattivi?b Se voglio vedere una trasmissione, metto le cuffie e un programma con un rumore delle onde. E sento l’audio della TV ma non i componenti psicoattivi, perché il rumore delle onde li copre.
Un’altra fonte della zombizzazione psicoattiva è la pubblicità. In certi tipi di pubblicità si adoperano dei metodi che agiscono sul subconscio (negli USA e in Canada questo è vietato per legge). Cercate di non guardare la pubblicità!

E un’alta fonte ancora è la musica pop. Non abbiate dubbi: gli hit parade vengono fatti con degli elementi psicoattivi. Potete sperimentarlo da soli. Esiste, per esempio, un hit di Kipelov “Sono libero” https://www.youtube.com/watch?v=zVt3B427PPU.
Potrete sentire una colonna isocronica mascherata sotto forma del rumore di un elicottero, e poi dei ritmi monoaurali ed alcuni effetti dello spostamento spazio-acustico. In realtà, questo hit è un innocuo programma alfa, camuffato come musica. Non arreca alcun danno e lo si può ascoltare senza preoccupazioni.

Ma ci sono anche altri esempi, molto pericolosi.
Se un ritmo binaurale sarà sovrapposto agli appelli di uccidere, all’esaltazione della morte, questo messaggio sarà fissato nel subconscio. Si conoscono i fatti di cronaca quando degli adolescenti prendevano in mano le armi e andavano ad uccidere i propri professori e i compagni di classe. Posso dire con certezza che tutti questi ragazzi erano dei fanatici dei hit simili, ascoltati con le cuffie.
Gli scienziati che studiano la neuro acustica inorridiscono se analizzano la musica pop. E’ piena di tutto, inclusi i messaggio subliminali. Il cervello adolescenziale è particolarmente recettivo e i creatori di questa musica sanno che sarà ascoltata dai bambini/ragazzi, e con le cuffie. A loro non importa che è nociva, il loro scopo è quello di venderla.

Secondo gli scienziati americani, dietro ogni strage compiuta con le armi c’è un ascolto delle canzoni psicoattive dei quali l’omicida era un fan accanito. Sia la nostra società, sia i genitori dei ragazzi ne sono all’oscuro, si crede che le canzoni non possono fare del male. Se avete i figli adolescenti cercate di salvarli dall’ascolto della musica pop di bassa lega; è meglio che ascoltino per lo meno la musica pop classica, senza parlare della musica classica.
State attenti alla musichetta in filodiffusione nei supermercati. Non è una semplice musichetta leggera! Sono i potenti programmi mirati alla vostra “deconcentrazione “. Così, se vi siete recati al supermercato per una cosa, finite col fare una marea di acquisti inutili. Non sapete di essere stati sottoposti ad un attacco audio e di essere stati derubati (con il vostro consenso).

Fate un esperimento: entrate in un supermercato indossando le cuffie. Capirete subito di essere più concentrati se state ascoltando la vostra musica e non quella che il supermercato vi propina. Tenete pure conto che in certi brani si inseriscono dei messaggi subliminali che vi invitano a comprare ciò che a voi non serve.
Un esempio di come la musica può influenzare la coscienza. Durante una visita nella città della mia adolescenza incontrai una compagna di scuola, non la vedevo da decine di anni. E’ stata una piacevole sorpresa e siamo andati a mangiare insieme. Nel ristorantino suonava una musica leggera, forte e sgradevole, e pensai subito di dover ascoltare “Le frequenze dell’ascensione”, una volta a casa, per togliere questi suoni disarmonici.
Dovevamo vederci anche il giorno dopo, per fare due passi, ma nella mattinata lei mi chiamò per dire che non poteva venire a causa di un malessere.
Ho capito subito la causa: la sua coscienza subì un attacco disarmonico e l’organismo rispose con un mal di testa e una debolezza. Le dissi che tra 40 minuti l’avrei rimessa in forma, e le feci ascoltate le frequenze.
E così fu, ma lei si rifiutò di credere che la causa fu la musica. Il 99,999% delle persone non collegheranno mai una malattia con l’ascolto di una canzone.
Ma questa è una cruda realtà. Viviamo in un infermo acustico, intorno a noi ci sono i ritmi che non ci porteranno niente di buono, perciò invito a stare molto attenti alla musichetta che si sente in molti posti pubblici; personalmente mi porto dietro un lettore mp3 con qualche programma armonico e se serve, mi metto gli auricolari...
Questo è un breve racconto sull’audio sicurezza, e spero che vi sia utile.

(di Lenni Rossolovski)

Advanced Mind Institute Italia

http://altrarealta.blogspot.it/

sabato 17 settembre 2016

eleven years

Il tempo delle donne.
Milano, Triennale.
mi devo ricordare che si tratta di un evento giornalistico, non culturale o psicoanalitico, altrimenti rischio di uscirne delusa.
nella gran parte delle situazioni non mi trovo d'accordo, la posizione dominante, che si ripete come un mantra in ogni occasione di incontro, recita la superiorità femminile, la natura femminile offesa dalla prepotenza e stupidità maschile, la ripetizione incessante dell'acquisizione di una libertà assoluta che ci fa belle, nuove, spregiudicate, sessualmente rinnovate, ma, lo aggiungo io, ancora infelici e molto spesso sole.
mi sono invece sembrate molto centrate le dottoresse che ho sentito parlare di ginecologia, oncologia, neurologia, nell'ordine Graziottin (tosta accipicchia), Dal Verde, Cavalla, relativamente a patologie di genere e ai rischi spaventosi cui si sottopongono le donne con l'acquisizione di alcuni comportamenti storicamente maschili (ed era un gran vantaggio fossero solo loro) ora anche stupidamente femminili (ed è un'enorme fregatura adesso per noi).
sono rimasta colpità dalla pochezza degli interventi di Irene Cao, Elisa Sabatinelli, neo scrittrici porno soft, e di Monica Stambrini, regista del gruppo Le ragazze del porno. un problema tutto femminile ma che le donne ignorano o fingono di ignorare è che spesso, troppo spesso, mancano di capacità di tematizzare le proprie scelte. notoriamente alle donne le parole non mancano quando si tratta di relazionarsi, in particolare con gli uomini che rispondono per lo più con prolungatissimi silenzi, ma sembrano improvvisamente privarsene quando si tratta di argomentare, al di fuori dell'amore e delle richieste in questo campo. da una donna che sceglie il porno nella sua attività registica mi aspetto una capacità di motivare e argomentare le proprie scelte con le palle e le contropalle, invece mi trovo davanti a un vuoto cosmico di parole per dirlo, o forse proprio di parole per strutturarlo. 
se vogliamo emanciparci e "fare gli uomini" in tutte le cose, porno compreso, mi aspetto che, come gli uomini, siamo capaci di motivarlo e di farne un discorso personalizzato, ragionato, argomentato.
piuttosto il nulla, si disquisiva, senza "sapere bene" (testuali parole della Stambrini) sulle differenza tra erotismo e pornografia. aiuto.
la De Filippi rimane per me un mistero del cosmo (su Emma, presente con lei sul palco, non mi soffermerei più di tanto) perché mi sembra una donna intelligente, quanto meno intelligente da un punto di vista comportamentale, poi però non mi capacito come non riesca a farsi domande sul mondo che porta in televisione. appare convinta che la realtà televisiva coincida con il reale, non posso credere che basi la sua conoscenza del mondo e delle persone che la abitano sui comportamenti perversamente mutanti mediati dal mezzo televisivo. eppure.
Claudio Risé, psicoanalista junghiano, mi è parso capace e integerrimo, soprattutto molto posato rispetto alle domande, piuttosto aggressive in tema di maschi perduti e idioti, di Diamante D'Alessio. poi è entrato Ramazzotti e sono uscita io.
nel salone d'onore parla una giornalista e scrittrice musulmana, Mona Eltahawy, doppia cittadinanza egiziana e statunitense, e presenta, verbosamente, la sua rivoluzione culturale. io direi tutta sua, tutta interna e personale, non riesco a identificarla, totalmente disaggregata com'è dalla realtà di una musulmana media, con una possibile evoluzione della posizione femminile delle donne del Medio Oriente e del Nord Africa. senza velo, in gonna, scollata, sessualmente libera. la domanda che mi frulla nella testa per tutto il tempo dell'intervista è se una donna musulmana credente e osservante desideri realmente emanciparsi al livello di una donna occidentale. perché questa è l'unica cosa che ci possa interessare, l'eventualità di una possibile scissione tra religione e comportamento sociale, ammesso e non concesso che a una donna musulmana possa interessare. perché è inutile cercare prima di rivestire le donne che si tolgono il velo (così raccontava la giornalista) e poi di svestire quelle che indossano il burkini, l'emancipazione o l'adesione a un credo è una questione individuale, guai se ci mettono il becco le leggi di uno stato.
ciò a cui voglio arrivare è la presentazione più interessante del convegno, ovvero la storia fotografica di Jen Davis, fotografa americana che per ben 11 anni si è fotografata, obesa. 
è straordinaria la potenza delle foto, belle, che presenta. 
la luce la coglie sempre in una intensità espressiva, corporale, autentica.
il discorso che accompagna le immagini è stato meno interessante, quel che è evidente è che quel corpo, così deformato e malato, è, in quegli scatti, al centro assoluto del cosmo fotografico.
un intervento bariatrico l'ha portata a perdere molti kg, fino a una rotondità più che accettabile, ma è il percorso associato alla sua rappresentazione fotografica che fa di questa donna un evento vivente.


da Eleven Years, di Jen Davis.

fonte: https://nuovateoria.blogspot.it

Francia in tumulto: si prepara a minacciare l’uscita dall’Ue

Sei francesi su dieci voterebbero per uscire dall’Unione Europea. Lo dicono i sondaggi, all’indomani del Brexit, in una Francia devastata dall’opaco terrorismo targato Isis. Protefa in patria, il professor François Heisbourg, presidente dell’istituto di studi strategici di Parigi, in un saggio di tre anni fa anticipò “La Fine del Sogno Europeo”. Sosteneva che il «cancro dell’euro» dovesse essere estirpato per salvare quel che resta del progetto europeo: «Il sogno è diventato un incubo. Non ci basterà negare la realtà per evitarlo, e Dio sa quanto la negazione sia stato il modo di operare delle istituzioni europee per lungo tempo». Heisbourg è stato ignorato, rileva Ambrose Evans-Pritchard, ma gli eventi si stanno svolgendo esattamente come lui temeva. Nel centrodestra, Sarkozy annuncia una grande svolta anti-Ue con la quale spera di contendere voti a Marine Le Pen. E dal centrosinistra, l’ex ministro  Montebourg sfida apertamente Hollande, dichiarando che ormai i trattati europei sono da considerarsi carta straccia: la Francia non può più continuare a prendere ordini da Bruxelles.
La lunga crisi economica in cui è sprofondata la Francia sta per riscuotere il suo tributo, politicamente parlando: «Ha mandato in pezzi prima il centrodestra e poi il centrosinistra francese, e ora minaccia la stessa Quinta Repubblica», scrive Evans-Il socialista Arnaud MontebourgPritchard sul “Telegraph”, in un articolo tradotto da “Voci dall’Estero”. L’ex presidente gollista Nicolas Sarkozy è tornato alla ribalta mediatica «lanciando la scommessa del proprio ritorno sulla scena con la proposta di un pacchetto di politiche di ultra-destra mai viste in tempi recenti nelle democrazie europee occidentali». Ma il tumulto nella sinistra è altrettanto rivelatore: Arnaud Montebourg, l’enfant terrible del partito socialista, ha lanciato la propria sfida contro il governo Hollande, definito «regime politico da destra tedesca». Nel mirino, Bruxelles: «Penso che l’Unione Europea sia arrivata a fine corsa, e la Francia non ha più alcun interesse a farvi parte. L’Unione Europea ci ha lasciati impantanati in una crisi anche molto tempo dopo che il resto del mondo ne era uscito». Montebourg chiede una sospensione unilaterale delle leggi europee sul lavoro: «Per quanto mi riguarda, gli attuali trattati sono scaduti». E annuncia uno “sciopero” contro l’Ue: «Non possiamo più accettare questa Europa».
In altre parole, spiega Evans-Pritchard, Montebourg «se ne vuole andare da dentro – come stanno già facendo la Polonia e l’Ungheria – cioè senza sollevare nessuna clausola tecnica o legale». E la sua accusa contro Hollande è devastante: le politiche di rigore hanno inevitabilmente portato a milioni di persone disoccupate. «Non si sono mai smossi dal loro catechismo e dalle loro false certezze», dice Montebourg. I socialisti hanno pagato un prezzo salato per la loro cieca arroganza: hanno ottenuto solo il 15% dei voti dalla classe lavoratrice nelle recenti elezioni, mentre il Front National di Marine Le Pen ha mietuto il 55%. La doppia contrazione – fiscale e monetaria – ha gettato la già prostrata economiadell’Eurozona in una seconda recessione, osserva Evans-Pritchard. «Tutto ciò è stato aggravato da una stretta fiscale che è andata ben oltre qualsiasi possibile dose terapeutica, ed è stata imposta da un ministro delle finanze tedesco accecato da un’ideologia pre-moderna», il terribile L'economista François HeisbourgWolfgang Shaeuble, «e seguita servilmente da tutti gli altri». Ed ecco il punto: «La Francia avrebbe forse potuto mobilitare una maggioranza di paesi europei per bloccare questa follia, ma né Sarkozy né Hollande sono stati disposti ad affrontare Berlino».
Entrambi i presidenti francesi «sono rimasti legati religiosamente all’accordo franco-tedesco, o almeno alla sua illusione totemica». Il risultato? «Un decennio perduto, e una retrocessione del lavoro che ridurrà le prospettive di crescita dell’Eurozona per molti anni ancora». Osserva ancora il giornalista economico inglese: «Non sapremo mai se la disoccupazione giovanile di massa nei quartieri nordafricani delle città francesi ha avuto un ruolo nella diffusione della metastasi jihadista lo scorso anno, ma certamente è stato uno degli ingredienti». Per contro, la tendenza anti-Ue che ormai investe trasversalmente la Francia dimostra che, se la “regia occulta” del terrorismo mirava a ottenere la rassegnazione dei francesi anche rispetto alle misure più impopolari dettate dall’élite finanziaria, come la Loi Travail, il Jobs Act transalpino, i francesi non ci stanno. Anche perché l’analisi della situazione è deprimente: «L’austerità fiscale è terminata, ma l’economia francese non è ancora abbastanza forte da risolvere le patologie sociali che tormentano il paese. Nel secondo trimestre la crescita è ritornata a zero».
Per Evans-Pritchard, «il grande danno politico, comunque, si è già consumato: non serve aggiungere che la Francia ha anche una serie di problemi economici che non c’entrano con l’Ue. Il modello sociale è basato su tasse punitive sull’occupazione e crea uno dei peggiori cunei fiscali al mondo. Appena un quarto dei francesi tra i 60 e i 64 anni lavorano, rispetto al 40% della media Ocse. Questo è dovuto a incentivi per il pensionamento precoce. Lo Stato spende il 56% del Pil, cioè l’equivalente dei paesi nordici, senza però avere la flessibilità del lavoro che c’è nei paesi nordici». E ancora: «Ci sono 360 diverse tasse, alcune delle quali in vigore da prima della Rivoluzione Francese. I sindacati hanno per legge un presidio in tutte le aziende oltre i 50 dipendenti, eppure hanno un tasso di partecipazione di appena il 7%». Per Brigitte Granville, economista alla Queen Mary University di Londra, «è un inferno che purtroppo non ha nemmeno la poesia di Dante». Di fatto, «si è tergiversato per tutti gli anni del boom dell’euro e ora è troppo tardi. Ora la Francia è intrappolata nella camicia di forza dell’unione monetaria». Secondo il Fmi, il tasso di cambio reale è sopravvalutato del 9% (e rispetto alla Germania del 16%). «L’unico modo pratico con Sarkozycui la Francia può riguadagnare competitività è tramite una profonda deflazione rispetto al resto dell’Eurozona, ma questo prolungherebbe la crisi e sarebbe devastante per il Pil e la dinamica del debito. Sarebbe autolesionista».
Per Evans-Pritchard, Montebourg ha ragione a concludere che la Francia sarà paralizzata fino a che non riprenderà gli strumenti della propria sovranità. Quanto a Sarkozy, sta «aggirando questo elemento essenziale». Il suo manifesto-shock «chiede la fine del primato legale Ue rispetto alla legge francese e chiede l’abrogazione del Trattato di Lisbona, quello stesso trattato che lui, Sarkozy, aveva introdotto con prepotenza al Parlamento francese dopo che era stato respinto dagli elettori francesi in un referendum sotto la guisa di “Costituzione Europea”». Ma il suo maggior ardore, continua Evans-Pritchard, è riservato alla guerra culturale e alla “riduzione drastica” del numero degli stranieri. «Sarkozy promette di porre sotto controllo l’Islam in Francia, con gli imam che dovrebbero riferire le proprie attività al ministero degli interni». L’appello di Sarkozy alla “identità francese” punta direttamente al Front National, «e questo dice molto sulla devastazione dello scenario politico dopo anni di depressione».
Marine Le Pen è davanti a Sarkozy nei sondaggi, con un sostegno dell’elettorato vicino al 30% grazie a un impetuoso mix di ricette economiche di sinistra e nazionalismo di destra, con un richiamo diretto agli anni ’30. Ha promesso di «far finire l’incubo dell’Unione Europea». Un sondaggio Pew risalente a giugno svela il 61% degli elettori francesi ha un’opinione “sfavorevole” dell’Ue, un dato addirittura più alto che in Gran Bretagna. Il professor Thomas Guénolé della “Sciences Po” di Parigi avverte: «Per quanto possa sembrare incredibile, un referendum sul ‘Frexit’ verrebbe probabilmente perso dalla fazione europea. Come nel Regno Unito, il ‘leave’ vincerebbe». Per “Le Figaro”, il Brexit ha cambiato profondamente la situazione: «I sostenitori della costruzione europea avevano preso l’abitudine di difendere l’Europa con argomenti catastrofisti, con l’idea che l’uscita avrebbe provocato nuove guerre o collassi economici. Ma ora la Gran Bretagna sta uscendo ed è evidente che non avverrà nessun cataclisma economico e nessuna grossa crisi geopolitica».

fonte: www.libreidee.org

venerdì 9 settembre 2016

la deforestazione riduce la capacità di infiltrazione nel suolo dell'acqua


La deforestazione riduce la capacità di infiltrazione nel suolo dell'acquaLa capacità del suolo di assorbire l'acqua e di muoversi attraverso diversi strati di terreno è essenziale per gli ecosistemi forestali, ma anche per rifornire le falde acquifere e per evitare il dilavamento e l’erosione.
Gli scienziati dell'Università del Missouri hanno scoperto che le operazioni di taglio possono influenzare negativamente la densità del suolo e infiltrazioni d'acqua all'interno delle foreste, in particolare lungo strade forestali e presso le piazzole in cui vengono accatastati i tronchi prima di essere trasportati alle segherie.
“Abbiamo scoperto che lungo queste strade forestali e le aree di stoccaggio dei tronchi, il suolo era più denso e compatto con bassa infiltrazione d'acqua che nelle circostanti aree incontaminate della foresta”, ha detto Stephen Anderson. “Ciò può causare diverse sfide ambientali alle foreste poiché il terreno giù compatto impedisce l'assorbimento dell’acqua piovana, che invece scorrerà via causando erosione.”
Questa erosione può portare via il terriccio fertile da foreste, che entra nei corsi d'acqua e rende difficile la rigenerazione delle foreste dopo il taglio, mentre al tempo stesso si inquinano i corsi d’acqua.
Anderson e Simmons hanno effettuato carotaggi del terreno fino a 40 centimetri di profondità nelle strade forestali, nelle aree di stoccaggio dei tronchi e nelle aree abbattute della foresta nazionale Mark Twain nel Callaway County, in Missouri. Il risultato dello studio è che il suolo da strade forestali e le aree di stoccaggio è più compatto, causando una minore ritenzione idrica rispetto alle altre aree. Lo studio conclude suggerendo un trattamento di queste aree colpite all'interno di foreste registrati.
“Anche se le imprese forestali hanno adottato precauzioni per prevenire altri tipi di impatto ambientale, non hanno tenuto conto degli impatti della densità del suolo sull'infiltrazione dell'acqua”, conclude Anderson. “È importante queste aree di terreno compattato siano identificate e trattate per ridurre la compattazione del suolo e prevenire gli effetti a lungo termine sulla rigenerazione delle foreste. È nell’interesse stesso delle imprese forestali assicurare che il suolo forestale resti sano, infatti un suolo troppo denso può portare s una ridotta crescita degli alberi e quindi a una scarsa produttività”.

Fonte tratta dal sito

fonte: https://wwwblogdicristian.blogspot.t

domenica 4 settembre 2016

quando gli italiani erano analfabeti erano molto più colti


Bergamín fu uno scrittore madrileno che vedeva nell'analfabetismo una difesa necessaria dell'ordine del mondo e nella superstizione il più chiaro segno dell'intelligenza. Il suo curioso punto d'incontro tra la visione spirituale e tradizionale e il suo immaginario comunismo è nella convinzione antica che la vox populi sia vox dei. 

La voce del pueblo, dice Bergamín, è voce divina. E dunque, desume, la rivoluzione popolare è Dio che irrompe nella storia. Anzi «Dio può essere rappresentato popolarmente come la rivoluzione in persona».

Ma il suo testo più smagliante tradotto in Italia è Decadenza dell'analfabetismo. La sua tesi, genuinamente antimoderna e reazionaria, è che l'analfabetismo è la vera cultura dei bambini e dei popoli. Le sue radici affondano nella realtà e nell'animo umano e danno luogo a una visione del mondo e della vita che vale assai più dell'erudizione e dell'alfabetizzazione. 


Il bambino pensa solo per immagini e dice il suo pensiero ad alta voce, dunque è visione e cultura orale. E fa tutte le cose per gioco. Così i popoli, che pensano e credono contemporaneamente, giocando. «Dio gioca con i popoli analfabeti come i fanciulli, il Diavolo si gioca sempre i popoli letterati». Da cui deduce che l'analfabetismo è «la comune denominazione poetica di ogni stato veramente spirituale». I Popoli più colti tendono alla decadenza. Ma dietro l'elogio dell'analfabetismo c'è in Bergamín la difesa tradizionale dell'ordine del mondo, mentre l'ordine alfabetico è «un falso ordine», anzi «è il maggior disordine spirituale». 

Dopo pagine dedicate all'importanza dei demoni - in Andalusia, scrive, il Demonio viene chiamato il Cavaliere - Bergamín osserva che «un essere essenzialmente intelligente è naturalmente superstizioso; giacché la superstizione è possibile solo negli esseri intelligenti». Poi sparge perle in forma di aforismi del tipo «Occorre avere un Dio, un'amante e un nemico - Esattamente, occorre avere tre nemici». Per lui la vera poesia come la vera sapienza proviene dalla noia, che «è la porta segreta del paradiso»; «la noia dell'ostrica produce perle».

Da vecchio, Bergamín sosteneva che a sessant'anni ci si può suicidare, a settanta è consigliabile, a ottanta è obbligatorio. E lui, giunto a ottant'anni ci provò. Andò sul balcone, prese la rincorsa per scavalcare la ringhiera, ma perse l'equilibrio e cascò all'indietro rompendosi una gamba. Anche per suicidarsi ci vuole una certa aitante vitalità. Bergamín sostiene che nello spirito umano c'è una tendenza all'eccesso, e per lui i due estremi sono il cattolicesimo e il manicomio. Lui volle essere ambedue. Perché a suo dire, giunti a certi estremi «il solo modo di aver ragione è perderla»!


Ritorno alla Terra di Carlo Petrini


fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

Madre Teresa non fu una santa?



Pubblicando questo articolo l'intento non è quello di screditare gratuitamente bensì di farsi un'idea delle differenze che possono esistere tra una persona reale e il suo equivalente "pubblico", portando alla luce opinioni, dati ed eventi forse meno noti ..
Catherine

Il quattro settembre di quest'anno Madre Teresa diventerà Santa Teresa.

Cosa tutt'altro che sorprendente; era stata beatificata nel 2003, e la beatificazione è una specie di strada a senso unico per la canonizzazione.
Ma questa è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Lei una santa non lo fu.

Canonizzare Madre Teresa significherebbe chiudere la questione di quella problematica eredità che si è lasciata alle spalle, che include le conversioni forzate, i discutibili rapporti intrattenuti coi dittatori, la sua mala gestione, a onor del vero, delle cure mediche di qualità davvero pessima.

Cosa peggiore di tutte, lei incarnava la classica figura dell'uomo bianco che porta la propria carità nel terzo mondo - che poi è il senso stesso di quella che è stata la sua immagine pubblica, nonché fonte d'incommensurabili traumi per la psiche collettiva post-coloniale dell'India e della sua diaspora...

L'annuncio del Papa: "Madre Teresa santa il 4 settembre"

Nel 2013 una ricerca condotta dall'Università di Ottawa ha sfatato il "mito dell'altruismo e della generosità" che avvolge Madre Teresa, raggiungendo la conclusione che la sua santificata immagine non regge al confronto coi fatti, e rappresenta sostanzialmente il compimento di una vigorosa campagna mediatica organizzata da una Chiesa Cattolica in sofferenza.

Nonostante tutte le sue 517 missioni, che al momento della sua morte erano state organizzate in cento diversi paesi del mondo, la ricerca ha scoperto che praticamente nessuno di coloro che vi si era recato alla ricerca d'assistenza medica ne aveva poi effettivamente ricevuta. Le condizioni che vi si potevano osservare erano non igieniche, "perfino inappropriate", l'alimentazione inadeguata, e gli antidolorifici assenti - non certo per mancanza di fondi, nei quali l'ordine di Madre Teresa, famoso in tutto il mondo, in realtà sguazzava - ma in nome di quella che gli autori della ricerca definiscono la sua "peculiare concezione della sofferenza e della morte".

"C'è qualcosa di meraviglioso nel vedere i poveri accettare la propria sorte, sopportandola come se si trattasse della Passione di Cristo. Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza": lo dichiarò Madre Teresa a un Christopher Hitchens tutt'altro che entusiasta.

Pure tenendoci all'interno della concezione cristiana della benedetta mansuetudine, che razza di logica perversa sottende a questo punto di vista? Non sorprendentemente, tenendo conto della cornice in cui si svolgeva la sua opera, la risposta sta nel colonialismo razzista. Per tutti quei cento paesi, Madre Teresa appartiene all'India, ed è l'India ad aver concepito la Beata Teresa di Calcutta. Fu lì che lei acquisì l'immagine che lo storico Vijay Prakash ha definito della "donna bianca nelle colonie per antonomasia, impegnata per la salvezza di quei corpi scuri dalle loro tentazioni e dai loro fallimenti".

La sua immagine è interamente racchiusa nella logica coloniale: quella del salvatore bianco che getta una luce sugli uomini dalla pelle ambrata più poveri del pianeta.

Madre Teresa fu una martire - non per i poveri dell'India e del Sud globale - ma per quel senso di colpa bianco e borghese. (Come nota Prakash, svolgeva esattamente questa funzione al posto di, e non certo insieme a, una "autentica sfida a quelle forze che la povertà la producono e la coltivano"). E tutti quei suddetti uomini dalla pelle ambrata, poi, come li avrebbe aiutati? In modo quanto meno discutibile, ammesso che l'abbia mai fatto.

Il suo persistente "secondo fine" era quello di convertire al cristianesimo alcuni fra gli individui più vulnerabili del Paese, come del resto ha dichiarato l'anno scorso il capo di una Ong induista .
Esistono perfino alcune testimonianze secondo le quali lei e le sue suore avrebbero provato a battezzare persone in punto di morte.

Tutto questo accanirsi nei confronti della suora e del suo ordine potrebbe apparire meschino, se non fosse per quella che è stata l'incessante campagna condotta dalla chiesa per renderla qualcosa di più di ciò che fu. Una campagna che partì quando lei era ancora in vita, all'epoca in cui il giornalista antiabortista inglese Malcolm Muggeridge si accollò la croce di curare l'immagine pubblica di Madre Teresa, prima con un documentario agiografico del 1969, poi con un libro pubblicato nel 1971. Fu lui ad avviare il movimento d'opinione per andare a collocarla nel "regno del mito" più che in quello della storia.

La sua beatificazione postuma è stata intrapresa col furore di chi non vuole essere beccato. Papa Giovanni Paolo II esonerò il suo processo di beatificazione da quello che sarebbe stato un normale periodo d'attesa quinquennale e infatti esso cominciò ad appena un anno dalla sua morte. Si sarebbe propensi a supporre che una donna disposta a ricorrere a metodi tanto straordinari dovesse essere al di sopra di ogni sospetto.
E tuttavia nel corso della sua vita Madre Teresa s'intrattenne con famigerati despoti del calibro di Jean-Claude Duvalier di Haiti (dal quale accettò la Legione d'Onore nel 1981) e l'albanese Enver Hoxha.

Ora, niente di quanto detto finora è particolarmente nuovo

Gran parte di tutto ciò venne alla luce già nel 2003, all'epoca della sua beatificazione, con la polemica sollevata da Christopher Hitchens, nonché nel documentario "Hell's Angel" di Tariq Ali. Qui non si vuol parlare male dei morti.

Ma l'imminente santificazione di Madre Teresa è un qualcosa in grado di suscitare un'irritazione del tutto inedita.
Noi concepiamo Dio a nostra immagine, e vediamo la santità in coloro che ci somigliano. Da questo punto di vista l'immagine di Madre Teresa rappresenta un reperto della supremazia bianca occidentale.

La sua glorificazione avviene a scapito della psiche collettiva indiana - della mia psiche indiana. E di un miliardo di indiani e della diaspora a cui è stato inculcato il concetto che quando sono i bianchi ad aiutarci è diverso, è meglio. A cui è stato insegnato che una conversione forzata non è poi questo gran problema. Che sono cresciuti apprendendo il vergognoso fatto che uno dei cinque premi Nobel "indiani" fu una donna che lasciava morire i malati.

La povertà non è bella, è tremenda. Madre Teresa assurgerà al ruolo di santo patrono dei bianchi in anno sabbatico, ma mai di alcuna reale persona di colore.

Fonte: www.huffingtonpost.it

fonte: https://crepanelmuro.blogspot.it