giovedì 16 agosto 2012

vivendo al limite

C'è qualcosa che non va con il mondo oggi
Non so cosa sia
C'è qualcosa che non va con i nostri occhi
Vediamole cose in maniera diversa
E Dio sa che non è il Suo
Di sicuro non è una novità
Stiamo vivendo al limite
C'è qualcosa che non va con il mondo oggi
La lampadina si sta affievolendo
Si sta verificando una fusione nel cielo
Se puoi giudicare un saggio
Dal colore della sua pelle
Signore sei migliore di me
Coro: Stiamo vivendo al limite
Non puoi fare a meno di cadere
Vivendo al limite
Non ne puoi fare proprio a meno
Vivendo al limite
Non puoi fare a meno di cadere
Vivendo al limite
Dimmi cosa pensi della tua situazione
Le complicazioni, i peggioramenti
Ti stanno esasperando
Se un pivello ti dice che il cielo sta cadendo
E anche se non fosse vero torneresti ancora strisciando?
Credo che lo faresti amico mio
Ancora e ancora e ancora e ancora
Oggi il mondo è ok
E tutti sanno che questo è sbagliato
Ma possiamo dire loro di no o possiamo lasciar perdere
Ma preferirei tenere duro
Vivendo al limite
Vivendo al limite
Vivendo al limite
Sì, sì, sì, sì, sì, sì, sì
Vivendo al limite
Non puoi fare a meno di cadere
Non ne puoi proprio fare a meno
Vivendo al limite




lunedì 13 agosto 2012

zone grige


c'è una regola che vige
al di là di qualsiasi effige
ben salda in superficie
fluttua nelle zone grige,
non è la tigre che uccide l'uomo
bensì è l'uomo che uccide la tigre

venerdì 10 agosto 2012

sotto la tenda



Appena finito pranzo i bambini non esitarono a ritornare in spiaggia nonostante il solleone, gli uomini invece ci salutarono per andare a fare una camminata, M. ed io invece dopo aver gettato i piatti di plastica nei rifiuti ci stendemmo dentro la tenda per una piccola siesta, il materasso ad acqua da una piazza e mezza che avevo acquistato era davvero comodo, i nostri costumi erano stesi fuori ed io e lei avevamo addosso solamente i prendisole.
Iniziammo a chiacchierare guardando il soffitto della tenda, spesso per istinto quando sono rilassata inizio con le unghie a farmi solletico sulla pelle, lo faccio così involontariamente che quasi non me ne accorgo, succede anche che mentre lo faccio mi vengono la pelle d’oca e i brividi e allora scatto come una molla.

Dopo qualche scossone M. s’accorse del mio gioco, alzò la testa posando il gomito sul materasso e mi chiese se era tutto ok, poi gli occhi le caddero sui miei seni.
“Se continui così bucherai il tessuto” mi disse sorridendo, i miei capezzoli erano completamente turgidi, e così dicendo me li pizzicò delicatamente con il pollice e indice… saltai come una molla per come ero sensibile e mi massaggiai i seni.
Risposi a M. che anche i suoi sarebbero diventati così se le avessi fatto lo stesso trattamento e mentre glielo dicevo iniziai per gioco a farlo anche a lei, lei si rilassò posando la testa sul cuscino, io nel frattempo facevo scorrere le mie unghie sulla pancia e poi sulle gambe scoperte, iniziarono i brividi anche a lei e allora mi fermai.
“Mi piace, non ti fermare… dai continua” mi disse lei con gli occhi chiusi.

Le mie dita continuavano a scorrere, il suo respiro si fece più lungo e rumoroso, le sue cosce adesso non erano più vellutate ma tutte ruvide per la pelle d’oca.
La mia mano si alternava dalle cosce alla pancia, poi passava delicatamente sfiorando i suoi seni, anche i suoi capezzoli adesso erano irti, poi scendeva nuovamente scorrendo sul prendisole senza trovare ostacoli perché non c’era nulla sotto quell’indumento.
M. allargò le gambe probabilmente per lasciar scorrere la mia mano anche all’interno delle sue cosce e così feci, la sua carne era fresca ma man mano che salivo verso l’inguine diventava sempre più calda.

Io ero in ginocchio seduta sui talloni di fianco a lei, adesso le mie mani erano tutte impegnate su quel gioco che col passar dei minuti si faceva sempre meno innocente, la mano sinistra scorreva sulle gambe, quella destra sulla pancia e sui seni, passavo le mie dita di tanto in tanto anche i suoi capezzoli che puntavano adesso con fermezza sul tessuto, si piegavano come le spighe del grano in una giornata di vento per poi riprendere forma appena liberati dalla pressione delle mie dita.

M. sempre con gli occhi chiusi si mordicchiava il labbro inferiore e quando passai nuovamente all’interno delle sulle cosce lei… mise le sue gambe a rana piegando completamente i ginocchi, il suo vestito salì completamente, la sua vulva fece capolino, era ben curata, le sua labbra erano dischiuse, una riga sottile di peli disegnava il suo monte di venere, i segni rossastri lasciati dal sole facevano contrasto con la sua pelle bianco latte, la mia mano a quel punto non osò più avanzare e le mie dita fecero lentamente retromarcia verso il ginocchio, M. allora agguantò il mio polso sinistro e trascinò lentamente la mia mano verso l’inguine, le mie dita si fermarono sulla sua figa.

Sempre con il mio polso nella sua mano allora fece piccoli movimenti facendomi strusciare il dorso delle mie dita sulle sue labbra poi mollò la presa portandosi le nocche della sua mano in bocca, capì pienamente cosa frullava nei suoi pensieri e con dolcezza allora iniziai ad accarezzarle la figa, prima solo sfiorando con le unghie le sue labbra fredde in punta, poi massaggiandole con i polpastrelli… il mio medio infine venne accolto nell’umida caverna, sentivo il calore immenso che sprigionava la sua figa, prima il medio poi anche l’indice scomparvero nella sua vulva scivolando come anguille, era decisamente bagnata e ne approfittai per intingere il pollice e farlo ruotare in seguito sul suo clitoride rigonfio, passarono altri minuti e anch’io mi sentivo bagnata, avrei voluto impegnare la mia mano destra per assecondare le mie labbra che reclamavano coccole ma non mi era possibile perché non potevo interrompere quel trattamento sui suoi seni, sapevo che M. avrebbe apprezzato se io avessi continuato a tirarle i capezzoli mentre le massaggiavo il ventre dilatato.

M. cominciò ad ansimare e a respirare solo con la bocca, i movimenti del suo corpo si fecero più bruschi, in cuor mio sapevo che l’orgasmo era alle porte e allora velocizzai i miei giochi di mano sulla sua figa, M. puntò allora i talloni sul materasso arcuando ripetutamente la schiena, i suoi mugolii erano musica per le mie orecchie, la figa era tutta irrorata… stava godendo.

Poi cedette di colpo come se qualcuno le avesse staccato la spina elettrica, era esausta e priva di energie, io tolsi la mia mano dalle sue cosce, i fili che si formavano mentre le mie dita si allontanavano dalle labbra sembravano non volersi mai rompere, aveva goduto decisamente e lo si capiva dall’abbondanza dei suoi umori, guardai le mie dita traslucide mentre lei apriva gli occhi poi le posai sulla sua bocca, M. prese la mia mano e succhiò le mie dita come un vitellino in cerca di latte.
Mi sorrise con sincera gratitudine facendomi comprendere cosa significhi essere amiche, veramente amiche, io mi rimisi coricata di fianco a lei e le accarezzai il naso col dito, in quel momento gli schiamazzi dei miei bambini che si stavano avvicinando alla tenda ruppero l’incantesimo.
Ma in fin dei conti M. ed io rimanemmo comunque serene, sapevamo che nei giorni successivi i nostri uomini avrebbero organizzato altre escursioni e i miei bambini come sempre avrebbero giocato con l’acqua del mare.