domenica 21 dicembre 2014

la parola ai giurati



da Wikipedia:

12 Angry Men è un film del 1957 diretto da Sidney Lumet, alla sua prima prova come regista cinematografico.

La sceneggiatura è un adattamento dell'originale soggetto di Reginald Rose Twelve Angry Men, scritto nel 1954 per la TV, e racconta la storia di un componente di una giuria che, sulla base di un "ragionevole dubbio", tenta di persuadere gli altri undici membri ad assolvere un ragazzo accusato di parricidio.

Il film si segnala per essere quasi interamente girato su un solo set: infatti, ad esclusione di tre minuti suddivisi tra l'inizio e la fine e due brevi scene girate in una sala da bagno, l'intera vicenda è ambientata nella stanza in cui si riunisce la giuria. A parte il giurato n. 6 che, a inizio film, firma un documento come "Scott" e i giurati n. 8 e n. 9, che si presentano all'uscita dal tribunale, nessun nome è usato nel film: all'imputato ci si riferisce con "il ragazzo", ai testimoni con "il vecchio" e "la donna dall'altra parte della strada".

Nel 2007 l'American Film Institute l'ha inserito all'ottantasettesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi (nella classifica originaria del 1998 non era presente).

Trama

Il film prende avvio dopo che il giudice riassume il caso in esame, prima di fornire le ultime istruzioni alla giuria. Un uomo è morto, suo figlio è accusato di essere l'assassino. In accordo con la legislazione americana (ora come allora), il verdetto (di colpevolezza o innocenza che sia) deve essere espresso all'unanimità. Un verdetto non unanime porta alla ripetizione del processo. La giuria è inoltre informata che un verdetto di colpevolezza condannerà certamente il ragazzo alla sedia elettrica, poiché il giudice rifiuterà qualsiasi richiesta di grazia. I dodici giurati si dirigono verso la stanza in cui svolgeranno il proprio lavoro e dove, discutendo il caso, conosceranno la personalità l'uno dell'altro.

La trama del film si sviluppa attorno alle difficoltà che incontrano i giurati a raggiungere un verdetto unanime, difficoltà dovute in alcuni casi ai pregiudizi di alcuni di loro. Dopo l'approccio iniziale, in cui il gruppo chiacchiera informalmente, si aprono i lavori e si comincia con una votazione preliminare al termine della quale 11 giurati si schierano per la colpevolezza. Solo il giurato n. 8 vota per la non colpevolezza non perché creda che l'imputato sia innocente ma perché dubita che sia sicuramente colpevole.

Il gruppo reagisce con rabbia e sarcasmo contro chi non si conforma e l'8 motiva la sua scelta dichiarando di non essere del tutto convinto dell'innocenza del ragazzo, ma che questi ha comunque diritto ad un giudizio equo e approfondito, essendo in gioco una vita umana. Si ripercorre pertanto il processo, vengono riesaminate le prove messe agli atti, in particolare il coltello che è servito come arma del delitto. Si valutano inoltre l'accuratezza delle testimonianze e l'affidabilità dei testimoni che accusano il ragazzo. Lentamente emerge che il processo è stato condotto in modo affrettato e che l'imputato è stato difeso da uno svogliato avvocato d'ufficio, il quale ha trascurato aspetti essenziali della vicenda e non ha posto domande fondamentali per chiarire la posizione del suo assistito. Con il trascorrere del tempo, sempre più giurati si schierano per la non colpevolezza, infine si raggiunge l'unanimità e l'accusato è assolto. Tutti i giurati lasciano la stanza.

Progressione del voto di non colpevolezza

Giurato n. 8 (Henry Fonda) - All'inizio è l'unico dei 12 a votare "non colpevole";

Giurato n. 9 (Joseph Sweeney) - Più che per convinzione vota contro la colpevolezza dell'imputato nell'unica votazione "segreta" per aiutare il giurato n. 8 a sostenere le sue opinioni. Sarà alla fine determinante il suo intervento per convincere uno dei due giurati più convinti colpevolisti a votare per l'assoluzione dell'accusato. A questo punto, la situazione è 10 a 2 per i colpevolisti;

Giurato n. 5 (Jack Klugman) - Precedentemente sospettato di essere stato lui il primo a cambiare voto. 9 a 3 per i colpevolisti;

Giurato n. 11 (George Voskovec) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta la 4ª votazione;

Giurato n. 2 (John Fiedler) - Cambia voto alla 4ª votazione;

Giurato n. 6 (Edward Binns) - Cambia voto alla 4ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, la situazione è 6 a 6;

Giurato n. 7 (Jack Warden) - Dichiara di cambiare voto prima che venga indetta una nuova votazione. Ciò che gli preme non è la sorte del giovane imputato, quanto il desiderio che tutto finisca al più presto per avere il tempo di assistere ad una partita di baseball;

Giurato n. 12 (Robert Webber) - Cambia voto alla 5ª votazione; poi cambierà nuovamente parere per schierarsi alla fine per la non colpevolezza;

Giurato n. 1 (Martin Balsam) - È l'equilibrato presidente della giuria che cambia voto alla 5ª votazione. A questo punto, con i nuovi tre voti, la situazione è 9 a 3 per gli innocentisti;

Giurato n. 10 (Ed Begley) - Violento e pieno di pregiudizi sociali alla fine viene isolato da tutti gli altri giurati. Cambia voto alla 6ª ed ultima votazione;

Giurato n. 4 (E.G. Marshall) - È il giurato freddo e razionale che più tiene testa agli argomenti del giurato n. 8 ma che cambia voto alla 6ª ed ultima votazione, convinto dall'argomento a favore del ragionevole dubbio portato dall'anziano giurato n. 9. Resta solo il giurato n. 3 schierato per la colpevolezza;

Giurato n. 3 (Lee J. Cobb) - Dopo un accorato monologo finale, dove si rileva che egli vuole punire nel giovane imputato il figlio che l'ha abbandonato, anche il giurato n. 3 vota per l'innocenza dell'accusato.

Produzione

La parola ai giurati, con la sceneggiatura di Reginald Rose, fu inizialmente prodotto per la televisione e venne trasmesso nella serie antologica della CBS "Studio One" nel 1954. Una copia completa su pellicola della trasmissione TV, che risultava smarrita da anni e si temeva fosse andata perduta per sempre, fu ritrovata nel 2003.

Il successo del film tv portò ad un adattamento per il grande schermo. Sidney Lumet, i cui precedenti come regista includevano drammi per produzioni televisive come "The Alcoa Hour" e "Studio One", fu incaricato da Henry Fonda e Reginald Rose di curarne la regia. La parola ai giurati fu il primo film per il grande schermo di Lumet, e per Fonda e Rose che coprodussero il film, fu il primo e unico esperimento come produttori. Fonda più tardi dichiarò che non avrebbe mai più prodotto un film.

Le riprese furono completate, dopo un breve ma rigoroso programma di prove, in 17 giorni e con un budget di $340.000, come riportato in "Reading on Twelve Angry Men", edito da The Greenhaven Press, 2000.

All'inizio del film, le telecamere sono posizionate al di sopra dello sguardo e montate con lenti grandangolo, per dare la sensazione di maggiore distanza fra i soggetti, ma con il progredire del film, la messa a fuoco delle lenti viene gradualmente aumentata. Verso la fine delle riprese, quasi tutti i personaggi vengono mostrati in primo piano usando specifici obiettivi da un'angolatura più bassa, che permette di diminuire o accorciare la profondità di campo. Lumet, che iniziò la sua carriera come direttore della fotografia, dichiarò che - con l'utilizzo di queste tecniche e con la collaborazione del cineasta Boris Kaufman - aveva cercato di creare una sensazione di claustrofobia quasi palpabile.

Reazioni

Alla prima proiezione, La parola ai giurati ricevette critiche entusiastiche. A. H. Weiler del The New York Time scrisse: "È una storia tesa, coinvolgente e avvincente che va ben al di là dei confini della sala di giuria in cui è ambientata". Il critico operò uno studio approfondito dei personaggi dei 12 giurati, concludendo che "i loro drammi sono abbastanza forti e provocanti da tenere lo spettatore con il fiato sospeso." Comunque il film registrò incassi deludenti, probabilmente perché in controtendenza con pellicole a colori e a schermo panoramico.

Riconoscimenti

Il film venne nominato all'Oscar nelle categorie "miglior regista", "miglior film", e "migliore adattamento cinematografico", ma venne messo in ombra da Il ponte sul fiume Kwai, kolossal bellico che nel 1958 vinse sette Oscar. Al Festival internazionale di Berlino, La parola ai giurati vinse comunque l'Orso d'Oro.

Nel 2007 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Adattamenti

"La parola ai giurati" fu riadattato per la televisione nel 1997. Diretto da William Friedkin, nel rifacimento recitano George C. Scott, James Gandolfini, Tony Danza, William Petersen, Ossie Davis, Hume Cronyn, Courtney B. Vance, Armin Mueller-Stahl, Mykelti Williamson, Dorian Harewood, e Jack Lemmon.

In questa produzione, il giudice è una donna e quattro dei giurati sono afro-americani (nelle interviste, il produttore dichiarò che l'idea di inserire una donna nella giuria fu scartata, perché non si volle cambiare il titolo "12 Angry Men"). Comunque, la maggior parte dell'azione e dei dialoghi del film sono identici all'originale. L'ammodernamento della versione del '97 include il divieto di fumo nella stanza della giuria, i cambiamenti apportati nei riferimenti al reddito e a personaggi contemporanei della cultura popolare, vi sono inoltre più dialoghi incentrati sulla razza, e imprecazioni occasionali.

Nel 2007, il regista russo Nikita Mikhalkov completò il suo riadattamento cinematografico. La giuria del 64º Festival del Cinema di Venezia assegnò il suo premio speciale a questo riadattamento "per riconoscere la consistente genialità dell'intero lavoro di Nikita Mikhalkov".

Il regista indiano Besu Chatterjee rifece il film con il titolo Ek Ruka Hua Faisla nel 1986. Nel 2014 viene prodotto 12 Citizens, remake cinese ad opera del regista Ang Xu.

Rifacimenti e parodie televisive della storia sono apparse in Hancock's Half Hour, Happy Days, The Simpsons, I Griffin, Veronica Mars, La signora in giallo e The Dead Zone.

Teatro

Rose scrisse parecchi adattamenti teatrali della storia. Nel 1964, Leo Genn ebbe una parte nello spettacolo sul palcoscenico londinese. In altri adattamenti teatrali recitati anche da donne, l'opera è stata reintitolata "12 Angry Jurors" o "12 Angry Women".

Nel 2004 la compagnia del Roundabout Theatre presentò un riadattamento teatrale in versione Broadway, dove Boyd Gaines recitava nella parte di un più combattivo giurato nr. 8, insieme a James Rebhorn nella parte del nr. 4, Philip Bosco del nr.3 e Robert Prosky del giudice. Nel 2007, "12 angry man" fu presentato in un tour teatrale nazionale con Richard Thomas e George Wendt nelle parti dei giurati n° 8 e 9, rispettivamente. Il tour del 2008 non include Wendt ma presenta un altro famoso personaggio televisivo, Kevin Dobson di Kojak e Knots landing, nei panni del giurato n°10. In Italia, nella stagione teatrale 2008/2009 Alessandro Gassman ha messo in scena "La parola ai giurati" di cui è regista e interprete, recita la parte del giurato n°8. Nell'adattamento di Gassman, sul palcoscenico si fa uso proiezioni e retroproiezioni che richiamano il film di Lumet del 1957, anche la recitazione è di stampo cinematografico, spesso gli attori parlano contemporaneamente, o quando non sono illuminati, in tal modo si mette al centro dell'attenzione dello spettatore più chi ascolta che chi parla. Il testo è rivisitato in chiave sociale, se ne sottolineano gli aspetti antirazzisti e contrari alla pena di morte, si esaltano la capacità d'ascolto e di pacato ragionamento contro la violenza e la prevaricazione. Lo spettacolo diretto da Gassman ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International.

12 ANGRY MEN


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