venerdì 18 luglio 2014

Mimmo Rotella

Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches

“ L'arte è pace e profezia. Dopo la morte c'è rinascita."

si Rotella mi piace, o meglio, mi piacciono molto alcune sue creazioni, così, perché sono singolari, colorate, fantasiose, significative. e forse non solo.





mi piace lo strappo dei manifesti dal muro, mi piacciono le foto che lo ritraggono in questo gesto, in strada, in mezzo alla gente anni '60, mi piace la gestualità e la postura, il pensiero che li sostiene, e poi la ricomposizione dei pezzi come in un puzzle. a volte l'esito è sorprendente e accattivante. mi piacciono i décollages e non mi piacciono, proprio no, i retro d'affiches, che sono piatti, senza colore nè significato.
mi piace la trasfigurazione delle icone, cinematografiche in genere e di Marilyn particolare, la frammentazione delle immagini che toglie enfasi e restituisce all'informale, al popolare, all'oggetto strappato senza alcuna eleganza nè divismo. 
mi piacciono lo sfregio, le cicatrici, la decomposizione, la deturpazione del divino. e la ristrutturazione, la colla, i frammenti, le strisce, anche brutte, ma deve essere così. agisce sul foglio sul cartone, no?, eppure smantella molto più in profondità. smantella il mito, esprime anche la rabbia che sta spesso dietro l'evocazione adorante. l'amore e l'odio. ecco i suoi décollages, lacerati, laceranti.
mi piace.










E’ stata presentata a Palazzo Reale la mostra, in programma dal 13 giugno al 31 agosto 2014, “Mimmo Rotella. Décollages e retro d’affiches”, curata da Germano Celant, promossa e prodotta da Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale, Mimmo Rotella Institute e Fondazione Mimmo Rotella. L’esposizione costituisce una prima puntuale ricognizione sull’attività iniziale di Mimmo Rotella (Catanzaro, 1918 – Milano, 2006), artista poliedrico e noto per l’invenzione del décollage, forma artistica da lui ideata e realizzata a partire dai primi anni Cinquanta. “Mimmo Rotella è stato un importante punto di riferimento culturale per la città di Milano, scelta dall’artista stesso come dimora a partire dagli anni Ottanta, e la mostra di Palazzo Reale intende dare un tributo alla sua attività, che nel tempo ha acquisito caratura internazionale – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Il percorso espositivo concepito da Germano Celant è un vero e proprio viaggio nella storia culturale dell’Italia del Dopoguerra, che si espande fino a prendere in analisi anche il contesto europeo e statunitense”. La mostra, che espone circa centocinquanta opere, si focalizza sul periodo che si estende dal 1953, anno delle prime sperimentazioni sul manifesto lacerato, per arrivare al 1964, quando Rotella partecipa alla XXXII Biennale di Venezia. Un momento specifico di ricerca, approfondimento e confronto che si avvale di importanti prestiti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali, tra cui il Museo del Novecento di Milano, MACRO di Roma, Carré d’Art-Musée d’art contemporain di Nîmes e Musée National d’art moderne - Centre Pompidou di Parigi, Tate Modern, Londra, Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma. Il percorso dell’esposizione si sofferma su alcuni momenti fondamentali dell'inizio della carriera dell’artista. A Roma, dove si trasferisce subito dopo il rientro in Italia dalla residenza alla Kansas City University del 1952, Rotella stabilisce un dialogo sia con la generazione precedente sia con i suoi coetanei. È in questo ambito che ricorre a un simbolo del rinato contesto urbano: il manifesto pubblicitario. La sua sperimentazione lo porta a rimodulare il poster in ogni modo possibile: quale unità di partenza per lo studio dell’aspetto materico che assume a contatto con la tela grezza, quale particella elementare per la costruzione di un immaginario astratto e come studio della forma che va a costituirsi sul retro del manifesto, tramite l’azione di colle e ruggini.

"Strappare manifesti dai muri è la sola compensazione, l'unico modo di protestare contro una società che ha perduto il gusto del cambiamento e delle trasformazioni favolose."





fonte: nuovateoria.blogspot.it

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