sabato 29 giugno 2013

ciao Margherita

E' morta Margherita Hack: aveva 91 anni
L'Italia piange la signora delle stelle

L'astrofisica si è spenta a Trieste per problemi cardiaci. Atea convinta, è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico nel nostro Paese, ha svolto un'importante attività di divulgazione e ha dato un considerevole contributo nella ricerca sugli astri. Ma è celebre anche per il suo impegno politico

TRIESTE - C'è già chi parla di una stella in più in cielo, chi la immagina intenta a convincere Dio a diventare ateo: stanotte è morta, a Trieste, Margherita Hack. Aveva compiuto da pochi giorni, il 12 giugno, 91 anni. 

FOTO Una vita per la scienza

L'ultima intervista / La passione per la bici

Nata a Firenze, era considerata una delle astrofisiche italiane più importanti e una "madre nobile" della divulgazione scientifica in Italia. La Hack è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico in Italia e ha dato un forte contributo alla ricerca per lo studio e la classificazione spettrale di molte categorie di stelle. Hack era membro dell'Accademia dei Lincei, dell'Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society.

LE FRASI "Non credo a un paradiso come un condominio"


fonte: www.repubblica.it

ciao Stefano


lunedì 24 giugno 2013

prima che scenda la notte




mi baci e te ne vai
spiegami, come mai!?
Mi baci e te ne vai
spiegami, perché lo fai!?
Il gesto può sembrare banale.
In questo tempo di totale incertezza
lascia che ti dia una carezza.
Il gesto può sembrare occasionale.
Che desolazione
quando lo stato d'animo non ha spiegazione.
Mettiti a sedere
offrimi da bere.
Non andare via
fammi compagnia.
Sensi di colpa, colpa dei sensi,
sbagli su sbagli
gravosi tagli, feriti orgogli.
Esperimenti, azioni latenti, dati,
i bambini quando vogliono
sanno essere spietati

domenica 23 giugno 2013

aids


MAG
22

Laura, l’Aids e la felicità mai perduta

E’ strano: siamo nel 2013, ma certe cose vanno tenute segrete. Ad esempio Laura non vuole essere fotografata, non dice dove abita, dove lavora, il suo nome per intero. Laura, e basta. Nella multinazionale in cui sta facendo carriera, non ha raccontato di essere malata di Aids. Eppure la sua è una storia di successo, la malattia non le ha precluso un matrimonio felice, una bella casa, uno stipendio da fare invidia.

«Sono tutte cose importanti, di cui vado fiera – racconta Laura – Non è facile per nessuno cavarsela in questo momento di crisi, tanto più se devi fare i conti tutti i giorni con farmaci e effetti collaterali. Otto ore di lavoro è come se fossero dodici, per la fatica che faccio. Ho 49 anni ed è come se ne avessi dieci in più. Ma lo accetto. Quello che mi pesa è di non poterne parlare sul luogo di lavoro. Mi metterebbe a disagio, anche se non ho fatto niente di male e sono sicura che la maggior parte dei miei colleghi non avrebbero problemi, a sapere che sono sieropositiva. La sensazione, però, è quella di essere diversa».

Il mercatino dell’usato solidale bASAr di Milano dove Laura è volontaria
Aveva appena 24 anni, Laura, quando contrasse il virus dell’Hiv; dovevano rimanerle 5 anni di vita. Invece, racconta, fu una benedizione. Un’occasione per dare una svolta. Laura va a vivere fuori casa, si riprende la propria privacy, se stessa. «Quando hai i giorni contanti, dai valore alle piccole cose, a quello che è davvero importante – racconta – in una parola, vivi meglio». E scopre di voler fare qualcosa anche per gli altri. Si dà al volontariato con A.S.A., l’Associazione Solidarietà Aids, nata nel 1985 per offrire assistenza e sensibilizzare le persone sul problema. «Si tratta di mettere la propria esperienza positiva a disposizione degli altri, informare, dare consigli; in cambio ricevi la sensazione di fare parte di qualcosa, di fare del bene, ti aiuta a guarire».
Dopo 10 anni di volontariato, tramite A.S.A. Laura ha trovato un primo lavoro, poi un secondo, si è sposata. Continua a dare una mano al mercatino dell’usato bASAr, organizzato una volta al mese presso la sede di via Arena 25, a Milano, anche se la sua vita ormai è altrove. «Ho già dato» spiega, ma ci tiene a sottolineare che «oggi più che mai c’è bisogno di sensibilizzazione: se le istituzioni e i media non ne parlano più, non significa che l’Aids abbia smesso di essere un problema, di mietere vittime e suscitare pregiudizi».

fonte: buonenotizie.corriere.it

venerdì 21 giugno 2013

Enzo Tortora


una vera bufala



La truffa arriva sulle tavole degli italiani. “Una vera bufala” è il titolo del nuovo appuntamento di Servizio Pubblico Più, lo spazio di approfondimento di Michele Santoro, in onda giovedì 20 giugno alle 21.10 su La7 e in diretta streaming su ilfattoquotidiano.it. Si racconta la storia di come, secondo un’indagine della magistratura, uno dei prodotti di eccellenza della tradizione alimentare italiana rischia di diventare una vera e propria truffa.
A far luce su una pratica ormai sempre più diffusa, è Stefano Maria Bianchi che racconta di come alcuni produttori spregiudicati, per inseguire il denaro facile e riempire ogni giorno i supermercati, userebbero scorciatoie per produrre mozzarella di bufala campana di origine protetta: alla preziosa alchimia del prodotto fresco e proveniente dalle province di Caserta, Salerno, Frosinone e Latina, vengono sostituiti latte congelato, munto in ogni parte del mondo, o addirittura in polvere, che costa ancor meno, e poi cagliata, proveniente da Romania, Lituania, Olanda, Polonia. I costi si abbattono, il consumatore è ingannato, e a trarne vantaggio, secondo la Direzione distrettuale antimafia, oltre ai produttori di mozzarella sarebbe la camorra, che, dopo aver violentato il territorio riempiendolo di rifiuti tossici, sul settore ha fatto investimenti.
Dalle discariche ai nostri piatti, la vera bufala è servita. Il metodo è sempre lo stesso: regole aggirate e tutele cancellate. Nel documentario d’inchiesta “Una vera bufala” parlano imprenditori senza scrupoli, vittime di camorra, trattative segrete per rendere lecito l’illecito, mediatori internazionali, schiavi costretti a lavorare fra i veleni e consumatori ignari.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it