lunedì 2 giugno 2014

Kurt Heissmeyer e i 20 bambini di Bullenhuser Damm



(DE)

« Ich habe in meiner KZ-Zeit schon viel menschliches Leid gesehen und war auch gewissermaßen abgestumpft, aber Kinder erhängt habe ich noch nie gesehen »

(IT)

« Nel periodo che ho trascorso nel campo di concentramento ho visto molte cose inumane ed ero anche in qualche modo insensibile, ma non avevo ancora visto un bambino impiccato. »

Kurt Heissmeyer è stato un medico tedesco che condusse sperimentazioni mediche su cavie umane nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo.

Proveniente da una famiglia di medici, Heissmeyer pensò fin dall'inizio di soddisfare nel campo della medicina le sue aspirazioni di carriera e prestigio sociale. Studiò appunto medicina a Friburgo in Brisgovia e Marburgo. Laureatosi trovò impiego nel sanatorio di Davos. Trasferitosi nella capitale, lavorò dapprima come assistente nell'ospedale Vittoria Augusta di Berlino e infine, godendo degli appoggi del NSDAP, fu assegnato all'ospedale delle SS a Hohenlychen.

Giunto all'età di 38 anni, Heissmeyer sentiva la mancanza di ciò che avrebbe coronato la sua carriera di medico: una cattedra universitaria per la quale occorreva però la pubblicazione di opere scientifiche sperimentali.

Altri illustri dottori stavano conducendo sperimentazioni mediche nei campi di concentramento e Heissmeyer pensò che, facendosi assegnare un laboratorio in un campo, avrebbe potuto condurre esperimenti su cavie umane in modo da conseguire velocemente il suo obiettivo.

Facendosi raccomandare da suo cugino August Heissmeyer, generale delle SS e capo della Reichsbund für Kinderreiche (Associazione del Reich per i bambini delle famiglie numerose), un'istituzione che curava l'educazione di bambini indigenti, e godendo della vantaggiosa amicizia di Oswald Pohl, capo dell'Ufficio Centrale Amministrativo Economico delle SS e capo dell'amministrazione dei campi di concentramento, riuscì a convincere Leonardo Conti, Presidente della Camera dei medici tedeschi e Reichsgesundheitsführer (capo della sanità del Reich) presso il Ministero degli Interni, in un colloquio del marzo 1944 a Hohenlychen, che egli avrebbe potuto scoprire un nuovo vaccino per la tubercolosi polmonare. Col parere favorevole di Conti, Heinrich Himmler assegnò a Heissmeyer un laboratorio sperimentale nel campo di Neuengamme.

La sperimentazione a Neuengamme

Come testimoniò il perito del tribunale che nel 1960 giudicò Heissmeyer, questi non possedeva nessuna conoscenza scientifica nel settore della immunologia e della batteriologia ma si basava su conoscenze generiche tratte dagli studi di due medici austriaci, già a suo tempo ritenuti inattendibili scientificamente.

Heissmeier era invece convinto che, iniettando bacilli tubercolari sottopelle alle cavie umane, si sarebbero formati focolai di infezione che avrebbero generato difese immunitarie tali da poter vaccinare contro la tubercolosi polmonare.

Alla fine di aprile 1944, Heissmeyer iniziò la sua sperimentazione segreta nella baracca 4a, sede del "dipartimento Heissmeyer", nel campo di Neuengamme.

Servendosi di 32 prigionieri di guerra russi, convinti a collaborare in cambio di cibo, iniettò loro i bacilli della tubercolosi senza alcun risultato se non la morte di quattro di loro.

Invece di desistere Heissmeyer si fece assegnare 20 bambini ebrei come cavie da Oswald Pohl che glieli procurò facendoli prelevare dal campo di sterminio di Birkenau dal dottor Josef Mengele che entrando nella baracca dei bambini per selezionarli disse: «Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti.»

I 20 bambini, che provenivano da Francia, Olanda, Jugoslavia, Polonia, Italia, giunsero a Neuengamme il 29 novembre 1944.

Nel gennaio del 1945, mentre il Terzo Reich stava crollando, il dottor Kurt Heissmeyer condusse il suo ultimo fallimentare esperimento: dopo aver loro iniettato i bacilli tubercolari, i bambini vennero operati per asportare loro i linfonodi, localizzati nella zona ascellare, che avrebbero dovuto produrre gli anticorpi contro la tubercolosi.

Le ghiandole linfatiche asportate vennero inviate al dottor Hans Klein, patologo della clinica di Hohenlychen, che il 12 marzo 1945 certificò a Heissmeyer che nessun anticorpo si era generato.

Il massacro di Bullenhuser Damm

Kurt Heissmeyer aveva lasciato Neungamme e ormai con gli alleati alle porte di Amburgo, il comandante del campo Max Pauly, il 7 aprile 1945 chiedeva per iscritto al RSHA (Ufficio centrale per la sicurezza del Reich) di Berlino cosa si dovesse fare con i prigionieri della baracca 4a, la "baracca dei bambini".

Berlino rispose il 20 aprile che il dipartimento Heissmeyer «è annullato».

Divenne quindi impellente far sparire ogni traccia di quanto era accaduto nel campo di Neuengamme.

I prigionieri scandinavi vennero fatti evacuare, mentre per la presenza della Croce rossa svedese nel campo, era rischioso procedere alla eliminazione sul posto dei 20 bambini infettati.

Si decise allora di trasferirli con un camion del servizio postale nella scuola amburghese di Bullenhuser Damm, nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1945, qualche giorno prima della fine della guerra, insieme ai medici francesi deportati, René Quenouille e Gabriel Florence, ai due infermieri olandesi, i deportati Anton Holzel e Dirk Deutekom, e a 14 prigionieri di guerra russi.

Per convincere i bambini, il più grande aveva 12 anni, ancora pieni di sonno si disse loro che li avrebbero portati dai loro genitori. Nel camion salirono tre SS (Wilhelm Dreimann, Heinrich Wieagen e Adolf Speck); accanto all'autista (Hans Friedrich Petersen) sedette il medico del campo (Alfred Trzebinski). Dopo un breve viaggio il camion giunse al campo esterno dove li attendeva l’Obersturmführer delle SS Arnold Strippel.

Nel seminterrato della scuola vennero prima strangolati i due medici, gli infermieri e sei prigionieri russi poi si procedette con i 20 bambini insonnoliti e malati che docilmente si sottoposero a una iniezione di morfina credendo trattarsi di uno dei tanti prelievi subiti nel laboratorio del campo.

Quando la droga ebbe fatto effetto vennero appesi per il collo, «come quadri alle pareti», a dei ganci predisposti in una stanza.

L'eccidio si concluse all'alba con l'uccisione di altri otto prigionieri russi. I cadaveri dei bambini furono riportati nel campo di Neuengamme e cremati.

Una vita tranquilla

Il 18 marzo 1946 un tribunale inglese aprì il processo contro i responsabili dei fatti di Bullenhuser Damm che si concluse con la condanna all'impiccagione del comandante del campo Max Pauly, del dottor Alfred Trzebinski, di Wilhelm Dreimann, di Johann Frahm ed Ewald Jauch.

Durante il processo venne alla luce la responsabilità e il comportamento criminale di Kurt Heissmeyer che nel frattempo era tornato nella città natale di Magdeburgo dove esercitava tranquillamente la sua professione di medico conducendo una vita agiata assieme alla moglie e ai suoi figli.

Quattordici anni dopo, il 21 maggio 1959, il settimanale Stern pubblicò una serie di articoli dedicati al massacro dei bambini dove, secondo il giornalista Jurgen von Kornatzky, aveva avuto una parte importante Heissmeyer che era rimasto impunito.

Passarono ancora quattro anni prima che il 13 dicembre 1963 Heissmeyer fosse arrestato e giudicato da un tribunale che lo condannò all'ergastolo il 30 giugno del 1966, più di vent'anni dopo i fatti accaduti.

Nel carcere di Bautzen, il 29 agosto 1967, Heissmeyer morì per infarto cardiaco.

Il giorno del ricordo

Ogni anno nella scuola di Bullenhuser Damm, che ora si chiama "Janusz Korczak Schule" viene celebrato il 20 aprile come "Il Giorno del Ricordo".

Il 20 aprile 1979 è nata l'"Associazione dei Bambini di Bullenhuser Damm", presieduta da Philippe Kohn - fratello di Georges-André, il più grande dei 20 bambini trucidati.

Nel giardino di rose bianche della scuola è stata posta una lapide dove si legge:

« Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla. »

 vittime della Bullenhuser Damm

I bambini ebrei assassinati furono:

Birnbaum, Lelka, 12 anni, polacca
De Simone, Sergio, 7 anni, italiano
Goldinger, Surcis, 11 anni, polacca
Herszberg, Riwka, 7 anni, polacca
Hornemann, Alexander, 8 anni, olandese
Hornemann, Eduard, 12 anni, olandese
James, Marek, 6 anni, polacco
Junglieb, W., 12 anni, jugoslavo
Klygermann, Lea, 8 anni, polacca
Kohn, Georges-André, 12 anni, francese
Mania Altmann, 5 anni, nata nel ghetto di Radom
Mekler, Bluma, 11 anni, polacca
Morgenstern, Jacqueline, 12 anni francese
Reichenbaum, Eduard, 10 anni, polacco
Steinbaum, Marek, 10 anni, polacco
Wassermann, H., 8 anni, polacca
Witónska, Eleonora, 5 anni, polacca
Witónski, Roman, 7 anni, polacco
Zeller, Roman, 12 anni, polacco
Zylberberg, Ruchla, 9 anni, polacca

 In memoria di Janusz Korczak, pedagogo polacco, morto a Treblinka insieme ai bambini ebrei dell'orfanotrofio che aveva istituto e diretto nel ghetto di Varsavia.

fonte: wikipedia

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