giovedì 16 gennaio 2014

la Madonna di Foligno


La Madonna di Foligno 1511/12 - Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520)
Tempera grassa su tavola trasportata su tela - cm. 308 x 198
Esposizione straordinaria dai Musei Vaticani a Palazzo Marino - Milano –  Sala Alessi
dal 28 novembre 2013 al 12 gennaio 2014 - Ingresso libero
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Non mi aspettavo tre quarti d’ora di coda in un pomeriggio lavorativo. Ma meglio così. Significa che una buona parte degli italiani non si arrende allo squallore mediatico in cui ci vogliono far sprofondare.
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Certamente si tratta di Raffaello, una superstar nel mondo dell’arte. Anche l’ingresso gratuito è un incentivo non da poco. E non scordiamoci l’opportunità di poter ammirare un’opera di così notevole taratura da una distanza ravvicinata, soprattutto per chi come me apprezza, oltre all’insieme, anche la singola pennellata. Esaminarla inoltre nella sua singola unicità senza essere distratti da altri capolavori rende l’esperienza d’osservazione molto appagante.
Musei Vaticani - Pinacoteca - Sala VIII
Musei Vaticani – Pinacoteca – Sala VIII
L’unica pecca è il poco tempo a disposizione permesso a ogni gruppo in entrata. Comprensibile del resto, considerata la notevole quantità di persone in attesa nella piazza nel pur non freddissimo clima invernale milanese di questi giorni. Peccato anche per la sommaria descrizione proposta dai ciceroni incaricati (ma forse sono incappata io in un cicerone poco loquace). Niente di più di ciò che si poteva leggere sui volantini distribuiti all’ingresso o sulle recensioni in internet. Tutto sommato sufficiente per il grande pubblico che non vuole essere annoiato da eccessive divagazioni sul tema.
Nell’allestimento creato, l’opera di Raffaello si staglia come un prodotto moderno di grande impatto e molto suggestivo.
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Si ha come l’impressione di non essere arrivati a contemplare un dipinto del ‘500 ma piuttosto una sua riproduzione virtuale immersi come si è nel buio della sala rischiarata solo dal quadro stesso. L’effetto che perdura durante tutta la visita è che sia l’opera a emanare la luce che ci invade. Mi è venuto persino da pensare che fosse retro illuminata. Idea folle del resto perché se così fosse stato la visione sarebbe stata alquanto confusa, ammesso che ciò potesse essere possibile. Questa illuminazione appiattisce un po’ i volumi ricercati dall’artista, soprattutto sui toni chiari, ma l’effetto d’insieme risulta notevole.
Più che sui personaggi in primo piano la mia attenzione è caduta sugli sfondi.
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Non so dire se questa possa essere una mia personale visione o se sono stata trascinata dall’effetto luministico che l’installazione mi ha trasmesso. Di sicuro ho sentito forte l’esigenza di poter vedere il dipinto alla luce del giorno e qualcosa vorrà dire. E’ stato come se non potessi afferrare tutta l’essenza del Maestro ma fossi indotta attraverso una esperienza arbitraria. Abituati come siamo alla luminosità degli schermi, all’alta definizione, a quest’opera non manca nulla per essere letteralmente proiettata nel terzo millennio. E ciò non è un male. Probabilmente non l’avremmo altrettanto apprezzata come pala d’altare, laddove essa fu concepita e collocata in origine. E tutto ciò depone a suo favore.
Non dimentichiamoci però che Raffaello dipinse la Madonna di Foligno su tavola e solo fra il maggio del 1800 e  il dicembre del 1801 fu trasportata su tela. Un’operazione questa che in tempi moderni viene considerata altamente rischiosa per l’integrità dell’opera. Ancor più di uno stacco di affresco, in quanto quest’ultimo può essere asportato staccando anche parte dell’intonaco di supporto mentre nel caso di un dipinto su tavola si deve procedere solo con la rimozione della pellicola pittorica e per quanto si possa essere abili restauratori il rischio di perdite e cadute della pittura risulta altissimo. Non solo. L’interazione stessa delle personalità che intervengono nel restauro, le disponibilità economiche, di critica e di considerazione dell’arte stessa in una determinata epoca interagiscono in bene e in male al risultato finale.
Per questo mi chiedo: cos’ho realmente visto?
Non di sicuro il Raffaello originale, benché sempre del sommo artista si tratti e di una delle sue più notevoli opere. Perciò mi è venuta la curiosità di indagare sul percorso che il dipinto ha seguito nel tempo.
Da qui un nuovo post che essendo più propriamente incentrato sull’attività legata al restauro intendo pubblicare su PASSIONARTE.
Paola Mangano
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fonte: fattidarte.wordpress.com

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