martedì 31 marzo 2015

Dario Fo & friends: Re/Search Milano, ecco la città segreta

L’alba contemplativa sulla Montagnetta di San Siro? «Siamo saliti anche noi sull’unico rialzo di Milano accessibile non solo da governatori o banchieri». Prodigio: «Il sorgere del sole su “smogville” ci ha dato super poteri visionari, così abbiamo messo la mani sulla città smontandola pezzo dopo pezzo. Ora la stiamo ricomponendo a nostro piacimento, ma il lavoro non è ancora finito e per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto». Bastano anche solo 10 euro, per spingere i capitani coraggiosi dell’“Agenzia X” verso la meta, battezzata “Re/Search Milano”. Ovvero, la mappa interattiva e multimediale di una città fatta a pezzi: «L’incredibile guida alla Milano sconosciuta, quella più interessante e vivace ma puntualmente ignorata dalla segnaletica ufficiale», anche adesso alla vigilia dell’Expo. E’ la Milano più intima e segreta, raccontata da autori come Dario Fo, Aldo Nove, Manuel Agnelli, Mauro Pagani, Marina Spada, Max Guareschi, Giovanni Bai. Sguardi d’autore, ma anche percorsi, schede descrittive, associazioni, gruppi etnici. Una Milano mai vista, mai raccontata tutta insieme in un unico colpo d’occhio.
Quella di “Re/Search Milano”, spiegano i promotori dell’operazione culturale, sostenuta da crowdfunding sociale, è una guida ipertestuale dedicata alla Milano più inattesa, quella dei luoghi dove si produce cultura indipendente e underground, dove si Dario Fosperimenta ogni giorno nuove forme di vita e di socialità, partecipazione e divulgazione dei saperi. «Una guida in grado di smontare lo scheletro urbano in tanti piccoli pezzi, con i quali poi dare indicazioni utili per un viaggio controcorrente, erratico, denso di sorprese ed emozioni». Una topografia insospettabile, fatta di «percorsi d’autore tra psiche e territorio, intinerari narrativi scritti dalle migliori penne milanesi in un divertente gioco per indizi, collegamenti e casualità, ma anche di nuove connessioni in cui il lettore potrà divenire protagonista». Al progetto parteciperanno una moltitudine di ricercatori, artisti, studiosi e professionisti. Inoltre, insieme al proprio sito di mappe interattive, la guida permette a ciascuna realtà coinvolta di “traspassare” i propri ambiti di riferimento, interagendo con tutte le altre esperienze qui rappresentate.
Le schede sono realizzate da un collettivo editoriale formato dai redattori di “Agenzia X” con molti giovani ricercatori e appassionati di letteratura che hanno individuato più di mille luoghi da esplorare. Hanno scelto circa 200 punti, su cui proporre una breve narrazione: «Duecento manufatti di scrittura creativa, realizzati grazie alle personali esplorazioni psico-geografiche degli stessi redattori o attraverso interviste o interventi dei gestori dei luoghi prescelti». Tragitti narrativi, guidati da «Ciceroni visionari», esperti di spazi a misura di bambino, ciclofficine, street art, architettura (Lucia Tozzi), musica live (“Rockit”), teatro (Gigi Gherzi), cinema (Alessandro Stellino). E ancora: storia e Resistenza (Maurizio Guerri), negozi di dischi ed etichette discografiche, cucina e alimentazione naturale. Marco Philopat, di “Agenzia X” (organizzatrice della grande kermesse di reading “Slam-X” guida il pubblico tra i centri sociali milanesi, mentre Uliano Lucas è il “cicerone” della fotografia e Rossella Moratto quella dell’arte contemporanea. E poi le minoranze (Marco Geremia, Lgbt friendly), il “viaggio Marco Philopatsituazionista” di Alessandro Abate, il femminismo (Lea Melandri e Viviana Nicolazzo). E ancora: la moda, la poesia, la “Milano Swing” di Martina Fragale, l’archeologia industriale della periferia nord raccontata da Massimo Bunny.
Notevole chicca, gli “Sguardi d’autore” affidati a personaggi come Dario Fo: si tratta di brevi racconti realizzati appositamente dalle migliori penne milanesi, «ideati per il piacere dei lettori più esigenti, in cui l’arte dello scrivere diventa protagonista mentre viene messa in luce una particolare porzione di tessuto urbano». I testi, avvertono i promotori, «saranno a carattere autobiografico dove l’autore ci illustrerà aneddoti personali, fatti storici, pietre miliari e notizie riguardanti il passato o il presente, accompagnandoci negli angoli prescelti di Milano: scrittori, storici, poeti, musicisti ed esperti dei vari settori offriranno uno sguardo inedito su una zona o un particolare della città», inclusi i punti cardinali del meticciato, visto che «più di un quarto dell’odierna popolazione milanese proviene da altri paesi del mondo». Dai ragazzi dell’underground, giovani cittadini di prima o seconda generazione migrante, proviene una mappa della Milano che ciascuno di loro conosce e attraversa ogni giorno. Una Milano multicolore: il parco Trotter durante i week end estivi, i concerti e gli angoli delle strade dove si suona rap o si esprime la cultura hip hop, i campetti di calcio o basket, gli spot di skateboard, i luoghi di lavoro. «Alla fine della campagna – spiegano – la redazione di “Re/Search Milano” (oltre cento persone) accompagnerà i soci più generosi a contemplare l’alba sulla montagnetta di San Siro. Lassù verranno trasformati in supereroi per risistemare la metropoli a loro piacimento».
(“Re/Search Milano” è un progetto multimediale, cartaceo e web: per sostenerlo con una donazione, in cambio di preziosi gadget, basta accedere alla piattaforma di crowdfunding “Eppela”).

fonte: www.libreidee.org

lunedì 30 marzo 2015

chiesa di Santa Maria di Monserrato



è una delle chiese monumentali di Napoli situata nel centro storico, nell'omonima via nei pressi del porto.

Storia

Una prima chiesa venne edificata nel 1506 all'incrocio tra via San Bartolomeo e via di Porto (sostituita oggi da via Depretis). Fu eretta da un frate spagnolo del convento di Monserrat di Barcellona, anche grazie all'aiuto delle elemosine dei cittadini residenti in zona.

Negli ultimi anni del XIX secolo fu distrutta a causa dei lavori per il Risanamento. Nel suo interno erano presenti numerose opere di valore, tra le quali si ricorda l'altare laterale dedicato a San Benedetto con San Nicola e Antonio Abate (del XVII secolo) e la statua della Vergine di Monserrat. L'intera struttura ricordava, in piccolo, il santuario di Barcellona.

L'edificio di culto fu ricostruito da un privato nella zona adiacente il porto nell'anno 1900. Il tratto della strada (il vico dei Pezzi) presso cui fu ricostruito fu denominato via Monserrato.

Durante la seconda guerra mondiale, la zona costiera della città costituì un obiettivo particolarmente sensibile e il tempio fu sventrato da un bombardamento nel 1941. In memoria dell'avvenimento è stata edificata una edicola sacra ricordante la Vergine di Monserrat. Gli edifici che appartenevano alla chiesa sono stati ricostituiti, mentre la chiesa è stata adibita ad uso officina. Solo nel 2011 la facciata è stata restaurata, mentre rimane ancora incerta la destinazione dell'interno.

fonte: Wikipedia

chiesa di Sant'Arcangelo a Baiano



è una chiesa monumentale di Napoli, ubicata in via Sant'Arcangelo a Baiano.

Storia

La chiesa ha origini molto antiche; infatti, sembra sia stata fondata insieme al monastero attiguo verso la fine del VI secolo da una comunità di basiliani, passando poi alle monache benedettine. Nel XIII secolo venne rifatta su commissione del re Carlo I d'Angiò, costituendo la prima opera angioina della città. Il re si prodigò anche di donare alle monache del convento, le reliquie di San Giovanni Battista.

Secondo la tradizione, nel monastero si ritirò Maria d'Angiò figlia di Roberto d'Angiò e Fiammetta di Boccaccio. La chiesa venne rimaneggiata anche nel XVII secolo con la costruzione della piazzetta antistante.

Il monastero annesso alla chiesa ebbe vita breve, poiché fu soppresso nel 1577 a causa delle gravi accuse di condotta immorale e delittuosa mosse alle monache come ricorda anche Benedetto Croce:

« Di orrenda memoria, ma per diversa ragione, non perché infestato di spiriti ma perché bruttato da fatti di libidine e di sangue e di sacrilegio, era il vicolo di Sant'Arcangelo di Baiano, dove si vedeva ancora la chiesa superstite dell'antico monastero di monache benedettine, abolito nel 1577. »

Il filosofo racconta anche di un giovane pittore che, per volontà del principe di Fondi, dipinse un quadro raffigurante i vari scempi che accadevano nel monastero. L'artista, a tal riguardo asserì:

« Anch'io, che qualcosa avevo letto di quegli orrori nelle Leggende napoletane del Dalbono e altrove, provavo l'impressione di calcare un suolo maledetto, quando la prima volta percorsi quel vecchio vicolo ed entrai nell'ammodernata chiesa. »

Anche Stendhal ne parlerà in un suo famoso libro, intitolato: Cronoca del Convento di Sant'Arcangelo a Baiano. Lo scrittore francese, partendo proprio dalle vicende di questo monastero, né approfitterà per spiegare le numerose vicende storiche patite dalla città e di come queste, abbiano "schiacciato", sotto un clericalismo intransigente e "miope", una parte dei suoi abitanti. Il libro fu un vero e proprio best seller ottocentesco.

Tutt'oggi la piazzetta adiacente è teatro di rituali arcaici, una tradizione popolare sopravvissuta nei secoli e legata alle religioni pagane: questi avvenimenti, spesso, creano dei disordini ed atti vandalici.

Opere ed architettura

Oggi, il monastero in questione è un edificio civile disabitato ed è possibile ammirare i resti di architettura catalana del Quattrocento; in particolare, alcune parti di un coevo porticato che oggi è occupato da una fabbrica di specchi.

La chiesa, esternamente, presenta un portale di scarso interesse impostato in una facciata alquanto scarna di decorazioni; mentre, l'interno a pianta centrale con cappelle, è chiuso da decenni; da quanto si sa, ospita alcune opere di Andrea Fumo.

L'intera struttura urge di un restauro conservativo.

fonte: Wikipedia

domenica 29 marzo 2015

la settimana rossa


La settimana rossa fu la conseguenza di un'insurrezione popolare sviluppatasi ad Ancona e propagatasi dalle Marche alla Romagna, alla Toscana e ad altre parti d'Italia, tra il 7 e il 14 giugno 1914, per contestare una serie di riforme introdotte da Giovanni Giolitti. L'insurrezione è rimasta famosa perché i poliziotti aprirono il fuoco sui manifestanti. Ancora oggi gli storici dibattono sulle reali responsabilità dell'accaduto.

I fatti

Il comizio antimilitarista convocato il 7 giugno (anniversario dello Statuto Albertino), per l'abolizione delle "Compagnie di Disciplina nell'Esercito", per protestare contro il militarismo, contro la guerra, e a favore di Augusto Masetti e Antonio Moroni, due militari di leva. Il primo fu rinchiuso come pazzo nel manicomio criminale (aveva sparato al suo colonnello prima di partire per la guerra italo-turca), l'altro fu inviato in una Compagnia di Disciplina per le sue idee (era sindacalista-rivoluzionario). Essendo quella del 7 giugno una giornata piovosa, si decise di spostare il comizio alle ore 18 alla "Villa Rossa" sede del partito repubblicano di Ancona. Alla presenza di circa 600 persone, repubblicani, anarchici e socialisti, parlano il segretario della Camera del Lavoro, Pietro Nenni, Pelizza, Errico Malatesta per gli anarchici e Marinelli per i giovani repubblicani. Dalla villa si decise di muovere verso la vicina piazza Roma dove si stava tenendo un concerto della banda militare.

La forza pubblica, volutamente distribuita su due ali in modo da bloccare l'accesso alla piazza e far defluire in fila indiana verso la periferia della città la folla, dopo aver avvisato i manifestanti con ripetuti squilli di tromba, iniziò a picchiare indiscriminatamente, mentre dai tetti e dalle finestre delle case furono lanciati pietre e mattoni. Alcuni colpi di pistola vennero esplosi: secondo i dimostranti da una guardia di pubblica sicurezza, mentre i carabinieri sostenevano che fossero partiti dalla folla. A seguito di questo, i carabinieri aprirono il fuoco: spararono circa 70 colpi. Tre dimostranti furono uccisi: Antonio Casaccia, di 24 anni, e Nello Budini, di 17 anni, entrambi repubblicani, morirono all'ospedale, mentre l'anarchico Attilio Gianbrignoni, di 22 anni, morì sul colpo. Vi furono anche cinque feriti tra la folla e diciassette tra i carabinieri.

Un'ondata di indignazione si sparse subito per tutta la città, mentre le forze di polizia si tenevano cautamente distanti.

Il Comitato Centrale del Sindacato dei Ferrovieri era riunito ad Ancona e su proposta di Errico Malatesta dichiarò lo sciopero di categoria, che per motivi organizzativi iniziò il 9 giugno, in concomitanza dei funerali dei manifestanti che tuttavia si svolsero in maniera abbastanza tranquilla, e in alcune regioni solo il 10.

In Romagna, dove il movimento repubblicano e quello anarchico erano una componente fondamentale delle sinistre, la rivolta assunse un carattere decisamente rivoluzionario: chiese e i palazzi del potere vengono assaltati e incendiati, un generale viene fatto prigioniero, in alcune piazze viene eretto l’albero della libertà, ripreso direttamente dalla rivoluzione francese. I dimostranti bloccano le linee ferroviarie, tagliano i fili telefonici e telegrafici e abbattono i pali per impedire lo spostamento delle truppe e le comunicazioni e quindi l’organizzazione della repressione. Interrotta la distribuzione dei giornali, le false notizie circa il successo della rivoluzione aumentano ancora di più l’entusiasmo degli insorti. Il 12 giugno, l’anarchico Errico Malatesta, tra i principali protagonisti della rivolta di Ancona, scrive su «Volontà»:

« Non sappiamo ancora se vinceremo, ma è certo che la rivoluzione è scoppiata e va propagandosi. La Romagna è in fiamme; in tutta la regione da Terni ad Ancona il popolo è padrone della situazione. A Roma il governo è costretto a tenersi sulle difese contro gli assalti popolari: il Quirinale è sfuggito, per ora, all’invasione della massa insorta, ma è sempre minacciato. A Parma, a Milano, a Torino, a Firenze, a Napoli agitazioni e conflitti. E da tutte le parti giungono notizie, incerte, contraddittorie, ma che dimostrano tutte che il movimento è generale e che il governo non può porvi riparo. E dappertutto si vedono agire in bella concordia repubblicani, socialisti, sindacalisti ed anarchici. La monarchia è condannata. Cadrà oggi, o cadrà domani, ma cadrà sicuramente e presto »

I moti dalle Marche e dalla Romagna, si propagarono in Toscana ed in altre parti d'Italia. Lo sciopero generale durò un paio di giorni, la successiva mobilitazione dell'esercito convinse il sindacato ad abbandonare la lotta. Il moto rivoluzionario andò esaurendosi dopo che, per una settimana, aveva tenuto in scacco intere zone del paese.

« Furono sette giorni di febbre durante i quali la rivoluzione sembrò prendere consistenza di realtà, più per la vigliaccheria dei poteri centrali e dei conservatori che per l'urto che saliva dal basso... Per la prima volta forse in Italia colla adesione dei ferrovieri allo sciopero, tutta la vita della nazione era paralizzata. »

Alla fine dello stesso mese, il 28 giugno 1914, l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo sposterà l’attenzione italiana sulle dinamiche europee che porteranno alla prima guerra mondiale, contrapponendo interventisti e neutralisti, fino all’ingresso in guerra nel maggio 1915.

La settimana rossa, in particolare nelle zone dell’anconetano e del ravennate, lascerà una traccia profonda nell’immaginario popolare come un momento in cui il proletariato aveva unitariamente dato prova della propria combattività, arrivando a sfiorare per un fugace attimo l’ebbrezza della rivoluzione sociale.

Pietro Nenni, qualche tempo dopo, disse che a volere l'eccidio a tutti i costi era stata la polizia di Ancona, che lo aveva provocato e premeditato in combutta con le forze reazionarie.

La rivolta fallì a causa della mancanza di unità: non c'erano organizzazioni in grado d'incanalare le forze e dare loro un programma.

fonte: Wikipedia

BREVE FILMATO

giovedì 26 marzo 2015

Forza Italia!



è un film documentario sulla situazione politica d'Italia nel dopoguerra e negli anni del Miracolo economico italiano. Il film è stato montato nel 1977, utilizzando spezzoni di documentari filmati relativi alla storia italiana dal secondo dopoguerra fino alla metà degli anni settanta. Al regista Roberto Faenza si affiancarono nella realizzazione, in qualità di sceneggiatori, Marco Tullio Giordana e i giornalisti Antonio Padellaro e Carlo Rossella.

Il titolo coincide solo fortuitamente con il nome dell'omonimo partito politico - la cui fondazione risale a diciassette anni dopo l'uscita del film - ma si rivelerà profetico: nel 2011 Faenza dirigerà con Filippo Macelloni il docufilm Silvio Forever.

Riassunto

I documentari impiegati con la tecnica del collage nella realizzazione del film si riferiscono ai seguenti episodi della storia della Repubblica italiana:

Il viaggio di Alcide De Gasperi negli Stati Uniti nel 1947.

L'estromissione del Partito Comunista Italiano dai governi di unità nazionale.

L'istituzione del Piano Marshall di aiuti economici americani per la ricostruzione dell'Europa, con particolare riferimento alla situazione italiana.

Le elezioni politiche del 1948, mettendo in evidenza l'utilizzo da parte dei partiti di frasi come: «Dio ti vede, Stalin no» e le prediche televisive di padre Lombardi.

Il festival canoro di Sanremo.

Nunzio Filogamo che presenta in televisione "La rassegna del dilettante".

La "Mostra dell'aldilà", che presentava in modo atroce la situazione economica e sociale dell'Europa di oltrecortina

La sconfitta della Democrazia Cristiana, guidata da De Gasperi nelle elezioni del 1953, a causa della quale ebbe termine l'esperienza dei monocolore DC" e prese l'avvio il periodo dei governi di coalizione prima con i partiti laici e poi con il PSI.

La sciagura della diga del Vajont, nel Veneto, nel 1963.

L'elezione di Giuseppe Saragat alla presidenza della Repubblica, nel 1964.

La strage di Piazza Fontana, a Milano, nel 1969

La contestatissima visita del presidente americano Richard Nixon in Italia, all'epoca della guerra del Vietnam.

Papa Paolo VI che assiste a un comizio televisivo di Amintore Fanfani osteggiando il referendum a favore del divorzio.

Il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, mentre pubblicamente esegue il gesto scaramantico di «fare le corna».

Il congresso della Democrazia Cristiana del 1976, e la constatazione che non vi è seguito alla promessa di rinnovare la DC, rendendola più «trasparente» nelle sue decisioni, e più flessibile nell'elezione di nuovi volti dirigenziali, tra questi Aldo Moro.

Diffusione

Il film, uscito esce nelle sale nell'inverno 1977-1978, fu ritirato dalle sale pochi mesi dopo, in occasione del sequestro del presidente democristiano Aldo Moro, su richiesta del Ministero dell'Interno. Il 7 novembre 1993 venne proiettato su Raitre nell'ambito del programma Italiani brava gente di Giancarlo Santalmassi; il giorno dopo, la procura di Palermo si recò nella sede RAI di Saxa Rubra per sequestrare una copia del film, in quanto era parso che in alcuni fotogrammi Giulio Andreotti comparisse a fianco di persone sospette per mafia.

Nel 2006 il film è stato distribuito insieme a un libro di testimonianze (con interventi di: Roberto Faenza, Marco Tullio Giordana, Antonio Padellaro, Carlo Rossella, Gian Antonio Stella, Paolo Mereghetti, Manuel Gandin) con il titolo: Forza Italia! Il ritratto più divertente, spietato, censurato della Prima Repubblica. L'anno successivo, in occasione del trentennale dell'uscita, è stato presentato in apertura del Bellaria Film Festival Anteprima Doc a Bellaria Igea Marina.

fonte: Wikipedia

DOCUMENTARIO COMPLETO

Daniel Castan


conosciuto ieri sera  per la prima volta alla Affordable Art Fair, a Milano, Spazio Più, Via Tortona.
arte a buon mercato, in sostanza.
l'ho notato verso la fine della visita e mi è piaciuto.





a video non si può capire.
le tele sono percorse da spatolate di colore a olio. pare che usi il coltello. il tutto ripassato sulla superficie con vernice usata per le barche. effetto lucido, lucidissimo, la pittura esplode fuori dalla tela, è solida, spessa, coloratissima. l'effetto lucido è perfetto per aree urbane trafficate.
sembra piova da sempre.
erano a buon prezzo, si, certo, ma solo le tele piccole.
quelle grandi, veramente belle, veramente impattanti, veramente che ne vale la pena, perfette per un bel salotto, un po' meno.
non ho comprato nulla. ma avrei voluto.

fonte: nuovateoria

mercoledì 25 marzo 2015

Rozzol Melara



Rocol in sloveno, è un quartiere di Trieste conosciuto per ospitare il complesso residenziale popolare ATER comunemente chiamato anche come "Il quadrilatero", progettato da un nutrito gruppo di professionisti triestini selezionato dall'Ordine degli Architetti e degli Ingegneri, coordinati da Carlo Celli dello studio Celli di Trieste e costruito tra il 1969 e il 1982 sotto le teorie socio-architettoniche di Le Corbusier. Il complesso è formato da due corpi fabbrica a L del volume di 267.000 metri cubi che si estende su una superficie di 89.000 metri quadri e conta 468 appartamenti e circa 2.500 residenti. Nell'intento progettuale l'idea era quella di creare una sorta di "villaggio indipendente" fornito di tutti i bisogni primari (negozi, scuole, ecc.). Le chiavi dei primi appartamenti furono consegnate tra il 1979 e il 1981 soprattutto a coppie giovani. Il quartiere dista 4 km dal centro di Trieste.

fonte: Wikipedia

SE FOSSE UN NON-LUOGO

sabato 21 marzo 2015

la religiosità di Michelangelo


RITRATTO DI MICHELANGELO DI JACOPINO DEL CONTE


DISEGNO DI DANIELE DA VOLTERRA

RAI STORIA - MICHELANGELO ERETICO E LUTERANO

Rino Gaetano



all'anagrafe Salvatore Antonio Gaetano, è stato un cantautore italiano, ricordato per la sua voce ruvida, per l'ironia e i nonsense caratteristici delle sue canzoni, nonché per la denuncia sociale spesso celata dietro testi apparentemente leggeri e disimpegnati.

Rimasto profondamente legato alle sue origini calabresi, rifiutò ogni sorta di etichetta e, a differenza di numerosi suoi contemporanei, evitò di schierarsi politicamente. Nonostante questo, i suoi componimenti non mancano di riferimenti e critiche alla classe politica italiana: Gaetano arrivò in alcuni suoi brani a fare nomi e cognomi di uomini politici del tempo e non solo e, anche per questo, i suoi testi e le sue esibizioni dal vivo furono più volte segnati dalla censura.

Crocevia della sua carriera fu l'esperienza sanremese con il successo di Gianna; per molto tempo infatti gran parte del pubblico italiano lo ha ricordato solo per questo episodio e per questa canzone. I suoi lavori precedenti vennero quasi eclissati dal nuovo successo e ciò che giunse al grande pubblico delle sue canzoni – in primis Gianna – fu soprattutto il nonsense e non tutto ciò che si celava dietro di esso. Tragica e prematura la sua scomparsa: un incidente stradale lo portò via a soli trent'anni.

Il lavoro di Gaetano iniziò ad essere significativamente apprezzato diversi anni dopo la sua morte e molte delle sue canzoni vennero riscoperte soprattutto dopo il 2000, riscuotendo consensi sempre maggiori in particolar modo tra le nuove generazioni e conferendo all'ormai defunto cantautore lo status di artista di culto.

Primi anni e trasferimento a Roma

Salvatore Antonio Gaetano nacque a Crotone il 29 ottobre del 1950 da una famiglia originaria di Cutro. In famiglia era chiamato Salvatorino eccetto che dalla sorella maggiore Anna; lei preferiva il diminutivo Rino che in ultimo soppiantò il nome di battesimo. Nel marzo del 1960, quando l'artista calabrese aveva appena dieci anni, la famiglia si trasferì a Roma per motivi legati al lavoro dei genitori. L'anno dopo Gaetano venne mandato a studiare nel seminario della Piccola Opera del Sacro Cuore di Narni, in provincia di Terni. Tale decisione non fu presa col fine di avviare il ragazzo ad una carriera ecclesiastica; l'intento era probabilmente quello di assicurargli una buona cultura e di non lasciarlo troppo solo, visto che entrambi i genitori lavoravano. Lontano dalla famiglia Gaetano compose il poemetto E l'uomo volò e legò soprattutto con un insegnante, padre Renato Simeoni, che ricorda:

« [Gaetano] sentiva l'importanza dello studio, però aveva anche dei momenti di grande assenza, che non era vuoto. Era molto difficile trovare Rino in situazioni di "vuoto", era sempre mentalmente occupato. C'erano dei gusti, questo mi è sempre sembrato di lui, dei gusti all'interno di questa persona, delle ricerche sue personali che lo tenevano occupato. Lui è stato abbastanza un ragazzo sognante, molto sognante.»

Nel 1967 Gaetano tornò nella città capitolina dove visse il resto della sua vita, prima in via Cimone nei dintorni di piazza Sempione, nel quartiere di Monte Sacro e successivamente in via Nomentana Nuova. L'anno seguente, insieme a un gruppo di amici creò il quartetto dei Krounks, un gruppo musicale che eseguiva soprattutto cover. Gaetano suonava il basso all'interno della band e nel frattempo si dilettava a scrivere canzoni. I suoi artisti di riferimento in quegli anni erano cantanti italiani come Jannacci, De André, Celentano, i Gufi, Gian Pieretti e Ricky Gianco ma anche star internazionali, quali Bob Dylan e i Beatles, come si può leggere nel frontespizio di un quaderno che contiene accordi e canzoni scritte da Gaetano proprio in questo periodo.

Folkstudio e prime esperienze teatrali

Nel 1969 Gaetano si avvicinò al teatro e iniziò a frequentare il Folkstudio, noto locale romano dove si esibivano molti giovani artisti. Qui ebbe l'occasione di conoscere Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Francesco De Gregori. In questo ambiente emersero in maniera alquanto precoce quelle caratteristiche che differenziavano Gaetano da altri cantanti. La forte ironia dei suoi brani, il suo modo di cantare e di criticare furono mal sopportati da altri membri del Folkstudio. È lo stesso cantautore a ricordare:

« Già quando cantavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni... insomma molti non volevano che io facessi i miei pezzi perché, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti. »

Anche Bassignano ricorda:

« Adottava uno stile atipico, buffonesco, ma non faceva cabaret. Dissacrava continuamente il pop e, per tutti questi motivi, risultava improponibile per il pubblico del Folkstudio. »

Inoltre Gaetano si dimostrò sin da subito poco interessato agli ideali di sinistra e fu probabilmente anche per questo che faticò ad inserirsi nell'ambiente del Folkstudio: la militanza infatti era quasi un dogma per i cantautori in quegli anni. In quello stesso periodo Gaetano si esibì spesso insieme a Venditti in alcuni spettacoli di cabaret organizzati da Marcello Casco. Tra il 1970 e il 1971 inoltre prese parte a diverse rappresentazioni teatrali: recitò i poemi di Majakowskij e interpretò Estragone in Aspettando Godot di Samuel Beckett e la volpe in Pinocchio di Carmelo Bene.

Primo 45 giri

Gaetano nel frattempo si diplomò in ragioneria. Per via dei problemi economici della famiglia, il padre cercò spesso di indirizzarlo verso una carriera ben retribuita e per questo motivo gli procurò un posto di lavoro in banca. Tuttavia i progetti di Gaetano per il proprio futuro divergevano profondamente da quelli del padre, col quale raggiunse un compromesso: avrebbe tentato per un ultimo anno a sfondare nel mondo della musica con la ripromessa che in caso di esito negativo avrebbe accettato di lavorare in banca. Nel 1972 si iscrisse alla SIAE e conobbe Vincenzo Micocci, proprietario della casa discografica It. Quello stesso anno incise un primo 45 giri con l'etichetta discografica milanese Produttori Associati, contenente i brani Jacqueline e La ballata di Renzo, ma il disco non venne mai stampato.

Nel 1973 Gaetano incise un 45 giri con la It, I Love You Maryanna/Jaqueline, prodotto da RosVeMon (acronimo delle iniziali dei cognomi di Aurelio Rossitto, Antonello Venditti e Piero Montanari). Il cantautore tuttavia preferì firmare il singolo con lo pseudonimo di Kammamuri's, in omaggio ad un personaggio dei Pirati della Malesia di Emilio Salgari. Secondo Micocci la scelta di utilizzare uno pseudonimo era probabilmente frutto della timidezza e dell'insicurezza di Gaetano. Il cantautore pareva essere alquanto dubbioso soprattutto riguardo alle sue abilità canore e quindi rispetto all'eventualità di cantare egli stesso i propri brani. Gaetano non era particolarmente intonato, basti pensare che ai tempi delle medie, a Narni, fu escluso dal coro del Seminario, ma è stato, secondo molti esperti del settore, proprio il suo modo di cantare naturale e "sporco" a conferire una tale intensità ai suoi brani. Lo stesso Micocci ricorda:

« Si considerava un autore, non un cantante. Era convinto di non avere una bella voce, tanto che dopo l'uscita di I Love You Maryanna, quando fu l'ora di incidere il primo album, venne a dirmi che sarebbe stato meglio far cantare le sue canzoni a un amico. Io, naturalmente, mi misi a ridere e lo mandai in studio. »

Il 45 giri presentava testi comici e goliardici, caratterizzati dalla demenzialità e dal nonsense: Gaetano tentava in tal modo di dissacrare il mondo cantautorale impegnato. Sulla figura di Maryanna, destinataria dell'amore di Gaetano in una delle due canzoni, sono state fatte molte ipotesi. La più accreditata, sostenuta anche dalla sorella del cantautore, Anna Gaetano, è che la canzone fosse dedicata alla nonna Marianna. Secondo altri invece il brano alluderebbe provocatoriamente alla marijuana o ad un altro personaggio salgariano, Lady Marianna.

Primi successi

Il 1974 fu sicuramente un anno molto importante per Gaetano: scrisse i testi del suo primo album, Ingresso libero, poi pubblicato nel novembre dello stesso anno, ed incontrò Bruno Franceschelli, con il quale nacque poi un'intensa amicizia. Bruno ricorda così il loro primo incontro:

« Erano gli inizi degli anni Settanta, quando in un bar a Montesacro, il nostro quartiere, io e Rino ci incontrammo per la prima volta. In quel bar io «giocavo a dama» mentre Rino «beveva birra chiara in lattina», quel bar si chiamava il Barone. Potrei definire quell'incontro come il ritrovarsi di due che si cercano da tempo. »

Gaetano descrisse l'atmosfera del bar menzionato da Franceschelli nel brano Tu, forse non essenzialmente tu. Al momento dell'incisione del disco, però, il cantautore mostrò ancora delle perplessità tanto da arrivare a proporre un altro cantante per i propri testi; Micocci tuttavia riuscì a persuadere Gaetano a cantarli.

La copertina dell'album ritrae il cantante, in un'immagine volutamente sfocata, mentre cammina davanti a un muro di mattoncini della sua prima casa a Roma e su una porta è appeso un cartello «Ingresso libero». Il titolo allude all'entrata di Gaetano nel mondo della musica. Il disco non riscosse grande successo, mentre il 45 giri tratto dall'album Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale ebbe maggior fortuna, catturando soprattutto l'attenzione di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che inserirono più volte i due brani nella scaletta del loro programma radiofonico Alto gradimento. Rispetto al primo 45 giri, le canzoni di questo nuovo album mostravano un maggiore impegno sociale ed abbracciavano temi quali l'emarginazione e l'alienazione industriale.

Gaetano, nello stesso anno, tramite la RCA, scrisse tre canzoni per Nicola Di Bari: Prova a chiamarmi amore, Questo amore così grande e Ad esempio a me piace... il Sud, incluse nell'album Ti fa bella l'amore. Nessuna delle tre canzoni ebbe gran fortuna. La canzone Ad esempio a me piace... il Sud partecipò quell'anno a Canzonissima ma venne eliminata nelle prime fasi, al contrario la versione spagnola Por ejemplo ottenne un notevole riscontro in America Latina.

Il successo arrivò l'anno successivo con il 45 giri Ma il cielo è sempre più blu. Si trattava in realtà di un 45 giri piuttosto atipico: esso conteneva una sola canzone divisa in due parti. Gaetano in questa canzone propose diversi spaccati di vita quotidiana, descrivendoli con ironia, luoghi comuni e contraddizioni. Nel settembre del 1975 il cantautore spiegò in un articolo di Ciao 2001:

« Ci sono immagini tristi o inutili, ma mai liete, in quanto ho voluto sottolineare che al giorno d'oggi di cose allegre ce ne sono poche ed è per questo che io prendo in considerazione chi muore al lavoro, chi vuole l'aumento. Anche il verso «chi gioca a Sanremo» è triste e negativo, perché chi gioca a Sanremo non pensa a chi «vive in baracca». »

Questo brano segnò il primo grande successo di Gaetano ma la popolarità del cantante era ancora molto limitata. Nello stesso articolo di Ciao 2001, infatti, si può leggere:

« Questa è una canzone che molta gente canticchia o fischietta pur non conoscendone l'autore. »

Gaetano cominciò ad esibirsi sempre più di frequente nei concerti dal vivo, facendo soprattutto da apripista a Venditti e altri cantanti già affermati. Quello stesso anno inoltre scrisse insieme a Bruno Franceschelli Ad esempio a me piace..., una commedia in due tempi, una sorta di mix tra musica e teatro. A tal proposito Gaetano dichiarò in un'intervista dell'epoca:

« Nei prossimi mesi usciranno un 45 giri intitolato Berta filava e un LP dal titolo Mio fratello è figlio unico. Ma prima ho un altro impegno importante: farò coppia in teatro con il mio amico Bruno Franceschelli, riproponendo, sulle scene, il solito problema dell'incomunicabilità, dell'isolamento e dell'esclusione. »

Questa rappresentazione tuttavia, a causa di vari problemi, non andò mai in scena.

Mio fratello è figlio unico e Aida

Il libro Ma il cielo è sempre più blu. Pensieri, racconti e canzoni inedite riporta testi inediti e racconti scritti da Rino Gaetano. Nel libro sono stati raccolti i testi di canzoni autografe e inedite scritte dopo il 1967. Alcune di queste canzoni sono dedicate a personaggi storici o del mondo della musica: Louis Armstrong, John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King e Mao Tse-tung. Altre invece rappresentano le prime versioni di alcuni dei suoi grandi successi. Vengono riportati anche tre racconti (La famiglia Cazzarella, Traffico e Via Cimone, Amore e glorie di una via a senso unico) realizzati dopo il 1967 e un poemetto lirico, E l'uomo volò, composto nel 1964. Infine I discorsi della paranoia normale sono una raccolta di testi pubblicati a corredo degli LP o estrapolati da bizzarre interviste dell'epoca.
Nel 1976 Gaetano incise il suo secondo album, Mio fratello è figlio unico. Con questo disco, il cantautore calabrese cercò di attrarre l'attenzione dell'ascoltatore proponendo argomenti drammatici, soprattutto la solitudine e l'emarginazione, i temi portanti dell'album. Grazie al nuovo linguaggio e alle nuove soluzioni musicali (come l'utilizzo del sitar, del banjo e del mandolino), Gaetano riuscì ad ottenere un album più complesso e maturo del precedente. In una recensione pubblicata da Ciao 2001 poco dopo l'uscita dell'album si leggeva:

« Rino è una figura atipica: la difficoltà di trovare modelli cui avvicinarlo, correnti in cui inserirlo, è il miglior complimento che gli si possa fare. Le musiche, fatte di pochi accordi, sono costruite intelligentemente e tutto sommato gradevoli. La voce è aggressiva, grintosa, volutamente grezza: le parole divertenti, con poche allegorie, immagini veloci, fotografiche.»

(Enzo Caffarelli)

Qualche mese dopo l'uscita dell'album la It organizzò una tournée con i Perigeo. Questa scelta della casa discografica però non convinse il pubblico né la critica. In quello stesso anno Gaetano cedette una canzone inedita, Sandro trasportando, a Carmelita Gadaleta, un'altra cantante della It.

L'anno successivo Gaetano elaborò e incise il suo terzo album, Aida. La scelta del titolo voleva rifarsi all'opera di Giuseppe Verdi, inoltre per il cantante Aida rappresentava l'incarnazione di tutte le donne italiane e dell'Italia stessa. Tramite la figura di Aida, Gaetano ha effettuato una ricerca storica ripercorrendo taluni momenti della storia italiana con uno sguardo del tutto originale, quasi fotografico. Ad agosto, la rivista Ciao 2001 descrisse l'album come il «frutto di un piacevole incontro fra testi estemporanei, felici anche se un po' amari, e musichetta piacevole, poco invadente, fatta apposta per sottolineare dei momenti particolari».

Nello stesso anno, il cantante venne affiancato in tournée dai Crash, una band emergente. Per questa band Gaetano produsse l'album Exstasis e scrisse il brano Marziani noi. Con l'aumento della popolarità, arrivarono anche le prime apparizioni televisive per il cantante crotonese: sempre nel '77, infatti, presentò il suo brano Spendi spandi effendi a Domenica in, a quel tempo condotta da Corrado. In tale occasione fu costretto a tagliare la parola «coglione» dal testo della canzone. Il 19 agosto venne invitato in trasmissione da Gino Paoli che lo introdusse così:

« Vorrei presentarvi un amico che è venuto a trovarmi e che mi diverte. Mi diverte perché è l'erede di un certo tipo di nonsense, di marinetterie, del surrealismo più antico. Si chiama Rino Gaetano. »

In quell'occasione Gaetano entrò in scena in tenuta coloniale con il cappello da safari, il vestito color kaki, la pistola e il tubo di una pompa di benzina. Quello di vestirsi in maniera pittoresca nelle apparizioni televisive divenne poi uno dei suoi marchi di fabbrica:

« Ricordo tutto. I sanremi, il cilindro e la maglietta a righe, il cappello da esploratore. Io amo i cappelli e forse è colpa sua. »

(Jovanotti)

Partecipazione al Festival

L'idea di portare Gaetano al Festival partì da Vittorio Salvetti, inventore del Festivalbar e da Ennio Melis, direttore artistico della RCA. Gaetano all'inizio si mostrò alquanto scettico in merito a questa possibilità, tuttavia le pressioni da parte della RCA e la convinzione che si trattasse di un'occasione da non perdere, lo portarono pian piano a cambiare idea. Quando la voce iniziò a diffondersi, fan e amici non la presero bene: in quegli anni infatti, per un cantautore, la partecipazione a Sanremo equivaleva a una sorta di tradimento. In molti provarono, senza successo, a dissuaderlo dal proposito di partecipare al Festival. Gaetano aveva intenzione di presentare la canzone Nuntereggae più, tratta dal nuovo album. La RCA tuttavia considerava la canzone poco adatta al Festival per via del lungo elenco di nomi di personaggi noti presente all'interno del testo e consigliò fortemente a Gaetano di presentare Gianna, una canzone più disimpegnata e musicalmente più orecchiabile. Gaetano non apprezzava molto questa canzone, la riteneva troppo commerciale e troppo simile a Berta filava, ma alla fine la casa discografica riuscì a far valere la propria opinione.

Il 26 gennaio 1978 iniziò il 28º Festival della Canzone Italiana e Gaetano fece il suo ingresso sul palco con una tuba nera (regalatagli da Renato Zero pochi giorni prima), un elegante frac attillato, papillon bianco, maglietta a righe bianche e rosse e scarpe da ginnastica Mecap. Sul bavero del frac portava appuntata una colossale quantità di medagliette, che nel corso dell'esibizione consegnò in parte al direttore d'orchestra e in parte lanciò al pubblico. Gaetano suonava inoltre un ukulele.

Con l'esecuzione di Gianna, per la prima volta a Sanremo venne pronunciata la parola «sesso», presente nel testo della canzone. I Pandemonium entrarono inaspettatamente sul palco verso la fine della performance per cantare il coro finale della canzone, a mo' di sketch umoristico. Gaetano descrisse così la sua esibizione sul palco dell'Ariston:

« Il Festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po' alla Carmelo Bene. »

Bruno Franceschelli invece ha ricordato così l'evento:

« L'esibizione a Sanremo, dal mio punto di vista, è stata una dimostrazione del suo talento d'artista, ha portato un'aria nuova, allegra e dissacrante, ha dimostrato ancora una volta il suo spirito libero, libero di ridere e scherzare anche sul «sacro suolo» di Sanremo.»

La prima esibizione di Gaetano, così come quelle seguenti, raccolse il consenso della critica e del pubblico. Alla fine il brano si classificò terzo, dietro E dirsi ciao dei Matia Bazar e Un'emozione da poco di Anna Oxa. Dopo il Festival si diffuse la voce di un presunto flirt tra il cantautore e Stefania Casini, presentatrice di quell'edizione di Sanremo. Intanto Gianna, grazie soprattutto al trampolino di Sanremo, ottenne un grande successo, diventando una hit nelle discoteche della Riviera e rimanendo per quattordici settimane nella top ten, vendendo oltre 600 000 copie. La versione inglese del brano, Gina, non venne mai pubblicata, mentre la versione tedesca venne cantata da Wolfgang Petry. Dopo la partecipazione al Festival, la carriera antecedente di Gaetano rimase praticamente oscurata dal successo di Gianna: per gran parte del pubblico infatti il cantautore era noto semplicemente come «quello di Gianna», molti dei suoi fan "storici" invece interpretarono la canzone e la partecipazione a Sanremo come una caduta di stile. Un'opinione controcorrente arrivò da Ciao 2001:

« [È la] coerenza di Rino che, dai primi anni della sua attività ad oggi, ha cercato di cambiare soltanto la sua posizione nelle graduatorie delle preferenze del pubblico: il suo atteggiamento nei confronti della canzone e verso i temi che essa tratta è identico. »

Gaetano, in ogni caso, rimase alquanto spiazzato dalle conseguenze della sua partecipazione al Festival, tanto da pentirsi di questa sua scelta:

« Sanremo non significa niente e non a caso ho partecipato con Gianna che non significa niente.»

Nuntereggae più e le polemiche

Nello stesso anno Gaetano condusse su Radio uno un programma radiofonico, intitolato Canzone d'Autore. Nel corso della trasmissione, musicisti emergenti venivano invitati a commentare un proprio brano musicale. La sigla del programma era E cantava le canzoni, tratta dal quarto album del cantante.

Dallo stesso album venne tratta Nuntereggae più, una delle canzoni più famose e discusse di Gaetano, per via dei numerosi riferimenti politici e del lungo elenco di nomi presente nel testo. Il cantautore a tal proposito dichiarò: «Le canzoni non sono testi politici e io non faccio comizi. Questo è uno sfottò. Insomma, per me "Nuntereggae più" è la canzone più leggera che ho mai fatto».

Alcune strofe della canzone si presentavano come vere e proprie liste di nomi dei personaggi che a quel tempo "invadevano" le radio, le televisioni e i giornali e per questo motivo essa fece molto discutere. In fase di registrazione, inoltre, i toni della canzone vennero ammorbiditi e alcuni dei nomi inseriti nella prima versione vennero eliminati o sostituiti. Ad esempio, nella versione iniziale, scritta prima del rapimento, appariva anche il nome di Aldo Moro. A causa degli eventi successivi, il nome di Moro venne poi eliminato dal testo della canzone in maniera da evitare facili polemiche. Dal testo vennero cancellati tuttavia anche i nomi di Montanelli, Banfi, Sinatra, Sindona (crac del Banco Ambrosiano) e Crociani (scandalo Lockheed e loggia P2). Inoltre, la frase «PCI nuntereggae più» e l'associazione di questo partito ad altri della maggioranza, scatenò talune polemiche. Vincenzo Mollica ricorda:

« [Era] una canzone di grande divertimento, anche, però aveva il coraggio delle sue azioni, non si tirava mai indietro: nomi e cognomi per tutti e nei tempi in cui fare nome e cognome per tutti era molto difficile. »

In quell'anno Gaetano partecipò a una tournée e ad alcune manifestazioni serali, la più famosa di queste fu sicuramente Discomare '78 e precisamente la serata finale svoltasi nella Valle dei Templi di Agrigento il 23 agosto 1978. Il cantante avrebbe dovuto cantare Nuntereggae più, ma la Rai provò ad impedirglielo e Gaetano per protesta lasciò la manifestazione.

In un'altra occasione venne invitato ad Acquario, un programma televisivo dell'epoca. Maurizio Costanzo, il conduttore, e Susanna Agnelli, l'ospite della puntata, erano due dei personaggi citati nella canzone Nuntereggae più, eseguita poi dal cantautore nel corso del programma. Anche in quest'occasione Gaetano fece il suo ingresso con un cilindro in testa e Costanzo lo presentò come un «autore di canzoncine ironiche, scherzose e scanzonate, che, vista la sua passione di fare elenchi, si dedicherà presto a mettere in musica forse le Pagine Gialle». L'Agnelli affermò invece di apprezzare la canzone. A ottobre Gaetano andò a Madrid per incidere la versione spagnola del 45 giri Nuntereggae più. Il titolo era Corta el rollo ya (Dagli un taglio) e il cantante riadattò il testo inserendo personaggi spagnoli della politica e dello spettacolo come Carrillo, Pirri e Susana Estrada. Il disco uscì in primavera ed ottenne un discreto successo.

Declino

La partecipazione a Sanremo segnò decisamente un punto di svolta nella carriera e nella vita del cantautore, nulla sarebbe più stato come prima:

« Gaetano era una supernova. Ha brillato tre anni, dal '76 di Mio fratello è figlio unico al '78 di Nuntereggae più. Il successo sanremese di Gianna lo spiazzò, non ebbe il tempo di venirne a capo. »

(Andrea Scanzi)

Spronato dai Discografici a scrivere nuove canzoni, Rino Gaetano si recò sull'Isola di Stromboli, a cercare ispirazione, ne uscì il quinto album, Resta vile maschio, dove vai?, il primo con la RCA, svelò secondo molti critici una crisi compositiva ed artistica del cantante. Il 33 giri contiene la prima ed unica canzone di tutta la discografia di Gaetano non scritta da lui. La title track dell'album venne scritta infatti da Mogol, dopo un incontro al Cenacolo con il cantautore. Il 23 febbraio 1979 Gaetano si imbarcò per Città del Messico, dove incise il suo nuovo album. Nonostante la promozione da parte della RCA, il 33 giri non ottenne il successo sperato e non superò le 200mila copie vendute. Gaetano attribuì lo scarso successo dell'album alla scelta di sperimentare sonorità latinoamericane. I critici incolparono invece la mancanza d'ispirazione da parte del cantautore.

Le sue esibizioni erano notevolmente cambiate rispetto ai primi tempi: il cantante aveva un seguito decisamente maggiore e la scenografia adesso era studiata nei minimi dettagli. Gaetano prese parte prima al Festivalbar e poi, in ottobre, partecipò al Discoestate a Rieti. In quest'occasione si rese protagonista di una protesta: non accettò il fatto di dover cantare in playback e quando arrivò il suo turno, invece di far finta di cantare, decise di fare l'indifferente e fumarsi una sigaretta. In questo periodo inoltre Gaetano comprò una casa a Mentana, vicino a Roma, probabilmente in vista di un futuro matrimonio con la sua ragazza Amelia.

Sempre nel 1979, durante un concerto sulla spiaggia di Capocotta (citata anche nel testo della canzone), prima di cantare Nuntereggae più, Gaetano affermò:

« C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta. »

Nel 1980 Gaetano incise il suo sesto ed ultimo album, E io ci sto. Questo 33 giri propose nuove sonorità; ciò che colpì maggiormente del disco fu il tono più serio delle canzoni, l'impegno civile dimostrato dal cantautore e l'utilizzo del rock. Nonostante le vendite inferiori rispetto al solito, Gaetano si dichiarò soddisfatto per via del messaggio duro e preciso trasmesso dall'album e per via del diverso tipo di attenzione richiesto al pubblico. Nel febbraio del 1981 Ciao 2001 scriverà:

« In questo disco Rino Gaetano torna ad occuparsi del volto più palese dell'Italia senza mai piangerci sopra (e questo è senz'altro l'aspetto più positivo) e sparando un'infinità di cartucce, la maggior parte delle quali non vanno però a segno. La scelta musicale non presenta alcuna novità o sorpresa: melodie di facile presa, orecchiabilità che sfiora la banalità, una voce che per quanto caratteristica riesce ad essere espressiva solo a tratti. »

Quello stesso anno partecipò su invito di Giovanni Tommaso, insieme ad Anna Oxa, Lucio Dalla e Ivan Cattaneo ad Alice, disco atipico dei Perigeo. Gaetano in questa occasione eseguì il brano Al bar dello sport (ovvero sogghigni e sesso) insieme a Maria Monti e Confusione gran confusione, insieme a tutti gli altri artisti. A dicembre partì per l'Ecuador, dove aveva in programma alcune serate.

Nel 1981 la RCA organizzò una nuova tournée, presentata da Shel Shapiro: Gaetano si esibiva al fianco di Riccardo Cocciante e dei New Perigeo. La scelta di affiancare artisti così lontani tra loro non convinse pienamente Gaetano, né tanto meno la critica. La serata d'apertura era al Teatro Tenda di Roma e Gaetano appariva insolitamente cupo e serio nel corso dell'esibizione, il padre infatti era ricoverato in terapia intensiva da qualche giorno. Dalla tournée nacque un album live, Q Concert. Il disco contiene quattro brani tra cui Insieme, scritto per l'occasione da Gaetano e A mano a mano, una canzone di Cocciante reinterpretata dal cantante crotonese.

Morte

Il 31 maggio Gaetano fece la sua ultima apparizione in TV cantando E io ci sto nel programma Crazy Bus. In quei giorni incise alcune canzoni insieme ad Anna Oxa come Il leone e la gallina di Mogol e Lucio Battisti.

La carriera e la vita di Rino Gaetano si interruppero tragicamente il 2 giugno 1981 all'età di trent'anni in seguito ad un incidente stradale. Già l'8 gennaio un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard rail: il cantante rimase incredibilmente illeso mentre la sua auto venne completamente distrutta. Gaetano aveva deciso poi di acquistare una nuova Volvo 343 grigio metallizzato. Quel 2 giugno, verso le tre di notte, dopo una serata passata nei locali, egli stava tornando a casa, da solo, a bordo della sua auto. Alle 3.55, mentre percorreva via Nomentana, a livello dell'incrocio di via Carlo Fea, cadde con la testa sul volante e la sua vettura invase la corsia opposta. Il camionista che sopraggiunse nell'altro senso di marcia provò a suonare il clacson, ma l'urto era ormai inevitabile. La parte anteriore e il lato destro della Volvo vennero distrutti, Gaetano batté violentemente la testa contro il vetro e il petto sul volante e perse conoscenza. L'autopsia rivelò un possibile collasso prima dell'incidente mentre il camionista raccontò di aver visto Gaetano accasciarsi di lato e iniziare a sbandare per poi riaprire gli occhi qualche attimo prima dell'impatto.

Arrivarono i soccorsi, Gaetano era in coma e giunto al Policlinico Umberto I riportava una frattura alla base cranica, varie ferite a livello della fronte, una frattura molare destra e una sospetta frattura allo sterno. Tuttavia il Policlinico non aveva un reparto per i craniolesi e il medico di turno, il dottor Novelli, tentò invano di contattare un altro ospedale dotato di un reparto di traumatologia cranica. Vennero contattati telefonicamente il San Giovanni, il San Camillo, il CTO della Garbatella, il Policlinico Gemelli e il San Filippo Neri, ma non si riuscì a trovare un posto disponibile. Così, Gaetano alle sei del mattino spirò. Vi furono successivamente molte polemiche per via del mancato ricovero e venne aperta anche un'inchiesta.

Il 4 giugno si tennero i funerali nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, quella in cui Gaetano avrebbe dovuto sposarsi da lì a poco. Alle esequie parteciparono parenti, amici, personaggi della musica, dirigenti della RCA e fan. Inizialmente venne sepolto nel piccolo cimitero di Mentana, poi il 17 ottobre venne trasferito al cimitero del Verano, dove la sua salma si trova tuttora.

Drammaticamente profetiche risultano le parole di La ballata di Renzo, una canzone scritta da Gaetano più di dieci anni prima della morte. Questo brano e soprattutto la sua versione iniziale, Quando Renzo morì io ero al bar (presente in uno dei quaderni in cui Gaetano raccoglieva le sue canzoni da adolescente), narrano la storia di un ragazzo di nome Renzo che muore in circostanze molto simili a quelle del cantautore:

« La strada era buia, s'andò al S. Camillo
e lì non l'accettarono forse per l'orario,
si pregò tutti i santi ma s'andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero. »

(da Quando Renzo morì io ero al bar - Rino Gaetano)

Renzo viene investito da un'auto e muore dopo essere stato rifiutato da molti ospedali di Roma per mancanza di posti, mentre i suoi amici sono al bar. Nella canzone vengono addirittura citati tre degli ospedali che rifiutarono Gaetano il 2 giugno 1981 per mancanza di letti: il Policlinico, il San Giovanni e il San Camillo.

Il 27 novembre 2007 Carlo Lucarelli ha parlato della morte del cantautore in DeeGiallo, un breve programma radiofonico in onda su radio DeeJay, nel quale lo scrittore ricostruiva in forma narrativo-documentaristica delitti irrisolti legati al mondo della musica. Nel 2013 viene pubblicato il libro Rino Gaetano. La tragica scomparsa di un eroe dell'avvocato Bruno Mautone. In questo libro Mautone porta avanti la tesi secondo cui Gaetano sarebbe stato ucciso dalla massoneria deviata. Gli elementi che l'avvocato porta a sostegno delle sue tesi sono talune presunte accuse velate ai massoni nelle canzoni di Gaetano e le sospette circostanze della morte del cantautore (anche l'avvocato traccia un parallelo con la canzone Quando Renzo morì io ero al bar).

Tributi ed eventi postumi

A più di trent'anni dalla morte, il nome di Gaetano, nonostante la sua breve carriera artistica, viene ancora annoverato tra i grandi della musica italiana. Diversi, a questo proposito, sono stati i tributi dedicati all'artista di Crotone.

Nel 1993 venne pubblicata per l'etichetta EMI una raccolta di cover delle canzoni di Rino intitolata E cantava le canzoni - La nuova musica italiana ricorda Rino Gaetano, in occasione dell'Arezzo Wave di quell'anno. Gli Afterhours parteciparono alla realizzazione della compilation con la loro reinterpretazione del brano Mio fratello è figlio unico.

Nel 1994 i Ritmo Tribale inserirono una cover rock di Ma il cielo è sempre più blu nel loro album Mantra. Nel 1995 uscì il film Il cielo è sempre più blu, diretto da Antonello Grimaldi, con un nutrito cast di attori italiani; il titolo è un chiaro riferimento alla canzone di Gaetano, utilizzata anche come colonna sonora.

Nel 1996 gli Articolo 31 inserirono nell'album Così com'è la canzone Così e cosà, in cui viene campionata Gianna e nel 2001 venne pubblicata la prima biografia ufficiale del cantautore a cura di Emanuele Di Marco.

Nel 2002 Marco Morandi incise l'album Io nuoto a farfalla (il titolo derivava da un brano inedito di Gaetano) e al concerto del Primo Maggio di quell'anno, condotto da Claudio Amendola, venne riservato un tributo all'artista calabrese. Nel dicembre dello stesso anno la famiglia Gaetano mise all'asta l'ukulele del cantautore, lo strumento originale con cui questi si era esibito al Festival di Sanremo nel 1978. Il ricavato venne devoluto per finanziare la costruzione di un Centro medico per Bambini di Emergency in Sierra Leone. Il 15 luglio 2003 uscì il remix dance del DJ Molella di Ma il cielo è sempre più blu, presente anche nella raccolta Sotto i cieli di Rino. Il DJ, tra l'altro, reintegrò nella versione remix il verso «chi tira la bomba, / chi nasconde la mano», tagliato nella versione originale per opera della censura.

Nell'ottobre del 2004 Giorgio Panariello condusse su Rai Uno il varietà Ma il cielo è sempre più blu. Il titolo della trasmissione era un chiaro omaggio a Gaetano e la sorella del cantautore, Anna, fu una degli ospiti della prima serata. Nel 2006 venne prodotto il film di Daniele Luchetti Mio fratello è figlio unico che traeva il nome dall'omonima canzone di Gaetano. Lo stesso anno, venne lanciata un'iniziativa per portare la musica e i testi di Rino Gaetano nelle scuole della provincia di Crotone come materia di studio. Sempre nel 2006, i pugliesi del gruppo Folkabbestia incisero una cover della canzone Ahi Maria e la inclusero nel loro album 25-60-38. Breve saggio sulla canzone italiana.

Al Festival di Sanremo 2007 Paolo Rossi presentò il brano In Italia si sta male (si sta bene anziché no), scritto da Gaetano ma rimasto incompiuto. Il brano inedito gli venne proposto da Mauro Pagani, ex membro della PFM e l'attore accettò subito per amore del cantautore calabrese. Paolo Rossi dichiarò prima del Festival:

« [...] sono abbastanza emozionato. Ma non per la gara, perché sento la responsabilità di portare un brano di Rino Gaetano al grande pubblico. »

A proposito del brano, prodotto da Claudia Mori, invece affermò:

« [...] una ballata molto semplice di quel gran cantautore che era Rino, una canzone evocativa, di grande impatto, di forte attualità, che potrebbe essere stata scritta anche oggi. »

Nel novembre dello stesso anno venne trasmessa su Rai Uno una miniserie televisiva sulla vita del cantante intitolata Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu. Nel 2008 il suo amico e collega Toni Malco inserì una cover di Mio fratello è figlio unico nel suo ultimo album Sensazione scomoda. Nel 2009 la cantante Giusy Ferreri realizzò una cover di Ma il cielo è sempre più blu, inserita nell'album Fotografie.

Nel luglio 2010 uscì una nuova raccolta del cantautore crotonese, E cantavo le canzoni. La raccolta era corredata dalle parole di noti estimatori di Gaetano come Jovanotti, Fiorello e Simone Cristicchi. Il 27 luglio, al Giffoni Film Festival, venne proiettato il corto scritto e diretto da Paolo Scarlato Non voleva essere un giullare, sugli ultimi momenti della vita del cantautore. Il 2 giugno 2011 a Roma, precisamente in piazza Sempione, a trent'anni esatti dalla scomparsa di Gaetano, si tenne un concerto di tributo durante il quale vari artisti reinterpretarono alcune tra le sue canzoni più famose. All'iniziativa parteciparono tra gli altri Ernesto Bassignano, Claudio Santamaria, Andrea Rivera e Sergio Cammariere. Quest'ultimo, oltre ad essere un ammiratore di Gaetano e delle sue canzoni – soprattutto quelle legate alla Calabria come Anche questo è sud, I tuoi occhi sono pieni di sale e Ad esempio a me piace il sud – è suo cugino:

« Sua mamma Maria era una figlia illegittima di mio nonno. A Crotone, dove siamo nati entrambi, sembravano saperlo tutti, ma io l'ho scoperto soltanto nel 1997. Sua sorella Anna dice che ci assomigliamo anche fisicamente. »

Il 28 giugno 2011 Sony Music pubblicò una raccolta di cover, per commemorare e celebrare il trentesimo anniversario dalla sua scomparsa, intitolata Dalla parte di Rino e distribuita in due edizioni: standard e special. Numerosi artisti come Gianluca Grignani, Roberto Vecchioni, Giusy Ferreri, Tricarico, Simone Cristicchi e Patty Pravo hanno contribuito all'album. Roy Paci & Aretuska hanno rivisitato Nuntereggae più sostituendo i nomi del testo con quelli di personaggi contemporanei.

Nel 2012 J-Ax inserì nel suo album Meglio live! un remake in chiave rock della canzone Rare tracce. Il cantante ha dichiarato:

« Rino mi dà tuttora energia e rabbia. Aveva attitudine rock e voce roca, era un outsider anche a livello compositivo. Rare tracce è del 1979 ma praticamente era un rap. L'ho rifatta in salsa Red Hot Chili Peppers, perché ha un po' la stessa struttura delle loro canzoni: strofa funky e ritornello melodico. »

Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu

Nel novembre 2007 venne trasmessa su Rai Uno una miniserie televisiva in due puntate sulla vita del cantante intitolata Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, diretta da Marco Turco e interpretata da Claudio Santamaria, Laura Chiatti e Ninetto Davoli. La serie venne prodotta dalla Ciao Ragazzi di Claudia Mori, la quale affermò:

« Avevo in mente il soggetto da tempo. Conoscevo bene Rino Gaetano, perché da ragazza ero amica di sua sorella Anna, ci frequentavamo a Roma. Mi piaceva la sua musica e mi piaceva lui, un ragazzo intelligente in modo profondo. La sua è la storia di un eroe di oggi, attuale come lo sono le sue canzoni. Raramente si raccontano storie di ragazzi in tv: questa vuole esserlo. »

Claudio Santamaria, che nella fiction interpretò il cantautore, descrisse così il suo personaggio:

« [Era] un poeta prima di ogni altra cosa, e un giullare, un dissacratore che sapeva sdrammatizzare ma senza essere superficiale. Conoscevo le sue canzoni ma non la sua vita, non sapevo che da piccolo fosse stato in collegio. Cantare per me non è stato un problema perché ho avuto un gruppo. Poi, lui cantava più col cuore che con la tecnica, le sue erano performance, ho visto che una volta si presentò a uno show di Corrado con indosso una muta da sub... »

La fiction fu bersaglio di varie critiche, soprattutto da parte della sorella di Rino, Anna Gaetano. Secondo Anna infatti la fiction sarebbe stata troppo romanzata, rispecchiando poco la vita e la carriera del cantautore e insistendo su alcuni aspetti come il conflitto col padre e il rapporto con l'alcol in maniera poco veritiera. Anche Antonello Venditti esternò in due interviste le sue perplessità circa la fiction Rai, sottolineando in modo particolare la mancanza di un riferimento all'abuso di cocaina, una delle concause della tragica morte del cantante:

« [La cocaina] era molto presente in quegli anni e in quel giro dove Rino finì e fu anche responsabile della sua tragica fine. La storia ha ignorato proprio questo. »

Anna Gaetano non gradì affatto le dichiarazioni di Venditti, tanto da querelarlo per diffamazione. Secondo l'esposto presentato alla procura della Repubblica dai legali della Gaetano, gli avvocati Gian Antonio ed Aldo Minghelli, infatti, le affermazioni di Venditti «sono da ritenersi profondamente lesive non solo dell'artista che, pur nel suo breve percorso di vita, ha segnato la storia della musica italiana, e dell'uomo Rino Gaetano, ma soprattutto della sua memoria, che si è cercato di infangare attraverso il riferimento a fatti non corrispondenti al vero ed evocati a distanza di ben 26 anni dalla sua tragica scomparsa». Repentina arrivò la precisazione da parte del cantante romano:

« Lungi da me ogni volontà di diffamare la memoria di Rino, non ho mai detto che sia morto per causa della droga. Io, rammaricandomi di come era stato dipinto nella fiction, ho detto che la droga circolava nell'ambiente che Rino frequentava, non che lui la usasse. Non potrei mai diffamare Rino, che è stato, è e sarà sempre un amico. Sarebbe come diffamare me stesso. »

Anna Gaetano evidenziò inoltre altre incongruenze nelle interviste rilasciate da Venditti, circa la fiction e la vita del cantautore, ripromettendosi infine di difendere la memoria del fratello «con le unghie e con i denti» fino alla morte. Essendo emersa l'assenza di ogni volontà denigratoria da parte di Venditti, la querela di Anna Gaetano è stata respinta nel luglio 2008.

Riconoscimenti

Nel 1982, ad un anno dalla morte del cantautore, da un'idea di Pino Scarpettini nacque il premio Rino Gaetano, uno spettacolo per ricordare il cantautore calabrese e lanciare giovani voci nel panorama musicale. Nel corso degli anni l'iniziativa ha ottenuto un successo e un'importanza sempre maggiori.

Dal 4 all'8 settembre 2002 a Crotone si tenne la prima edizione di un festival in memoria di Gaetano e in tale occasione venne sancita anche la nascita di "Una casa per Rino", centro polifunzionale di musica per la Calabria e il Meridione, aperto ai nuovi artisti. Nel novembre del 2004 la giunta comunale di Roma, città d'adozione del cantante, gli intitolò una via a Vigne Nuove. Il 19 luglio 2008 la città di Crotone inaugurò, nella piazza già intitolata al cantante, una targa e una statua in bronzo. Tale statua raffigura Gaetano in cilindro, frac e ukulele, proprio come il cantautore si era presentato al Festival di Sanremo. Il 3 maggio 2010 a Cutro, paese d'origine della famiglia del cantautore, venne intitolata una piazza alla memoria di Rino Gaetano. Per l'occasione, inoltre, venne dipinta a mano una gigantografia di Gaetano che può essere ancora ammirata all'interno della sala consiliare dello stesso comune.

Il 7 giugno 2011 venne inaugurata una targa in onore del cantautore in via Nomentana a Roma, proprio all'entrata dell'edificio in cui Gaetano aveva vissuto fino al 1981. La targa recita: «Qui è vissuto dal 1970 al 1981 Rino Gaetano, grande autore e interprete della canzone italiana. Ma il cielo è sempre più blu.»

Modelli e fonti d'ispirazione

Numerosi sono stati gli artisti, italiani e internazionali, che hanno influenzato la formazione musicale e il percorso artistico di Rino Gaetano. Fra loro Enzo Jannacci, come lo stesso Gaetano dichiarò nel 1976 a Ciao 2001:

« Jannacci è stato un maestro, per me è un vero poeta, mi sento molto vicino al suo feeling. Come autore e personaggio di spettacolo è davvero grande. È uno che sa divertirsi, prendere le cose per il verso giusto e dire delle cose interessantissime. Prendi Giovanni il telegrafista, dove risulta patetico con estrema eleganza. »

Molti critici tra l'altro hanno ravvisato delle somiglianze tra il singolo di Gaetano Ma il cielo è sempre più blu e quello di Jannacci Quelli che.... Tuttavia se Jannacci nel suo brano esprime lo sdegno con forte cinismo, la rabbia di Gaetano sembra venire più dal profondo. Un altro degli artisti preferiti di Gaetano è stato Fred Buscaglione, come ricordato da Venditti.

Buscaglione non si era limitato a cantare ma aveva creato intorno a sé un personaggio ironico portando in scena i classici luoghi comuni sull'"uomo vero". Così, quando nel maggio del 1980 la Rai propose a Gaetano di partecipare a una serata per il ventennale della morte di Buscaglione, egli accettò subito. Il cantautore nell'occasione interpretò in uno scenario anni trenta Il dritto di Chicago inscenando la parodia di un gangster. La canzone, reinterpretata da Gaetano, è presente nella raccolta Live & Rarities.

Secondo Bassignano, Gaetano è rimasto il più originale e il più "italiano" tra i cantanti di quel periodo:

« C'erano Baglioni e Cocciante da una parte che erano i melensi, c'era Battisti che nessuno di noi valutava granché, c'era chi come me si rifaceva alla Francia e a Tenco, chi si rifaceva a Dylan e chi come Antonello si rifaceva a Elton John e alla musica inglese. Rino è stato veramente il più italiano perché non si rifaceva a niente e a nessuno. »

D'altra parte se si analizza l'iter artistico-musicale del cantautore non si può prescindere dal considerare taluni artisti internazionali (come Bob Dylan) che Gaetano ha sempre dimostrato di apprezzare. Un'importante fonte d'ispirazione sono stati per lui i Beatles. Infatti è grazie a loro se, nel 1962, Gaetano scoprì la passione per la musica e la prima chitarra gli venne regalata proprio per strimpellare le canzoni del quartetto di Liverpool. Il cantautore crotonese aveva sempre apprezzato i Fab Four per via delle innovazioni che avevano portato in ambito musicale. Gaetano ammirava anche Bob Marley e il reggae, rimase impressionato soprattutto da No Woman, No Cry, una canzone che influenzò le sue prospettive musicali e il suo gusto per il ritmo. Durante la realizzazione di Aida, per esempio, il cantautore aveva cercato di ottenere una melodia cullante e reggae simile a quella della canzone di Marley. In un suo pezzo inedito, Ciao Charlie, Gaetano rivolgendosi ad un suo mito musicale cantava «Ciao Charlie / ti ringrazio di mille illusioni con le tue canzoni», l'identità del personaggio a cui Gaetano si riferiva tuttavia è incerta. Il brano inoltre termina con una sequela di saluti ai suoi padri artistici: «Ciao Jimi, Ciao Bob, Ciao Paul, Ciao John, Ciao Otis».

In ogni caso, Gaetano non trasse ispirazione solo da artisti musicali, la sua era una cultura molto più vasta e completa. Più volte dichiarò di apprezzare autori teatrali come Majakowskij e soprattutto Ionesco, con la sua opera paradossale. Durante una puntata del programma televisivo Discoring, Rino provò a citare questi nomi ma venne immediatamente fermato da Boncompagni, che lo pregò di non scomodare nomi illustri per giustificare canzoni prive di senso.

Tematiche ricorrenti

Nei suoi brani Gaetano affrontò i temi più disparati: varie problematiche sociali, la questione meridionale, l'emigrazione, l'emarginazione, la corruzione della classe politica, l'alienazione industriale e tanti altri. Inoltre Gaetano faceva spesso dei riferimenti nei suoi testi alla classe nobile e al "sangue blu", servendosi dell'arma dell'ironia e del paradosso.

Nelle sue canzoni il crotonese non tralasciò uno dei temi più classici e ricorrenti, quello dell'amore, trattandolo del resto in maniera poco ordinaria. Innanzi tutto evitò temi autobiografici, come teneva a precisare lui stesso:

« Non ho mai raccontato una storia d'amore mia, perché raccontare i fatti miei può anche dare fastidio alla donna che sta con me, perché potrei correre il rischio di perderla: a questo punto preferisco perdere la canzone. »

Inoltre era attento a non cadere nei soliti cliché:

« Bisogna partire dal presupposto che io, come altri cantautori della mia generazione, faccio musica leggera. Ma questo non impedisce che si possano dire cose che leggere non sono. Io parlo anche d'amore, ma evito di raccontare situazioni del tipo: lei mi lascia, va dall'altro, poi si pente e torna da me. Così, anche dal linguaggio, cerco di essere realista. Cioè, parlando d'amore, evito di usare le solite parole lacrimevoli e inutili. »

L'amore secondo il cantautore è simile all'oppio, regala uno stato euforico e poi una condizione di serenità in cui è impossibile distinguere il reale dall'immaginario. Talvolta, l'amore rappresenta per Gaetano solo il pretesto per trattare altri temi: in Sfiorivano le viole, ad esempio, una storia d'amore si lega alla storia d'Italia di quegli anni.

Emigrazione e il Meridione

La famiglia Gaetano, come tante altre nel sud Italia, era stata costretta ad emigrare. Il cantautore, così, attingendo anche alla sua esperienza personale, trattò più volte il tema dell'emigrazione nei suoi testi, precisando:

« Ho fatto vari pezzi che parlano dell'emigrazione, ma ho sempre inserito questa piaga nel più vasto e alienante concetto dell'emarginazione e soprattutto non ho dipinto l'emigrante nella solita e trita iconografia (occhi lucidi, valigia di cartone e mamma in nero) cercando di cogliere maggiormente il travaglio dei suoi stati d'animo e dei suoi affetti. »

In Agapito Malteni il ferroviere, ad esempio, il tema dell'emigrazione si lega a quello della cronaca: un macchinista meridionale, stanco di vedere la sua gente emigrare «lasciando la sua falce in cambio di un martello», decide di fermare un treno diretto a nord. Nonostante fosse emigrato in giovane età insieme alla famiglia, Gaetano rimase sempre legato al Meridione e in molti suoi brani descrisse gli scenari poetici della sua terra, senza tralasciare le antiche tradizioni in voga e le problematiche ancora attuali. Molto particolare in tal senso è la canzone Cogli la mia rosa d'amore dedicata a un fotografo di cartoline incaricato di ritrarre il Meridione. Nel testo è il Sud stesso a parlare, chiedendo di essere ritratto fedelmente e proponendo diverse immagini suggestive. Non manca anche in questa occasione un riferimento all'emigrazione:

« Cogli il suo figlio in Germania,
la miniera, il carbone, a Natale verrà. »

(da Cogli la sua rosa d'amore - Rino Gaetano)

Emarginazione

Uno dei temi più affrontati da Gaetano, soprattutto nell'album Mio fratello è figlio unico, è quello dell'emarginazione. Il cantautore infatti spiegò in un'intervista del 1976:

« Il tema unitario delle canzoni è quello degli emarginati, ma non tanto quelli tradizionalmente riconosciuti, come i sottoproletari, gli alcolisti, i drogati, quanto noi stessi. Pochi si occupano delle cosiddette persone normali. Pensa solo a un incidente per strada, con la gente che scappa per paura che la polizia faccia perdere tempo. Questo è Mio fratello è figlio unico, una persona tutto sommato normalissima. Mi piace esasperare le cose, amo i paradossi. In fondo, Ionesco, uno degli autori teatrali che preferisco, è tutto un paradosso. Dire che mio fratello è figlio unico perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e i frustrati non è demagogia.»

L'emarginato di cui Gaetano parlava (il fratello figlio unico) non è quello tradizionalmente riconosciuto come potrebbe essere l'alcolista, il barbone o il drogato, ma è una persona qualunque. Il cantante arrivò alla conclusione che, paradossalmente, in fondo siamo tutti degli emarginati, dei figli unici:

« Analizzo la situazione dell'escluso, dell'emarginato della società e ne concludo che in fondo siamo tutti figli unici: i rapporti di convivenza sono dettati solamente dal dovere e non dal piacere di incontrarsi e di collaborare umanamente. »

Per rendere il concetto di questa solitudine interiore in maniera ancora più efficace, Rino scelse non a caso l'immagine del cane, presente sulla copertina dell'album. Il cantautore giustificò così la sua scelta:

« Il cane c'entra moltissimo! Il nuovo LP si chiama Mio fratello è figlio unico, e penso che niente esprima meglio di un cane il concetto di emarginato, di escluso. Cioè, il cane è la solitudine per eccellenza. Il discorso è in fondo sui poveri cani che siamo tutti quanti noi, abbastanza avulsi dall'incontro umano e abbastanza soli... Cioè, praticamente siamo abbastanza messi da parte, l'uno con l'altro. »

Il tema diventa ancor più straziante nel brano Escluso il cane, un lamento di abbandono e smarrimento e, allo stesso tempo, un grido di rabbia contro la falsità del mondo.

Politica

Gaetano fece il suo ingresso nel mondo discografico in un momento particolarmente caotico. Numerosi dibattiti erano nati in merito al rapporto tra i cantautori e le case discografiche, soprattutto per quel che riguardava i guadagni e i costi. Riguardo a questi problemi si vennero a creare diverse linee di pensiero: c'era chi mirava più ai guadagni, chi rimaneva idealista e militante e chi puntava a raggiungere il maggior pubblico possibile. Vari cantautori furono bersaglio di contestazioni durante i loro concerti, come quella a cui venne sottoposto De Gregori al PalaLido di Milano. Gaetano, in questo contesto, si mantenne alquanto defilato. Non condivideva molte pretese del pubblico: i prezzi popolari ai concerti, le radio libere e le copie omaggio dei dischi. Secondo il cantautore queste proteste non erano dettate tanto da necessità politiche o ideali di uguaglianza, quanto dalla volontà di ottenere gratis alcuni privilegi.

Allo stesso tempo, Gaetano non condivideva l'idea della canzone come strumento di lotta, come protesta, e tanto meno accettava l'idea del "cantautore militante". A differenza di suoi diversi contemporanei, l'artista crotonese rifiutò di schierarsi politicamente. La sua infatti era una critica a 360 gradi e riguardava tutta la classe politica italiana. Questo aspetto, già evidente nella canzone Nuntereggae più, lo divenne ancor di più nel brano Ti ti ti ti:

« A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati,
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvare la dignità mondana,
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto, un voto pulito.
Partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri. »

(da Ti ti ti ti - Rino Gaetano)

Anche per questo, Gaetano non può essere collocato in alcuna ideologia politica. Del resto il cantautore calabrese respingeva ogni sorta di collocazione e di etichetta, come si evince anche dalle parole del suo amico Bruno Franceschelli:

« Molti si chiedono quali fossero le idee politiche di Rino, altri cercano di dargli una collocazione: posso assicurare che Rino ha sempre rifiutato qualsiasi tipo di etichetta, il suo è sempre stato un pensiero libero, libero da pressioni esterne e scevro da compromessi. Era per certi benpensanti, una voce scomoda, tanto da subire censure ad alcuni suoi testi. »

La censura, infatti, aveva più volte ritoccato e tagliato i testi di Gaetano. Il caso di Nuntereggae più fu il più eclatante, ma non certo l'unico. Persino in una canzone apparentemente leggera come Sfiorivano le viole la censura aveva estromesso una strofa sulla guerra del Vietnam: «Dopo tre giorni di prigionia viene rilasciato, nella foto con la moglie e i figli… E il governo di Hanoi proclama lo stato d'emergenza nelle zone colpite dalle bombe americane.»

Stile

Uno dei leitmotiv, soprattutto nelle prime composizioni di Gaetano, fu quello del nonsense, un effetto che il cantautore cercò di ottenere in diversi modi: avvalendosi dell'utilizzo maccheronico dell'inglese, del francese o del tedesco (I love you Maryanna), utilizzando libere associazioni dal significato incomprensibile (Jacqueline), sfoggiando un linguaggio ironicamente aulico (E la vecchia salta con l'asta), raccontando un futuro onirico e surreale (A.D. 4000 d.C.) o adoperando banali giochi di parole (Sto colma). Talvolta sconfinava nella vera e propria demenzialità (Glu Glu). Gaetano arrivò a descrivere problematiche reali in modo goliardico e coniò figure quasi fumettistiche per esprimere in maniera ancor più diretta alcune sue riflessioni. Un classico esempio è quello dell'effendi, una figura che Gaetano descrisse in questo modo:

« L'effendi è quel signore che consuma abitualmente una tazza di petrolio alle cinque del pomeriggio. »

Nelle sue canzoni, inoltre, Gaetano utilizzò spesso delle voci off apparentemente prive di senso, ma che, nel contesto della canzone, acquisivano un particolare significato. In Nuntereggae più, per esempio, è presente un intervento politico di Berlinguer pronunciato con un'inflessione sarda («mi sia consentito dire, il nostro è un partito serio, certo...»). In La zappa... il tridente, il rastrello, la forca, l'aratro, il falcetto, il crivello, la vanga..., verso la fine del brano, si possono ascoltare dei messaggi pubblicitari riferiti alla mondanità (oroscopo, ricette, consigli di bellezza) che si contrappongono agli arnesi rurali del titolo e del ritornello, cantati a mo' di scioglilingua. A tal proposito, Rino dirà:

« Volevo esprimere il contrasto fra gli strumenti di lavoro del contadino, resi come in uno slogan, e le chiacchiere e i giochi inutili del salotto della contessa Maffei. »

Gaetano, prendendo spunto dal teatro dell'assurdo, si avvalse dell'ironia, del sarcasmo e del paradosso per sondare la vera natura dell'uomo moderno, la falsità dei rapporti umani, l'incomunicabilità e i vari problemi che affliggevano la società del suo tempo. Mollica lo ricorda così:

« [...] lui aveva una grande forza che era l'ironia e l'ironia non sempre veniva capita in quegli anni, in cui tutti erano molto settari. [...] Lui badava a fare le sue canzoni e le sue canzoni dovevano rispecchiare fedelmente il suo pensiero ma anche la bizzarria, quella bizzarria positiva che accompagnava il suo pensiero, la capacità che aveva di deformare la realtà per raccontarla meglio, usando l'arma del paradosso. [...] Il cantautore più paradossale ed è stato quello che costruendo i paradossi più incredibili raccontava poi con perfetto realismo quelli che erano i suoi tempi, quella che era la sua vita, che erano i suoi amori. »

L'artista calabrese non vedeva la necessità di usare forme complesse nell'espressione artistica, preferiva di gran lunga la semplicità. In un'intervista del luglio 1978 con Enzo Siciliano, Gaetano raccontò di come l'ispirazione per i testi e le musiche delle sue canzoni potesse arrivare improvvisamente, anche durante un semplice viaggio in auto o una gita in campagna.

Per quanto riguarda invece il ritmo, le canzoni di Rino dimostrano una grande varietà: si passa dal ritmo stile valzer di Rosita alla tarantella barocca di La zappa, il tridente..., dal ritmo funky di Rare tracce a quello armonioso e romantico (creato dalla chitarra e dagli archi) del brano Sei ottavi.

Influenza sulla cultura popolare

In un suo articolo, scritto in occasione della fiction televisiva Rai, Aldo Grasso ricordava così il cantautore:

« Breve la vita del cantautore solitario e tormentato [...] ma intensa per la creatività delle sue composizioni tra paradosso e sarcasmo: artista esuberante e satirico, dotato di una vena musicale trascinante, Rino Gaetano ha interpretato un ruolo, arguto e irriverente, poco frequente nel panorama della canzone italiana. »

A più di trent'anni dalla sua scomparsa, grazie in buona parte alla sua irriverenza verso la moda e le tendenze, alla sua formazione culturale ed artistica da autodidatta, e alla sua visione del mondo così personale, Gaetano ha dimostrato di essere un "caso unico" nel panorama musicale italiano. Egli infatti non ha avuto dei veri e propri maestri e non è appartenuto ad alcuna corrente o scuola. Gaetano fu in tal senso un innovatore, come conferma Fiorello:

« Non sono canzoni da ricordo, quelle di Rino, sono canzoni del presente e del futuro. La prima parola che associo a lui è: avanti. E il Rino di trent'anni fa, quel Rino, ancora oggi, starebbe un passo avanti a tutti noi. »

Negli anni dopo la sua scomparsa Gaetano è stato via via più apprezzato e la sua musica riscoperta, rivalutata e, forse, veramente capita, soprattutto dalle nuove generazioni, e questo risulta essere un segno della sua originalità e del suo ruolo di innovatore. Importante fu in proposito il primo raduno dei suoi fan al cimitero del Verano di Roma (il luogo dove è sepolto l'artista) il 2 giugno 2001, a vent'anni dall'incidente stradale in cui il cantautore perse la vita. Dopo questo tributo, le iniziative in suo onore aumentarono sempre più nel corso degli anni. Un'altra svolta significativa è stata la raccolta Sotto i cieli di Rino del 2003, che registrò sorprendenti cifre di vendita e segnò così la riaffermazione del cantautore calabrese dopo anni di oblio.

Molte delle canzoni di Gaetano sembrano non passare mai di moda e, anche diversi anni dopo la sua scomparsa, vengono trasmesse un po' dappertutto: nelle colonne sonore dei film e delle serie, nei concerti, nei programmi televisivi, nelle discoteche, negli spot e persino negli stadi. Da qualche anno infatti Ma il cielo è sempre più blu è l'inno ufficiale del Crotone e dei tifosi della Sampdoria. Inoltre musicisti molto diversi tra loro come Daniele Silvestri, Alex Britti, Simone Cristicchi, Le luci della centrale elettrica e gli Articolo 31 hanno dichiarato più volte di essere stati influenzati da Gaetano nella loro formazione artistica.

Discografia

33 giri

1974 - Ingresso libero (It, ZSLT 70024)
1976 - Mio fratello è figlio unico (It, ZSLT 70029)
1977 - Aida (It, ZPLT 34016)
1978 - Nuntereggae più (It, ZPLT 34037)
1979 - Resta vile maschio, dove vai? (RCA Italiana, PL 31449)
1980 - E io ci sto (RCA Italiana, PL 31539)

Qdisc

1981 - Q Concert (RCA Italiana, PG 33417)

45 giri

1973 - I Love You Maryanna/Jaqueline (It, ZT 7047)
1974 - Tu, forse non essenzialmente tu/E la vecchia salta con l'asta (It, ZT 7054)
1974 - Tu, forse non essenzialmente tu/I tuoi occhi sono pieni di sale (It, ZT 7057)
1975 - Ma il cielo è sempre più blu/Ma il cielo è sempre più blu (2ª parte) (It, ZT 7060)
1976 - Mio fratello è figlio unico/Sfiorivano le viole (It, ZT 7062)
1976 - Berta filava/Mio fratello è figlio unico (It, ZT 7064)
1977 - Aida/Escluso il cane (It, ZBT 7078)
1977 - Aida/Spendi spandi effendi (It, ZBT 7081)
1978 - Gianna/Visto che mi vuoi lasciare (It, ZBT 7086)
1978 - Nuntereggae più/E cantava le canzoni (It, ZBT 7091)
1979 - Resta vile maschio, dove vai?/Ahi Maria (RCA Italiana, PB 6343)
1980 - E io ci sto/Metà Africa metà Europa (RCA Italiana, PB 6487)
45 giri pubblicati all'estero[modifica | modifica wikitesto]
1978 - Corta el rollo ya/Y cantaba las canciones (RCA Victor, PB 6251; pubblicato in Spagna)
1979 - ¡Ay! María/Maestra del Amor (RCA Victor, PB 6372; pubblicato in Spagna)

Antologie

1990 - Gianna e le altre... (BMG Ariola)
1993 - Aida '93 (BMG Ariola)
1996 - Superbest (BMG Ricordi)
1998 - La storia (BMG Ricordi)
2003 - Sotto i cieli di Rino (RCA Italiana)
2005 - Sotto i cieli di Rino (special edition) (RCA Italiana)
2007 - Figlio unico (BMG Ariola)
2008 - The Essential Rino Gaetano (RCA Italiana)
2009 - Live & Rarities (RCA Italiana)
2010 - E cantavo le canzoni (RCA Italiana)
2014 - Solo con io (RCA Italiana)

DVD/CD

2007 - Figlio unico (BMG Ariola)

fonte: Wikipedia

TI TI TI TI

SEI OTTAVI

SFIORIVANO LE VIOLE

IN ITALIA SI STA MALE (VERSIONE ORIGINALE)