sabato 26 dicembre 2015

Angelica Kauffman



Maria Anna Catharina Angelika Kauffmann, nota più semplicemente come Angelica Kauffman, è stata una pittrice svizzera, specializzata nella ritrattistica e nei soggetti storici.

Il padre di Angelica, Joseph Johann Kauffmann, ebbe una significativa incidenza sulla poliedrica personalità della figlia

La formazione italiana

Kauffman nacque il 30 settembre 1741 a Coira, nel cantone dei Grigioni, in Svizzera; tuttavia, trascorse la propria infanzia in Austria, nella cittadina di Schwarzenberg, la terra dei suoi avi. Il padre, Joseph Johann Kauffmann, pur essendo di umile levatura, era un pittore talentuoso: fu proprio lui, infatti, a trasmetterle l'amore per il disegno. L'influenza genitoriale fu determinante per il carattere di Angelica: dal padre ricevette la formazione artistica, mentre la madre, Cleofe Lutz, sviluppò le sue abilità nelle lingue, nella letteratura, nella musica e nel canto. I rudimenti per la pittura, passione prediletta dalla ragazza, vennero appresi attraverso la copia di gessi e di stampe, delle quali disponeva una vastissima collezione. Nel 1753 eseguì la sua prima opera: si tratta di un Autoritratto, dipinto a Morbegno in Valtellina, dove visse prima di trasferirsi a Como. È proprio qui, tra l'altro, che le venne commissionata la prima opera, un ritratto del vescovo locale A. M. Nevroni (andato perso).

Nel 1754, il padre decise di portare con sé la giovane figlia a Milano, dove dipinse fino alla morte della madre, avvenuta nel 1757. A causa di questa tragica circostanza, Angelica e il padre fecero ritorno a Schwarzenberg, dove ritornarono davanti al cavalletto, al servizio della nobiltà tedesca; sono da datarsi proprio in questo periodo l'Autoritratto in costume tipico del Bregenzerwald, oggi custodito nella Galleria degli Uffizi, e una serie di medaglioni affrescati con teste degli apostoli, eseguita basandosi sulle calcografie di Giovanni Battista Piazzetta.

Il padre, quindi, decise di riproporre un viaggio di formazione artistica in Italia. Fu proprio nel Bel Paese che Angelica ebbe modo di coltivare più intensamente le proprie doti pittoriche, attraverso lo studio delle opere del Correggio, di Guido Reni, dei Carracci, del Domenichino e del Guercino. A Firenze, nel 1762, eseguì la copia di prestigiosi dipinti della Galleria Ducale; per quanto riguarda l'ambito accademico, ottenne il diploma dell'Accademia di belle arti di Firenze e l'investitura a «membro d'onore» all'Accademia Clementina a Bologna. Negli anni 1763-65 visita Roma e Napoli, dove studiò le collezioni del museo di Capodimonte. Nonostante l'insistenza della regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena a farla diventare pittrice di corte, Angelica restò poco a Napoli, tanto che terminò il Ritratto della famiglia di Ferdinando IV a Roma. Proprio in questi anni, tra l'altro, conobbe illustri personaggi: frequentò molti artisti inglesi, fra cui Gavin Hamilton e Benjamin West, ma toccò per mano anche la pittura danese con Anton Raphael Mengs e quella italiana con Giovanni Battista Casanova, Giambattista Piranesi e Pompeo Batoni.

In questa sua parentesi italiana, Kauffman raggiunse uno straordinario successo nella ritrattistica; ne scrisse Winckelmann, in una lettera che mandò all'amico Franke nell'agosto 1764:

« La giovinetta di cui parlo è nata a Coira, ma fu condotta per tempo in Italia da suo padre, che è pure pittore; parla assai bene l’italiano e il tedesco ... Parla inoltre correntemente il francese e l’inglese ... Si può chiamare bella e gareggia nel canto con le nostre migliori virtuose. Il suo nome è Angelica Kauffmann »

Ciononostante, Kauffman mostrò sin da subito un insolito interesse verso la raffigurazione di soggetti storici: a tal scopo, si servì anche delle varie sculture e nudi che disponeva, grazie all'amicizia con il Batoni. La sua prima pittura storica si data proprio nel 1763, anno in cui realizza il Nudo virile. Il Nudo fu solo il primo di una lunga serie, composta da opere prestigiose come Penelope al telaio e Bacco e Arianna, dove l'artista sintetizza sapientemente il neoclassicismo con il classicismo seicentesco, di cui Reni era il maggiore rappresentante. Altre opere di questo periodo sono La Speranza (donata come pièce de réception all'Accademia di San Luca nel 1765), Veturia e Volumnia e Criseide riunita al padre Crise e Coriolano.

Il soggiorno in Inghilterra

« La virtuosissima Angelica Kaufmann, ornamento del suol di Albione ... »

(Domenico Martuscelli)

Angelica e Goethe

Quando Goethe, nel suo Viaggio in Italia, arrivò a Roma nell'ottobre del 1786, rimase sedotto dalla personalità di Angelica; si trattava della «miglior conoscenza» fatta a Roma.

« Guardar quadri con lei è assai piacevole; tanto educato è il suo occhio ed estese le sue cognizioni di tecnica pittorica »

(Goethe)

Tuttavia, mentre il poeta tedesco preferì non impegnarsi, lasciandosi trascinare in amori più frivoli e mondani, la Kauffman rimase estasiata dall'incontro. Si trattò di una forma di amicizia, se non di amore, molto intensa, sublimata, tanto che quando Goethe lasciò Roma la pittrice cadde in depressione.

« Il suo commiato mi ha trafitto l’anima. Il giorno della sua partenza è stato tra i giorni più tristi della mia vita »

(Angelica Kauffman)

Angelica rimase molto legata al poeta, tanto che (sperando in un suo ritorno nell'Urbe) gli scrisse una lettera, che però non ricevette mai risposta.
Nel soggiorno veneziano Kauffman strinse amicizia con la moglie dell'ambasciatore inglese John Murray: lady B. Wentworth. Quest'ultima invitò l'artista a seguirla a Londra - cosa che Angelica effettivamente fece nel giugno del 1766, passando per Parigi, dove poté ammirare il Palais du Luxembourg, ornato dalle opere di Rubens. L'artista trovò terreno fertile nella capitale inglese, dove già era conosciuta per un ritratto di David Garrick mandato alla Free Society nel 1764; di conseguenza numerosissimi furono i committenti, a partire da Augusta Sofia di Hannover, John e Georgiana Spencer e Joshua Reynolds. Fu proprio con Reynolds, tra l'altro, che Kauffman coltivò l'interesse (condiviso tra i due) per la pittura di storia; non a caso, fu con Mary Moser l'unica fondatrice di sesso femminile (fra 34 membri) della Royal Academy of Arts.

Nella fertile vita culturale di Londra, non mancarono di certo le occasioni mondane, con le quali si iniziò a tessere la visione romanzesca sulla vita di Kauffman. Quest'ultima, infatti, fu protagonista di numerosi pettegolezzi sulla relazione che ebbe dapprima con Füssli, quindi con Reynolds stesso. Dopo l'arrivo del padre scelse di sposare il conte svedese Frederick de Horn, che però dimostrò subito la propria natura da impostore fuggendo con tutti i loro risparmi. Kauffman fu libera dal vincolo di matrimonio solo il 10 febbraio 1780, quando la Chiesa Anglicana dichiarò il matrimonio invalido.

Il ritorno in Italia e la morte

Il secondo marito non tardò ad arrivare: si trattava di una vecchia conoscenza del padre, il pittore veneziano Antonio Zucchi, cui Angelica concesse la mano il 14 luglio 1781. Sempre nello stesso anno, vi furono altri cambiamenti: i coniugi lasciarono Londra alla volta di Venezia (preceduta da una sosta nelle Fiandre), mentre nell'inverno morì il padre Joseph. Il soggiorno lagunare fu breve, considerando che già due mesi dopo la morte di Joseph si stavano recando a Roma («emporio del Bello e tempio del vero gusto» secondo una definizione del contemporaneo Ennio Quirino Visconti), dove avevano una proprietà a via Sistina.

La dimora capitolina, baricentrica rispetto al centro storico, corrispondeva ai desideri di Angelica di avere un tenore altoborghese, e fu proprio qui che fondò il proprio atelier, che divenne presto un'istituzione per i viaggiatori del Grand Tour che passavano per l'Urbe. Fra questi, si annovera Johann Wolfgang von Goethe, con cui Kauffman strinse un solido rapporto di amicizia (se non di amore: si veda la nota integrativa «Angelica e Goethe»), che si tradusse nella realizzazione del suo ritratto, datato 1787 (oggi custodito nel Goethe-Nationalmuseum di Weimar).

Malgrado il flebile mercato artistico di Roma, la Kauffman continuò a produrre, mantenendosi intelligentemente in contatto con la clientela inglese e avendo importanti mecenati nei cortigiani europei più prestigiosi. Fu proprio in questo periodo che Angelica produsse le sue opere migliori, che spaziarono dalla ritrattistica alla pittura religiosa, che raggiunse l'apice nell'affrescamento della cappella del santuario di Loreto.

Il marito Antonio morì il 26 dicembre 1795. Nonostante la perdita, che fu superata anche grazie alla vicinanza del cugino (successivo custode delle tele della pittrice), Angelica continuò a dipingere. Degna di è sono l'Incoronazione della Vergine, realizzata per la parrocchia di Schwarzenberg; le sue opere migliori, tra l'altro, vennero addirittura rilegate in un volume da Giuseppe Vallardi, venduto poi al Victoria and Albert Museum di Londra.

Angelika Kauffman morì il 5 novembre 1807, a causa di un dolore al petto che fu costretta a patire per molto tempo, forse causato dai veleni della tavolozza che inalò per più di sessanta anni (tanto durò la sua vita da pittrice). Fu sepolta accanto al marito nella basilica romana di Sant'Andrea delle Fratte, pianta sinceramente dai suoi contemporanei: Antonio Canova, i Direttori dell'Accademia di Francia e di San Luca. Nell'epitaffio volle espressamente scritto che lei stessa, benché avesse avuto diritto alla sepoltura al Pantheon, aveva imposto di essere sepolta lì, per poter «abitare anche dopo la morte» accanto all'uomo con cui aveva goduto di tanto accordo. Un suo busto fu comunque collocato nel Pantheon l'anno successivo.

Retaggio

Le opere di Angelica Kauffman hanno conservato la reputazione che ebbero quando l'artista era ancora in vita. I suoi dipinti sono tuttora visibili in numerosissimi musei di prestigio, come Hampton Court e la National Portrait Gallery a Londra, negli Uffizi fiorentini, nell'Ermitage di San Pietroburgo e nell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, ma anche a Parigi, Dresda, Tallinn e Graz.

Kauffman era molto nota anche per le numerose incisioni, privilegiate dai collezionisti. Tra l'altro, l'artista inglese Charles Willson Peale (1741–1827), che era solito dare il nome di artisti famosi ai propri figli, battezzò una delle sue figlie in onore alla pittrice di Coira, chiamandola Angelica Kauffman Peale.

Una biografia della Kauffman venne pubblicata nel 1810, tre anni dopo la sua morte, dall'editore italiano Giovanni Gherardo De Rossi.

fonte: Wikipedia

giovedì 24 dicembre 2015

le mele di Adamo



Adams æbler è un film del 2005 diretto da Anders Thomas Jensen.

Il film, sceneggiato dallo stesso regista, è una commedia nera che narra una storia di riabilitazione intrecciata con vicende di sapore biblico, esplicitamente ispirate al Libro di Giobbe.

Trama

Adam è un neonazista che, scontata una pena detentiva, prima di tornare definitivamente in libertà, deve trascorrere un periodo di riabilitazione presso la parrocchia tenuta dal pastore protestante Ivan. La parrocchia ha già due ospiti: Gunnar, un ex tennista alcolizzato e Khalid, un arabo fondamentalista rapinatore.

Nel problematico colloquio introduttivo, Ivan strappa ad uno strafottente Adam un unico e semplice obiettivo che darà senso alla sua permanenza in quel luogo: cucinare una torta di mele. Per fare questo dovrà badare al melo che è nel giardino della parrocchia, fin quando di lì a poche settimane, i suoi frutti non saranno pronti per essere utilizzati.

Adam è nauseato dal buonismo di Ivan e si accorge presto che i suoi coinquilini che il pastore gli aveva dipinto come riabilitati, sono ancora totalmente schiavi delle loro debolezze.

Una serie di strani avvenimenti sembra voler segnare negativamente il destino della torta di Adam. Infatti il forno della cucina della canonica subisce continui incidenti, mentre il melo è prima attaccato dai corvi, poi dai vermi e, infine, sventrato e bruciato da un fulmine.

Parallelamente alle sventure dell'albero di mele, Adam conosce meglio il pastore, venendo a sapere della sua sfortunatissima esistenza. La madre morì dopo il suo parto, il padre ne abusò sin da piccolo assieme alla sorella, poi morta in un tragico incidente. La moglie, dalla quale ha avuto un figlio spastico e paraplegico, si è suicidata poco dopo il parto dello stesso. Ora lui ha un enorme tumore inoperabile al cervello che lo porterà presto a morte certa. Ma la cosa che indispettisce Adam è che Ivan neghi l'evidenza di queste sventure, rendendosi perfino ridicolo, specie quando parla normalmente del povero figlio, in realtà penosamente immobilizzato su una carrozzina.

Scoperto che Ivan va in crisi se messo di fronte alla realtà delle cose, Adam, travisando anche la fresca lettura biblica del Libro di Giobbe, con deliberata cattiveria gli elenca con crudezza tutte le sventure della sua vita dicendogli poi che non sono opera del diavolo ma di Dio stesso che lo odia e lo mette alla prova. Ivan, come previsto, si sente male e subisce un'emorragia interna che lo lascia moribondo.

Tornato in parrocchia con i giorni contati, Ivan non ha più la fede. Adam non è riuscito ad ucciderlo fisicamente ma ha squarciato inesorabilmente quel velo dietro al quale il pastore nascondeva la realtà e con questo la sofferenza. Ora però, con la parrocchia senza un capo, incredibilmente in Adam cresce un senso di responsabilità e di condivisione che lo portano fatalmente ad allontanarsi dai suoi compagni naziskin che, quando lo vanno a trovare, gli rimproverano l'amicizia con un arabo. Quest'ultimo per tutta risposta spara ripetutamente al capo della banda, ferendolo gravemente e mettendolo in fuga.

Al ritorno della banda per regolare i conti, Ivan interviene per sedare gli animi venendo ferito alla testa da un colpo di pistola partito accidentalmente durante una colluttazione. Mentre il pastore lotta nuovamente tra la vita e la morte, Adam scopre che le poche mele scampate al fulmine sono state mangiate. Quando dunque sembra tutto perso Gunnar, che oltre ad essere alcolizzato è anche cleptomane, gli restituisce una mela sottratta il giorno prima. Così Adam con grande impegno prepara un piccolo tortino di mele da portare ad Ivan. Quando va a trovarlo scopre che il pastore non solo è ancora vivo, ma che il colpo subito ha miracolosamente rimosso il tumore che lo dilaniava.

Ivan riacquista la salute e la fede mentre Gunnar e Khalid realizzano i loro obiettivi, e Adam decide di restare nella parrocchia ad aiutare il pastore nell'opera di riabilitazione.

Produzione

Il film è ambientato in Danimarca e le riprese interne ed esterne della chiesa e della parrocchia sono state effettuate nella storica Horne Kirke, nella parte sud-occidentale dell'isola di Fionia.

fonte: Wikipedia

BISCOTTI

expo dopo expo

ho visto presso l'Ordine degli architetti una mostra interessante.
Expo dopo Expo.
In questi mesi si è parlato soprattutto della cosiddetta eredità immateriale, a cominciare dalla Carta di Milano, ma quale sarà il lascito di Expo 2015 dal punto di vista paesaggistico e architettonico? Come rinascerà l'area del sito espositivo dopo che sarà terminato lo smontaggio dei padiglioni? Sono le domande su cui vuole far riflettere la mostra 'Expo dopo Expo', ospitata dal 5 al 20 novembre nella sede dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, in via Solferino 17. Otto fotografi indagano con i loro scatti sullo stato dei luoghi di sette Esposizioni universali al termine della manifestazione: Claudio Sabatino si è concentrato su Siviglia 1992, Marco Introini su Lisbona 1998, Claudio Gobbi su Hannover 2000, Maurizio Montagna si è dedicato all'Expo del 2002 in Svizzera e Gabriele Basilico a quella di Saragozza del 2008, mentre le immagini di Pierfrancesco Celada documentano il post Shanghai 2010 e quelle di Matteo Cirenei e Marco Menghi sono focalizzate sull'Esposizione appena terminata a Milano. "L'Ordine degli architetti vuole sollecitare il dibattito pubblico su temi quali la destinazione funzionale dell'area di Expo 2015, il rapporto con la città metropolitana, il governo delle decisioni, la trasparenza delle procedure di incarico, il rapporto tra interesse pubblico e imprenditorialità privata" spiegano gli organizzatori (Lucia Landoni)  


Hannover 2000




Suisse 2002


Shangai 2010
 


  Siviglia 1992



 Lisbona 1998
 


Saragozza 2008 (foto di Gabriele Basilico)





Milano 2015




siamo orfani


e poi ho visto un'altra mostra interessante, Franco Fontana alla Fondazione Eni Enrico Mattei.
Franco Fontana è uno dei fotografi italiani più celebri nel mondo, molto amato dalla critica e dagli appassionati di fotografia. Il lavoro di Franco Fontana dedicato all’architettura dei padiglioni di Expo Milano 2015, ospitato dalla FEEM di Milano, si compone di 42 opere fotografiche scattate da Franco Fontana nel giugno scorso presso il sito espositivo di Expo Milano 2015. L’idea di rappresentare l’esposizione universale attraverso le immagini è di Canon Italia che, nell’ambito del suo ruolo di Imaging Sponsor di EXPO Milano 2015, ha affidato a tre famosi fotografi italiani - Franco Fontana, Paolo Castiglioni e Francesco Cito – il progetto “EXPO, Vista d’autore”, incentrato su tre tematiche: Architettura, Food, Persone. Ogni fotografo ha avuto completa libertà espressiva nella scelta degli scatti e nell’impaginazione dei libri fotografici d’autore che ne sono nati. In particolare, il progetto di Franco Fontana è realizzato nel solco dello stile dei celebri paesaggi urbani del fotografo modenese, maestro del colore in fotografia. Le foto architettoniche sono state tutte scattate in esterna e ritraggono alcuni dei padiglioni presenti al sito espositivo di Expo Milano 2015. All’autore è stato chiesto di dare un volto inedito alle prospettive dell’architettura di Expo Milano 2015, come legacy culturale della presenza dell’Esposizione Universale per la città di Milano e per le comunità dei visitatori e osservatori di tutto il mondo, sfida che la FEEM ha voluto raccogliere e rilanciare.

Il fotografo Franco Fontana ha descritto il suo lavoro così: “Ho approcciato Expo Milano 2015 con gli occhi densi di stupore di un bambino, come durante il compiersi del miracolo dell’adolescenza, testimoniando il mio modo di rendere visibile l’invisibile, esprimendo quello che già conosciamo, poiché l’invisibile è l’anima. Quello che ho visto era una parte di conoscenza che possedevo già, che ho interpretato ed espresso, dando significato alle forme e offrendo una testimonianza della vita delle forme stesse. Fotografo ciò che penso, il pensiero mi identifica. La macchina fotografica è solo un feticcio”.













siamo vedovi.
fonte: nuovateoria.blogspot.it

domenica 20 dicembre 2015

departures



おくりびと Okuribito?, lett. "Persona che accompagna alla partenza", è un film del 2008 diretto da Yōjirō Takita.

Il film è stato premiato con l'Oscar al miglior film in lingua straniera nel 2009 a Los Angeles.

Trama

Il giovane violoncellista Daigo Kobayashi si trova improvvisamente disoccupato in seguito allo scioglimento dell'orchestra nella quale suonava da anni. Per motivi economici decide allora di lasciare Tokyo e tornare, con la moglie Mika, nel suo paese natale, nella prefettura di Yamagata. In cerca di un lavoro, Daigo si imbatte in un annuncio che cattura la sua attenzione: "Assistiamo coloro che partono per dei viaggi"; e si reca così per un colloquio all'agenzia NK. Solo durante il colloquio Daigo scopre con grande stupore che l'agenzia non si occupa di viaggi, bensì delle tradizionali cerimonie giapponesi di preparazione e vestizione dei defunti di fronte al resto della famiglia. Daigo viene immediatamente assunto come tanatoesteta e riceve dal titolare un consistente anticipo.

Tornato a casa festeggia con la moglie la sua assunzione, senza dire effettivamente che tipo di lavoro dovrà svolgere. Come suo primo incarico Daigo deve fare la parte del defunto in un filmato didattico dove il suo capo illustra lo svolgimento della cerimonia. Il primo cadavere da preparare è un'esperienza traumatica trattandosi di un'anziana morta da due settimane. Così, prima di tornare a casa si ferma in un bagno pubblico per lavarsi a fondo, e lì vi ritrova un suo vecchio amico d'infanzia, Yamashita, figlio della proprietaria di quel locale rimasto inalterato negli anni.

Vinti i timori iniziali, Daigo diviene via via più esperto e, colpito dall'amorevolezza che vi mette il suo capo, inizia ad apprezzare realmente il suo nuovo lavoro. Tutto sembra procedere per il meglio, finché un giorno la moglie Mika scopre la vera occupazione del marito. Provando una grande vergogna per questo lavoro malvisto, gli chiede di abbandonarlo. Quando Daigo rifiuta, Mika lo lascia e torna dalla madre. Anche il suo amico d'infanzia Yamashita, una volta scoperto il lavoro di Daigo, lo tratta con disprezzo, ma lui procede per la sua strada acquisendo sempre più esperienza.

Passato l'inverno Mika ritorna dicendo di essere incinta, e mentre poco dopo si riaccende la discussione sul lavoro di Daigo arriva improvvisa la notizia che Tsuyako, la padrona del bagno pubblico, è morta cadendo accidentalmente sul posto di lavoro. Daigo si occupa della preparazione del corpo alla quale assistono Yamashita con moglie e figlia e Mika: la competenza e l'affetto con cui Daigo si prende cura del corpo di Tsuyako colpiscono Mika e la convincono ad accettare la professione del marito.

Dopo la funzione Daigo porta la moglie al fiume, raccontandole di come da piccolo assieme al padre si erano scambiato dei sassi che dovevano esprimere il loro stato d'animo; padre e figlio si erano promessi di regalarsene uno ogni anno ma dopo quella volta il padre abbandonò la famiglia scomparendo per sempre dalla sua vita.

Poco tempo dopo giunge la notizia della morte del padre di Daigo. Dopo un'iniziale riluttanza, Daigo si convince a dare un ultimo saluto al padre. Scopre così che suo padre dopo averli lasciati aveva vissuto da solo, in grande povertà. Alla vista del cadavere, Daigo non lo riconosce, ma decide di prepararlo personalmente per la sepoltura. Durante la cerimonia, trova stretto nel pugno di suo padre il sasso che gli aveva regalato tanti anni prima. Fissando nuovamente il volto del padre finalmente riesce a metterlo a fuoco nei suoi ricordi e riconoscerlo. Mika gli porge nuovamente il sasso, ma Daigo lo pone sulla pancia incinta della donna.

Produzione

Basato sull'autobiografia di Aoki Shinmon Coffinman: The Journal of a Buddhist Mortician (納棺夫日記 Nōkanfu Nikki?), i lavori per il film sono durati 10 anni. Masahiro Motoki ha studiato personalmente l'arte della preparazione dei defunti da un tanatoesteta e come suonare il violoncello per le prime parti del film.

Il regista ha partecipato a diverse cerimonie funebri con lo scopo di comprendere i sentimenti dei familiari del defunto. Nonostante la morte sia al centro di un'importante cerimonia, come viene mostrato nel film, essa è anche considerata un argomento tabù in Giappone; per tale motivo il regista era preoccupato per la ricezione del film e non ne aveva previsto il successo commerciale.

fonte: Wikipedia

SEQUENZA

Georgia O'Keeffe



è stata una pittrice statunitense. La sua attività artistica è associabile al precisionismo.

Georgia O'Keeffe nacque nel 1887 in una fattoria vicino a Sun Prairie, nel Wisconsin. Nel 1905 frequentò la School of the Art Institute di Chicago e nel 1907 l'Art Students League a New York.

Nel 1908, nella galleria newyorchese del fotografo Alfred Stieglitz, suo futuro marito, poté ammirare gli acquerelli di Rodin, dai quali fu profondamente colpita.

In quegli anni Stieglitz organizzò diverse mostre di O'Keeffe, facendola conoscere agli ambienti dell'avanguardia newyorchese, tra cui molti modernisti americani amici di Stieglitz, come Charles Demuth, Arthur Garfield Dove, Marsden Hartley, John Marin, Paul Strand ed Edward Steichen.

Le sue creazioni degli anni dieci sono caratterizzate da un astrattismo lirico creato da armoniose linee, figure e colori; queste opere, principalmente serie di illustrazioni a carboncino e acquerelli, sono fra le più innovative di tutta l'arte statunitense del periodo.

Negli anni venti abbandonò la tecnica dell'acquerello per realizzare pitture a olio di grande formato con forme naturali e architettoniche in primo piano ispirate agli edifici di New York, come viste tramite una lente d'ingrandimento. Queste opere contribuirono al suo successo, tanto che alla metà degli anni Venti era considerata una delle artiste più importanti d'America.

Nel 1924, O'Keeffe e Stieglitz si sposarono.

A partire dal 1929 passò diversi mesi dell'anno nel Nuovo Messico, dipingendo alcune delle sue creazioni più famose in cui sintetizza l'astrazione con la rappresentazione di fiori e paesaggi tipici della zona, per lo più colline desertiche disseminate di rocce, conchiglie e ossa animali. I contorni sono increspati, con sottili transizioni tonali di colori che variano fino a trasformare il soggetto in potenti immagini astratte, talvolta trasfigurate in senso erotico.

Negli anni trenta e Quaranta O'Keeffe ricevette commissioni e lauree honoris causa da numerose università.

Nel 1946 morì suo marito e nel 1949 O'Keeffe si trasferì permanentemente nel Nuovo Messico.

Durante gli anni cinquanta produsse una serie di pitture con forme architettoniche ispirate alla sua casa nel Nuovo Messico e una vasta serie di pitture di nuvole come viste dai finestrini di un aeroplano.

Agli inizi degli anni settanta fu colpita da una malattia alla vista, che la costrinse col tempo a ridurre il lavoro.

Il 10 gennaio 1977 il Presidente Gerald Ford l'ha insignita della prestigiosa onorificenza statunitense, la Medaglia presidenziale della libertà.

È morta nel 1986, all'età di 98 anni.

Filmografia

Nel 2009 è stato realizzato il film biografico Georgia O'Keeffe, interpretato da Joan Allen e Jeremy Irons.

L'artista ed il museo a lei intitolato a Santa Fe (Nuovo Messico) sono citati nel nono episodio della seconda stagione e nell'undicesimo della terza stagione di Breaking Bad.

fonte: Wikipedia

martedì 8 dicembre 2015

Sacri Cuori



è un gruppo italiano che compone e suona musica prevalentemente strumentale ispirata tanto al blues, al folk ed alla psichedelia che alle colonne sonore italiane degli anni '60 e '70. Hanno pubblicato due album e collaborato in disco e dal vivo con vari artisti di fama internazionale. Il gruppo è nato dall'iniziativa del chitarrista e compositore Antonio Gramentieri.

Storia del gruppo

Il gruppo, nato nel 2006, comprende Antonio Gramentieri alle chitarre, Francesco Giampaoli al basso e il batterista Diego Sapignoli. Collaborano stabilmente in studio e dal vivo il polistrumentista Christian Ravaglioli, il batterista Enrico Bocchini, il polistrumentista Denis Valentini e il sassofonista Francesco Valtieri. Con il gruppo hanno lavorato più volte anche le violoncelliste Jenny Adejayan e Claudia della Gatta e il bassista Massimo Sbaragli.

Oltre a lavorare sui propri progetti, i componenti del gruppo, in diverse formazioni, hanno fatto da gruppo di supporto, in studio o dal vivo, ad artisti internazionali come Hugo Race nei due album usciti a nome Hugo Race Fatalists, Fatalists (2010) e We Never Had Control (2012), Dan Stuart dei Green on Red in The Deliverance of Marlowe Billings, Richard Buckner, Robyn Hitchcock, e in Italia da Il Pan del Diavolo nel loro secondo disco Piombo, Polvere e Carbone.

Il primo album, Douglas & Dawn, è stato registrato al Wavelab Studio di Tucson, Arizona e pubblicato nel 2010 per Interbang Records (in vinile), e per Gusstaff Records (in CD). Alla realizzazione dell'album hanno partecipato anche: John Convertino dei Calexico, Howe Gelb dei Giant Sand, Marc Ribot, James Chance. Il disco è stato missato a Bristol da John Parish.

Nell'autunno del 2012 hanno pubblicato il secondo album, Rosario, registrato al Montrose Studio di Richmond (Virginia) con JD Foster e Adrian Olsen, e al Vox Studio di Los Angeles con Woody Jackson. Il disco ha visto la partecipazione di Jim Keltner, David Hidalgo dei Los Lobos, Isobel Campbell, ancora John Convertino, Stephen McCarthy dei Long Ryders, Alexandra Spalding, Sheela Bingi, Clinton Patterson e molti altri. Pubblicato dalla londinese Decor Records su CD e da Interbang Records su vinile, l'album è stato accolto con favore dalla stampa nazionale ed internazionale. Anche questo secondo lavoro esplora la musica da film e sono inoltre presenti forti richiami allo stoner rock, alla psichedelia, e alle colonne sonore italiane degli anni '60.

Durante il 2013 il gruppo ha lavorato sulla colonna sonora originale dell'opera prima per il cinema del regista Matteo Oleotto, Zoran il mio nipote scemo. Il film, selezionato e premiato alla Settimana della Critica del Festival di Venezia, è stato distribuito nelle sale a partire da Novembre, in concomitanza con un tour australiano di Sacri Cuori.

Il primo dicembre è uscita la colonna sonora originale per l'etichetta Brutture Moderne, con il titolo Le Musiche di Zoran.

La colonna sonora realizzata da Sacri Cuori ha vinto l'Est Film Festival di Montefiascone edizione 2014.

Nel 2014 è uscito l'album del cantautore fiorentino Massimiliano Larocca "Qualcuno stanotte", prodotto e arrangiato da Gramentieri e suonato da Sacri Cuori al completo. Anche il terzo disco de Il Pan del Diavolo, dal titolo FolkRock-a-Boom, uscito sempre nel 2014 per La Tempesta, è stato prodotto da Antonio Gramentieri, e vede la partecipazione di diversi elementi di Sacri Cuori.

Formazione

Antonio Gramentieri (chitarre)
Francesco Giampaoli (basso)
Diego Sapignoli (batteria)

Discografia

Album

2010 - Douglas & Dawn (Interbang Records/Gusstaff Records )
2012 - Rosario (Decor Records/Interbang Records)
2013 - Le Musiche di Zoran (Brutture Moderne/Audioglobe)

fonte: Wikipedia

DELONE

scie chimiche e malattie neuro-degenerative

Neurologo avverte: “L’alluminio presente nelle scie chimiche sta causando l’aumento esplosivo delle MALATTIE NEURO-DEGENERATIVE”!


Internet è piena di storie riguardanti le “scie chimiche” e la geoingegneria per combattere il “riscaldamento globale” e fino a poco tempo fa, prendevo queste storie con le pinze. Una delle principali ragioni del mio scetticismo era che raramente avevo visto quello che stavano descrivendo nei cieli. Ma nel corso degli ultimi anni ho notato un gran numero di queste scie e devo ammettere che non sono come le scie di condensazione. Sono ampie e stabilizzate in uno schema ben definito che lentamente si trasformano in nuvole artificiali.

La mia preoccupazione principale è che stanno spruzzando tonnellate di composti di alluminio di dimensioni nanometriche. È stato dimostrato nella letteratura scientifica e medica che le particelle nanometriche sono infinitamente più reattive e producono un intensa infiammazione in un certo numero di tessuti. Di particolare interesse è l’effetto che queste nanoparticelle hanno sul cervello e sul midollo spinale e l’elenco crescente di malattie neurodegenerative tra cui la demenza di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi laterale amiotrofica (ALS), le quali sono fortemente correlate all’esposizione con l’alluminio ambientale.

Le nanoparticelle di alluminio non sono solo infinitamente più infiammatorie, ma penetrano facilmente nel cervello attraverso una serie di percorsi come il sangue e i nervi olfattivi (i nervi dell’odore nel naso). Recenti studi hanno dimostrato che queste particelle passano lungo le vie neurali olfattive che si ricollegano direttamente alla zona del cervello che è, non solo la zona più colpita dall’Alzheimer, ma anche il primo organo ad ammalarsi.

Il percorso di esposizione intra-nasale rende la polverizzazione di enormi quantità di nanoaluminio nei cieli particolarmente pericolosi, in quanto sarà inalato da persone di tutte le età, compresi i neonati e i bambini piccoli, per molte ore se non continuamente. Sappiamo che le persone anziane hanno la maggiore reazione a questa esposizione all’alluminio. A causa della micro-dimensioni delle particelle di alluminio, anche i sistemi di filtraggio delle case dove abitiamo non ce la fanno a rimuovere l’alluminio, prolungando così l’esposizione anche in ambienti chiusi.

Oltre che ad inalarle, queste nanoparticelle di alluminio saturano il terreno, l’acqua e la vegetazione con livelli altissimi, anche 100 volte sopra il limite consentito dalla legge. Normalmente l’alluminio viene scarsamente assorbito dal tratto gastrointestinale ma il nano-alluminio viene assorbito in quantità elevate. L’alluminio assorbito si distribuisce ad un gran numero di organi e tessuti, compreso il cervello e il midollo spinale e provoca delle tremendi reazioni infiammatorie nei polmoni.

Prego che i piloti che stanno spruzzando questa sostanza pericolosa comprendano appieno che stanno distruggendo la vita e la salute delle loro famiglie. Inclusi i nostri ‘bravi’ funzionari politici. Una volta che il terreno, le piante, e le fonti idriche saranno fortemente contaminate non ci sarà alcun modo per invertire il danno fatto.

Le contromisure devono essere prese ora per evitare la nascita di un disastro sanitario di enormi proporzioni. Se il progetto di aereosol non viene fermato immediatamente vedremo un aumento esplosivo delle malattie neurodegenerative che attualmente si verificano negli adulti e negli anziani in tassi senza precedenti, così come i disturbi nello sviluppo neurologico dei nostri bambini.

Dr. Russell L. Blaylock

http://www.geoengineeringwatch.org/neurologist-warns-aluminum-in-chemtrails-could-cause-explosive-increase-in-neurodegenerative-diseases/

http://luniversovibra.altervista.org/neurologo-avverte-lalluminio-presente-nelle-scie-chimiche-sta-causando-laumento-esplosivo-delle-malattie-neuro-degenerative/

http://altrarealta.blogspot.it/

mercoledì 2 dicembre 2015

è lì, dentro la sua foto, lei è la sua foto


è lì, dentro la sua foto. lei è la sua foto.

Vivian Maier mi piace in modo scomposto, esagerato.
ieri ho visto la sua prima mostra, allo Spazio Forma di Milano.
e c'era un bel libro di foto, le sue foto.
mi piace moltissimo e mi piace, soprattutto, che di Vivian non ci sia commento. non ci sia commento possibile.
le sue foto sono state scoperte casualmente, anni dopo la sua morte.
di lei ci sono solo le sue foto.
lei non commenta, lei non dice nulla, lei non si descrive, non si definisce, non si celebra, non si schernisce, non si esalta.
lei non dice nulla, per ovvi motivi.
c'è solo la sua opera, peraltro immensa, che si commenta da sola.
e graziealcielo non si può fare nessun blabla intorno a lei.
guardare, ammirare.
ho visto il film su di lei e mi ricordo aspetti contrastanti del suo carattere (http://nuovateoria.blogspot.it/2014/04/vivian-maier-100000-foto.html), ma, a pensarci, mi interessa poco.
è il suo enigma a renderla immensa, quegli autoscatti in cui lei si riverbera in mille riflessi, quasi sempre legati a uno specchio che rimanda la sua immagine.
e lei è questo, è un'immagine infinita, lei definisce se stessa atraverso la fotografia, noi conosciamo il suo sguardo attraverso tutte queste foto che sono i suoi occhi, mille volte al giorno.
migliaia di foto, il suo battere di ciglia.
noi conosciamo la sua immagine come esito di un riflesso o di un'ombra, sola la fotografia sembra parlare per lei, solo la fotografia sembra tenerla insieme, per sempre.
anche per noi.

















fonte: nuovateoria.blogspot.it