sabato 30 gennaio 2016

misto rimasto

Penelope mantiene il suo istinto devoto
nonostante una parte di sé vorrebbe copulare con un procio.
Tesse la tela e aspetta
mentre Telemaco sta di vedetta.

C'è tutto un mondo apparentemente reale in questa platea,
ma non chiedetemi notizie perché non ne ho la più pallida idea.

Microchip sotto pelle
da inserire tra il buco del culo e le palle,
acquisizione dati di evacuazioni e rumori rubati.

Ogni volta che mi reco a fare la spesa,
c'è un negro appostato davanti al supermercato.
Immobile come un palo in attesa di un regalo.
Vorrei dirgli, che ci stai a fare?
I mezzi per campare sono nel tuo paese natale.
Conviene assorbire gelo e neve? La vita è breve.

martedì 12 gennaio 2016

le luci della centrale elettrica


foto di Ilaria Magli

è il progetto musicale, nato nel 2007, del cantautore ferrarese Vasco Brondi.

Esordi

Vasco Brondi esordisce come cantautore nel 2007 con il nome Le luci della centrale elettrica, autoproducendo una demo dal titolo omonimo (Le luci della centrale elettrica), che riceve buoni riscontri di critica.

Nel maggio 2008 ha pubblicato il suo album d'esordio Canzoni da spiaggia deturpata, prodotto da Manuele Fusaroli e Giorgio Canali (CCCP, CSI, PGR, Rossofuoco), che riprende alcune canzoni dal precedente lavoro. La collaborazione con Canali nasce da un incontro avvenuto durante un concerto degli Zen Circus, di cui Le luci della centrale elettrica faceva da supporter. Il disco ha ricevuto un ottimo riscontro di pubblico e critica e ha in copertina un’opera dell'illustratore Gipi. L'album vince anche la Targa Tenco 2008 come Miglior Opera Prima cantautorale dell'anno.

Il tour d'esordio costruito da Virus Concerti, ha contato quasi 200 date in tutta Italia e si è concluso al teatro Ariosto di Reggio Emilia, con la seguente formazione sul palco: Vasco Brondi (chitarra e voce), Giorgio Canali (chitarra elettrica e voce), Daniela Savoldi (violoncello), Rodrigo D'Erasmo (violino), Davide Toffolo (disegni dal vivo).

Il progetto Le luci della centrale elettrica diventa un laboratorio creativo e nel corso del tour si affiancano a Vasco Brondi alcuni dei musicisti più importanti del panorama italiano: da Enrico Gabrielli (Mariposa) a Rodrigo D'Erasmo (Afterhours), da Alessandro “Asso” Stefana a Stefano Pilia (Massimo Volume).

Nel 2008, oltre alla Targa Tenco, il disco si aggiudica il Premio FIMI, il premio MEI, il Premio Musica & Dischi e il Premio Fuori dal Mucchio della storica rivista di musica Il Mucchio Selvaggio.

Tra il 2007 e il 2010 inoltre, Brondi apre i concerti di artisti del calibro di Subsonica, Blonde Redhead, Notwist e Vinicio Capossela. È stato ospite speciale in cinque concerti diversi dello spettacolo teatrale degli Afterhours. Sempre come ospite ha partecipato alla serata Rilettura musicata di Camere separate di Tondelli, organizzata da Susanna Tartaro di Rai Radio 3 Fahrenheit al Palazzo delle Esposizioni di Roma, allo spettacolo Le città viste dal basso dei Perturbazione, alla serata tributo a Fabrizio De André organizzata da Rai Radio 1. Inoltre la canzone Per combattere l’acne viene scelta per la colonna sonora dei titoli di coda del film Fuga dal call center di Federico Rizzo.

Secondo album

Il 9 novembre del 2010 Vasco Brondi ha pubblicato il suo secondo album Per ora noi la chiameremo felicità anticipato il 19 ottobre dal video del primo singolo estratto, Cara catastrofe; mentre il secondo estratto è Quando tornerai dall'estero.
Subito dopo inizia il tour teatrale che vede Le luci della centrale elettrica protagonista sui palchi di sei teatri di Roma, Firenze, Verona, Milano, Bari e Ferrara. A gennaio del 2011 inizia il tour dei club che parte con quattro sold-out consecutivi. Il disco entra al 24º posto nella classifica FIMI.

Alla fine del 2010 Rolling Stone Italia inserisce Canzoni da spiaggia deturpata al sesto posto tra i venticinque migliori dischi del decennio, primo tra gli italiani. Anche Rumore lo segnala tra i migliori dischi degli anni duemila collocandolo al 93º posto.

Nell’aprile del 2011 Lorenzo "Jovanotti" Cherubini vuole Le luci della centrale elettrica come opener del suo Ora in Tour, che ha preso il via il 16 aprile da Rimini e che porta il cantante ad esibirsi ogni sera davanti a migliaia di persone.

Colonna sonora ed EP

Nello stesso periodo il regista Daniele Gaglianone chiede a Brondi una canzone da inserire nella colonna sonora e nei titoli di coda del suo film Ruggine, che annovera tra i protagonisti Stefano Accorsi, Valeria Solarino e Valerio Mastandrea.

Nel luglio 2011 lo scrittore e giornalista Marco Lodoli, pubblica un articolo su Il Venerdì di Repubblica nel quale paragona Vasco Brondi a Francesco De Gregori e proprio quest'ultimo vuole l'artista ferrarese con sé sul palco del Traffic Festival di Torino, dove gli concede l'onore di chiudere il concerto con una versione inedita di Viva l'Italia, arrangiata dallo stesso Vasco Brondi per l'occasione.

Nel 2011 viene pubblicato il brano Un campo lungo cinematografico, colonna sonora del film Ruggine di Daniele Gaglianone. La voce di Rachele Bastreghi dei Baustelle è udibile nei cori.

Il 2 dicembre 2011 esce l'EP C'eravamo abbastanza amati in allegato al numero di dicembre della rivista XL Repubblica. Questo EP contiene il brano Un campo lungo cinematografico, tre cover di altrettanti brani, una versione alternativa di L'amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici chiamata versione con vista dai tetti e due brani registrati live (Piromani con Rachele Bastreghi e Oceano di gomma, cover degli Afterhours, con Manuel Agnelli).

Costellazioni

Nel settembre 2013 Vasco Brondi inizia a lavorare su un nuovo disco assieme a Federico Dragogna dei Ministri. Nel dicembre seguente comunica il 4 marzo 2014 come data di pubblicazione del terzo album in studio. Viene poi annunciato il titolo che è Costellazioni.

Nel frattempo partecipa alla riedizione dell'album Hai paura del buio? degli Afterhours, collaborando al rifacimento del brano Simbiosi insieme a Der Maurer.

Il primo singolo estratto da Costellazioni è I destini generali, pubblicato il 28 febbraio 2014 di cui viene diffuso anche un videoclip animato diretto da Michele Bernardi e interpretato da Alice Guazzotti.

Costellazioni debutta al secondo posto della classifica F.I.M.I.

Altri lavori

Vasco Brondi ha anche intrapreso la carriera letteraria. Il 13 ottobre 2009 è uscito per la casa editrice Baldini Castoldi Dalai il libro di Vasco Brondi Cosa racconteremo di questi cazzo di anni zero, che raccoglie i post del suo blog e altro materiale.

Nel 2012 scrive i testi della graphic novel Come le strisce che lasciano gli aerei illustrata da Andrea Bruno e pubblicata il 1º ottobre dello stesso anno da Coconino Press/Fandango.

Nome

Il nome si riferisce alle illuminazioni dell'ex polo industriale Montedison della città dove il cantautore ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza, Ferrara. In proposito afferma: "non mi interessava dare il mio nome di battesimo, ma trovarne uno che in qualche modo caratterizzasse già i pezzi dando loro uno sfondo" e ancora "Più che la centrale elettrica in sé sono queste luci. Forse mi piaceva come immagine, quello che era. Mi piace questo fatto della Montedison che se chiedi anche alla maggior parte dei nostri concittadini nessuno sa bene cosa facciano lì dentro, a meno che proprio non ci lavorino. Quindi è questa entità Montedison che mi piaceva evocare, e soprattutto le luci della Montedison in quel fumo che esce, questa attrazione serale che spesso è l’unica che c’è in città." quest'ultima riflessione è evidente nel testo di Piromani (andiamo vedere le luci della centrale elettrica/andiamo a vedere le luci della centrale a turbogas).

Stile

« Canzoni d'amore e di merda dalla provincia. »

(Vasco Brondi, quando gli viene chiesto di dare una definizione alle sue canzoni)

I brani nascono tutti da semplici accordi di chitarra acustica, gli arrangiamenti spogli lasciano intenzionalmente intatta la forza di questi due elementi. Tuttavia questo aspetto è stato criticato per l'eccessiva ripetitività che lascia poco spazio alle linee melodiche. Giorgio Canali risponde: "Sono tre accordi fissi che girano in tondo in maniera strana. Perciò importa come sono piazzate le parole e come sono “incasinati” i discorsi, che muovono dei meccanismi emotivi nella gente che ascolta. Vasco riesce ad evocare delle emozioni nelle persone con delle frasi che girano bene." Solo con il secondo album Per ora noi la chiameremo felicità (2010) ad arricchire gli arrangiamenti si è aggiunta un'orchestra di archi e fiati composta dal violinista Rodrigo D'Erasmo (con gli Afterhours dal 2008), Stefano Pilia (chitarrista dei Massimo Volume dal 2008) ed Enrico Gabrielli.

Il suo stile vocale è stato paragonato al recitato di Emidio Clementi dei Massimo Volume e a quello di cantautori come Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Giorgio Gaber o Rino Gaetano. Più che una scelta stilistica in questo caso è un'esigenza nata dal fatto di non saper cantare e non aver studiato per imparare a farlo, Brondi commenta: "non sapendo fare praticamente niente, quello che eufemisticamente possiamo chiamare il mio stile vocale è l'unico che mi viene fuori."

Testi

Brondi considera i propri testi inscindibili dalla musica, un riassunto di ciò che vede e sente immediatamente attorno a sé, e dentro di sé: "arrivano ad avere una certa forza proprio perché sono cantati o similcantati con musica sotto. Se fossero letti non avrebbero quel valore." "Alla base c’è l’insofferenza per ciò che ci circonda, intesa come un moto propulsivo per cambiare le cose".

L'immaginario si riferisce all'attualità politica e sociale senza certezze del precariato lavorativo e della crisi finanziaria.

Alle critiche risponde: "è ovvio che tutto quello che è un “di più” dal cantare “Oh my baby” in inglese si presta anche ad essere criticato molto di più, per la solita regola che chi fa qualcosa ha qualcosa che può essere criticato, chi non fa niente si presta di meno".

Impatto culturale

La crescente notorietà nell'ambiente underground lo ha reso visibile alla critica specializzata tanto da essere definito un'icona degli anni zero, un "punto di riferimento per una generazione indie cresciuta a Facebook". Vasco Brondi però contraddice: "è equivoca l’etichetta di “cantautore generazionale” perché, quando mi trovo a scrivere, canto realtà che sono un “noi tre” o “noi due” e non un “noi generazione”. Non ho questa pretesa, non credo che il concetto di generazione appartenga più di tanto a chi ha la mia età."

Formazione live

Attuale

Vasco Brondi - voce, chitarra
Federico Dragogna - chitarra
Paolo Mongardi - batteria
Matteo Bennici - basso

Ex membri

Giorgio Canali - chitarra, basso (2008-2009)
Daniela Savoldi - violoncello (2008-2009)
Enrico Gabrielli - tastiere, fiati (2009-2010)
Rodrigo D'Erasmo - violino (2009-2011)
Sebastiano De Gennaro - batteria, percussioni
Stefano Pilia - chitarra
Alessandro “Asso” Stefana - chitarra, basso
Andrea Faccioli - chitarra
Ettore Bianconi - moog, elettronica
Lorenzo Corti - chitarra

Discografia

Album

2007 - Le luci della centrale elettrica (autoprodotto)
2008 - Canzoni da spiaggia deturpata (La Tempesta Dischi)
2010 - Per ora noi la chiameremo felicità (La Tempesta Dischi)
2014 - Costellazioni (La Tempesta Dischi)

EP

2011 - C'eravamo abbastanza amati (allegato a XL Repubblica)

Videoclip (parziale)

2008 - Per combattere l'acne disegni e animazione di Michele Bernardi, montaggio di Davide Toffolo
2009 - La lotta armata al bar disegni e animazione di Michele Bernardi, montaggio di Davide Toffolo
2010 - Cara catastrofe diretto da DaNdADDy (Daniele Babbo)
2010 - Quando tornerai dall'estero disegni, animazione, regia e montaggio di Michele Bernardi
2011 - Un campo lungo cinematografico fotografia di Gherardo Gossi, montaggio di Walter Magri, diretto da Daniele Gaglianone, scene dal film Ruggine
2014 - I destini generali regia e animazione di Michele Bernardi

Compilation

2008 - La lotta armata al bar in Materiali resistenti
2008 - Un giorno balordo (cover dei Diaframma) in Il dono - Artisti vari interpretano i Diaframma

fonte: Wikipedia

lunedì 11 gennaio 2016

ciao David



Italia: schedatura elettronica della popolazione!



di Gianni Lannes

Un microchip per custodire tutte le informazioni personali, uno spazio sulla tessera plastificata per le impronte digitali, e per indicare le proprie preferenze, se si è maggiorenni, in materia di donazione degli organi. Sono le principali novità introdotte nel decreto del ministro dell’Interno, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 30 dicembre 2015. Nel corso del 2016 saranno chiusi gli uffici anagrafe dei Comuni, e tutte le informazioni sensibili della popolazione italiana confluiranno in un’unica banca dati elettronica, a disposizione della NATO.

Quando la tecnocrazia sostituisce la democrazia avanza il progresso morale? Il punto di forza di un regime antidemocratico è il controllo capillare e centralizzato delle informazioni personali di ogni persona fin dalla nascita. Il pretesto abusato è la sicurezza. Non è tutto: ecco in Italia i neonati schedati dalle biobanche pediatriche. Buon letargo italidioti!


riferimenti:




Lannes Gianni, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Modena 2012.







fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

sabato 9 gennaio 2016

Buttafuoco: scordatevi il Sud. E’ morto, finito, non esiste più

Giù al Sud delle classifiche – il calcolo proposto ogni anno da “Il Sole 24 Ore” lo conferma – è lo stare sotto tutti gli altri. A Sud di ogni Nord c’è tutto un gareggiare nell’arretrare tra Reggio Calabria e Caltanissetta per aggiudicarsi il fanalino di coda dell’azienda Italia mentre l’intero Mezzogiorno smotta sempre di più, di anno in anno, nell’irrilevanza sociale e culturale. Va giù il Sud e il Meridione – espunto dalla narrazione di Matteo Renzi – si conferma come il non luogo della politica. Ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando, sul “Corriere della Sera”, scolpisce questa chiara verità: «L’intera classe dirigente non sa cosa sia il Sud». Ha tentato una risposta d’ufficio un sottosegretario del governo in carica, Claudio De Vincenti ma, appunto, ha fatto come l’oste quando dice che il vino è buono. E’ giù il Sud. Chiunque venga adesso, qui – da dove sto scrivendo – in questo entroterra uguale ai tanti entroterra della vasta provincia meridionale, potrà rendersi conto di una sequenza inesorabile di urgenze: non c’è lavoro, non ci sono neppure più i negozi, l’artigianato è in mutande, gli imprenditori sono solo prenditori di quel che resta degli ultimi spiccioli del denaro di Stato e di giovani neppure l’ombra.
Sarà un problema l’immigrazione degli altri ma qui – da dove sto scrivendo – si è tutti scappati di casa. E’ finito, il Sud. L’unica Fiat possibile – il pubblico impiego, la santa mano dell’assistenzialismo pidocchioso – è morta sotto i colpi del debito. Era un Buttafuocopaesaggio di soli impiegati il Sud, si mangiava pesante a pranzo, si dormiva il pomeriggio ma le quote di assunzione negli enti si sono esaurite, chi si guardò e si salvò e adesso, per il parastato, per il parassitismo, per la pax sociale, è fi-ni-ta. Non c’è più verso neanche per la politica clientelare perché non è altro che un deserto il Sud, più giù di così – sia Nola o Lamezia, o anche Lampedusa – c’è il Maghreb dove la sabbia avvampa di guerra ma qui, da dove scrivo, il residuo blocco sociale dei trenta-cinquantenni residenti, finché dura potrà fare la cresta sulle pensioni dei propri vecchi, per il dopo, invece, ci sarà da pensarla qualcosa: forse come in Grecia, una legge per le unioni civili, visto che la sinistra – meritatamente in contrapposizione ai clientelismi – la butta in romanticismo in assenza di realismo?
Forse non c’è più una pubblica opinione al Sud, forse c’è solo un’onda di generica voga sentimentale tutta di tarante e di eventi perché, certo, è il posto più bello del mondo il Sud. Se c’è cornice più consona all’impalpabile idea della “qualità della vita” altro luogo non può darsi che può che questo. Si torna sempre a Surriento ma si paga il prezzo di uno stupro, qui. Gli italiani non hanno saputo fare quello che i tedeschi hanno realizzato con l’unificazione della Germania e forse perché la Ddr era povera mentre, invece, qui, questo entroterra – da dove scrivo – era ricco e florido e lo sanno bene gli omini chiamati a custodire il deposito aurifero della Repubblica italiana: il 70 per cento dei lingotti ha lo stemma del Regno delle Due Sicilie. Come ancora non ci siano i nuovi Vespri – la rivolta di popolo – non si sa. Come da Napoli in giù, come tutto il Sud, abbia ancora a muggire paziente è un mistero. E’ il non luogo, il Sud. Ed è finito.
(Pietrangelo Buttafuoco, “Giù al Sud”, da “Il Fatto Quotidiano” del 28 dicembre 2015, ripreso da “Come Don Chisciotte”).

fonte: www.libreidee.org

domenica 3 gennaio 2016

Properzia de' Rossi


Annunciazione. Museo civico medievale di Bologna


nocciolo intagliato nello stemma di famiglia


Giuseppe e la moglie di Putifarre

è stata una scultrice italiana del Rinascimento.

Figlia di un notaio, si formò nello studio dell'incisore bolognese Marcantonio Raimondi. Tra il 1525 e il 1526 eseguì dei lavori per la basilica di San Petronio. La sua biografia è inclusa tra le Vite del Vasari.

venerdì 1 gennaio 2016

adorazione dei pastori



sta signorina mi dice delle cose che non capisco.
ma come parla?
perché fornisce informazioni così tecniche sui vangeli apocrifi? sono attinenti? mi frega qualcosa? e a lei frega qualcosa?
è un esercizio di stile? è una verifica scolastica?
lei lo sa benissimo che dice cose che qui in pochi, forse nessuno, capisce.
c'è gusto?
è come quando i medici sono super tecnici per fare i pavoni e i pazienti non capiscono niente.
a cosa serve?
cara ragazza della Civita, le tue indicazioni sono boriose e poco interessanti.
indicazioni sulla tela, sull'aspetto artistico?
nulla.
qualche hanno fa fu molto diverso, ricordo indicazioni interessanti sulla pioggia di angeli della Madonna di Foligno di Raffaello e ancora di più sulla Donna allo specchio di Tiziano.
mah, questa volta mi sembra una svendita ai saldi.

la tela mi piace molto meno di quelle che l'hanno preceduta in questa sala Alessi di Palazzo Marino, sarà anche che sono stata perquisita all'entrata e sento che la libertà è perduta, finita. la radicalizzazione semina così il suo odio per la vita, sottraendo libertà.
Rubens era un uomo di successo, ricco famoso appagato, capace efficiente e produttivo.
la sua opera mi colpisce per la luce, scura, chiara, contrastata, caravaggesca, e per quei due piani, sopra e sotto, con tutta quella corposità maestosa, i pastori e gli angeli, quanto peso, quanta carne. mi aspetto che il tutto collassi, quegli angeli non ce la faranno ancora per molto a opporsi alla forza gravitazionale.
non vedo grazia, vedo opulenza, vedo uomini non un mondo celeste, non mi muovo a commozione, intuisco prosperità, un troppo pieno, la pienezza barocca, la buona e sana vita di Rubens.

fonte: nuovateoria.blogspot.it